LA FIGLIA CRISTIANA PROVVEDUTA

per la pratica dei suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà per la recita dell’Uffizio della B. V. de’ Vespri di tutto l’anno e dell’Uffizio dei Morti

 

COLL’AGGIUNTA DI UNA SCELTA DI LAUDI SACRE PEL SACERDOTE GIOVANNI BOSCO

 

4a EDIZIONE

TORINO, 1883

TIPOGRAFIA E LIBRERIA SALESIANA

San Pier d’Arena - Nizza Marittima. {2 [181]}

 

La Tipografia e Libreria Salesiana Editrice intende godere dei privilegi conceduti dalle vigenti leggi. {3 [182]}

 

 

 

 

INDEX

Alle giovani cristiane  4

PARTE PRIMA. Cose necessarie ad una giovane per diventar Virtuosa  5

Articolo I. Conoscenza di Dio. 5

Articolo II. Le giovanette sono grandemente amate da Dio. 5

Articolo III. La salvezza nostra dipende ordinariamente dal tempo della gioventù. 6

Articolo IV. La prima virtù di una giovane è l’ubbidienza A’ propri genitori. 6

Articolo V. Del rispetto che devesi alle chiese ed ai sacri Ministri. 7

Articolo VI. Lettura e parola di Dio. 8

Cose da fuggirsi massimamente dalla gioventù  9

Articolo I. Fuga dell’ozio e delle vanità. 9

Articolo II. Fuga delle cattive compagne. 9

Articolo III. Evitare i cattivi discorsi. 10

Articolo IV. Evitare lo scandalo. 11

Articolo V. Evitare il rispetto umano. 12

Articolo VI. Modo di portarsi nelle tentazioni. 12

Articolo VII. Alcune astuzie che usa il demonio per ingannare la gioventù. 13

Articolo VIII. La più bella delle virtù. 13

Sette considerazioni per ciascun giorno della settimana. 15

Domenica. Fine dell’uomo. 15

Lunedì. Sul peccato mortale. 16

Martedì. La morte. 16

Mercoledì. Il giudizio. 18

Giovedì. Dell’Inferno, e dell’eternità delle pene. 19

Venerdì. Della Passione di Gesù Cristo. 20

Sabato. Del Paradiso. 22

Le sei domeniche e la Novena di San Luigi Gonzaga  23

Domenica prima. Giorno primo - per la novena. S. Luigi piange i suoi peccati. 23

Domenica seconda. Giorno secondo - per la novena. Penitenze di S. Luigi. 24

Domenica terza. Giorno terzo - per la novena. S. Luigi modello nella virtù della purità. 25

Domenica quarta. Giorno quarto - per la novena. San Luigi staccato dai beni della terra. 26

Domenica quinta. Giorno quinto - per la novena. Carità di San Luigi verso del prossimo. 26

Domenica sesta. Giorno sesto - per la novena. Amor di S. Luigi verso Dio. 27

Tre considerazioni che valgono a compiere l’esercizio dei nove giorni per la novena di S. Luigi. 28

Settimo giorno. S. Luigi si diede per tempo a Dio. 28

Ottavo giorno. S. Luigi modello nella preghiera. 29

Nono giorno. Preziosa morte di S. Luigi. 29

Festa di S. Luigi 30

PARTE SECONDA. Eserciti particolari di cristiana pietà  32

Preghiere del mattino e della sera  32

Maniera di assistere con frutto alla s. Messa  35

Del sacramento della confessione  40

Disposizioni necessarie per fare una buona confessione. 40

Modo pratico per accostarsi degnamente al sacramento della confessione. 42

Apparecchio alla santa comunione  44

Preghiera a maria ss. per ottenere la grazia della santa perseveranza. 47

Visita al Santissimo Sacramento ed a Maria Santissima  47

Divozione al sacro cuore di Gesù  48

Divozione a Maria Santissima  50

Rosario di Maria Vergine  51

Litanie della B. Vergine. 53

Corona di Maria Addolorata  54

Litanie della B. Vergine Addolorata  57

Novena dell’Immacolata Concezione di Maria Ssantissima  58

Maria Aiuto dei cristiani 59

Novena ad onore di Mmaria SS. Ausiliatrice. 60

Le sette allegrezze che gode Maria in cielo  61

Breve modo di praticare la Via Crucis  62

Stazione I. 63

Stazione II. 63

Stazione III. 64

Stazione IV. 64

Stazione V. 64

Stazione VI. 65

Stazione VII. 65

Stazione VIII. 65

Stazione IX. 66

Stazione X. 66

Stazione XI. 67

Stazione XII. 67

Stazione XIII. 67

Stazione XIV. 68

Preghiera per conoscere la propria vocazione. 68

Preghiera di benedetto Papa XIII per impetrare da Dio la grazia di non morire di morire improvvisa. 69

Preghiera per la buona morte. 69

Divozione a s. Giuseppe  71

Preghiera a s. Giuseppe per ottenere la s. Virtù’della purità. 71

Preghiera a s. Giuseppe per impetrare una buona morte. 72

PARTE TERZA. UFFIZIO DELLA B. VERGINE A MATTUTINO. 73

Salmi ed inni pei vespri di tutto l’anno  106

I Inni e versetti per le domeniche e feste dell’anno  118

Santi nel corso di tutto l’anno  128

Ufficio de’morti 154

[Preci diverse] 169

Fondamenti della cattolica religione  184

Scelta di laudi sacre  194

Indice  253

 


Alle giovani cristiane

 

            Da molti luoghi e da molte autorevoli persone venne fatta ripetuta dimanda di un libro di divozione popolare ad uso delle giovanette cristiane. A malincuore mi accingeva a questo lavoro, sembrandomi non pochi valenti scrittori avere già appagata la loro aspettazione. Non ho tuttavia potuto oppormi ai consigli di un autorevole personaggio, i cui desideri sono per me un comando. Quindi ho posto mano a compilare la Figlia Cristiana Provveduta per l’adempimento de’suoi doveri verso Dio, verso se stessa e verso il prossimo.

            Questa operetta è divisa in tre parti: nella prima troverete le cose principali che una giovane deve operare e quanto deve evitare per divenire buona cristiana, essere la consolazione dei parenti e il decoro della civile società.

            Nella seconda si raccolgono gli esercizi divoti quali, soglionsi praticare nelle parochie, nelle buone famiglie e generalmente nelle case di educazione. {4 [183]}

            Nella terza oltre l’Ufficio della B. Vergine, i vespri per tutte le feste dell’anno e l’ufficio de’morti, troverete eziandio un dialogo intorno ai fondamenti della nostra santa Religione ed una scelta di canzoncine spirituali.

            L’amorosissimo nostro Iddio dice che la sua delizia è di trovarsi coi figliuoli degli uomini. Deliciae meae esse cum filiis hominum. Ad esempio del Divin Maestro, ho cercato anch’io nella mia pochezza di stabilire tra voi la mia dimora mercè questo libretto. Esso fu compilato in favore delle giovanette cristiane, ed ho ferma fiducia che, praticando dai vostri teneri anni quanto ivi è contenuto, riporterete frutti abbondanti di vita eterna.

            Il Signore vi benedica e sia sempre con voi, e colla sua santa grazia faccia che colla pratica di questi pochi suggerimenti possiate salvare l’anima vostra, solo fine per cui furono scritti. Il Cielo vi conceda lunghi anni di vita felice e il santo timor di Dio sia il prezioso tesoro, la grande ricchezza che vi renda felici nel tempo e nella eternità. {5 [184]}

 

 


PARTE PRIMA. Cose necessarie ad una giovane per diventar Virtuosa

 

 

Articolo I. Conoscenza di Dio.

 

            Alzate gli occhi, o figlie, ed osservate quanto esiste nel cielo e nella terra. Il sole, la luna, le stelle, l’aria, l’acqua, il fuoco sono tutte cose che un tempo non esistevano. E siccome nessuna cosa potè dare esistenza a se stessa, così noi dobbiamo dire che Dio colla sua onnipotenza le trasse dal niente e le creò, motivo per cui si nomina Creatore.

            Questo Dio, che sempre fu e sempre sarà, dopo di aver creato le cose che nel cielo e nella terra si contengono, diede esistenza all’uomo, il quale di tutte le creature visibili è la più perfetta. Onde i nostri occhi, i piedi, la bocca, la lingua, le orecchie, le mani sono tutti doni del Signore.

            L’uomo è distinto fra tutti gli altri animali, specialmente perchè è fornito di un’anima, la quale pensa, ragiona e conosce ciò che è bene e ciò che è male. Quest’anima essendo un puro spirito non può morire col corpo; ma quando questo sarà portato al sepolcro, quella, andrà a {7 [185]} cominciare un’altra vita, che non finirà più. Se fece bene, sarà sempre beata con Dio in Paradiso, dove godrà tutti i beni in eterno; se operò male, verrà punita con un terribile castigo nell’inferno, dove patirà per sempre ogni sorta di pene.

            Badate per altro, o figliuole, che voi siete tutte create pel Paradiso, e Iddio qual padre amoroso prova grande dispiacere, quando è costretto a condannare qualcheduno all’inferno. Oh! quanto mai il Signore vi ama e desiera che voi facciate buone opere, per rendervi poi partecipi di quella grande felicità, che a tutti tiene preparata in eterno in Cielo.

 

 

Articolo II. Le giovanette sono grandemente amate da Dio.

 

            Persuasi, o figliuole, che noi siamo tutti creati pel Paradiso, dobbiamo indirizzare ogni nostra azione a questo gran fine. A questo deve muoverci il premio che Dio ci propone, il castigo che ci minaccia; ma assai più deve spingerci ad amarlo e servirlo il grande amore che ci porta. Imperciocchè quantunque egli ami tutti gli uomini, come opera delle sue mani, tuttavia porta una particolare affezione alla gioventù, e il dimostrò allorchè diceva quelle care parole: La mia delizia è rimanere coi figliuoli degli uomini; Deliciae meae esse cum filiis hominum. Egli vi ama perchè siete ancora in tempo a fare molte opere buone; vi ama perchè vede in voi la semplicità dello spirito, l’innocenza dei costumi, {8 [186]} non ancora fatte vittima delle cattive compagnie e in generale non divenute preda infelice del nemico infernale.

            Quanti segni di speciale benevolenza non diede il divin Salvatore alla gioventù! Le guarigioni più segnalate si operarono particolarmente nei giovani; tale fu quella del figlio di quel Re che era vicino a rendere l’ultimo spirito, di quella figliuola che era tormentata dal demonio, il servo del Centurione e la figlia della Cananea. Di tre morti risuscitati due erano molto giovani, cioè la figlia di Giairo e il figlio della vedova di Naim, e il terzo, che fu Lazzaro, era pure in età giovanile. Tra i dodici apostoli ve ne ha uno che è amato di amor peculiare: quem diligebat Iesus, ed è il più giovane, l’apostolo s. Giovanni. Esso assicura che considera come fatti a se stesso tutti i benefizi fatti a’ fanciulli, e non dubita di dire che chi riceve un fanciullo in nome suo riceve Lui medesimo. Minaccia terribilmente coloro, che con parole o con fatti danno loro scandalo. Gradiva che i fanciulli lo seguissero, li chiamava a sè, li abbracciava e dava loro la sua santa benedizione. Lasciate, egli diceva, lasciate che i fanciulli vengano a me: Sinite parvulos venire ad me, facendo così ad evidenza conoscere come voi, o giovane, siate la delizia del suo cuore.

            Posto che il Signore tanto vi ami nell’età in cui vi trovate, vorrete voi, ottime figliuole, non corrispondergli? Sarete voi così ingrate da ricusargli l’amore ed il servizio, che vi domanda in questa età? Certo nol potrete senza mostrarvi ben ingrate e senza fargli gravissima ingiuria. {9 [187]}

 

 

Articolo III. La salvezza nostra dipende ordinariamente dal tempo della gioventù.

 

            Due sono i luoghi, che nell’altra vita stanno a noi preparati: l’inferno, dove si patisce ogni male: il Paradiso, ove si godono tutti i beni. Ma il Signore vi fa sapere, che se voi comincierete ad esser buone in gioventù, tali sarete nel resto della vita, la quale sarà coronata con una felicità di gloria. Al contrario la mala vita cominciata in gioventù troppo facilmente continuerà fino alla morte, e vi condurrà inevitabilmente all’inferno.

            Adolescens iuxta viam suam, etiam cum senuerit, non recedet ab ea. Ah! figliuola, dice Iddio, ricordati del tuo Creatore nel tempo di tua gioventù. Altrove dichiara beato quell’uomo, che dalla sua adolescenza avrà cominciato ad osservare i suoi comandamenti: Beatus homo cum portaverit iugum ab adolescentia sua. Ben intesero queste verità santa Rosa di Lima e s. Francesca Romana. Fin dall’età di quattro anni all’incirca, avendo esse cominciato a servire fervorosamente il Signore, fatte adulte non trovavano più gusto se non per le cose che riguardavano Dio; e così divennero grandi sante. Lo stesso deve dirsi di s. Teresa, che fino dalla più tenera età, offerto il cuor suo a Dio, tutta si diede a servirlo e ad amarlo con tanto impegno e fervore da formare l’ammirazione di quanti ebbero occasione di conoscerla.

            Ma alcune diranno; Se cominciamo al presente a servire il Signore, diventiamo malinconiche. Vi {10 [188]} rispondo che ciò non è vero. Sarà malinconico colui che serve il demonio, comunque egli si sforzi per mostrarsi contento, avrà sempre il cuore che piange, dicendogli: Tu sei infelice, perchè nemico del tuo Dio. Chi più affabile e più gioviale di s. Luigi Gonzaga? Chi più lepido e più allegro di s. Filippo Neri? E s. Teresa non solo era sempre ilare in mezzo alle ardue penitenze, ma voleva ancora che le sue compagne mostrassero quella dolce e costante contentezza che ai mondani inspira l’idea di gustare la virtù. Nondimeno la vita di costoro fu una continua pratica di ogni virtù.

            Coraggio adunque, o figliuole, datevi per tempo al servizio di questo buon Dio, e voi avrete sempre il cuore allegro e contento, e conoscerete quanto sia cosa dolce e soave servire al Signore.

 

 

Articolo IV. La prima virtù di una giovane è l’ubbidienza A’ propri genitori.

 

            Siccome una tenera pianta, sebbene posta in buon terreno dentro un giardino, tuttavia prende cattiva piega e finisce male, se non è coltivata, o per dir così, guidata fino a certa grossezza; così voi, o buone giovani, piegherete sicuramente al male, se non vi lasciate guidare da chi ha cura della vostra educazione e del bene dell’anima vostra. Questa guida voi l’avete nei vostri genitori e in quelli che ne fanno le veci, cui dovete esattamente ubbidire. « Onora tuo padre e tua madre, e avrai lunga vita sopra la terra, » dice il Signore. Ma in che consiste questo {11 [189]} onore? Consiste nell’ubbidienza, nel rispetta e nello assisterli. Nell’ubbidienza: e perciò quando vi comandano qualche cosa, fatela prontamente senza mostrarvi ritrose, e guardatevi dall’essere di quelle tali che alzano le spalle, crollano il capo, e, quello che è peggio, rispondono insolenze. Costoro fanno grande ingiuria a’ loro genitori e a Dio medesimo, il quale per loro mezzo vi comanda questa o quell’altra cosa. Oh! se intendeste il pregio grande di questa virtù! S. Agostino la chiama madre e custode di tutte le altre virtù. Nè è a maravigliarne, perchè la disobbedienza fu la madre di tutti i vizi. Il nostro Salvatore quantunque onnipotente volle insegnarci ad ubbidire sottomettendosi in tutto alla B. V. ed a s. Giuseppe esercitando l’umile mestiere di artigiano: Et erat subditus illis. Per ubbidire poi al suo Padre celeste volle morire spasimando in croce: Factus obediens usque ad mortem. Santa Francesca Romana nulla voleva fare se non per obbedienza, rinunciando alla propria volontà anche nelle cose più innocenti e più sante. San Giuseppe da Copertino amava tanto questa virtù che voleva esser condotto a guisa di un cieco ed era pronto a morire piuttosto che non obbedire.

            Dovete altresì portare grande rispetto al padre ed alla madre. Guardatevi perciò dall’intraprendere cosa alcuna senza loro permesso, nè mai mostrarvi impazienti in loro presenza o scoprirne i difetti. S. Luigi Gonzaga non intraprendeva cosa alcuna senza permesso dei genitori, e in loro assenza la chiedeva a’suoi stessi servitori.

            Devesi eziandio prestare assistenza a’ genitori ne’ loro bisogni, in tutti quei servigi domestici, {12 [190]} di cui siete capaci. È altresì stretto dovere di una giovane cristiana di pregare mattino e sera pei suoi parenti, affinchè Dio loro conceda ogni bene spirituale e temporale.

            Quanto dico circa i vostri genitori s’intende di ogni persona a voi superiore, soprattutto della vostra maestra, dalla quale parimenti riceverete volentieri con umiltà e rispetto gl’insegnamenti, i consigli, le correzioni. Ogni comando di essi è indirizzato a vostro maggior vantaggio, e l’ubbidienza prestata ai superiori è come prestata a G. C. e a Maria Santissima.

            Due cose di tutto cuore vi raccomando. La prima che siate sincere, non coprendo mai con finzioni i vostri mancamenti, molto meno negandoli. Dite sempre con franchezza la verità; perciocchè le bugie vi rendono figlie del demonio principe della menzogna, e fanno sì, che, conosciuta la verità, voi sarete reputate menzognere, disonorate presso i vostri superiori e presso le compagne. In secondo luogo vi raccomando di fare che i consigli e gli avvertimenti di chi vi è superiore siano regola del vostro vivere e del vostro operare. Beate voi, se così farete; i vostri giorni saranno felici, ogni vostra azione sarà sempre bene ordinata e di comune edificazione. L’ubbidienza è la via più facile, più sicura, più breve per arrivare alla vita eterna. S. Vincenzo de’Paoli ce ne dà la ragione dicendo: Tutto il bene delle creature consiste nell’adempimento della divina volontà, e questa non si conosce mai meglio che colla pratica dell’ubbidienza. Perciò conchiudo con dirvi: datemi una giovanetta ubbidiente e si farà certamente santa. {13 [191]}

 

 

Articolo V. Del rispetto che devesi alle chiese ed ai sacri Ministri.

 

            L’ubbidienza ed il rispetto ai superiori vogliono essere congiunti col rispetto alle chiese e a tutte le cose di religione. Siamo cristiani, e come tali dobbiamo venerare tutto quello che riguarda a questo stato, e specialmente la chiesa, che è denominata tempio del Signore, luogo di santità, casa di orazione. Qualunque cosa noi dimandiamo a Dio in chiesa, la otterremo: In ea omnis qui petit accipit. Ah care figliuole, che grande piacere recate a Gesù Cristo! che buon esempio date al prossimo standovi con divozione e raccoglimento! Quando s. Francesca Romana andava in chiesa, la gente correva per osservarla, e tutti erano edificati dalla sua modestia e dal suo contegno. Allorchè entrate in chiesa, guardatevi dal correre o fare strepito. Prendete l’acqua benedetta e postevi ginocchioni adorate la SS. Trinità con tre Gloria Patri.

            In caso che non sia ancor tempo delle sacre funzioni, potete recitare le sette Allegrezze di Maria o fare qualche altro esercizio di pietà. Guardatevi poi dal ridere in chiesa, o dal parlare senza necessità, perchè basta una parola od un sorriso per dare scandalo e disturbare quelli che assistono alle sacre funzioni. S. Stanislao Kostka stava in chiesa con tanta divozione, che più volte non udiva le chiamate, nè sentiva le spinte, colle quali i suoi servitori lo avvertivano di recarsi a casa. {14 [192]}

            Vi raccomando poi sommo rispetto ai sacerdoti ed ai religiosi. Perciò ricevete con venerazione quegli avvisi, che vi danno; e non permettete mai che alla vostra presenza si sparli di loro, tenendo a memoria quello che era solito a ripetere un pio giovinetto: Dei sacerdoti o parlar bene o tacere affatto. Molti giovanetti avendo deriso il profeta Eliseo con soprannomi, il Signore li castigò facendo uscire alcuni orsi da una selva, i quali avventandosi sopra quelli ne sbranarono quaranta. Chi non rispetta i sacri ministri, deve temere gravi castighi da Dio.

 

 

Articolo VI. Lettura e parola di Dio.

 

            Quanto bene farete alle anime vostre se, oltre le consuete preghiere del mattino e della sera, impiegherete qualche tempo nella lettura di qualche libro che tratti di cose spirituali, come il libro dell’Imitazione di Gesù Cristo, la Filotea di s. Francesco di Sales, l’apparecchio alla morte di s. Alfonso, la vita di qualche santa come di s. Teresa, s. Caterina da Siena, s. Francesca Romana o di qualsiasi altra che possiate imitare più da vicino.

            Sarebbe poi doppio il merito avanti a Dio se, quanto leggete, lo raccontaste ad altri, ovvero leggeste in loro presenza, sopratutto in presenza di quelli, che non sanno leggere. Una buona giovinetta, che era solita ogni dì trattenersi in simili letture, leggendo una sera la meditazione {15 [193]} sul giudizio universale ad alcuni muratori, cooperò alla conversione di uno di loro, che fu poi s. Serafino.

            Mentre vi raccomando, o figliuole, di impiegare qualche tempo nelle buone letture come sommamente utili al vostro avanzamento spirituale, vi raccomando caldamente di fuggire come la peste i libri cattivi e specialmente i romanzi. Questi sono appunto quei libri perversi che guastano lo spirito, corrompono il cuore e spengono insensibilmente tutti i sentimenti più nobili e cristiani. Una giovinetta che legge romanzi, diceva lo stesso empio Rousseau, difficilmente si conserverà nella virtù. I traviamenti della maggior parte delle giovani sono il frutto delle cattive letture. E quanto dico dei libri cattivi, ditelo dei giornali. Niente di più sconveniente che vedere una ragazza, la quale dovrebbe essere tutta modestia e operosità, gettare il tempo in simili letture. Quante madri non dovettero piangere troppo tardi, per non essere state abbastanza vigilanti su questo punto tanto importante! Vincete le tentazioni di leggere quello che potrebbe macchiare l’anima vostra e prepararvi amari rimorsi. Se vi capitano alle mani libri o giornali cattivi, imitate l’angelico s. Luigi, il quale, accortosi d’aver toccato un libro cattivo, non solo il gittò immediatamente alle fiamme, ma corse a lavarsi le mani per paura fossero rimaste contaminate.

            Siccome poi il nostro corpo senza cibo diviene infermo e muore, così è dell’anima nostra, se non le diamo il suo cibo. Nutrimento e cibo dell’anima nostra è la parola di Dio, cioè le prediche, {16 [194]} la spiegazione del Vangelo e il catechismo. Fatevi pertanto grande premura di intervenire a tempo debito in chiesa, standovi colla massima attenzione, applicando per voi le cose opportune al vostro stato. A voi poi importa molte che interveniate al catechismo. Nè vale il dire: Io sono già promossa assoluta per la santa Comunione: poichè allora eziandio l’anima vostra abbisogna di cibo, come ne abbisogna il corpo; e se voi private l’anima vostra di questo nutrimento, vi mettete a fischio di gravissimo danno spirituale.

            Guardatevi altresì da quell’inganno del demonio quando vi suggerisce; Questo fa per la tale mia compagna, quello conviene alla tale altra. No, figlia cristiana, il predicatore parla a voi e intende di applicare a voi le verità che espone. D’altronde quello che non serve a correggervi del passato, servirà a preservarvi da qualche peccato in avvenire.

            Udendo la predica procurate di tenerla a mente e lungo il giorno ed in ispecie alla sera prima di coricarvi fermatevi un tantino a riflettere sulle cose udite, e specialmente su quel punto, che vi ha colpito maggiormente. Non conviene allora passare innanzi; imitate in ciò l’ape, la quale si trattiene sullo stesso fiore finchè n’abbia assorbito tutto il succo. Se così farete, grande vantaggio ridonderà all’anima vostra.

            Vi raccomando di fare ogni possibile per intervenire alla vostra parochia per l'adempimento di questi vostri doveri, essendo il vostro Paroco in modo particolare destinato da Dio ad aver cura dell’anima vostra. {17 [195]}

 

 

Cose da fuggirsi massimamente dalla gioventù

 

Articolo I. Fuga dell’ozio e delle vanità.

 

            Il laccio principale che il demonio tende alla gioventù è l’ozio, sorgente funesta di tutti i vizi. Persuadetevi adunque, o giovanette, che tutti siamo nati pel lavoro, e quando desistiamo da esso siamo fuor del nostro centro e corriamo grande rischio di offendere il Signore. L’ozio, dice lo Spirito Santo, è il padre di tutti i vizi, e l’occupazione li combatte e li vince tutti. Non v’ha cosa che tormenti maggiormente i dannati nell’iaferno, che l’aver passato in ozio quel tempo, che Dio aveva lor dato per salvarsi. Al contrario non v’è cosa che più consoli i beati in Paradiso, quanto il tempo impiegato per Dio che loro procacciò un bene eterno.

            Non intendo per altro che vi occupiate da mattina a sera senza verun sollievo, poichè vi si concedono volentieri quei divertimenti che non sono peccati. Tuttavia non posso a meno di raccomandarvi di ricrearvi di preferenza in quelle cose, che mentre servono di ricreazione, possono recarvi qualche utilità. {18 [196]}

            Trattenetevi nello studio della storia, della geografia, oppure in qualche ameno lavoro di mano, come il piano-forte, disegno, ricamo, ed anche declamazione; tutte cose che mentre vi ricreano possono acquistarvi cognizioni utili ed oneste e contentare i vostri superiori. Del resto potete anche divertirvi con giuochi e trattenimenti leciti, atti a darvi ricreazione. Ma non recatevi mai a questi divertimenti senza aver prima chiesta la debita licenza. Mentre state nella conversazione od in altro passatempo, alzate qualche volta la mente al Signore, offerendo que’ trastulli ad onore e gloria di Lui. Interrogato una volta san Luigi, mentre trattenevasi con altri suoi pari allegramente giuocando, che cosa fatto avrebbe, se in quel punto fosse stato avvertito da un Angelo, che dopo un quarto d’ora il Signore lo avrebbe chiamato al tremendo suo giudizio; egli prontamente rispose che avrebbe seguitato il suo giuoco: perchè so di certo, soggiunse, che questi divertimenti piacciono al Signore.

            Altro scoglio dal quale dovete guardarvi, o giovanette, si è la vanità nel vestire o nel portamento. Le ragazze che non cercano di occupare santamente il loro tempo, ma che ne spendono la maggior parte nell’adornarsi allo specchio e nel correre dietro alle mode coll’intendimento di farsi ammirare, se sapessero a quali pericoli vanno incontro e quanta stoltezza dimostrino, certo si ritrarrebbero dalla trista via, per cui corrono a precipizio. E non è stoltezza l’impiegar tante ore per coltivare un corpo, che vivrà pochi giorni e finirà miseramente? Non vi moverebbe a compassione {19 [197]} il vedere un viaggiatore, che volesse a costo di sacrifizi grandi adornare di pitture ed abbellire una casa, che deve al dimane abbandonare? Cosi è di noi che non ci saziamo di adornare ed abbellire un corpo condannato a morire, e forse prima che ce lo pensiamo. E dopo morte che ne sarà di quel corpo che cotanto accarezziamo? Ne sarà quello che dice Giobbe: portato alla tomba, coperto e mangiato dai vermi: Operimentum tuum erunt vermes. Santa Francesca Romana soleva chiamare tempo perduto quello che non era impiegato ad onore di Dio, e s. Francesco di Sales era solito a dire: Nulla senza Dio; nulla contro Dio; nulla che non si possa offerire a Dio.

 

 

Articolo II. Fuga delle cattive compagne.

 

            Vi sono tre sorta di compagne. Alcune buone, altre cattive; alcune poi non sono del tutto cattive, ma nemmeno buone. Colle prime potete trattenervi e ne avrete vantaggio; colle ultime trattare quando lo richiede il bisogno senza contrarre famigliarità. Le cattive poi si devono assolutamente fuggire. Ma quali sono queste compagne cattive? State attente perchè possiate conoscerle, giacchè molte giovanette debbono alle cattive compagnie la loro rovina. Tutte quelle giovani le quali in vostra presenza non arrossiscono di fare discorsi osceni, proferir parole equivoche o scandalose, mormorazioni, bugie, spergiuri, imprecazioni, oppure cercano d’allontanarvi dalle cose di Chiesa, vi consigliano a rubare, a disobbedire {20 [198]} ai vostri genitori o a trasgredire qualche loro comando, tutte costoro sono compagne cattive, ministre di Satanasso, dalle quali voi dovete guardarvi come dal diavolo stesso. Ah giovanette cristiane, colle lacrime agli occhi io vi supplico a fuggire ed abborrire simili compagnie!

            Dai frutti si conosce l’albero e voi dalle parole, dalle opere potete conoscere la buona dalla cattiva compagna. State attente che molte volte il lupo cerca nascondersi sotto la pelle dell’agnello. Prima di stringere amicizia con alcuna, il che non dovete fare mai senza licenza della madre vostra o di chi ne tiene le veci, mirate, esaminate quale contegno essa tenga e come parli. Se sarà amante del lavoro, del ritiro, del raccoglimento, delle pratiche di pietà, della frequenza ai SS. Sacramenti; se la vedete umile, obbediente e caritatevole, che abborrisca le mode, i profani divertimenti e specialmente i balli ed i teatri, non tardate ad avvicinarvi a lei che sarà per voi un tesoro. Fuggite invece se la trovate priva di queste doti, perchè una cattiva compagna può farvi più male che il demonio stesso. Udite ciò che dice il Signore: Chi cammina col virtuoso, sarà altresì virtuoso. L’amico degli stolti diventerà loro somigliante. Guardati dalla cattiva compagna come dal morso di un serpente velenoso: tumquam a facie colubri. Insomma se voi camminerete co’buoni, io vi assicuro che andrete co’buoni in Paradiso. Al contrario frequentando compagne perverse, vi pervertirete ancora voi con pericolo di perdere irreparabilmente l’anima vostra. {21 [199]}

            Dirà taluno: Sono tante le cattive compagne, che si dovrebbe andar via dal mondo per fuggirle tutte. So essere molte le cattive compagne, ed appunto per questo vi raccomando caldamente di fuggirle. Che se per non trattare con esse foste costrette a starvene sole, beate voi, avreste in vostra compagnia Gesù Cristo, la Beata Vergine, il vostro Angelo Custode. Potranno trovarsi compagne migliori di queste? Nondimeno si possono anche avere buone compagne, e quali ve le ho descritte poc’anzi. Frequentate pure coteste, e ne trarrete grande profitto. S. Teresa riandando col pensiero gli anni della sua fanciullezza non finiva di deplorare la famigliarità contratta con alcune giovani sue cugine solo perchè vane, leggere, e diceva: Ah! avesse voluto il cielo che mio padre le avesse tenute lontane! perchè conosco adesso quanto è grande, nell’età in cui la giovanetta comincia formarsi alla virtù, il danno di conversare con persone, che non solo non conoscono quanto sia spregevole la vanità del mondo, ma che ancora stimolano gli altri ad amarla. Siate vigilanti e quanto mai riserbate, e benedirete un giorno il Signore di avervi per questo mezzo conservato puro ed immacolato il cuor vostro.

 

 

Articolo III. Evitare i cattivi discorsi.

 

            Quanta gioventù si trova all’inferno per aver dato ascolto ai cattivi discorsi! Benchè nella precedente considerazione della fuga delle cattive {22 [200]} compagne vi abbia già indirettamente consigliate ad evitare i cattivi discorsi, sarà bene tuttavia vi dica qualche cosa più di proposito sopra questo importantissimo argomento. Questa verità predicava già s. Paolo, quando diceva che le cose sconce non devonsi nemmeno nominare tra’cristiani, perchè sono la rovina de’ buoni costumi: Corrumpunt bonos mores colloquia prava. Considerate i discorsi come il cibo: sia pur buona una pietanza, ma una sola goccia di veleno cadutavi sopra basta per dar la morte a quanti ne mangiano; lo stesso fa il discorso osceno. Una parola, un gesto, uno scherzo bastano per insegnare la malizia ad una ed anche a più compagne, le quali vissute fino allora come innocenti colombe, per que’cattivi discorsi, diventano misere schiave di Satanasso. Vedete là quella fanciulla buona, innocente come un angelo, modesta nel portamento, sì pura ne’pensieri, negli affetti da far invidia agli angeli? ella ha udita la mala parola, ripensò in sè stessa che volesse dire, porse più attento l’orecchio ad altri discorsi e miseramente seco sedusse ancora le altre compagne e i suoi scandali si van propagando. Chi fu la causa di tanta rovina? Una sola parola cattiva!

            Qualcheduno potrà dire: Conosco le funeste conseguenze dei cattivi discorsi, ma come fare? Io mi trovo in una casa, in una scuola, in un laboratorio, in un negozio, ad un lavoro dove debbo occuparmi, e si fanno cattivi discorsi. Pur troppo, o buone giovani, so che vi sono questi luoghi; perciò vi suggerisco il modo per liberarvene senza offendere il Signore. Se sono persone a voi inferiori. {23 [201]} correggetele rigorosamente; qualora siano persone a cui non convenga fare rimprovero, fuggite, se potete; e non potendo, state ferme a non prendervi parte nè con parole, nè con sorriso, e nel vostro cuore dite: Gesù mio, misericordia. Qualora poi malgrado queste precauzioni vi trovaste in pericolo di offendere Iddio, vi darei il consiglio di s. Agostino che dice: Apprehende fugam, si vis referre victoriam. Fuggi, abbandona il luogo, la scuola, il lavoro, sopporta qualunque male del mondo, piuttosto che dimorare in un luogo o trattare con persone che mettono in pericolo la salvezza dell’anima tua. Perchè, dice il Vangelo, è meglio essere povero, disprezzato, sopportare che ci siano tagliati i piedi, le mani e perfino cavati gli occhi e andarcene così al Paradiso, piuttosto che aver quanto desideriamo nel mondo e andare di poi eternamente perduti.

            Accadrà che taluno vi metta in canzone e si beffi di voi, ma non importa. Verrà tempo, in cui il ridere ed il burlare dei maligni si cangerà in pianto nell’inferno, ed il disprezzo dei buoni si muterà nella più consolante allegria in Paradiso: Tristitia vestra vertetur in gaudium. Notate tuttavia che stando voi fedeli al Signore, ne avverrà che gli stessi vostri dileggiatori saranno costretti a pregiare la vostra virtù, di maniera che non oseranno più molestarvi coi loro perversi ragionamenti.

            Dove si trovava san Luigi Gonzaga niuno più ardiva profferire parola meno onesta, e sopraggiungendo egli in atto che altri ne pronunziava, tosto si diceva: Zitto, c’è Luigi. {24 [202]}

 

 

Articolo IV. Evitare lo scandalo.

 

            La parola scandalo vuol dire inciampo, e si dice scandaloso chi coi detti o coi fatti porge ad altri occasione di offendere Iddio. Lo scandalo è un peccato enorme, perchè ruba a Dio le anime da lui create pel paradiso, comprate col prezioso sangue di Gesù Cristo, e le ruba per metterle nelle mani del demonio ed avviarle all’inferno. Per la qual cosa lo scandaloso si può chiamare vero ministro di Satanasso. Quando il demonio colle sue arti non può altrimenti riuscire a fare preda di qualche giovanetta, si suole servire delle scandalose. Di quanti enormi peccati si aggravano la coscienza quelle giovani, che nella chiesa, nelle strade, nelle scuole, od altrove col vestire immodesto, col portamento svagato danno scandalo e sono ad altri occasione di peccato! Quante sono le persone, da cui sono osservate, altrettanti sono i peccati di cui si rendono colpevoli agli occhi di Dio. Quale terribile conto non dovranno dare a Dio nel tremendo giorno del giudizio per essere state causa della perdita di tante anime! Che si dovrà poi dire di quelle giovanotte che, rotto ogni freno, giungono fino ad insegnare la malizia a quelle che sono ancora innocenti? Queste sciagurate odano ciò, che loro dice il Salvatore. Preso egli un giorno un giovinetto per mano si volse alle turbe, che lo ascoltavano, e disse: « Guai a chi dà scandalo ad uno di questi fanciulli, che credono in me; pur troppo ci sono gli scandali nel mondo, ma guai a chi ne dà: {25 [203]} meglio sarebbe che gli si attaccasse una pietra da mulino al collo e si gettasse nel profondo del mare. »

            Se mai si potessero levare gli scandali dal mondo, quante anime camminerebbero pel Paradiso, e al contrario vanno eternamente perdute nell’inferno! Guardatevi pertanto da questa razza di scellerati, e fuggiteli più che il demonio medesimo. Una fanciulla tenera di età all’udire un discorso scandaloso disse a chi lo faceva: Fuggi di qui, o diavolo maledetto. Se voi, o figliuole, volete dare prova del vostro amore a Gesù ed a Maria, dovete non solo fuggire gli scandali, ma adoperarvi col buon esempio a ripararli e ad impedirli per quanto potete. Perciò i vostri discorsi siano buoni e modesti; state divote in chiesa, ubbidienti e rispettose ai vostri superiori. Oh quante compagne vi imiteranno e cammineranno per la strada del Cielo! E voi sarete sicure di andarvi in loro compagnia, perchè come dice s. Agostino, colui che procura la salvezza di un’anima può fondatamente sperare di salvare la propria: Animam salvasti, animam tuam praedestinasti.

 

 

Articolo V. Evitare il rispetto umano.

 

            È cosa difficile il definire che cosa sia il rispetto umano, è però incalcolabile il male che produce questo brutto mostro in mezzo alla gioventù. Quello che non poterono ottenere i tiranni co’più dolorosi tormenti dai martiri, l’ottiene ogni giorno il rispetto umano con una parola sola, con un gesto solo, con un sorriso {26 [204]} beffardo. Si vorrebbe fare il bene, ubbidire ai genitori, frequentare i sacramenti, ma che dirà il mondo? Sapete voi a che si riduce quel fantasma di mondo, che noi ci andiamo figurando coll’immaginazione e che ci spaventa? A due o tre persone, che per giustificare la loro cattiva condotta vorrebbero trovare chi le secondasse nei loro disordini. Ed è egli possibile giungere a tal punto di viltà da vergognarci di servire al nostro Dio, da anteporre il desiderio d’una cattiva compagna ai comandamenti del Signore? Diceva pur bene il filosofo Seneca, benchè pagano, allorchè paragonava colui che si lascia condurre dal rispetto umano al giumento, che non va dove vorrebbe andare, ma dove lo spinge il padrone. S. Caterina di Cartagine non sapeva che cosa fosse il rispetto umano, allorchè davanti ad una radunanza dei più dotti uomini del suo tempo, e al cospetto dello stesso imperatore Massimino confessò G. C. vero Dio e sofferse il più doloroso martirio, anzichè venir meno alla fede giurata a Cristo. E s. Giovanna Francesca Fremiot di Chantal; piccolina ancor di quattro anni, udendo un Calvinista in casa del padre suo a negare la presenza reale di G. C. in sacramento, ebbe il coraggio di rimproverarlo col dirgli: E neanche a Gesù volete credere voi? Cercando egli di rabbonirla con qualche confetto, lo gettò essa immediatamente nel fuoco, dicendo: Così Gesù getterà voi a bruciare nell’inferno con tutti i vostri compagni se non volete credere alle sue parole. Dobbiamo avere una sola paura ed è di offendere Dio. Timete eum qui potest corpus et animam perdere in {27 [205]} gehennam. Temete colui che può perdere l’anima e il corpo nel fuoco eterno. Se non vi vergognerete di Gesù egli non si vergognerà di voi in faccia al suo eterno Padre nel giorno tremendo del Giudizio. S. Vincenzo de’Paoli dice che è meglio cadere nel fuoco mani e piedi legati, anzichè operare per rispetto umano. Siate coraggiose nel calpestare ogni umano riguardo, quando si tratta di professare la vostra fede, e state sicure che, oltre di far cosa gradita a Dio, guadagnerete anche nella stima degli uomini. Queste sono le cose principali che voi, giovani cristiane, dovete fuggire nel mondo: sono poche ma bastanti perchè possiate formarvi uno stato di vita virtuosa e cristiana.

 

 

Articolo VI. Modo di portarsi nelle tentazioni.

 

            Anche nella vostra tenera età il demonio vi tende lacci per farvi cadere in peccato, e così rendere l’anima vostra schiava di lui e nemica di Dio. Perciò dovete star bene attente per non cadere quando siete tentate, ossia quando il demonio vi suggerisce di fare del male. Gioverà moltissimo a preservarvi dalle tentazioni il rimanervi lontane dalle occasioni, dalle conversazioni scandalose, dai pubblici spettacoli, dai teatri e dai balli. Questi sono chiamati da s. Agostino sacramenti del diavolo e da s. Cipriano invenzioni del demonio, dove non c’è niente di bene e s’impara sempre qualche cosa di male. Procurate di star sempre occupate, e quando non sapete che fare, datevi a qualche lavorino di {28 [206]} vostro genio, a leggere qualche libro o istruttivo o edificante. Procura, dice s. Girolamo, che il demonio non ti trovi mai disoccupata.

            Quando poi siete tentate, non fermatevi aspettando che la tentazione prenda possesso del vostro cuore, ma fate subito qualche cosa per liberarvene, o per mezzo del lavoro, o per mezzo della preghiera. Se una scintilla di carbone saltasse sul vostro abito, se un serpe cercasse avviticchiarsi al vostro piede non sareste sollecite di liberarvene? Così dovete fare col brutto pensiero. È fuoco che brucia, è serpe che avvelena l’anima vostra. Se poi la tentazione continua, fate il segno della santa croce, baciate qualche oggetto benedetto, dicendo: Maria, aiuto dei cristiani, pregate per me; oppure: Luigi santo, fate ch’io non offenda il mio Dio. Vi nomino questo santo, perchè proposto dalla Chiesa a protettore speciale e modello della gioventù. In fatti egli per vincere le tentazioni fuggiva ogni sorta di occasioni; digiunava sovente a pane ed acqua, si flagellava per modo, che le vesti, le pareti ed il pavimento erano tinti del suo innocente sangue. Così ottenne Luigi una compiuta vittoria di tutte le tentazioni; così la otterrete anche voi, se procurerete d’imitarlo almeno nella mortificazione dei sensi, soprattutto nella modestia, e se vi raccomanderete di cuore a lui quando foste tentate. {29 [207]}

 

 

Articolo VII. Alcune astuzie che usa il demonio per ingannare la gioventù.

 

            Il primo laccio che suole il demonio tendere per rovinare l’anima vostra è il presentarvi, come sarà mai possibile che per quaranta, cinquanta o sessant’anni, che vi promette di vita, possiate camminare per la difficile strada della virtù sempre lontane da’piaceri.

            Quando il demonio vi suggerisce questo, voi rispondetegli: Chi mi assicura, che io giunga fino a quell’età! La mia vita è nelle mani del Signore; può essere che questo giorno sia l’ultimo di mia vita. Quanti della mia età erano ieri allegri, benestanti, spiritosi ed oggi sono condotti al sepolcro? Quante mie compagne sono scomparse da questo mondo sul fior degli anni! E non potrebbe accadere a me altrettanto? E quando anco dovessimo faticare alcuni anni pel Signore sulla terra, non saremmo abbondantissimamente compensati da un’eternità di gloria e di piaceri nel Paradiso? Altronde noi vediamo che quelle, le quali vivono in grazia di Dio, sona sempre allegre, ed anche nelle afflizioni hanno il cuor contento. Al contrario quelle, che si danno ai piaceri, vivono arrabbiate, e si sforzano per trovare la pace nei loro passatempi, ma sono sempre più infelici: Non est pax impiis, dice il Signore.

            Soggiungerà ancora qualcheduno: Noi siamo giovani, se ci mettiamo a pensare alla eternità, all’inferno, questo ci fa divenire malinconiche, anzi ci farebbe anche girare la testa. Io vi concedo {30 [208]} che il pensiero di una eternità beata od infelice, il pensare ad un supplizio che non finirà mai più, sia un pensiero tetro e spaventoso. Ma ditemi: Se ci fa girar la testa il solo pensarvi, che sarebbe l’andarvi? Meglio è pensarvi adesso per non cadervi per l’avvenire; ed è certo che, se noi ci pensiamo, ne saremo preservati. Osservate per altro, che se è tristo il pensiero dell’inferno, ci colma di consolazione la speranza di un Paradiso, ove si godono tutti i beni. Perciò i Santi mentre pensavano seriamente all’eternità delle pene, vivevano in somma allegria colla ferma fiducia in Dio di evitarle, e andare un giorno al possesso dei beni infiniti che il Signore tiene preparati a chi lo serve. Coraggio adunque, o giovanette, provate a servire il Signore, e poi vedrete quanto sia dolce e soave il suo servizio e di quanta contentezza innondi il cuor vostro e nel tempo e nell’eternità.

 

 

Articolo VIII. La più bella delle virtù.

 

            La virtù nei giovani cuori è un prezioso ornamento, che li rende cari a Dio ed agli uomini. Ma la virtù regina, la virtù angelica, la santa purità è un tesoro di tale pregio, che le giovanette, che la possedono, diventano simili agli Angeli di Dio, sebbene siano ancora mortali sopra la terra. Saranno siccome Angeli di Dio, sono parole del Salvatore. Questa virtù si è come il centro, intorno a cui si raccolgono e si conservano tutti i beni, e se per disgrazia si perde, tutte le virtù sono perdute. Vennero tutti i beni insieme con essa, dice il Signore. {31 [209]}

            Ma questa virtù, o giovanette, che fa di voi altrettanti angeli del Cielo, virtù che tanto piace a Gesù ed a Maria, è sommamente invidiata dal nemico delle anime, che suole darvi gagliardi assalti per farvela perdere o almeno indurvi a macchiarla. Per questo motivo io vi suggerisco alcune, regole, ovvero armi, con cui riuscirete certamente a conservarla e respingere il nemico tentatore.

            L’arma principale è la ritiratezza. La purità è un diamante di gran valore; se si espone un tesoro in vista del ladro, si corre grave rischio di essere derubato.

            È la purità paragonata ad uno specchio che si appanna ad ogni alito benchè leggero, ad un giglio che perde il suo naturale candore e la sua bellezza se vien toccato. Conviene quindi usare grande cautela per non perder questo tesoro, perchè questo specchio non venga offuscato, nè contaminato questo candido giglio. Quindi vigilanza negli occhi. Quante volte la morte entra per gli occhi che son le finestre dell’anima! Il s. Giobbe aveva fatto un patto cogli occhi suoi per non aver mai cattivi pensieri. Oltre la vigilanza degli occhi è necessaria la temperanza. Dice s. Pio V, che è maggior miracolo che uno intemperante sia casto, che il risuscitare un morto; ed è perciò che l’Apostolo s. Paolo raccomanda ai giovani che siano sobrii; Iuvenes hortare ut sobrii sint. E più che ogni altra cosa aiuterà a conservare questa cara virtù una tenera e figliale divozione a Maria SS. Madre di purità e la frequenza ai SS. Sacramenti della Confessione e della Comunione. {32 [210]}

 

Alcune pratiche di pietà sommamente utili

per le giovanetti che vogliono darsi al Signore.

 

            Avvi un gran numero di pratiche di pietà approvate dalla Chiesa che molto giovano a mantenere nel fervore del servizio di Dio e fra queste potete sceglierne alcune di quelle per cui vi sentite maggiormente portate. Guardatevi tuttavia dal sopraccaricarvi di preghiere in modo da essere impedite di adempiere i doveri del vostro stato o da essere obbligate a farle malamente. Siate divote di Gesù Sacramentato fonte inesauribile di ogni grazia, della sua passione e morte, ed ogni venerdì oltre qualche piccola mortificazione non dimenticatevi di recitare cinque Pater, Ave e Gloria alle cinque piaghe di Gesù Crocifisso.

            A questa aggiungete una tenera e figliale divozione a Maria SS. che deve essere la Madre vostra, a cui dovete far ricorso in ogni vostra necessità. Non potete far cosa più grata al cuor di Dio che onorare ed imitare le virtù di Maria SS. Ascrivetevi colla licenza dei vostri genitori a qualche compagnia o confraternita sotto il titolo di lei, tra le figlie dell’Immacolata, di Maria Ausiliatrice o del Carmine, e studiatevi poi di adempiere quelle leggere obbligazioni che vi siete imposte e fatevi impegno specialmente di accostarvi ai SS. Sacramenti nelle solennità a Lei dedicate.

            Onorate ancora di culto speciale il castissimo sposo di Maria s. Giuseppe custode dell’infanzia di G. C. e della nostra, ed ora Patrono universale della Chiesa. Abbiate eziandio grande {33 [211]} affezione al rostro Angelo Custode, che veglia notte e giorno su di voi e vi difende dai nemici delle anime vostre. Rispettate la sua presenza e abbiate in lui piena confidenza come l’avevano s. Cecilia, s. Francesca Romana e tante altre sante che in terra ebbero la bella sorte di godere della visibile compagnia del loro buon Angelo.

            Due altre divozioni vi raccomando finalmente: quella a s. Luigi Gonzaga proposto dalla Chiesa a modello della gioventù, di cui dovete ricopiare la innocenza e la illibata purità, il fervore e la carità ardente, e quella della Santa di cui portate il nome, a cui è bene ogni giorno raccomandarvi. Procuratevi la vita di lei, leggetela sovente e studiatevi di imitarne le virtù. Coll’aiuto di queste divozioni non mancherete di assicurarvi la perseveranza nel bene e camminare con sicurezza per la via del Paradiso.

 

 

Sette considerazioni per ciascun giorno della settimana.

 

            Siccome io desidero grandemente, o giovane cristiana, che ogni giorno facciate qualche poco di lettura spirituale, percui non tutti potranno avere i libri convenienti, così vi presento qui sette brevi considerazioni distribuite per ciascun giorno della settimana, le quali saranno di comodità per quelle, che non possono avere libri opportuni. Postevi pertanto ginocchioni direte: « Mio Dio, mi pento con tutto il cuore di avervi offeso; fatami {34 [212]} la grazia di ben conoscere le verità, che io sono per meditare. Vergine Maria Madre di Gesù, pregate per me. »

 

Domenica. Fine dell’uomo.

 

            1. Considera, o figlia, che questo tuo corpo, quest’anima tua ti furono dati da Dio senza alcun tuo merito creandoti a sua immagine. Egli ti fece sua figliuola col santo battesimo; ti amò e ti ama qual tenero padre, e l’unico fine, per cui ti creò, si è per essere da te amato e servito in questa vita, e con questo mezzo renderti un giorno eternamente felice in Paradiso. Sicchè non sei al mondo solamente per godere, per farti ricca, per mangiare, bere e dormire come le bestie; il tuo fine è di gran lunga più nobile e più sublime, cioè amare e servire Dio, per possederlo poi in Cielo. Se nel corso della vita avrai ognor presente questo gran fine, quante consolazioni proverai al punto di morte! Al contrario se non attendi a servire Dio, quanti rimorsi proverai alla fine de’tuoi dì, quando conoscerai che le ricchezze, i piaceri, che tu hai cotanto ricercato, ad altro più non servono che ad amareggiare il cuor tuo, e a farti conoscere il danno che questi hanno cagionato all’anima tua.

            Guardati bene, o giovanotta, dall’esser di quelle tali, che solo pensano a’ piaceri, e a darsi bel tempo. Povere disgraziate, nell’ora estrema correranno grave rischio di andare eternamente perdute. Un segretario del re d’Inghilterra moriva dicendo: Misero me! consumai tanta carta per {35 [213]} iscrivere lettere del mio principe, e non ne usai un foglio per notare i miei peccati e fare una buona confessione.

            2. Cresce poi l’importanza di questo fine, se consideri che da esso dipende la tua salvezza o la tua perdizione. Se salvi l’anima, tutto va bene, e godrai per sempre; ma se la sbagii, perderai anima e corpo, e Dio e Paradiso, sarai sempre dannata. Non imitare que’ miseri ingannati, che vanno dicendo: Fo questo peccato, dopo mi confesserò; non lasciarti lusingar da questi inganni del demonio, poichè Iddio maledice colui che pecca colla speranza del perdono: Maledictus homo qui peccat in spe. Ricordati che tutti quelli, the sono all’inferno, avevano speranza di emendarsi poi, ed ora sono eternamente perduti. Chi sa se avrai poi tempo di confessarti? Chi ti assicura che tu non muoia subito dopo il peccato, e l’anima tua non precipiti giù nell’inferno? Oltre a ciò che pazzia è mai farti una piaga colla speranza di avere un medico che ti guarisca? In questa fatale incertezza detesta ed abbandona il peccato, che è il sommo di tutti i mali, e che allontanandoti dal tuo fine, li priva di tutti i beni.

            3. Qui per altro voglio farti osservare un laccio terribile, con cui il demonio coglie e conduce alla perdizione tanti cristiani, ed è di permettere che imparino le cose di religione, ma che non le mettano in pratica. Sanno essi di essere creati da Dio per amarlo e servirlo, e intanto colle loro opere sembra che niente altro cerchino che la loro eterna rovina. Di fatto quanti dotti noi vediamo nel mondo a pensare a tutto fuorchè a {36 [214]} salvarsi! Se io dico ad una giovane che frequenti i Sacramenti, che faccia un po’di orazione, risponde: Ho altro a fare, ho da lavorare, ho da divertirmi. Oh infelice! e non hai l’anima da salvare? Perciò tu, o giovane cristiana, che leggi questa considerazione, procura di non lasciarti in questo modo ingannare dal demonio; prometti al Signore, che quanto farai, dirai e penserai in avvenire sarà tutto per l’anima tua; perchè sarebbe massima follia il darti seriamente a quello, che finisce così presto, e pensar tanto poco all’eternità, che non finisce mai più. S. Luigi poteva godere piaceri, ricchezze ed onori, ma a tutto rinunziò dicendo: Che mi giova questo per la mia eternità? Quid haec ad aeternitatem?

            Conchiudi anche tu così: Ho un’anima; se la perdo, ho perduto ogni cosa. Se io guadagno tutto il mondo con danno dell’anima mia, che mi gioverebbe? Se acquisto ricchezze, se acquisto la fama di letterata e sapessi tutte le arti e le scienze di questo mondo, se poi perdo l’anima, che mi giova? Nulla giova tutta la sapienza di Salomone, se tu te ne vai perduta. Di’ adunque così: Sono creata da Dio per salvarmi l’anima, e la voglio salvare a qualunque costo, e voglio che per l’avvenire l’anima sola sia lo scopo delle mie azioni. Si tratta di essere sempre beata o sempre infelice; ah vada ogni cosa, purchè mi salvi! Mio Dio, perdonatemi i miei peccati e fate, che non mi accada mai più la disgrazia di offendervi; anzi aiutatemi colla vostra santa grazia, affinchè io possa fedelmente amarvi e servirvi per l’avvenire. Maria, mia speranza, intercedete per me. {37 [215]}

 

Lunedì. Sul peccato mortale.

 

            1. Oh se tu, o figlia, conoscessi che cosa fai quando commetti un peccato mortale! Tu volti le spalle a quel Dio, che ti creò e ti fece tanti benefizi; disprezzi la sua grazia e la sua amicizia. Chi pecca, dice col fatto al Signore: Va, o Dio, lontano da me, io non ti voglio più obbedire, non ti voglio più servire, non ti voglio più riconoscere per mio Signore: Non serviam. Il mio Dio è quel piacere, quella vendetta, quella collera, quel discorso cattivo, quell’ambizione, quello sfogo di passione. Si può immaginare una ingratitudine più mostruosa di questa? Pure, o figliuola, questo facesti tu, quando offendesti il tuo Signore.

            Cresce poi questa ingratitudine al riflettere, come tu peccando ti servi di quelle medesime cose, che ti diede Iddio. Orecchie, occhi, bocca, lingua, mani, piedi, tutto fu donato da Dio, e tu ti servisti di questi doni per offenderlo. Oh! dunque ascolta ciò, che ti dice il Signore: Figlia, io ti creai dal niente; ti diedi quanto hai presentemente, ti feci nascere nella vera religione, ti feci dare il santo battesimo. Io poteva lasciarti morire quando eri in peccato; ma ti conservai in vita per non mandarti all’inferno; e tu dimentica di tanti benefizi vuoi servirti di questi miei doni per offendermi? Chi non si sente compreso da rincrescimento per aver fatto ingiuria così enorme a un Dio sì buono e sì benefico verso di noi miserabili sue creature! {38 [216]}

            2. Tu devi pur considerare, che questo Dio, quantunque buono, ed infinitamente misericordioso, tuttavia resta grandemente sdegnato quando l’offendi. Perciò quanto più tu vivi nel peccato, tanto più si accresce e provochi l’ira di Dio contro di te. Quindi hai molto a temere, che i tuoi peccati pervengano ad un tal numero, che egli ti abbandoni. In plenitudine peccatorum puniet. Non già che sia per mancarti la misericordia divina, ma ti mancherà il tempo per chiedere perdono, perchè non merita misericordia, chi si abusa della misericordia del Signore. In fatti quanti vissero nel peccato colla speranza di convertirsi, e intanto giunse la morte, loro mancò il tempo di aggiustare le cose di coscienza ed ora sono eternamente perduti. Trema che lo stesso non avvenga di te. Dopo tanti peccati, che il Signore ti perdonò, devi giustamente temere, che ad un altro peccato mortale l’ira divina ti colpisca e ti mandi all’inferno.

            Ringrazialo che ti ha sinora aspettata, e fa in questo punto una ferma risoluzione dicendo: Signore, basta quanto vi offesi; la vita che mi rimane non la voglio più spendere ad offendervi; la spenderò ad amarvi e a piangere i miei peccati. Me ne pento con tutto il cuore, Gesù mio, vi voglio amare, datemi forza. Vergine Santissima Madre del mio Gesù, aiutatemi. Così sia.

 

Martedì. La morte.

 

            I. La morte è una separazione dell’anima dal corpo con un totale abbandono delle cose di questo mondo. Considera pertanto, o figlia, che {39 [217]} l’anima tua avrà da separarsi dal corpo; ma non sai dovè avverrà questa separazone. Non sai se la morte ti coglierà nel tuo letto, sul lavoro, per istrada, in mezzo ai divertimenti o altrove. La rottura di una vena, un catarro, un impeto di sangue, una febbre, una piaga, una caduta, un terremoto, un fulmine basta a privarti di vita. Ciò può essere di qui ad un anno, ad un mese, ad una settimana, ad un’ora, e forse appena finita la lettura di questa considerazione. Quanti la sera in buona sanità si posero a dormire e la mattina trovaronsi morti! Quanti colpiti da qualche accidente morirono all’istante! poi dove andarono? Se erano in grazia di Dio, beati loro, saranno per sempre felici; al contrario sono eternamente perduti. E tu, o giovane, se dovessi morire in questo momento, che ne sarebbe dell’anima tua? Guai a te, se non ti tieni apparecchiata! Chi oggi non è preparato a morir bene, corre grave pericolo di morir male.

            2. Quantunque sia incerto il luogo, incerta l’ora di tua morte, ne è per altro certa la venuta. Verrà l’ora estrema di tua vita, in cui coricata nel tuo letto vicina a passare all’eternità, assistita da un sacerdote, che ti raccomanderà l’anima, col crocifisso da un canto, dall’altro con una candela accesa, facendo a te corona i parenti, che piangono, ti sentirai la testa addolorata, gli occhi oscurati, la lingua arsa, le fauci chiuse, oppresso il petto, il sangue gelato, la carne consumata, il cuore trafitto. Spirata che avrai l’anima, il tuo corpo vestito di pochi cenci verrà gittato a marcire in una fossa. Quivi i sorci ed i vermi ti roderanno {40 [218]} tutte le carni, e di te non rimarranno che quattro ossa spolpate ed un poco di polvere fetente. Apri un sepolcro e vedi a che è ridotta quella giovane ricca, quell’ambiziosa, superba. Pensaci ora che sei in tempo, o giovane cristiana, e preparati a far una buona morte. Ora il demonio per indurti a peccare copre e scusa la colpa dicendoti che non c’è gran male in quel piacere, nel correre dietro a tutte le mode e vanità del mondo, nell’intervenire agli spettacoli profani ove si fa getto del pudore, in quella disobbedienza, nel tralasciare la messa nei giorni festivi; ma in morte ti scoprirà la gravezza di questi e di altri tuoi peccati, e te li metterà innanzi. Intanto che farai tu allora nel punto d’incamminarti per la tua eternità? Guai a chi si trova in disgrazia di Dio in quel momento!

            3. Considera che il punto di morte è quel momento, da cui dipende la tua eterna salute, o la tua eterna dannazione. Vicino a morire, vicino a quell’ultimo chiuder di bocca, al lume di quella candela quante cose si vedranno! Due volte ci si tiene accesa innanzi una candela: quando siamo battezzati e al punto di morte. La prima volta perchè vediamo i precetti della divina Legge, che dobbiamo osservare; nella seconda per conoscere se questi precetti furono da noi osservati. Onde, o figlia, alla luce dell’accennata candela vedrai, se amasti il tuo Dio, oppure se lo disprezzasti; se avesti in onore il suo santo nome, o lo nominasti invano; vedrai le feste profanate, le messe tralasciate, le disobbedienze fatte a’superiori, lo scandalo dato alle tue compagne; vedrai quella superbia, quell’orgoglio, che ti lusingaroni; {41 [219]} vedrai... Ma, oh Dio! tutto vedrai in un momento, nei quale agli occhi tuoi aprirassi la via dell’eternità: momentum a quo pendet aeternitas. Oh punto! oh momento, da cui dipende un’eternità o di gloria o di pena! Capisci ciò che ti dico! Voglio dire che da quel momento dipende l’andare in Paradiso o all’inferno; o sempre contenta, o sempre afflitta; o sempre figlia di Dio, o sempre schiava del demonio; o sempre godere cogli Angioli e co’ Santi in Cielo, o gemere ed ardere per sempre co’ dannati nell’inferno.

            Temi grandemente per l’anima tua, e pensa che dal ben vivere dipende una buona morte ed un’eternità di gloria. Perciò non perdere tempo e preparati a fare una buona confessione e prometti al Signore di perdonare le offese, di riparare lo scandalo dato, di essere più obbediente, di astenerti dalle carni nei giorni proibiti; di non più perdere tempo, di non correre più dietro al lusso, alle vanità e alle altre follie del mondo, ma piuttosto di pensare ad adornare il cuore di virtù, di santificare le feste, di adempiere i doveri del tuo stato.

            Intanto, posta innanzi al tuo Signore, digli di cuore così: Mio Signore, sino da questo momento io mi converto a voi; io vi amo, vi voglio amare e servire fino alla morte. Vergine Santissima Madre mia, aiutatemi in quel punto terribile. Gesù, Giuseppe e Maria spiri in pace con voi l’anima mia. {42 [220]}

 

Mercoledì. Il giudizio.

 

            1. Per giudizio intendiamo la sentenza, che il Salvatore darà in fine della nostra vita, con cui sarà fissata la sorte di ciascuno per tutta l’eternità. Appena uscita l’anima dal corpo subito comparirà davanti al Divin Giudice. La prima cosa che rende terribile questa comparsa si è che l’anima si trova sola al cospetto di un Dio sprezzato, di un Dio, il quale conosce ogni segretezza del tuo cuore, ogni pensiero. Quali cose porterai teco? Porterai quel tanto di bene e di male, che operasti in vita tua: referet unusquisque prout gessit, sive bonum, sive malum. Non si può trovare nè scusa, nè pretesto. S. Agostino parlando di questa terribile comparsa dice: Quando, o uomo, comparirai davanti al Creatore per essere giudicato, avrai sopra di te un giudice sdegnato, da un canto i peccati che ti accusano, dall’altro i demonii pronti ad eseguire la condanna, dentro una coscienza che ti agita e ti tormenta, al di sotto un inferno che sta per ingoiarti. In tali strettezze dove andrai, dove fuggirai! Beata te, o figliuola, se operasti bene in vita tua. Intanto il Giudice Divino apre i libri della coscienza, e comincia l’esame: Iudicium sedit et libri aperti sunt.

            2. Allora dirà l’inappellabil Giudice: Chi sei tu? Io sono cristiana, risponderai. Bene, egli ripiglierà, se tu sei cristiana, vedrò se operasti da cristiana. Indi comincierà a rammentarti le promesse fatte nel santo Battesimo, colle quali {43 [221]} rinunziasti al demonio, al mondo, alla carne ed a tutte le vanità della terra. Ti rammenterà le grazie che ti concedè, i sacramenti frequentati, le prediche, le istruzioni, gli avvisi de’confessori, le correzioni de’ parenti, ogni cosa ti verrà schierata innanzi. Ma tu, dirà il Divin Giudice, a dispetto di tanti doni, di tante grazie, oh quanto male corrispondesti alla tua professione! Venuta l’età, in cui appena cominciavi a conoscermi, tosto cominciasti ad offendermi con bugie, con mancanze di rispetto alle chiese, con disobbedienze a’ tuoi genitori, e con molte altre trasgressioni de’ tuoi doveri.

            Almeno col crescere degli anni avessi meglio regolate le tue azioni; ma tu crescendo in età, aumentasti il disprezzo della mia legge. Messe perdute, profanazioni de’ giorni festivi, vigilie non osservate, confessioni malfatte, comunioni talvolta sacrileghe, scandalo dato alle tue compagne; ecco ciò che facesti invece di servirmi. Si volterà poi tutto pieno di sdegno verso alle scandalose e dirà: Figlia infelice, vedi quell’anima, che cammina per la strada dei peccato? Sei tu, che coi tuoi discorsi scandalosi le insinuasti la malizia. Tu come Cristiana dovevi col buon esempio insegnar alle tue compagne la via del Paradiso; ma tu tradisti il mio sangue, e loro insegnasti la strada della perdizione. Vedi quell’anima, che à laggiù nell’inferno? Sei tu che co’ tuoi perfidi consigli la togliesti a me, la consegnasti al demonio e fosti causa della sua eterna perdizione. Ora vada l’anima tua per l’anima che facesti perdere col tuo scandalo: Repetam animam tuam pro anima illius. - Che ti pare, o giovine cristiana, {44 [222]} di questo esame? Che cosa dice la tua coscienza! Sei ancora a tempo; chiedi perdono a Dio de’ tuoi peccati con una sincera promessa di non peccar più; e comincia fin d’oggi una vita di buona cristiana per prepararti un corredo di opere buone pel giorno in cui dovrai comparire davanti al tribunale di Gesù Cristo.

            3. Al conto rigoroso che il Giudice supremo esige dall’anima peccatrice, questa tenterà di cercare qualche scusa o pretesto, dicendo, che non credeva di venire a tanto stretto esame. Ma sarà risposto: E non udisti quella predica, e quel catechismo; non leggesti in quel libro, che io ti avrei dimandato conto di ogni cosa? L’anima si raccomanderà alla misericordia Divina, ma forsechè merita misericordia chi per tanto tempo si abusò della misericordia? Colla morte finisce il tempo della misericordia. Si raccomandera agli Angeli, a’ Santi, a Maria Santissima; ed Ella a nome di tutti risponderà: Chiedi ora il mio aiuto? Non mi volesti per madre in vita, adesso non ti voglio più per figlia, non ti conosco più: Nescio vos. L’anima peccatrice non trovando scampo alcuno griderà alle montagne, alle pietre, che la coprano, e non si muoveranno. Invocherà l’inferno e lo vedrà aperto: Inferius horrendum chaos. Quello è l’istante, in cui l’inesorabil Giudice proferirà la tremenda sentenza. Figlia infedele, dirà, va lungi da me, il mio Padre celeste ti ha maledetta; io ti maledico; vattene al fuoco eterno a gemere e penare coi demoni per tutta l’eternità: Ite, maledicti, in ignem aeternum. Quell’anima infelice, prima di allontanarsi per sempre dal suo Dio, volgerà per l’ultima {45 [223]}  volta lo sguardo al Cielo, e nel colmo della sua desolazione dirà: Addio, compagne; addio, amiche, che abitate nel regno della gloria; addio, padre, madre, fratelli, sorelle; voi godrete per sempre, io sarò per sempre tormentata. Addio, Angelo Custode, Angeli e Santi tutti del Paradiso; io non vi rivedrò mai più. Addio, o Salvatore; addio, o Croce santa; addio, o Sangue sparso invano per me, io non vi rivedrò mai più. In questo momento io cesso di essere figlia di Dio, e sarò per sempre schiava dei demonii nell’inferno. Allora quest’anima infelice viene abbandonata nelle mani dei demonii, i quali la strascinano, la urtano e la fanno piombare in quegli abissi di pene, di miserie e di tormenti eterni.

            Non temi per te una simile sentenza? Ah per amor di Gesù e di Maria! preparati con opere buone a procurarti la sentenza favorevole, e ricordati che quanto più spaventa la sentenza proferita contro del peccatore, altrettanto sarà consolante l’invito, che Gesù farà all’anima che visse cristianamente. Vieni, dirà, vieni al possesso della gloria, che ti preparai. Tu mi sei stata fedele nel poco, ora godrai molto in eterno: Intra in gaudium Domini tui. - Gesù mio, fatemi grazia che io possa essere una di queste benedette. Vergine Santissima, aiutatemi voi; proteggetemi in vita ed in morte, e specialmente quando mi presenterò al divin vostro Figlio per essere giudicata. {46 [224]}

 

Giovedì. Dell’Inferno, e dell’eternità delle pene.

 

            1. L’Inferno è un luogo destinato dalla Divina Giustizia per punire con supplizio eterno quelli che muoiono in peccato mortale. La prima pena che i dannati patiscono nell’inferno si è la pena dei sensi, che sono tormentati da un fuoco orribile che brucia sempre senza mai diminuire. Fuoco negli occhi, fuoco nella bocca, fuoco in ogni parte. Ogni senso patisce la propria pena. Gli occhi sono accecati dal fuoco e dalle tenebre, atterriti dalla vista dei demonii e degli altri dannati. Le orecchie giorno e notte non odono che continui urli, pianti e bestemmie. L’odorato è in sommo abborrimento pel fetore di quello zolfo e bitume ardente, che li soffoca. La bocca è crucciata da ardentissima sete e fame canina: famem patientur ut canes. Il ricco Epulone dal mezzo di quei tormenti alzò uno sguardo e chiese per somma grazia una piccola goccia d’acqua per temperare l’arsura della sua lingua, e una goccia d’acqua gli fu negata. Onde quegli sventurati in mezzo alle ardenti fiamme, arsi dalla sete, divorati dalla fame, tormentati dal fuoco, piangono, urlano e si disperano. Oh inferno, inferno, quanto sono infelici quelli che vi cadono! Che dici, o figlia, se avessi a morire in questo momento, dove andresti? Se ora non puoi reggere un dito sopra il lume di una candela, non puoi soffrire una scintilla di fuoco sulla mano senza gridare, come potrai reggere tra quelle fiamme per tutta l’eternità? S. Caterina da Siena desiderava {47 [225]} di essere collocata da Dio sulla bocca dell’inferno per impedire colla sua persona che nessuno vi entrasse più e diceva: se i poveri peccatori vedessero la minima di quelle pene che ho veduto io nell’inferno, eleggerebbero di patire dieci volte la morte del corpo, se fosse possibile, anzichè una minima particella di quelle pene per un giorno solo.

            2. Considera, o anima cristiana, il rimorso che proverà la coscienza dei dannati. Essi soffriranno un inferno nella memoria, nell’intelletto, nella volontà. Si ricorderanno continuamente del motivo, per cui si sono perduti, cioè per un piacere, per un momento di vanagloria, per uno sfogo di passione; questo è quel verme che non muore mai: vermis eorum non moritur. Penseranno al tempo, che loro fu dato da Dio per riparare alla loro eterna perdizione, ai buoni esempi delle compagne, ai propositi fatti e non eseguiti. Penseranno alle prediche udite, agli avvisi del confessore, alle buone inspirazioni di lasciare il peccato, e vedendo che non vi è più rimedio manderanno urli disperati. La volontà non avrà mai più niente di quello che vuole, e al contrario patirà tutti i mali. L’intelletto conoscerà il gran bene che ha perduto. L’anima separata dal corpo e presentata al divin tribunale ha visto la bellezza di Dio, conobbe tutta la sua bontà, contemplò per un istante lo splendore del Paradiso, udì i canti dolcissimi degli Angeli e dei Santi. Ed ahi! che dolore vedendo che tutto ha perduto per sempre! Chi potrà mai resistere a tali tormenti!

            Giovane cristiana, che ora non curi di perder il tuo Dio e il Paradiso, conoscerai la tua cecità {48 [226]} quando vedrai tante tue compagne più ignoranti e più povere di te trionfare e godere nel regno de’ Cieli, e tu maledetta da Dio sarai cacciata via da quella patria beata, dal godimento di lui, dalla compagnia della Vergine e dei Santi. Orsù adunque, penitenza; non aspettare che non vi sia più tempo: datti a Dio. Chi sa che non sia questa l’ultima chiamata, a cui se non corrispondi, Iddio ti abbandoni e ti lasci piombare giù in quegli eterni supplizi!

            3. Considera poi che se tu andrai nell’inferno, non uscirai mai più. Là si patiscono tutte le pene e tutte eterne. Passeranno cento anni da che tu sarai nell’inferno, ne passeranno mille e l’inferno allora incomincia: ne passeranno cento mila, cento milioni, mille milioni d’anni e di secoli, e l’inferno sarà da principio. Se un Angelo portasse la nuova ad un dannato, che Iddio lo vuol liberare dall’inferno quando saranno passati tanti milioni di secoli, quante sono le gocce d’acqua, le foglie degli alberi e i granelli di sabbia del mare e della terra, questa nuova porterebbe la più grande consolazione ai dannati, i quali direbbero: È vero che hanno da passare tanti secoli, avranno per altro da finire un giorno. Ma passeranno tutti questi secoli e tutti i tempi immaginabili, e l’inferno sarà sempre da capo. Ogni dannato farebbe questo patto con Dio: Signore, accrescete quanto vi piace questa mia pena, fatemi stare in questi tormenti per quanto tempo vorrete, basta che mi diate la speranza che finiranno una volta. Ma no; questo termine, questa speranza non verranno mai. Almeno il povero dannato potesse ingannar se stesso e lusingarsi {49 [227]} con dire: Chi sa, forse un giorno Dio avrà pietà di me, e mi caverà da questo baratro! Ma no, questa speranza non l’avrà giammai. Il dannato si vedrà sempre in faccia scritta la sentenza della sua eternità infelice. Dunque, andrà dicendo, tutte queste pene, questo fuoco, queste grida non hanno più a finire per me? No, gli verrà risposto, no, mai più. E dureranno sempre? Sempre, per una eternità. Sempre vedrà scritto su quelle fiamme che lo crucciano: sempre sulla punta delle spade che lo trafiggono: sempre su que’ demonii che lo tormentano: sempre su quelle porte che non si apriranno mai più. Oh eternità! oh abisso senza fondo! oh mare senza sponda! oh caverna senza uscita! chi non tremerà pensando a te? Oh maledetto peccato! che tremendo supplicio prepari a chi ti commette! Ah! non più, non più peccati in vita mia!

            Quello poi, che ti deve colmar di spavento, é il pensare che quella orrenda fornace sta eziandio aperta sotto i tuoi piedi, e che basta un sol peccato mortale a farviti cadere. Capisci, o figlia, ciò che leggi? Una pena eterna per un solo peccato mortale, che commetti con tanta facilità. Uno scandalo, una profanazione dei giorni festivi, un furto, un odio, una mormorazione, un fatto, un detto, un pensiero osceno basta per condannarti alle pene dell’inferno. Ah dunque, o giovanetta! ascolta quanto io sono per dirti: Se la coscienza ti rimorde di qualche peccato, va presto a confessarti per cominciare una buona vita; pratica ogni mezzo che ti suggerirà il confessore; se è necessario, fa una confessione generale; prometti di fuggire le occasioni pericolose, di frenare la tua lingua, di star lontana dale {50 [228]} cattive compagne, e se Dio ti chiama anche a lasciare il mondo, arrenditi presto. Ogni cosa che si fa per iscampare da un’eternità di pene è poco, è niente: Nulla nimia securitas ubi periclitatur aeternitas. Oh quante giovanette sul fiore di loro età abbandonarono il mondo, la patria, i parenti, e andarono a confinarsi nelle grotte, ne’ deserti, vivendo soltanto a pane ed acqua, anzi talvolta a sole radici d’erba, e tutto questo per evitare l’inferno! E tu che fai? dopo tante volte che ti meritasti l’inferno col peccato, che fai? Mettiti ai piedi del tuo Dio e digli: Signore, eccomi pronta a far quello che volete; non più peccati in vita mia; già troppo vi ho offeso; datemi pure ogni male in questa vita, purchè io possa salvare l’anima mia.

 

Venerdì. Della Passione di Gesù Cristo.

 

            S. Agostino ci avverte che non vi è cosa più salutare per le anime nostre che il pensare e meditare di frequente quanto patì per noi l’amabilissimo Redentore. San Bernardo dice che non avvi cosa più efficace a conoscere le piaghe della nostra coscienza e condurci alla perfezione, che la frequente meditazione della passione.

            1. Consideriamo pertanto Gesù nell’orto. Gesù terminata la Cena coi suoi discepoli, se ne va al Getsemani ove si raccoglie in orazione. Oppresso dalla più grande afflizione dice, che l’anima sua è trista sino alla morte; e tanto cresce il suo affanno che incomincia a sudare vivo sangue. Ma ecco che già si avanza Giuda alla testa dei {51 [229]} Giudei armati che vengono per impadronirsi di Lui! Con un bacio tradisce l’innocente Gesù e lo consegna ai suoi nemici! E il benedetto Gesù, voltandosi a chi lo tradiva con volto benigno, Amico, gli dice, a che sei venuto? così con un bacio tradisci il figliuol dell’uomo! Questa perfidia è imitata da coloro che si accostano a ricevere Gesù Sacramentato col peccato mortale. Ah mio Gesù! non permettete che io mi faccia rea di un tanto delitto, e fate che ogni volta ch’io mi accosterò a ricevervi abbia il cuore mondo da peccato.

            2. Consideriamo la flagellazione di Gesù. Ecco i manigoldi lo legano alla colonna, gli si serrano intorno, e si danno a flagellarlo crudelmente. A quei ripetuti colpi divengono livide le innocenti sue carni, si rompe la pelle e a rivi comincia a scorrere il suo divin sangue. Gesù sotto tanti flagelli, a guisa di agnello mansueto, tace, non si lamenta. E già il suo corpo è tutto una piaga, a planta pedis usque ad verticem capitis. Lo vedemmo, e più non aveva veruna sembianza disse Isaia. Ah mio Gesù! sopra il vostro innocentissimo corpo furono così puniti i miei vergognosi peccati. Vi prometto, o Gesù mio, di non rinnovarvi mai più tanti dolori colle mie colpe.

            3. Consideriamo la coronazione di spine: Terminata la flagellazione i crudeli giudei formano una corona di pungentissime spine a Gesù, e glie la calcano ben forte sulla sua fronte adorata. Deh! chi può immaginare lo spasimo e il dolore che avrà provato Gesù, mentre le spine si conficcavano nel suo SS. capo? Quindi lo coprono {52 [230]} con uno straccio di porpora, gli mettono tra le mani legate una canna per iscettro; gli bendano gli occhi, e l’uno dopo l’altro quei crudeli piegando a lui davanti le ginocchia lo salutano per re da burla; e chi gli percuote con guanciate la faccia, e chi il capo con quella canna, e chi gl’imbratta di sputi il divinissimo volto, dicendogli che indovini chi lo ha percosso. Ah Gesù mio! sono stati i tanti miei cattivi pensieri, le mie immodestie, che hanno così trafitto il vostro capo adorabile. Me ne pento con tutto il cuore e risolvo col vostro aiuto di emendarmene assolatamente a costo di qualunque sacrifizio.

            4. Consideriamo la condanna a morte, e il viaggio di Gesù al monte Calvario. Sfigurato il divin Redentore per la flagellazione e coronazione di spine, Pilato da una loggia lo mostra al popolo dicendo, Ecco l’uomo, protesta nello stesso tempo di non trovare in lui causa di condanna perchè innocente. Quel popolo furibondo invece d’intenerirsi a pietà per Gesù, grida a gran voce che si crocifigga, si salvi Barabba, e muoia Gesù! Pilato per un vile umano rispetto condanna Gesù alla morte di croce, che egli abbraccia, pone sulle spalle, e si avvia al Calvario, seguitato dalle pie donne piangenti: Non piangete, dice loro, non piangete sopra di me, ma sopra di voi e dei figli vostri. Cade Gesù più volte sotto il pesantissimo legno, e ne vien rialzato; mentre sale il monte si incontra con Maria sua madre. Ah incontro doloroso! Immagina quale restasse il cuore di Maria alla vista di Gesù, e Gesù alla vista {53 [231]} della sua madre SS. che addolorata segui Gesù fino al Calvario. Oh Maria! i miei peccati sono stati la causa dei vostri dolori. Ottenetemi voi da Gesù un vivo dolore, perch’io pianga sempre i miei peccati.

            5. Consideriamo la Crocifissione e morte di Gesù: Appena arrivato il divin Redentore al Calvario gli strappano violentemente di dosso le vesti, riaprendogli così tutte le sue piaghe, lo stendono poscia sulla croce, e lo configgono con grossi chiodi. Qual dolore, quale spasimo avrà provato Gesù! Così confittolo, innalzano la croce a vista di tutti, e Gesù vi sta sopra pendente, e quei crudeli invece di sentirne pietà, movendo le loro teste lo stan bestemmiando. Gesù in tanti affanni ed insulti leva i suoi occhi moribondi al Cielo; e Padre, dice, perdonate a questi miei crocifissori, poichè non sanno quel che si facciano. Gesù intanto ascolta la preghiera del buon ladrone pentito, e volto a lui: Oggi, gli dice, oggi sarai meco in Paradiso. Poi si volge alla madre Maria, che stava ai piedi della Croce, e accennandole il suo diletto Giovanni: Donna, le dice, ecco il tuo figlio. E con ciò ci lasciò tutti figli a Maria. Essendo Gesù così sospeso alla croce, tutto lacero dalle ferite, sitibondo di nuove pene per amore delle anime, dice: Sitio, ho sete, e gli vien porto vino misto con fiele. Già il sole si ecclissa, la terra si copre di tenebre, e trema fortemente! Gesù vedendosi vicino a spirare, raccolte tutte le sue forze dice ad alta voce: Pater, in manus tuas commendo spiritum meum: Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito; e abbassando la testa in segno d’ubbidienza al Padre e di {54 [232]} tenerezza verso gli uomini dà l’ultimo fiato e muore. Gesù è morto! Quel caro Gesù che nacque bambino in una capanna, quel caro Gesù che per trent’anni visse la vita più povera ed afflitta, quel caro Gesù che tanto si affaticò per ammaestrare il mondo, è morto. Quel caro Gesù che operò tanti miracoli, che passeggiava per le contrade della Galilea, facendo del bene a tutti. Il più bello, il più amabile tra i figliuoli degli uomini è morto. I crudeli crocifissero Gesù; ma la vera causa di tante pene e della morte di Gesù sono i miei peccati; sono essi che hanno dato la morte a Gesù. Ecco che queste piaghe, queste lividure, queste spine; questi chiodi, e questa croce sono tutt’opera delle mie iniquità.

            Perdono, o Padre, vi chieggo perdono, e fate che io pianga un tanto eccesso, e che non vi rinnovi mai più co’miei peccati la vostra Passione e Morte.

 

Sabato. Del Paradiso.

 

            1. Quanto più spaventa il pensiero e la considerazione dell’inferno, altrettanto consola quella del Paradiso, che è preparato a tutti quelli che amano Iddio e lo servono fedelmente. Per fartene un’idea considera una notte serena. Che spettacolo contemplare il cielo con quella moltitudine e varietà di stele! Altre più piccole, altre più grosse: le une nascono sull’orizzonte, le altre tramontano; ma tutto con ordine e secondo la volontà di Dio Creatore. Aggiungi la vista di {55 [233]} un bel giorno, dimodochè lo splendore del sole non impedisca la chiara vista delle stelle, nè della luna. Supponi altresì quanto si può ritrovar nel mare, nella terra, nei paesi, nelle città e nelle abitazioni dei Re e dei Monarchi di tutta la terra. Si aggiunga a questo ogni squisita bevanda, ogni cibo il più saporito, una musica la più dolce, un’armonia la più soave, tutto questo insieme è un nulla paragonato all’eccellenza, ai beni, ai godimenti del Paradiso. Oh come è desiderabile e amabile quel luogo, ove si godono tutti i beni! Il beato non potrà a meno di esclamare: Io sono sazio della gloria del Signore: Satiabor cum apparuerit gloria tua.

            2. Considera poi la gioia, che proverà l’anima tua nell’entrare in Paradiso; l’accoglienza e l’incontro dei parenti e degli amici; la nobiltà, la bellezza, la moltitudine dei Cherubini, dei Serafini, di tutti gli Angeli e di tutti i Santi, che a milioni a milioni lodano e benedicono il loro Creatore; il coro degli Apostoli, l’immenso numero dei martiri, dei confessori, delle vergini. Avvi poi una grande moltitudine di giovani, le quali, perchè conservarono la virtù della purità, cantano a Dio un inno, che niun altro può imparare. Oh quanto godono in quel regno dei beati! Sono sempre in allegria, senza infermità, senza dispiaceri e senza affanni che turbino la loro pace, il loro contento.

            3. Osserva per altro, o giovane cristiana, che tutti i beni sopra considerati sono un niente paragonati alla grande consolazione che si prova nella vista di Dio. Egli consola i beati col suo amorevole sguardo, e sparge nel loro cuore un mare di {56 [234]} delizie. Nella stessa guisa che il sole illumina ed abbellisce tutto il mondo, così Iddio colla sua presenza illumina tutto il Paradiso e riempie quei fortunati abitatori di piaceri inesprimibili. S. Teresa avendo una volta in ispirito per poco veduta e mezzo all’oscuro l’Umanità Santissima di Gesù ne restò così presa e rapita, che d’indi in poi il sole stesso nel più ardente meriggio le compariva pallido e fosco, e le più avvenenti persone sembravanle scheletri deformi e spaventosi. In Lui come in uno specchio vedrai tutte le cose, godrai tutti i piaceri della mente e del cuore. San Pietro, che sul monte Tabor mirò una sola volta la faccia di Gesù raggiante di luce, fu ripieno di tanta dolcezza, che fuori di sè esclamò: O Signore, è cosa gioconda e buona star noi qui: se volete, facciamo qui tre tabernacoli per rimanervi per sempre. Quale gioia sarà poi mirare non per un istante, ma contemplare per sempre, godere quella faccia che innamora gli angeli e i santi, che abbellisce tutto il Paradiso? E la bellezza e l’amorevolezza di Maria di quanto gaudio non riempirà pure il cuore del beato? Oh sì! quanto sono amabili i tuoi tabernacoli, o Signore! Quam, dilecta tabernacula tua, Domine! Mira, disse Iddio un giorno a s. Teresa dopo averle mostrato un saggio di Paradiso, mira, o figlia, di quanto gran bene si privano i peccatori! non lasciare di dir loro, di quanto gran bene si privano i peccatori. Era poi così desiderosa della gloria goduta, che ogni volta che udiva battere le ore dell’orologio esultando diceva: Lodato Iddio, un’ora di meno e poi in Paradiso. {57 [235]}

            Coraggio adunque, o figlia, ti toccherà patire qualche cosa in questo mondo, ma non importa; il premio, che avrai in Paradiso, compenserà infinitamente tutto quello che avrai a patire nella vita presente. Tanto grande è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto, diceva s. Franc. D’Assisi. Che grande consolazione sarà la tua, quando ti troverai in Cielo in compagnia dei parenti, degli amici, dei Santi, dei Beati, e dirai: io sono salva e sarò sempre col Signore! Semper cum Domino erimus. Allora sì che benedirai quel momento, in cui lasciasti il peccato; benedirai il momento, in cui facesti quella buona confessione, frequentasti i sacramenti: benedirai quel giorno, in cui lasciando le cattive compagne ti desti alla virtù; e tu piena di gratitudine ti volgerai al tuo Dio, e a Lui canterai lode e gloria per tutti i secoli. Così sia.

 

S. LUIGI GONZAGA

 

            S. Luigi nacque in Castiglione di Lombardia da Ferdinando Gonzaga marchese di quella città e parente coi duchi di Mantova e di Monferrato. Sua madre fu Marta della illustre famiglia Tana di Chieri.

            Luigi, dopo una vita penitente ed innocente, dopo aver portato all’eroismo la pratica delle virtù cristiane, rendeva in Roma l’anima al Signore il 21 giugno 1591, in età di ventitrè anni. {58 [236]}

 

 

Le sei domeniche e la Novena di San Luigi Gonzaga

 

            Questo Santo dalla Chiesa viene proposto ad esempio d’innocenza e di virtù a tutti, ma specialmente alla gioventù, in favor della quale in ogni tempo ha impetrato moltissime grazie dal Signore.

            I Romani Pontefici a fine di accrescere il culto di questo gran Santo concedettero indulgenza plenaria a tutti quelli che santificheranno sei domeniche continue ad onore di lui. Queste domeniche possono scegliersi prima o dopo la festa, o nel decorso dell’anno, purchè uno si accosti ai santi Sacramenti della confessione e de la comunione, e faccia in quel giorno qualche opera di pietà. Questa indulgenza si può lucrare in ciascuna delle Domeniche suddette, e si può anche applicare alle anime del purgatorio.

            Affinchè poi, o figlie, siate in grado di avere le opere e le orazioni da praticarsi, furono disposti qui per ogni giorno quegli esercizi di pietà, che potranno servire a celebrare le domeniche e la novena di questo Santo, e partecipare di quelle grazie e di quei favori, che tuttodì ottiene da Dio ai suoi divoti. {59 [237]}

 

 

Domenica prima. Giorno primo - per la novena. S. Luigi piange i suoi peccati.

 

            Quantunque si possa dire che san Luigi non abbia mai commesso peccato, tuttavia pianse amaramente ciò, che egli riputava colpa. In età di quattro a cinque anni prese un po’di polvere ad alcuni soldati di suo padre per isparare un pezzetto d’artiglieria, e proferi alcune parole sconvenevoli. Per questo egli pianse per tutta la vita, e quando se ne confessò la prima volta, svenne appiè del confessore, nè mai poteva ricordarsene senza lacrime.

            Qual rossore per noi, che abbiamo commesso tanti e tanto gravi peccati! pure ce ne ridiamo senza dar alcun segno di pentimento. Ah se si considerasse che un solo peccato oltraggia un Dio d’infinita bontà, ci fa indegni del Paradiso che contiene tutti i beni, ci rende meritevoli dell’inferno, luogo di tutti i mali! chi potrebbe a tale considerazione trattenere le lagrime? Questo appunto faceva piangere san Luigi.

 

Giaculatoria.

 

            Amabile mio avvocato, voi che aveste si poco da piangere e tuttavia piangeste a lagrime sì amare e continuate, fate che io pianga le mie colpe e le detesti, onde ottenerne da Dio il perdono. {60 [238]}

 

Pratica.

 

            Se trovate la vostra coscienza rea di qualche peccato, chiedetene di cuore perdono al Signore con promessa di confessarvene al più presto possibile.

 

Preghiera.

 

            Luigi Santo, di angelici costumi adorno, io indegno vostro divoto, umilmente prostrato dinanzi a voi, adoro quella Maestà Infinita, che vi elevò a tanta gloria: benedico mille volte la SS. Trinità, che vi concesse un’innocenza così illibata e vi adornò di tante eroiche virtù. Deh! per tanti doni sovrumani, per quella innocenza e penitenza, per quell’amore, che portaste a Dio in terra, vi prego umilmente a volermi oggi ricevere fra i vostri divoti, e ottenermi vera contrizione de’miei peccati, purità di cuore lontana da ogni colpa ed offesa del mio Dio. Vi supplico di essere il mio protettore in ogni azione in vita e specialmente in punto di morte, quando avrò maggior bisogno del vostro patrocinio. E voi, grande Regina del Cielo, Maria, che cotanto amaste e favoriste Luigi mentre viveva in terra, rendete efficaci queste mie preghiere, esauditele voi, non per mio merito, ma per merito del vostro servo Luigi e pel vostro materno amore. Fate, o cara Madre, che io possa imitare s. Luigi in vita, e dopo {61 [239]} una santa morte essere partecipe di quella felicità, che in compagnia dei beati si gode per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

 

Domenica seconda. Giorno secondo - per la novena. Penitenze di S. Luigi.

 

            La vita di s. Luigi è un complesso delle virtù più pure e più sante, cui egli univa le più rigide penitenze. Ancor fanciullo macerava le innocenti sue carni con assidui digiuni. Giunse a restringere il suo cibo ad un’oncia al giorno. Flagellavasi a sangue; metteva sotto le lenzuola pezzetti di legno per tormentarsi anche nel sonno; sotto le vesti nascondeva speroni da cavallo, perchè non aveva cilici; cercava il maggior suo incomodo nello stare, nel sedere, nel camminare. Anzi andò tant’oltre l’ardore di penitenza in Luigi, che essendo moribondo chiese con lagrime al suo superiore di essere in quell’ora estrema senza compassione flagellato da capo a piedi. Il che non ottenuto, supplicò di essere almeno gettato sulla nuda terra, e così morire da vero penitente per amore di chi era morto per lui sopra il duro legno della croce.

            Se Luigi, principe delicato, di sanità cagionevole, puro ed innocente, faceva tante penitenze, quale confusione non deve mai essere per quelle giovani, le quali cercano mille pretesti per fuggire ogni occasione di mortificare il loro corpo, fare qualche astinenza per amore di quel Dio, che tanto patì per noi! {62 [240]}

 

Giaculatoria.

            Glorioso san Luigi, intercedetemi un vivo desiderio di far penitenza per cancellare la moltitudine de’miei peccati, e così evitare la disgrazia di doverli poi piangere inutilmente nell’altra vita tra le pene eterne dell’inferno.

 

Pratica.

 

            Non differite la penitenza alla vecchiaia, quando le forze non la comportano più. A chi poi vi dice, che non conviene usare tanto rigore contro del vostro corpo, rispondete con s. Paolo: Chi non vuole patire con Gesù Cristo in terra, non potrà godere con Gesù Cristo in Cielo.

Preghiera. Luigi Santo, ecc., v. pag. 61

 

 

Domenica terza. Giorno terzo - per la novena. S. Luigi modello nella virtù della purità.

 

            Ogni virtù da s. Luigi fu portata al grado eroico, ma più di tutte in lui risplendette la virtù della purità, ed è per ciò che viene rappresentato col giglio tra le mani. Veniva ordinariamente chiamato col nome di giovane Angelico o di Angelo in carne. Qualora in qualche conversazione si facessero discorsi men puri, al sopraggiungere di Luigi nessuno più ardiva di proseguirli, credendo di offendere la sua modestia, e il suo candore. Convien per altro notare, che per conservare una virtù sì bella egli custodiva gelosamente tutti I {63 [241]} sensi esterni, specialmente gli occhi. Per più anni dovendo ogni di trovarsi colla regina di Spagna qual paggio d’onore, non la mirò mai in faccia. Anzi colla propria madre stava sempre cogli occhi bassi, onde diceva di non sapere quale fisonomia ella avesse. Piccolino ancora invitato dalle ragazzine Duchesse De Medici a giuocare, fuggiva nella sua camera a trattenersi intorno ad un altarino fatto da lui. Per timore di offendere minimamente questa virtù non voleva neppure essere aiutato dal cameriere a vestirsi, nessuno gli vide mai nè un piede nè un braccio scoperto. Una volta, nella città di Chieri invitato al ballo, fuggì sbigottito e si pose segretamente in una stanza a pregare e a flagellarsi a sangue. Aveva solo dieci anni quando conosciuto il gran pregio di questa virtù la offerì con voto alla Regina dei Vergini Maria Santissima. Essa gradì quel voto per modo, che Luigi non provò mai tentazione contro a questa virtù, ed ebbe la gloria di portare nell’altra vita senza macchia l’innocenza battesimale. Care figliuole, se volete voi altresì conservare questa virtù che vi rende tanto care a Dio, alla Beata Vergine ed agli Angeli del cielo, prendete per modello s. Luigi, mettetevi com’esso sotto alla speciale protezione di questa Madre, ed ella sarà la custode fedele della vostra purità. Oh quanto mai ella ama ed accoglie le anime pure e caste più delle altre! Quante grazie loro concede! Ma ricordatevi che questa virtù non si può conservare senza fuggire l’ozio, che è il padre di tutti i vizi, senza star lungi dalle cattive letture e dalle compagnie mondane e custodire i sensi del corpo, specialmente gli occhi. {64 [242]}

 

Giaculatoria.

 

            Fate, o s. Luigi, che io fugga qual peste l’ozio e quelle compagne, che coi loro pestiferi discorsi sono la rovina dell’anima.

 

Pratica.

 

            Stabilite oggi di non voler mai più riguardare oggetti pericolosi o parlare di cose contrarie alla virtù, di cui abbiamo trattato.

Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 61.

 

 

Domenica quarta. Giorno quarto - per la novena. San Luigi staccato dai beni della terra.

 

            Ogni bene terreno fu stimato da s. Luigi come cosa da nulla. Egli leggeva con ispavento le parole del Salvatore, che dice essere più facile passare un cammello per la cruna di un ago, che un ricco abbia a salvarsi. Perciò compiangeva i ricchi ed i grandi del mondo, i quali si perdono dietro ai beni sì vili e caduchi, e che sovente per un po’ di danaro o per un palmo di terreno perdono la loro eterna felicità. Disprezzava ogni rispetto umano, e sebbene più volte defiso e burlato, tuttavia egli non cessava di comparire umilmente vestito anche ne’ luoghi di grande comparsa. Lasciava che ognuno parlasse a suo talento, ed egli si mostrava modesto in casa, per le vie e specialmente in chiesa, avendo solo a cuore la salvezza dell’anima e quelle cose che riguardano l’onor di Dio. Ma alla vista dei grandi {65 [243]} pericoli, che portano sempre seco le ricchezze e le grandezze terrene, deliberò di romperla interamente col mondo e darsi tutto al Signore, abbandonò pertanto il principato, i parenti, gli amici, e dopo moltissimi contrasti da parte degli uni e degli altri, abbracciò lo stato religioso, in cui pervenne al più alto grado di cristiana perfezione.

            Se vogliamo anche noi distaccare il nostro cuore dalle vanità del mondo ed affezionarci alle cose di Dio, cominciamo dal disprezzare i beni terreni, che come pungenti spine ci sono d’impedimento alla nostra salute; stimiamo soltanto quello, che giova per condurci alla beata eternità, dicendo con s. Luigi: Ciò, che non è eterno, è un niente: Quod aeternum non est, nihil est. Questo si otterrà facilmente, se dispregiando ogni rispetto umano attenderemo alle cose che riguardano all’onor di Dio, e specialmente alla frequenza dei sacramenti della confessione e comunione, che sono i due mezzi più efficaci per vincere il rispetto umano, staccare il nostro cuore dalle cose terrene e innamorarci delle celesti.

 

Giaculatoria.

 

            Amabilissimo s. Luigi, per quella stretta unione che voi aveste con Dio, fate, che il mio cuore per l’avvenire non pensi più ad altro che alle cose del Cielo, ed abbia sempre a vile quelle della terra.

 

Pratica.

 

            Risolviamoci oggi di voler frequentare, per quanto ci è possibile, i sacramenti della confessione {66 [244]} e della comunione, e di mettere in pratica i consigli del confessore.

Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 61.

 

 

Domenica quinta. Giorno quinto - per la novena. Carità di San Luigi verso del prossimo.

 

            L’amore verso il prossimo è la misura dell’amor di Dio. S. Luigi non solo aveva viscere di carità verso del prossimo, ma sapeva maravigliosamente sopportarne i difetti. Fin da fanciullo era sì paziente agli insulti, agli oltraggi, alle villanie dei compagni, che, ben lontano dal mostrarsi offeso, gioiva; e chi più lo disprezzava più da lui era amato. Fin da fanciullo aveva meditate le parole del Vangelo, là dove dice: Date il superfluo ai poveri. Perciò godeva nel dare in limosina non solo il superfluo, ma nel privarsi delle cose a lui più care per darle ai bisognosi. Quando poi sapeva che trovavasi qualche poverello alla porta, egli subito lo andava a vedere, e tutto allegro correva dalla marchesa sua madre per chiederle qualche cosa, ed ottenutala, voleva andarla a riporre egli stesso nella mano del mendico. Questa carità era molto più ardente pei bisogni dell’anima. Ancora secolare portavasi nelle chiese ad insegnare il catechismo agli ignoranti, ne correggeva i costumi, e studiavasi di acquetarli nelle risse e nelle discordie. Fattosi religioso, scorreva la città di Roma per istruire i mendici; conducevali seco da qualche {67 [245]} confessore, affinchè fossero assolti dalle loro colpe, e così rimessi in grazia di Dio. Non avendo più altro da offerire a Dio in favore del prossimo, se non la propria vita, questo fece ancora. Imperciocchè in una pestilenza avvenuta in Roma ottenne di andare a servire gli appestati, e dove più, erano schifosi gli infetti, più volentieri Luigi prestava il suo ministero. Si metteva le tasche in collo, camminava per la città accattando limosina di porta in porta, indi se ne ritornava all’ospedale per sovvenire quei miserabili, cui prestava ogni più basso servigio.

            Anche noi, o giovani cristiane, possiamo imitare sì gran Santo nelle opere di carità col sopportare i difetti delle nostre compagne e perdonar loro quando siamo oltraggiate. Ma questa carità è assai più grande, se procureremo d’insegnare loro le cose della fede, o almeno condurle ove ne possono essere istruite. Quante anime potremo levare dal sentiero della perdizione e rimetterle in quella strada, che le conduce a salvamento; ed allora quali grazie da Dio ci otterrà s. Luigi!

 

Giaculatoria.

 

            Amabilissimo s. Luigi, infiammate il mio cuore del vero amor del prossimo, onde cresca sempre più in me l’amor di Dio.

 

Pratica.

 

            Procurate di condur qualche vostra compagna ad ascoltare la parola di Dio, od a ricevere il Sacramento della Confessione.

Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 61. {68 [246]}

 

 

Domenica sesta. Giorno sesto - per la novena. Amor di S. Luigi verso Dio.

 

            S. Luigi nell’amor verso Dio fu un Serafino. Tanto ne era acceso, che al pensare o udir parlare delle cose del Signore quasi cadeva di sfinimento. Era poi singolare il suo amore per Gesù Crocifisso. Ogni volta che veniva da altri disprezzato, oppure pativa dolor di testa o altro incomodo di sanità, erane lietissimo, e bramava patir di più per amor del Signore. Quale fu poi la sua tenerezza per Gesù Sacramentato! Passava più ore al giorno avanti l’altare del Sacramento. Ancor giovinetto impiegava tre giorni a prepararsi alla Comunione, tre giorni appresso per farne il ringraziamento. Fatto più grandicello si accostava ogni giorno alla santa Comunione, ma sempre con angelico fervore e col massimo raccoglimento. Nel ricevere poi l’Ostia Santa discioglievasi in tali lagrime e deliquii, che spesso non aveva più forze a rizzarsi da terra.

            Da quale cosa deriva mai, che noi proviamo sì poco gusto per le cose spirituali? Questo avviene dall’essere il nostro cuore poco innamorato di Gesù Crocifisso, e dall’accostarci troppo di rado alla SS. Comunione o dall’accostarvici indegnamente, perchè è impossibile avvicinarci a queste due inesauste fiamme dell’amore di Dio senza sentircene accesi e trovarne conforto e contento. Accostiamoci per l’avvenire con cuore infiammato di viva carità e con atti ferventi di fede, di speranza {69 [247]} e di amore; a allora proveremo anche noi quelle delizie e quelle contentezze che provava s. Luigi.

 

Giaculatoria.

 

            O gran Serafino d’amore, fate che per l’avvenire altro più non voglia che amare Dio e a Lui solo servire.

 

Pratica.

 

            Procurate di recitare le preghiere del mattino e della sera avanti l’immagine di Gesù Crocifisso e baciatelo spesso. I sommi Pontefici concedono molte indulgenze a chi bacia il Crociffisso.

            Se potete, andate a far qualche visita a Gesù Sacramentato, specialmente dove è esposto per l’adorazione delle quarant’ore.

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 61.

 

 

Tre considerazioni che valgono a compiere l’esercizio dei nove giorni per la novena di S. Luigi.

 

 

Settimo giorno. S. Luigi si diede per tempo a Dio.

 

            Per lo più non si conosce il pregio della divina grazia, se non quando si è perduta; e molti non hanno più alcun mezzo di rimediare al passato, se non col piangere i peccati che hanno commesso. Di Luigi non fu così. Appena potè conoscere Iddio, {70 [248]} subito cominciò ad amarlo, le prime parole da lui pronunciate furono i dolci nomi di Gesù e di Maria: le prime inclinazioni furono per la pietà, i primi trattenimenti furono esercizi di sincera divozione; il qual tenore di vita proseguì finchè visse. Questo mio figliuolo, testificò sua madre, fu sempre un angiolino. Dall’età di sette anni fino alla morte sempre tenne una vita virtuosa, una vita angelica, vero modello di santità.

            Quanto mai piace al Signore l’essere servito singolarmente in tempo di gioventù! Figlie, egli ci dice, ricordatevi di me nei primi anni di vostra vita. Datene a me le primizie; non vogliate dare al demonio i vostri anni più belli, e a me riserbare gli avanzi di una vita peccaminosa. San Luigi ascoltò questa voce, e il Signore lo colmò di tante grazie, che divenne un gran santo. Se egli avesse ritardato sino all’età avanzata per darsi a Dio, non avrebbe senza dubbio raggiunto sì eminente santità, giacchè egli morì molto giovane, e avrebbe potuto essere che neppure si fosse salvato.

            Perchè dunque non consacrare al Signore questo tempo di nostra gioventù, che Egli tanto gradisce? Perchè differire di giorno in giorno ad abbandonare il peccato, e cominciar una vita da fedele cristiano? Tutti quelli, che ora si trovano nell’inferno, avevano volontà di darsi poi una volta a Dio; ma la morte li prevenne, e si sono perduti per sempre.

 

Giaculatoria.

 

            Fate, o glorioso s. Luigi, che io pianga il tempo perduto, e che quello, che il Signore {71 [249]} mi concederà, tutto lo possa per lui impiegare.

 

Pratica.

 

            Fuggite l’ozio, che è la cagione funesta di tanto tempo perduto, e cominciate oggi una vita nuova, che piaccia al Signore.

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 61.

 

Ottavo giorno. S. Luigi modello nella preghiera.

 

            I doni e le virtù sublimi, di cui era adorno s. Luigi, bisogna dire che erano anche frutte delle sue preghiere. Illuminato egli, da Dio sapeva che quanto gli dimandiamo per l’anima ci viene conceduto: Petite et accipietis.

            Appena potè articolare qualche parola di divozione suggerita dalla sua madre, ne rimase altamente affezionato. A quattro anni si assentava dalla presenza altrui, e, fatto cercare, veniva trovato in qualche nascondiglio, ove a terra genuflesso colle sue manine giunte dinanzi al petto fervorosamente pregava; e quantunque forte chiamato, con difficoltà poteva udire ciò che da lui si voleva, tanto era il diletto che provava in trattenersi con Dio. Spesse volte si alzava di letto nella notte, e nel cuore dell’inverno se ne stava molte ore pregando. Questo tenor di vita col crescere degli anni divenne sempre più perfetto e arrivò ad ottenere il raro privilegio di non essere più distratto nelle sue orazioni. Anzi bisognava che si facesse grande violenza per cessare dalla preghiera. Con questo mezzo giunse a {72 [250]} quel sublime grado di santità, che si può quasi dire senza esempio.

            Procuriamo anche noi di acquistare questo spirito di preghiera. In ogni nostro bisogno, nelle tribolazioni, nelle disgrazie, nell’intraprendere qualche azione difficile non tralasciamo mai di ricorrere prima a Dio. Ma soprattutto ne’ bisogni dell’anima ricorriamo a lui con fiducia, e saremo esauditi. Preghiamo altresì il Signore, che ci faccia conoscere in quale stato egli voglia essere servito da noi, affinchè possiamo spender bene quel tempo, che egli pose in nostro potere e da cui dipende la nostra eterna salvezza.

 

Giaculatoria.

 

            Ottenetemi, o glorioso s. Luigi, una scintilla del vostro fervore, e fate che sempre cresca in me lo spirito di preghiera e di divozione.

 

Pratica.

 

            Procurate per l’avvenire di recitare sempre con divozione e con raccoglimento le preghiere del mattino e della sera.

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 61.

 

 

Nono giorno. Preziosa morte di S. Luigi.

 

            Le cose, che ci possono turbare in punto di morte, sono specialmente i peccati della vita passata e il timore de’ castighi divini per l’altra vita. S. Luigi niente di ciò aveva a temere; la sua vita era stata un continuo pensare alla morte, che egli considerava come unico mezzo per finire l’esilio {73 [251]} silio di questo mondo e andare al possesso dei beni celesti. Tanti digiuni, così rigide mortificazioni, le austerità, le continue meditazioni e preghiere, insomma una vita veramente angelica, che aveva tenuto, quali cose gli avranno fatto temere? Egli è perciò che all’avviso di morire cantava il Te Deum, e pieno di allegrezza andava ripetendo: Laetantes imus. Seppe da Dio l’istante di sua morte, e dopo goduta la gloria del Paradiso nell’estasi di una notte, che a lui parve un momento, promettendo a tutti gli astanti che avrebbe eseguito le loro commissioni presso Dio, presso Maria Santissima e presso altri Santi, nel bacio di Gesù Crocifisso placidamente spirò. Che bel morire!

            Ci piace senza dubbio la morte preziosa di san Luigi. Se la vogliamo, sarà tale anche per noi. Ma badiamo che al punto di morte si raccoglie quello che abbiamo seminato nel corso della vita. Se abbiamo fatto opere buone, beate noi, la morte riuscirà di contento, il Paradiso sarà aperto per noi. Al contrario guai a noi! avremo rimorsi di coscienza nel punto di morte, ed un inferno aperto, che ci aspetta: Quae seminaverit homo haec et metet.

 

Giaculatoria.

 

            Ottenetemi, o glorioso s. Luigi, di poter vivere da buona cristiana per fare una morte santa.

 

Pratica.

 

            Pensate ogni sera se doveste morire in quella notte, quale sarebbe la vostra morte.

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 61. {74 [252]}

 

 

 

Festa di S. Luigi

 

GLORIA DI S. LUIGI IN CIELO

 

            La gloria, che gode un’anima in Paradiso, si misura specialmente dall’innocenza della vita, dalla penitenza e dalla carità. Queste virtù furono in s. Luigi luminosissime. Non iscorgesi in tutta la sua vita una colpa, che si possa dire certamente veniale. Appena acquistò l’uso di ragione, si rivolse di tutto cuore a Dio per amarlo. All’innocenza accoppiò rigorosissima penitenza. Ora se in Cielo si tiene conto di un bicchiere di acqua fresca dato per amor di Dio, che sarà di tanto sangue, che Luigi sparse, ancor fanciullo, flagellandosi più volte al giorno da rimanere gli stessi abiti suoi insanguinati? Che diremo del levarsi di notte a pregare genuflesso sul gelido terreno, agghiacciandosi al freddo? Che dei digiuni si austeri? Che di tante invenzioni di flagelli, con cui macerò le sue carni innocenti? Tutto questo quale gloria avrà meritato a san Luigi in Cielo? La sua carità verso Dio e verso del prossimo era così intensa, che tutto il viver suo dai primo uso di ragione fino alla morte fu un continuo esercizio di amore verso Dio, e di carità verso i suoi simili. Onde non è maraviglia che s. Maddalena de’Pazzi, rapita a contemplare la felicità dei Beati, vedendo la Gloria {75 [253]} di s. Luigi, abbia esclamato, che se veduto non avesse, non avrebbe mai creduto essere tanta gloria in Paradiso, quanto quella, di cui era adorno s. Luigi.

            Ecco, giovanette cristiane, a che conduce una vita buona e virtuosa; ad una beata eternità di delizie, ad una gloria incomprensibile, dove contempleremo Iddio a faccia a faccia, lo loderemo, lo benediremo insieme con Maria, cogli Angeli e con tutti i beati per tutti i secoli. Coraggio adunque; cominciamo per tempo a lavorare pel Signore; ci tocca di patire qualche cosa in questo mondo; ma i patimenti della vita presente durano poco, e il premio, che ne avremo, durerà in eterno: breve è il patire, eterno il godere.

 

Giaculatoria.

 

            Pietosissimo s. Luigi, ottenetemi la grazia di farmi santa, affinchè un giorno io sia partecipe della vostra gloria in Paradiso.

 

Pratica.

 

            Offerite al Santo tutti gli esercizi di pietà di questo giorno, per ottenere il dono della perseveranza.

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 61.

 

Inno.

 

Infensus hostis gloriae,

            Omnisque culpae nescius,

            Et mollis osor curiae

            Laudetur Aloysius. {76 [254]}

Alma iuvante Virgine,

            Ex matris alvo ducitur,

            Simulque sacro flumine

            Nascens puer renascitur.

Primis ab incunabulis

            Piae loquelae semina,

            Castis fluunt labellulis

            Iesu et Mariae nomina.

Summo sacer iam Numini

            Curas profanas abdicat,

            Et se decennis Virgini

            Per castitatem dedicat.

Deo trahente coelitus,

            Sic mente pergit vivere,

            Ut carnis expers spiritus,

            Vel angelus cum corpore.

Non hunc honores saeculi,

            Non magna tangunt nomina,

            Non aulici, non servuli,

            Nec cara gentis agmina.

Sed haec habens despectui,

            Sacrisque captus gaudiis,

            Adiunctus almo coetui

            Christi meret stipendiis.

Illo nihil perfectius,

            Nihil fuit constantius,

            Omni carens labecula

            Fit sanctitatis regula.

Uni ter almo numini,

            Sanctoque Iesu nomini

            Sit laus, decus, dilectio,

            Sit laus et Aloysio. Amen.

 

Y. Ora pro nobis, beate Aloysi.

R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi. {77 [255]}

Ant. Elegi abiectus esse in domo Dei mei, magis quam habitare in tabernaculis peccatorum.

 

Oremus.

 

            Coelestium donorum distributor Deus, qui in Angelico iuvene Aloysio miram vitae innocentiam pari cum poenitentia sociasti, eius meritis et precibus concede, ut innocentem non secuti, poenitentem imitemur. Per Christum etc. {78 [256]}

 

 

 


PARTE SECONDA. Eserciti particolari di cristiana pietà

 

 

Preghiere del mattino e della sera

 

            Una buona cristiana appena svegliata deve fare il segno della s. Croce, indi offrire il suo cuore a Dio dicendo: Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il mio cuore e l’anima mia. Di poi alzarsi da letto e vestirsi colla massima modestia. S. Luigi Gonzaga volevo nemmeno che gli vedessero nudi i piedi, e s. Francesca romana ancor piccolina era si modesta, che piangeva amaramente allorchè la vestivano o le mutavano i panni alla presenza di altri, perche giudicavano la purità come un limpido specchio, il quale anche ad un soffio solo si appanna.

            Mentre vi vestite, potete dire:

            Signore, vi ringrazio della buona notte che mi avete dato. Vi prego di dare una buona giornata a me, ai miei parenti e superiori e a tutti quelli per cui sono obbligata di pregare. Vi offerisco il mio cuore con tutti i suoi affetti, la mia mente con tutti i suoi pensieri e il mio corpo con tutti {79 [257]} i suoi sentimenti. Intendo oggi di partecipare a tutto il bene che si fa nella S. Chiesa e di acquistare tutte le indulgenze possibili. S. Cuore del mio Gesù, io vi offro in unione del Cuore Immacolato di Maria tutte le preghiere, tutte le azioni, tutte le sofferenze di questa giornata colla stessa intenzione colla quale voi vi immolale incessantemente sull’altare della Croce, e Voi assistetemi colla vostra santa grazia perchè io non abbia mai ad offendervi.

            Maria SS. aiutatemi. Angeli e Santi del Cielo pregate per me.

 

            Vestita, vi porrete ginocchioni avanti qualche divota immagine, indi reciterete le seguenti preghiere.

 

            Nel nome del Padre, e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia.

 

            Signor mio, Dio mio, io vi adoro, e vi amo con tutto il cuore; vi ringrazio di avermi creata, fatta Cristiana, d’avermi conservata in questa notte (alla sera direte: conservata in questo giorno). Vi offerisco tutte le mie azioni, e vi prego a darmi grazia di non offendervi mai, specialmente in questo giorno (alla sera, in questa notte).

            Padre nostro, che sei ne’ Cieli, sia santificato il nome tuo, venga il regno tuo, sia fatta la volontà tua come in cielo, così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non c’indurre in tentazione; ma liberaci dal male. Così sia. {80 [258]}

            Dio ti salvi, o Maria, piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del ventre tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della morte nostra. Così sia.

 

            Io credo in Dio Padre onnipotente, Creatore del Cielo e della terra. Ed in Gesù Cristo suo Figliuolo unico, Signor nostro: il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque di Maria Vergine: patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morto e sepolto: discese agli inferni, il terzo dì risuscitò da morte: salì al Cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là ha da venire a giudicare i vivi ed i morti. Credo nello Spirito Santo, la Santa Chiesa Cattolica: la Comunione dei Santi: la remissione de’peccati: la risurrezione della carne: la vita eterna. Così è.

 

            Dio ti salvi, o Regina, Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra. A te ricorriamo noi miseri figli di Eva. A te sospiriamo gemendo e piangendo in questa valle di lagrime. Su dunque, o Avvocata nostra, degnati di volgere verso di noi i tuoi occhi misericordiosi, e dopo questo esilio mostraci Gesù benedetto frutto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

 

            Angelo del Signore, che siete mio custode per ordine della sua pietosa provvidenza, custoditemi in questo giorno, illuminate il mio intelletto, reggete i miei affetti; governate i miei sentimenti, acciocchè io non offenda mai il mio Signore Iddio. Così sia. {81 [259]}

 

I Comandamenti di Dio sono dieci.

 

1. Io sono il Signore Iddio tuo, non avrai altro Dio avanti di me.

2. Non nominare il nome di Dio invano.

3. Ricordati di santificare le feste.

4. Onora il padre e la madre, acciocchè tu viva lungo tempo sopra la terra.

5. Non ammazzare.

6. Non fornicare.

7. Non rubare.

8. Non dire il falso in testimonio.

9. Non desiderare la persona d’altri.

10. Non desiderare la roba d’altri.

 

I comandamenti della santa Chiesa sono cinque:

 

1. Udir la messa intiera tutte le domeniche e le altre feste comandate.

2. Digiunare la quaresima, le quattro tempora, ed altre vigilie comandate, e non mangiai carne il venerdì e il sabato.

3. Confessarsi almeno una volta l’anno, e comunicarsi alla Pasqua.

4. Non celebrar le nozze ne’ tempi proibiti.

5. Pagare le decime secondo l’usanza.

 

Atto di Fede.

 

            Credo fermamente, che vi à Dio, il quale premia i buoni e castiga i cattivi. Credo, che in Dio vi sono tre persone realmente distinte, Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Credo, che il Figliuolo di Dio si è incarnato, fatto uomo nel seno purissimo di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. Come uomo è morto sulla croce {82 [260]} pei nostri peccati, ed il terzo dì risuscitò. Credo queste e tutte le altre verità della nostra santa Fede, perchè Dio sommamente verace le ha rivelate alla santa Chiesa, e per mezzo della santa Chiesa le insegna a noi.

 

Atto di Speranza.

 

            Mio Dio, perchè siete onnipotente, misericordioso e fedele, spero che mi darete il perdono de’miei peccati, la grazia di vivere e morir bene, ed il Paradiso, che mi avete promesso per li meriti di Gesù Cristo, facendo io opere da buon Cristiano, come propongo di fare col vostro santo aiuto.

 

Atto di Carità.

 

            Dio mio, vi amo sopra ogni cosa, vi amo per li beni, che ho ricevuto da voi, vi amo per quelli che spero di ricevere; ma vi amo principalmente, perchè siete Dio d’infinita bontà, perciò degno per voi medesimo di essere amato sopra tutte le cose, ed amo il prossimo come me stessa per amor vostro.

 

Atto di Contrizione.

 

            Misericordia, Signore, mi pento, mi dolgo con tutto il cuore di avervi offeso; mi pento non solo per li beni che ho perduti, e per i mali, che ho meritati peccando, ma mi pento principalmente perchè ho offeso un Dio sì buono e sì grande come siete Voi. Vorrei prima esser morta che avervi offeso. E propongo fermamente colla vostra santa grazia di non offendervi mai più, perchè vi amo sopra ogni cosa.

            Gesù mio, misericordia. {83 [261]}

 

Pel decorso del giorno.

 

            Maria concepita senza peccato, pregate per me che ricorro a Voi.

            Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione della B. V. Maria.

 

SERA.

 

            Alla sera reciterete la terza parte del Rosario (se non l’avete ancora recitata lungo il giorno) in compagnia dei vostri fratelli e delle vostre sorelle, ma divotamente, ne troppo in fretta senza appoggiarvi incivilmente sulla tavola o sugli scanni. Qualora vi manchi il tempo per la recita del Rosario dite almeno tre Ave Maria, per ottenere il patrocinio della gran Vergine. Direte poi le stesse preghiere del mattino.

            Fermatevi alcuni istanti a considerare lo stato di vostra coscienza, e se vi trovate colpevole di qualche peccato, fate di cuore un atto di contrizione promettendo di confessarvene al più presto possibile. Mentre vi spogliate immaginatevi di veder i carnefici a levar con violenza le vesti di dosso a Gesù Cristo per flagellarlo. Appena coricata direte:

            Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell’ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia.

            Pensando quindi alla presenza di Dio colle mani giunte dinanzi al petto prenderete riposo.

            Lungo il giorno, oppure dopo le preghiere del mattino o della sera leggerete un tratto della {84 [262]} vita di qualche santa, o una delle considerazioni poste a pag. 34, oppure pensate agli avvisi che il confessore vi diede nell’ultima confessione.

            Una buona cristiana lungo il giorno deve attendere diligentemente a quelle cose che riguardano al proprio stato, e indirizzare ogni azione al Signore dicendo: Signore, vi offerisco questo lavoro, dategli la vostra santa benedizione.

            Al mattino, al mezzodì ed alla sera quando suona l’Ave Maria, mettetevi ginocchioni e recitate la seguente orazione;

 

            Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto. Ave, Maria etc.

            Ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum. Ave, Maria etc.

            Et Verbum caro factum est, et habitavit in nobis. Ave, Maria etc.

            Y. Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.

            R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

Oremus.

 

            Gratiam tuam, quaesumus, Domine, mentibus nostris infunde, ut qui, Angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eumdem Christum, etc.

 

            Si aggiungeranno tre Gloria Patri per lucrare ogni volta l’indulgenza di 300 giorni.

            Il sabbato, la domenica o nel tempo pasquale si sta in piedi, e dal sabbato santo alla vigilia della Santissima Trinità invece dell’Angelus dicesi {85 [263]}

            Regina coeli, laetare, alleluia.

            Quia quem meruisti portare, alleluia.

            Resurrexit sicut dixit, alleluia.

            Ora pro nobis Deum, alleluia.

Y. Gaude et laetare, Virgo Maria, alleluia.

R. Quia surrexit Dominus vere, alleluia.

 

Oremus.

 

            Deus, qui per resurrectionem Filii tui Domini nostri Iesu Chris ti mundum laetificare dignatus es, praesta, quaesumus, ut per eius Genitricem Virginem Mariam perpetuae capiamus gaudia vitae. Per eumdem Christum etc. R). Amen.

 

            Benedetto XIV concedè cento giorni d’indulgenza ogni volta che si pratica questa divozione.

 

            Vi sono eziandio parecchie indulgenze per chi accompagna il SS. Viatico quando è portato agl’infermi. Se le vostre occupazioni non permettono di andarvi dite almeno un Pater ed un Ave pel povero infermo.

 

            Quando si suona l’agonia molte altre indulgenze si possono lucrare da chi interviene alla chiesa a pregare per quel moribondo, o non potendo recita almeno un Pater ed Ave. Lo stesso dicasi al segno della morte di alcuno per chi dice tre Requiem aeternam in suffragio di quell’anima passata all’eternità.

 

            Prima di prendere cibo fate il segno della santa croce e dite:

 

            Signore, date la vostra benedizione a me e a’cibi che prenderò per mantenermi nel vostro santo servizio. {86 [264]}

            S. Benedetto un giorno prima di mettersi a tavola, fatto secondo il solito il segno della santa croce, vide spezzarsi il bicchiere, entro cui eragli stato messo il veleno.

 

Dopo il cibo:

 

            Signore, vi ringrazio dei benefizi che mi avete fatto, datemi grazia che me ne serva in bene.

 

 

Maniera di assistere con frutto alla s. Messa

 

AVVERTIMENTO.

 

            La Messa è l’offerta ed il sacrificio del Corpo e del Sangue di Nostro Signor Gesù Cristo, che viene offerto e distribuito sotto le specie del pane e del vino consacrato. Capite bene, o giovani, che nell’assistere alla santa Messa fate lo stesso, come se voi accompagnaste il divin Salvatore quando uscì di Gerusalemme per portare la croce sul monte Calvario, dove giunto fra i più barbari tormenti fu crocifisso, spargendo fin l’ultima goccia del proprio sangue. Questo medesimo sacrificio rinnova il Sacerdote mentre celebra la santa Messa, con questa sola distinzione, {87 [265]} che il sacrificio del Calvario fu con ispargimento di sangue, quello della Messa e incruento, cioè senza spargimento di sangue. Siccome non si può immaginare cosa più santa, più preziosa che il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo, così quando andate alla santa Messa, voi fate un’azione la più grande, la più santa, la più gloriosa a Dio, e la più utile all’anima propria. Gesù Cristo viene egli stesso in persona ad applicare a ciascuno in particolare i meriti di quel sangue adorabilissimo, il quale sparse per noi sul Calvario in croce.

            Ma il vedere tante giovanetto con volontà deliberata distratte starvi irriverentemente, senza modestia, senza attenzione, senza rispetto, rimanendosi in piedi, guardando qua e là, ci fa dire che costoro non assistono al divino sacrifizio come Maria e s. Giovanni, ma come i Giudei, e rinnovano più volte i patimenti del Calvario con grave scandalo delle compagne e disonore di nostra santa religione!

            Recatevi volentieri ad assistere al s. Sacrificio colle disposizioni di vera cristiana, e supponete di veder Gesù Cristo cominciare la sua dolorosa passione, esposto ai più barbari trattamenti per nostra salvezza. Durante la Messa state con modestia e raccoglimento tale, che alcuna cosa non sia per disturbarvi. Il vostro spirito, il cuore, i sentimenti vostri non siano ad altro intenti che ad onorare Iddio. Vi raccomando di avere grande premura per andare alla santa Messa, e di tollerare anche a questo fine qualche incomodo. S. Isidoro, che era servo di campagna, si {88 [266]} levava di buon mattino per andare alla santa Messa, e trovavasi a tempo debito a fare quelle cose che dal suo padrone venivano comandate. Con questo si meritò dal Signore ogni sorta di benedizioni, per modo che ogni suo lavoro riusciva bene. Ricordatevi anche di ascoltare qualche volta la s. Messa in suffragio delle anime purganti, specialmente dei vostri parenti.

 

            Nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia.

 

In principio della Messa.

 

            Signor mio Gesù Cristo, mi presento avanti al vostro altare per assistere a quel gran Sacrifizio, che voi compiste sul Calvario per amor nostro e per la nostra salute. Mentre ve lo offerisco a vostra maggior gloria ed a bene spirituale dell’anima mia, vi prego a darmi sentimenti di viva fede e di sincero dolore dei miei peccati, acciocchè io meriti di partecipar ai frutti copiosi di questo santo Mistero.

 

Al Confiteor.

            Benchè venga a’piedi vostri confidata nella vostra infinita bontà e misericordia, sento tuttavia quanto sia grande la mia miseria pei tanti peccati della mia vita passata; perciò umiliata in ispirito col vostro ministro mi confesso a Dio onnipotente, alla Beata {89 [267]} Maria sempre Vergine, al Beato Michele Arcangelo, al Beato Giovanni Battista, a’santi Apostoli Pietro e Paolo, e a tutti i Santi, perchè molto peccai con pensieri, con parole e con opere, per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Perciò prego la Beata Vergine Maria, il Beato Michele Arcangelo, il Beato Giovanni Battista, i ss. Apostoli Pietro e Paolo e tutti i Santi ad intercedere per me appresso il Signor nostro Iddio.

 

Il sacerdote ascende all’Altare.

 

            Tutta la terra vi adori, o Signore, e canti lode al vostro santo nome. Sia gloria al Padre, al Figliuolo ed allo Spirito Santo. Così sia.

 

Al Kyrie eleison.

 

            O Eterno Divin Padre, che vi degnaste crearmi a vostra immagine, abbiate pietà di me!

            O benedetto Gesù figlio di Dio vivo, che mi avete redenta colla vostra passione e morte, abbiate pietà di me.

            Santo Divino Spirito, Santificatone delle anime, rinnovate il mio cuore ed abbiate pietà di me!

 

Al Gloria.

 

            Sia gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà. Io vi riconosco, o mio Gesù, come figliuolo {90 [268]} del Padre, Dio come lui, Redentor del mondo, Signore della pace. Vi lodo e vi adoro cogli Angioli del cielo e desidero di poter un giorno lassù adorarvi, lodarvi, amarvi con loro. Padre di misericordia, abbiate pietà dei vostri figliuoli. Amabilissimo Gesù, Agnello di Dio, che togliete i peccati del mondo, accogliete la nostra preghiera ed esauditela, voi che sedete alla destra dell’Eterno Padre e con lui e col Santo Spirito regnate per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

 

All’Oremus.

 

            Ricevete, o Signore, le preghiere che da questo Sacerdote vi sono indirizzate per me. E per l’intercessione di Maria e dei Santi, di cui facciamo oggi commemorazione, concedetemi la grazia di vivere e morire da buona cristiana nel grembo della santa Madre Chiesa.

 

All’Epistola.

 

            Spirito Divino, che vi degnaste farmi dire per mezzo dei Profeti e degli Apostoli la vostra parola, che è luce ai miei passi, vi ringrazio d’avermi illuminata col mezzo loro, e vi prego a perdonarmi d’aver finora così malamente corrisposto a tanta bontà. Datemi, o Signore, un cuore docile per mettere in pratica le istruzioni salutari, che i sacri librici danno e i savi consigli di coloro, cui spetta {91 [269]} particolarmente dirigere l’anima mia sulla strada della salute. Sono retti i vostri giudizi, e rallegrano il cuore. Sono chiari i vostri precetti, e illuminano la mente; la vostra legge è immacolata, e converte le anime. Io indegnissima vostra serva, propongo di osservarla mediante il vostro aiuto.

 

Al Vangelo.

 

            Io sono pronta, o Signore, a confessare la fede del Vangelo a costo della mia vita professando le grandi verità, che ivi sono contenute. Datemi grazia e fortezza per fare la vostra divina volontà, fuggire il peccato e tutte le occasioni di peccare, e infiammate il cuor mio del vostro santo Amore, acciocchè io vi ami e vi serva tutti i giorni della mia vita.

 

Al Credo.

 

            Io credo fermamente tutte le verità che voi, mio Dio, rivelaste alla vostra Chiesa, perchè siete verità infallibile. Accrescete perciò in me lo spirito di viva fede, ferma speranza, e d’infiammata carità.

            Dite il Credo.

 

All’Offertorio.

 

            Vi offerisco, o mio Dio, per le mani del Sacerdote quel pane e quel vino, che debbono essere cangiati nel Corpo e nel Sangue di {92 [270]} Gesu Cristo. Vi offro nel medesimo tempo il mio cuore, la mia lingua, affinchè per l’avvenire altro non desideri, nè d’altra cosa io parli, se non di quello che riguarda al vostro santo servizio.

 

All’Orate, fratres.

 

            Ricevete, Signore, questo sacrifizio per onore e gloria del vostro santo nome, per mio vantaggio, e per quello di tutta la vostra santa Chiesa.

 

Al Prefazio.

 

            Anima mia, tu che non sei creata per la terra, ma pel cielo, leva in alto i tuoi pensieri ed affetti a Dio, affinchè io lo ringrazi della sua incessante bontà, io lo esalti e lo ami. Verrà il tempo in cui cogli Angeli ed Arcangeli, coi Cherubini e coi Serafini, lo potrò lodare per sempre in Cielo. Intanto unisco la mia alla loro voce, e colle parole e coi sentimenti della Chiesa militante esclamo:

 

Al Sanctus.

 

            Santo, Santo, Santo è il Signore, il Dio degli eserciti. Sia glorificato e benedetto per tutti i secoli il suo santo nome.

 

Al Memento dei vivi.

 

            Vi prego, o Gesù mio, di ricordarvi dei miei genitori, e parenti, e de’benefattori spirituali e temporali, degli amici miei, ed anche {93 [271]} de’miei nemici; ricordatevi specialmente del sommo Pontefice, di tutta la Chiesa, e di ogni autorità spirituale e temporale, a cui sia pace, concordia e benedizione.

 

All’elevazione dell’Ostia.

 

            Con tutta umiltà prostrata vi adoro, o Signore, e credo fermamente che esistete in quest’Ostia sacra. Oh gran mistero, un Dio viene dal cielo in terra per la mia salute! Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento.

(100 giorni d’indulgenza ogni volta).

 

All’elevazione del Calice.

 

            Signor mio Gesù Cristo, io adoro quel Sangue, che voi spargeste per salvare l’anima mia. Io ve l’offerisco in memoria della vostra passione, morte, risurrezione, e ascensione al cielo: ricevetelo in isconto de’miei peccati e pei bisogni di santa Chiesa.

Al Memento dei morti.

 

            Ricordatevi, Signore, delle anime del Purgatorio e specialmente di quelle de’miei parenti, benefattori spirituali e temporali. Vi raccomando ancora quelle che da maggior tempo si trovano tra quelle pene e quelle a cui fossi stato causa col mio mal esempio. Liberatele al più presto da quelle pene, e date a tutte la gloria del Paradiso. {94 [272]}

 

Al nobis quoque peccatoribus.

 

            Pei meriti della vostra passione e morte, o mio buon Gesù, e per quelli dell’augusta vostra Genitrice, e di tutti i Santi, concedetemi il perdono de’miei peccati.

 

Al Pater noster.

 

            Vi ringrazio, Gesù mio, di questo eccellente modello di preghiera, che mi deste; fatemi la grazia, che io la possa recitare colla divozione e coll’attenzione che si merita. Concedetemi quanto in essa vi domanda per me quel sacerdote, e soprattutto che io non cada in mortale peccato, unico e sommo male, che puo farmi perdere eternamente. Dite il Pater noster.

 

All’Agnus Dei.

 

            Gesù agnello immacolato, vi supplico ad usare misericordia a me e a tutti gli uomini del mondo, affinchè tutti si convertano a voi, per godere quella vera pace, che provano coloro, i quali sono in grazia vostra.

 

Al Domine, non sum dignus.

 

            O Signore, per la moltitudine de’miei peccati io non son degna, che voi veniate ad abitare nell’anima mia, ma dite solamente una parola, e mi sarà rimesso ogni peccato. {95 [273]} Oh! quanto mi spiace d’avervi offèso, fatemi la grazia che non vi offenda mai più per l’avvenire.

 

Alla Comunione.

 

            Se non potete comunicarvi sacramentalmente, fate almeno la comunione spirituale, che consiste in un ardente desiderio di ricevere Gesù nel vostro cuore, dicendo:

            Mio caro e buon Gesù, poichè questa mattina non posso ricevere l’Ostia santa, venite almeno a prendere possesso di me colla vostra grazia, onde io viva sempre nel vostro santo amore.

            Qui fermatevi un istante e immaginatevi di aver ricevuta l’Ostia santa, e che Gesù si trovi entro di voi. Dimandategli le grazie, che fanno più bisogno per voi e pei vostri cari, aggiungendo:

            La grazia che singolarmente vi domando, o mio Dio, è di poter fuggire le occasioni pericolose, affinchè io non abbia mai ad offendervi, e di poter praticare specialmente la virtù dell’umiltà, della modestia, dell’obbedienza e della carità.

 

Dopo la Comunione.

 

            Che potrò io darvi, o Dio di bontà, per tutti i benefizi di cui mi ricolmate, e singolarmente per il favore di avermi visitata, come spero, colla vostra santa grazia? Siate per sempre benedetto, mio amabilissimo Salvatore, per {96 [274]} esservi tutto sacrificato per me e per avermi fatta partecipe dei vostri meriti infiniti. Egli è ben giusto, che io mi sacrifichi a Voi e consacri alla vostra gloria tutta me stessa. Quale perciò deve essere la mia fedeltà nel vostro servizio e nell’osservanza della vostra santa legge?

            Propongo fermamente di voler piuttosto morire che nuovamente trasgredirla.

            I miei occhi, che hanno avuto la felicità di mirarvi sotto le specie Sacramentali, si asterranno da ogni sguardo impuro; le mie orecchie, che hanno udita la vostra santa parola, saranno chiuse ai vani ed illeciti discorsi; la mia lingua, che ha pronunziato le vostre lodi, non si lascierà più contaminare da licenziose parole; il mio corpo santificato dall’assistenza a questo tremendo mistero non si avvilirà più con azioni indegne, e la mia mente e il mio cuore accesi dal vostro santo amore non si occuperanno più che in lodarvi, amarvi e ringraziarvi per sempre.

 

Alle ultime orazioni.

 

            Vi ringrazio, o mio Dio, di esservi sacrificato per me; fate che da questo momento tutta io mi possa sacrificare a Voi. Dispiaceri, fatiche, caldo, freddo, fame, sete ed anche la morte tutto accetterò volentieri dalle vostre mani, pronta ad offerire tutto {97 [275]} e perdere tutto, purchè io possa adempiere la vostra santa legge, e conformarmi in tutto e per tutto alla vostra sempre adorabile volontà.

 

Alla Benedizione.

 

            Benedite, o Signore, per la mano del vostro ministro, queste sante risoluzioni, e fate che gli effetti di questa benedizione siano eternamente sopra di me. Nel nome del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo. Così sia.

 

All’ultimo Vangelo.

 

            Verbo eterno, fatto carne per salvare l’anima mia, io vi adoro col più profondo rispetto, e vi ringrazio di quanto patiste per me. Concedetemi la grazia di conservare i frutti di questa santa Messa; perdonatemi, se non vi ho assistito colla debita attenzione, e fate che uscendo io di questa chiesa abbia in sommo orrore ogni cosa, che si opponga alle verità del vostro santo Vangelo.

            Confermate in me quello che vi siete degnato di operare per vostra misericordia, e datemi grazia di offerirmi a voi in tutti i giorni di mia vita, perchè io sia fatta degna di partecipare alla vostra gloria eternamente in Cielo.

            Recitate una Salve alla B. V. ed un Pater, Ave, Gloria alla Santa di cui portate il nome, affinchè vi aiutino a mantenere i proponimenti fatti e così passare santamente la giornata. {98 [276]}

 

 

Del sacramento della confessione

 

            Un solo peccato mortale, o giovanotte, basta a precipitare nell’inferno colui che l’ha commesso, se egli non ne ottiene il perdono da Dio prima di morire. Perciò non avvi cosa al mondo, che ci debba stare maggiormente a cuore, quanto l’ottenere questo perdono, quando si ha avuto la disgrazia di peccare mortalmente. A fine di provvedere a questo supremo bisogno Gesù C. ha instituito il sacramento della penitenza, con cui noi possiamo ottenere il perdono dei peccati commessi dopo il Battesimo.

            Egli disse a’suoi Apostoli e nella persona di quelli a’ sacerdoti loro successori: «Come il Padre mio celeste mandò me, così io mando voi.» Cioè io concedo a voi la medesima autorità data a me dal mio Padre eterno. Questa autorità comprendeva certamente eziandio la facoltà di rimettere i peccati; ma volendo parlare in ispecie della confessione, disse precisamente ai suoi Apostoli: « I peccati sono rimessi a quelli « a cui li rimetterete, e saranno ritenuti a quelli « a cui li riterrete (Joan. 20). »

            Con queste parole Gesù Cristo diede a’suoi ministri la facoltà di assolvere e di non assolvere; donde nasce l’obbligazione ai cristiani di confessare le loro colpe, affinchè il confessore possa conoscere quando si deve dare o non darti l’assoluzione. {99 [277]}

            Ma persuadiamoci che molti cristiani non sanno approfittarsi di quatto augusto sacramento. E ci sono fondati motivi per temere che a molti invece di essere mezzo di salute sia al contrario motivo di dannazione, perchè si riceve male. Per impedire che una tale disgrazia non accada a te, o giovane cristiana, fu quivi esposta una breve istruzione, che ti prego di leggere attentamente ogni volta che andrai a confessarti.

 

Disposizioni necessarie per fare una buona confessione.

 

            Le disposizioni necessarie per fare una buona confessione sono: Esame, Dolore, Proponimento, Confessione e Penitenza. Le più importanti sono il dolore o contrizione e il proponimento.

            1. La contrizione è un dolore dell’animo ed una detestazione dei peccati, almeno dei mortali, che furono commessi, con una ferma risoluzione di non più commetterli per l’avvenire.

            Senza la contrizione Iddio non concede mai ad alcuno il perdono dei peccati. Questo dolore deve essere interno, soprannaturale, sommo ed universale.

            2. Deve essere interno; perciò non basta recitare la fomola dell’atto di contrizione; ma bisogna avere nel cuore un vero dolore, un vero dispiacere di aver offeso Dio.

            3. Deve essere suprannaturale, vale a dire eccitato dalla grazia dello Spirito Santo e concepito per motivi suggeriti dalla fede. Così quando si detesta il peccato, perchè ci ha cagionato {100 [278]} qualche disgrazia temporale, un castigo, una malattia, la perdita di qualche bene terreno, non sono motivi sufficienti ad un atto di contrizione che valga ad ottenerci il perdono dei peccati. Bisogna pertanto pentirci perchè il peccato ha offeso gravemente Iddio, ci ha fatti indegni del paradiso e meritevoli dell’inferno.

            A fine di eccitarci al pentimento giova molto considerare, che col peccato abbiamo offeso Iddio, che è nostro padrone, a cui noi dobbiamo obbedire. Che Dio è infinitamente buono è nostro Creatore, nostro Padre, nostro Salvatore, che ci ha comperati col prezzo del suo Sangue. La contrizione perfetta è il dispiacere di aver offeso Dio, perchè egli in se stesso è infinitamente perfetto e infinitamente degno del nostro amore.

            Questa contrizione, se è in grado perfetto e congiunta a vivo desiderio del sacramento, quando questo non si potesse veramente ricevere, basta per ottenerci da Dio il perdono, ma con obbligo di confessarci poi quando si possa.

            Dobbiamo eziandio fare riflessione sopra i castighi meritati pel peccato, il paradiso perduto, l’inferno meritato. Questi motivi devono eccitare nel nostro cuore un vero dolore del peccato, senza cui Dio non perdona mai.

            4. Il dolore del peccato mortale deve essere sommo; vale a dire il più grande di tutti i dispiaceri; imperciocchè il peccato mortale è il più grande di tutti i mali, in quanto che offende Iddio, e fa un grandissimo torto a noi medesimi.

            Dobbiamo adunque essere più afflitti dell’offesa fatta a Dio, che di tutti i mali del mondo. {101 [279]}

            Tuttavia non è necessario che noi versiamo lagrime, come facciamo talora per altri mali; basta che il nostro dolore sia sommo, avuto riguardo, che abbiamo offeso la somma maestà e bontà di Dio da stimarsi e da amarsi più di tutte le altre cose.

            5. Questo dolore deve essere universale, cioè estendersi sopra tutti i peccati mortali commessi. Se ce ne fosse un solo, di cui non si avesse questa contrizione, Iddio non perdonerebbe nè questo, nè gli altri, perchè un solo peccato mortale merita e attira sopra di noi l’inimicizia di Dio.

            6. Bisogna che il dolore sia congiunto ad un fermo proponimento, ossia ad una promessa o risoluzione di voler piuttosto morire, che ricadere in alcun peccato mortale: senza di ciò non si ottiene il perdono. La mancanza di questa risoluzione è una prova evidente, che non vi è il vero dolore; imperciocchè se siamo veramente pentiti di aver fatto un male, dobbiamo essere decisi di non più commetterlo in avvenire per qualsiasi ragione.

            7. Se questa risoluzione è ferma, presto si vedranno abbandonate le occasioni, che possono condurre al peccato mortale, poichè chiunque si ponga volontariamente nel pericolo di peccare, è già reo di peccato. Un segno evidente di questo dolore si è quando succede alla confessione un cangiamento interno ed esterno; quando si soddisfa alla giustizia di Dio colla penitenza, o con altre buone opere; si riparano i danni cagionati al prossimo nell’onore, nella roba o nella persona, e si pone pronto rimedio agli scandali dati. {102 [280]}

            8. L’assoluzione, per cui riceviamo il perdono dei peccati, non si riceve se non quando il confessore, dopo di aver udita tutta la confessione, pronunzia le parole che diconsi sacramentali. Soltanto queste parole conferiscono alle anime ben disposte la grazia del sacramento della penitenza.

            9. Quando la confessione non è terminata, oppure il penitente non è ancora abbastanza disposto, il confessore non dà che una semplice benedizione, che non bisogna confondere coll’assoluzione.

            Il biglietto di confessione che talvolta fa il confessore è solamente un certificato che attesta esserci noi accostati al sacerdote per confessarci, ma non dice nulla delle cose confessate, ne dell’assoluzione data o differita.

            In generale il penitente può rimaner tranquillo di aver ricevuta l’assoluzione, quando il confessore non avvisa che sia stata differita.

            10. Colla contrizione, colla confessione, coll’assoluzione ci vuole ancora la soddisfazione, che’consiste particolarmente nel fare la penitenza imposta dal confessore, e rimediare ai peccati passati con opere buone.

 

 

Modo pratico per accostarsi degnamente al sacramento della confessione.

 

            Dopo che avremo attentamente lette e considerate le disposizioni generali per fare una buona confessione, potremo facilmente passare {103 [281]} alla pratica. Pertanto nel giorno precedente a quello destinato per la confessione dobbiamo prepararci con qualche opera di cristiana pietà, come sarebbe una’visita al SS. Sacramento, un digiuno o almeno qualche mortificazione, un po’ di lettura spirituale, qualche preghiera e simili. Nel giorno poi della confessione dobbiamo metterci alla presenza di Dio e pregarlo di cuore, affinchè ci aiuti a far bene l’esame, cioè a fare una diligente ricerca dei peccati commessi dopo l’ultima confessione; di poi invochiamo l’aiuto di Dio colla seguente:

 

Orazione.

 

            Signor mio Gesù Cristo, Redentore dell’anima mia, io mi getto ai vostri piedi supplicandovi di aver pietà e misericordia di me. Illuminatemi colla vostra grazia, affinchè io conosca ora i miei peccati, come li farete a me noti quando mi presenterò al vostro tribunale per essere giudicata. Fate, o Signore, che li detesti con vero dolore, e ne conseguisca il perdono pei meriti infiniti del Vostro Sangue preziosissimo sparso per me sopra la Croce. Vergine Santissima, Santi e Sante tutte del Paradiso, pregate per me, affinchè io possa fare una buona confessione.

 

Esame.

 

            Per fare l’esame è bene che ci portiamo col pensiero sopra i comandamenti della legge di Dio e della Chiesa, facendo a noi stessi l’applicazione {104 [282]} di quanto ivi è proibito o comandato. Si darà nonostante un cenno sopra l’esame pratico.

            Esaminatevi pertanto: se parlaste male delle cose di religione: se nominaste il nome di Dio invano; ascoltaste la santa messa nei giorni festivi: se vi siete occupate in opere di pietà, o piuttosto in lavori proibiti. Esaminatevi poi particolarmente intorno ai doveri del proprio stato, se avete dato scandalo con abbigliamenti immodesti in chiesa o fuori di chiesa, specialmente con parole oscene, o con altri cattivi discorsi; se avete recato danno al prossimo nella roba, nella persona o nell’onore. Notate bene che si può anche rubare non occupando il tempo in quelle cose per le quali siamo pagati, o ne siamo altrimenti ricompensati. Se diceste, ascoltaste, faceste, permetteste o anche solo avvertentemente pensaste cose contrarie all’onestà.

            Dobbiamo qui ripetere riguardo all’esame che non basta esporre semplicemente il peccato, ma dobbiamo dire il numero delle volte, che abbiamo commesso questo o quell’altro peccato. Per esempio non basta dire: ho fatto cattivi discorsi, ma dire il numero delle volte che furono fatti. In quanto poi al peccato di scandalo dobbiamo esaminarci in particolare e riflettere, se i nostri discorsi, le nostre parole, le nostre azioni furono ad altri occasione di peccato. Perciò quante sono le persone, che ascoltarono quei discorsi, altrettanti sono i peccati di scandalo, di cui dobbiamo accusarci. Che se non ci siamo mai esaminati così pel passato, dobbiamo darci la massima sollecitudine di farlo presentemente, {105 [283]} chiedere sopra di ciò consiglio al confessore, e se egli lo giudica bene, anche rifare le confessioni passate.

            Fatto l’esame dobbiamo eccitarci ad un vero dolore; quindi mettendoci alla presenza di Dio faremo la preghiera seguente:

 

Atto di pentimento.

 

            Eccomi, o mio Dio, innanzi a voi ripiena di confusione e di rincrescimento per avervi offeso. Ahimè! le mie iniquità mi circondano, la loro immagine mi angustia, la loro moltitudine mi spaventa. Oh non le avessi mai commesse! Oh non mi fossi mai staccata dall’osservanza della vostra santa legge! Io vi ho offeso, mio buon Dio, ed ho corrisposto al vostro amore colla più nera ingratitudine. Ho oltraggiata la vostra giustizia. O mio Dio, quanto mai è amara la memoria de’miei peccati! Quanto mi rincresce di averli commessi! Ah! Signore d’infinita bontà, e degno per voi medesimo di essere amato da ogni cuore e sopra ogni cosa, io vi domando perdono. Il sangue di G. C. sparso per me sulla croce chiede al trono vostro pietà e misericordia. Deh! ascoltate, o mio Dio, le voci di questo Sangue divino, e perdonatemi. Io non vi offenderò mai più, sono disposta di perdere ogni cosa del mondo piuttostochè ritornare ad offendervi. Vi prometto di fuggire il peccato e le occasioni di {106 [284]} peccare: abbandonerò quei luoghi, quelle amicizie, quelle compagnie che pur troppo furono la cagione delle mie ricadute nel peccato. Voi, o Dio di bontà e di misericordia, avvalorate questi miei proponimenti colla vostra grazia, da cui dipende tutta la mia forza e la speranza di perseverare nel bene. Vergine immacolata, cara madre del mio Gesù, s. Giuseppe, s. Luigi Gonzaga, ottenetemi in questo momento le grazie necessarie per fare una buona Confessione.

 

Della Confessione.

 

            La confessione sacramentale è un’accusa che fa il penitente dei propri peccati ad un confessore approvato per riceverne l’assoluzione.

            I caratteri che devono accompagnare questa, accusa dei peccati sono: l’integrità, l’umiltà e la sincerità.

            Integrità. Non si taccia mai alcun peccato mortale, nè per negligenza, nè per vergogna. Tacendo volontariamente un peccato mortale, invece di ricevere un sacramento, che scancella i peccati, si commetterebbe un sacrilegio. Che disgraziatamente per rossore od anche per dimenticanza avesse tralasciato qualche peccato, prima di ogni altra cosa se ne accusi in questa confessione, e se il confessore lo giudica a proposito rifaccia le sue confessioni fino a quella, in cui si è taciuto o dimenticato qualche peccato.

            Umiltà. Un sentimento di umiliazione e di con fusione deve essere proprio di chi si presenta {107 [285]} in forma di reo al suo giudica, e in faccia a colui che tiene luogo di Dio sopra la terra.

            Sincerità. Si manifestino i peccati schiettamente e senza scusa. Si sfugga la prolissità nel dire, l’apporre ad altri la cagione dei propri mancamenti. Confessiamo i peccati certi come certi, e i dubbi come dubbi.

            Giova qui richiamare a memoria il grande segreto della confessioni! Il confessore non può dire ad altri alcuna delle cose udite in confessione: nè può servirsene per se stesso, si trattasse anche di liberare si od altri dalla morte. Queste cose ci devono inspirare grande confidenza a palesare qualsiasi nostra colpa al confessore, che e un padre amante, il quale fa le veci di Dio nel tribunale della penitenza.

            Finita l’accusa dei peccati, ascoltiamo con somma attenzione e con somma venerazione ciò che verrà detto dal confessore, procurando di non dimenticare gli avvisi che egli ci dà per correggerci delle colpe commesse, o preservarci di ricadere nelle medesime per l’avvenire.

            Fata la confessione, cogli occhi bassi ritiriamoci in disparte e facciamo gli atti seguenti.

 

DOPO LA CONFESSIONE.

 

Ringraziamento.

 

            Come potrò io mai Dio d’immensa bontà, rendervi le grazie che meritate? Quali grazie non dovrò io rendere alla infinita vostra misericordia? A me erano riserbate pene eterne per i miei peccati: e voi invece me li {108 [286]} perdonate a li seppellite in un profondo oblio. Chi potrà mai comprendere l’immensità della vostra misericordia? Chi potrà ringraziarvi come si conviene per tanta vostra bontà? Troppo debole son io. Io non posso fare altro, adorabile Salvatore dell’anima mia, che offerirvi tutta me stessa, tutta la mia vita. Sì, io occuperò la mia vita a raccontare le vostre maraviglie, e sino all’ultimo mio respiro io annunzierò all’universo le vostre misericordie.

            Nell’atto stesso che mi vedo colmare di consolazione al pensiero di ciò che era prima e di ciò che ora sono, mi sento, o mio Dio, un odio grave contro al peccato, e col più vivo sentimento dell’anima prometto di non offendervi mai più. Aiutatemi voi a mettermi con animo costante e generoso intorno all’affare della mia eterna salute. Vergine Immacolata, Angelo mio custode, Santi miei protettori, celesti spiriti e felicissimi comprensori del Paradiso, ottenetemi voi da Dio che non l’offenda mai più per l’avvenire. Deh! ringraziatelo in vece mia, e colla potente vostra intercessione ottenetemi la grazia della santa perseveranza. {109 [287]}

 

 

Apparecchio alla santa comunione

 

            Alla Messa, al momento, in cui il sacerdote proferisce sul pane e sul vino le parole della consacrazione, il pane e il vino si cangiano nel corpo e nel sangue di G. C. Di maniera che non restano più che le specie, ovvero le apparenze del pane, e del vino. Le parole usate dal divin Salvatore nell’istituire il Sacramento dell’Eucarestia sono: Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue; le quali parole Gesù comandò che fossero costantemente usate dai suoi sacerdoti a nome suo nel sacrifizio della santa Messa. Così quando il SS. Sacramento viene esposto sull’altare, oppure è nascosto nel tabernacolo, là vi è G. C. realmente presente, che noi dobbiamo adorare. Quando poi ci comunichiamo, noi riceviamo Gesù Cristo medesimo per cibo spirituale dell’anima nostra.

            Non è la sua immagine, nemmeno la sua figura, come un crocifisso, ma vi è lo stesso G. C., vale a dire il medesimo figliuolo di Dio, il medesimo G. C. nato dall’immacolata V. Maria, che morì per noi sulla croce, che è risuscitato e salito al cielo. Egli è nell’Ostia santa vivo e glorioso come in Cielo.

            Per fare una buona comunione bisogna aver la coscienza monda da ogni peccato mortale. Chi ne avesse anche un solo commetterebbe un sacrilegio, {110 [288]} e, come dice s. Paolo, mangerebbe e beverebbe il suo giudizio e la sua condanna. Bisogna eziandio essere digiuno dalla mezzanotte sino al tempo della comunione, eccetto che uno sia comunicato per Viatico in caso di grave malattia.

 

 

ORAZIONE PREPARATORIA ALLA S. COMUNIONE.

 

            Grande Iddio, che colla vostra immensità riempite il cielo e la terra, io mi umilio dinanzi a voi, e vi adoro con tutto il rispetto a me possibile. Vi ringrazio di tutti i benefizi, che mi avete fatto, specialmente nel SS. Sacramento della Confessione, per cui spero che mi siano stati rimessi tutti i miei peccati. Ma voi avete voluto fare ancora di più instituendo il sacramento della Comunione, in cui manifestaste agli uomini gli ultimi sforzi del vostro amore dando per cibo spirituale alle anime nostre il vostro Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Oh bontà grande del mio Dio! Quale cosa potevate voi fare di più a mio riguardo? Quello che amaramente mi rincresce si è l’avere male corrisposto a tanta vostra bontà, offendendovi tante volte co’ miei peccati. Ora conosco il gran male che ho fatto, ma mi pento di tutto cuore, protesto che per l’avvenire io disprezzerò tutto quello che si oppone al vostro santo servizio. Prometto di volervi {111 [289]} per sempre amare con tutta la mia mente, con tutto il mio cuore, con tutte le forze dell’anima mia, perchè siete infinitamente degno di essere amato. Questo spero di fare col vostro santo aiuto. O mio buon Gesù, infiammate voi il mio cuore del vostro santo amore, e fate che questa comunione sia per me un pegno ed una caparra sicura della mia eterna felicità.

 

 

ATTI DA FARSI PRIMA DELLA COMUNIONE.

 

            Signor mio Gesù Cristo, io credo con viva fede che voi siete realmente presente nel Santissimo Sacramento col vostro Corpo e Sangue, colla vostr’Anima e Divinità.

            Signore, io vi adoro in questo Sacramento e vi riconosco per mio Creatore, Redentore, Sovrano. Padrone, sommo ed unico mio bene.

            Signore, io non son degna che voi entriate nella povera abitazione dell’anima mia, ma dite solo una parola, e la mia anima sarà salva.

            Signore, io detesto tutti i miei peccati che mi rendono indegna di ricevervi nel mio cuore, e propongo colla vostra grazia di non più commetterli per l’avvenire, di schivarne le occasioni, e di farne la penitenza.

            Signore, io spero che dandovi tutto a me in questo divin Sacramento mi userete misericordia, {112 [290]} e mi concederete tutte le grazie necessarie per la mia eterna salute.

            Signore, Voi siete infinitamente amabile, Voi siete il mio Padre, il mio Redentore, il mio Dio, perciò vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, e per vostro amore amo il mio prossimo quanto me stessa, e perdono di buon cuore a tutti quelli che mi offesero.

            Signore, io desidero ardentemente che Voi veniate nell’anima mia, affinchè non mi separi mai più da Voi, ma resti sempre con me la vostra grazia.

            Voi intanto, o Vergine immacolata, per l’amore che portaste al bambino Gesù, fate che io lo possa degnamente ricevere, e quando mi accosterò all’altare per ricevere l’Ostia santa, io supporrò di riceverlo dalle vostre mani medesime accompagnato da tutti i cori degli angeli, i quali in cielo lodano e benedicono quel medesimo Gesù che io vado a ricevere. Angelo mio custode, Angeli e Santi tutti del Paradiso, pregate il Signore per me ed ottenetemi la grazia di fare una santa comunione.

 

            Qui fermatevi alquanto a considerare chi state per ricevere. Egli è G. C, Dio di grandezza e di maestà infinita, Dio di bontà e di misericordia, il quale viene ad una misera creatura, povera peccatrice, e viene per farsi nostro padre, nostro fratello, amico e sposo dell’anima nostra; {113 [291]} vuole farsi nostro medico, maestro e cibo. Oh bontà! Oh amore! Oh misericordia infinita!

Si dica il Confiteor.

            Quindi tutta raccolta cogli occhi bassi accostatevi per ricevere l’Ostia santa.

 

DOPO LA COMUNIONE.

 

            Mio Dio, Creatore e Redentore dell’anima mia, io vi adoro col più profondo rispetto, e colla più profonda riverenza. Oh quanto fu grande la bontà vostra! Una Maestà così pura, così santa ed infinita venire in persona a visitare una creatura tanto miserabile, un pugno di terra, una peccatrice ingrata. Mio caro e buon Gesù, io vi ringrazio di così grande favore, vi lodo, vi benedico dentro me stessa. Potenze dell’anima mia, sentimenti del mio corpo, esultate alla presenza del vostro Dio. E poco un cuor solo, o mio buon Gesù, per amarvi, lodarvi, e ringraziarvi di tanti benefizi, e particolarmente per aver dato per cibo dell’anima mia il vostro Corpo, il vostro Sangue, l’Anima vostra e la vostra Divinità.

            Ah potessi avere il cuore dei Serafini del cielo, affinchè l’anima mia ardesse mai sempre d’amore pel mio Dio, il quale si degnò di eleggere la povera anima mia per sua abitazione, per sua delizia! Ah caro Gesù! {114 [292]} quanto è mai dolce e preziosa questa vostra visita, questa vostra dimora, questa vostra unione.

            Io non son degna di sì grande favore, nemmeno so che cosa offerirvi in ringraziamento; ma appoggiata ai vostri meriti vi offerisco questi meriti medesimi. Vi ringrazio di tutto cuore, e protesto che per l’avvenire voi sarete sempre la mia speranza, il mio conforto, voi solo la mia ricchezza, il mio piacere, il riposo dell’anima mia, voi solo il mio bene, il possesso, il tesoro del cuor mio. Vorrei pur io sola potervi dare tutta la lode e la gloria, che vi danno i Santi in Paradiso, e poichè non posso fare tanto, vi offerisco tutta me stessa; vi offerisco questa volontà, affinchè non voglia altre cose se non quelle che a voi piaciono; vi offerisco le mie mani, i miei piedi, gli occhi miei, la lingua, la bocca, la mente, il cuore, tutto offro a Voi, custodite Voi tutti questi sentimenti miei, acciocchè ogni pensiero, ogni azione non abbia altro di mira se non quello che sarà di vostra maggior gloria e di vantaggio spirituale all’anima mia.

            Vergine Santissima, cara madre del mio Gesù, Angelo mio custode, s. Luigi Gonzaga ottenete questa grazia per me, per i miei parenti, per i miei benefattori, amici e nemici, e specialmente per quelli che si trovano {115 [293]} pressati in questa chiesa: cioè che noi tutti per l’avvenire ci possiamo conservare degni vostri divoti, fuggire il peccato e le occasioni di peccare.

            Intanto, o Vergine Immacolata, io in fede di esser vostra vi consacro per tutta la mia vita gli occhi, le orecchie, la lingua, il cuore e tutta me stessa. Voglio essere tutta vostra, e Voi difendetemi come vostra.

            Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono col mio cuore l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell’ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia.

            Quindi si recitino gli atti di fede, speranza e carità e cinque Pater, Ave e Gloria alle cinque piaghe di N. S. G. C.

 

ALTRA PREGHIERA.

            Indulgenza plenaria a chi dopo la confessione e comunione recita la seguente preghiera, innanzi all’immagine di Gesù Crocifisso. Pio VII 1821.

            Eccomi, o mio dolcissimo Gesù, che alla vostra presenza prostrata, vi prego e vi scongiuro con tutto il fervore dell’anima, affinchè vi degniate d’imprimere nel mio cuore vivi sentimenti di fede, speranza e cariti; un vivo pentimento de’ miei peccati ed una fermissima volontà di emendarmene. Intanto io considero in me stessa e contemplo col mio {116 [294]} spirito le vostre cinque piaghe con grande affetto, e con gran dolore, avendo avanti agli occhi ciò che di voi, o mio buon Gesù, diceva il real profeta Davidde: Trapassarono i miei piedi e le mie mani, e numerarono le mie ossa. Gesù mio, misericordia.

 

COMUNIONE FREQUENTE.

 

            Gesù Cristo avendo istituito il Sacramento dell’Eucaristia pel bene delle anime nostre, desidera che noi vi ci accostiamo non solo qualche volta, ma assai sovente. Ecco le parole con cui egli ci invita: Venite a me tutti, o voi, che siete stanchi ed oppressi, ed io vi solleverò: Venite ad me omnes, qui laboratis et operati estis, et ego reficiam vos. Altrove egli ci fa le più grandi promesse, se ci accostiamo a cibarci della sua carne: Io sono, egli dice, il pane disceso dal cielo; chi mangia di questo pane, che è la mia carne, vivrà in eterno, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Per corrispondere a questi inviti del Divin Salvatore, la s. Vergine Maria ed i cristiani dei primi tempi andavano ogni giorno ad ascoltare la parola di Dio ed ogni giorno si accostavano alla santa Comunione. Egli è in questo sacramento che i martiri trovavano la loro fortezza, le vergini il loro fervore, i santi il loro coraggio.

            E se pertanto vogliamo secondare i desideri di Gesù Cristo e provvedere al nostro bisogno dobbiamo comunicarci molto sovente. Siccome la manna ogni giorno servì di cibo corporale agli ebrei in tutto il tempo che vissero nel deserto, finchè {117 [295]}  furono introdotti nella terra promessa, così la santa Comunione deve essere il nostro conforto, il cibo cotidiano nei pericoli di questo mondo per guidarci alla vera terra promessa del Paradiso. Sant’Agostino dice così: Se ogni giorno dimandiamo a Dio il pane corporale, perchè non procureremo anche di cibarci ogni giorno del pane spirituale colla santa Comunione? San Filippo Neri incoraggiava i cristiani a confessarsi ogni otto giorni e a comunicarsi anche più spesso secondo l’avviso del confessore. E la Santa Madre Chiesa manifesta il vivo desiderio della frequente comunione nel Concilio Tridentino, ove dice: « Sarebbe cosa sommamente desiderabile, che ogni fedele cristiano si mantenesse in tale stato di coscienza da poter fare la santa comunione ogni volta che interviene alla santa Messa. E ciò non solo colla comunione spirituale, ma colla comunione sacramentale, affinchè sia più copioso il frutto che si ricava da questo sacramento. »

            Taluna dirà: Io sono troppo peccatrice. Se tu sei peccatrice procura di metterti in grazia di Dio col Sacramento della confessione, e poi accostati alla santa comunione, e ne avrai grande aiuto. Un altra dirà: Mi comunico di rado per aver maggior fervore. Questo è un inganno. Le cose che si fanno di rado per lo più si fanno male. Altronde essendo frequenti i tuoi bisogni, frequente deve essere il soccorso per l’anima tua. Alcune soggiungono: Io sono piena d’infermità spirituali, e non oso comunicarmi sovente. Risponde Gesù Cristo: « Quelli che stanno bene non hanno bisogno del medico. » Perciò a quelli {118 [296]} che sono maggiormente soggetti ad incomodi è necessario essere spesso visitati dal medico vero delle nostre anime, che è Gesù Cristo. Esso venendo sovente dentro di noi ci dà la grazia di non più cadere in peccati gravi, e ci cancella le colpe veniali. Difatto si vede che sono assai più difettose quelle persone, che alla comunione si accostano di rado, che non quelle le quali si accostano con maggior frequenza. Coraggio adunque. Se volete fare un’azione la più gradita a Dio, la più efficace per vincere le tentazioni e perseverare nel bene, accostatevi sovente e con buone disposizioni alla santa Comunione.

 

Preghiera a maria ss. per ottenere la grazia della santa perseveranza.

 

            A voi ricorro, o Vergine santa, Madre divina, Regina potente del cielo e della terra, a voi dopo Dio ricorro per domandare col vostro aiuto, la più grande, la più preziosa, la più necessaria di tutte le grazie, quella da cui dipende il buon esito della mia eterna salvezza, la grazia di una santa perseveranza. Voi mi avete già tante volte ricolmata dei vostri doni più segnalati; ma invano mi avreste ottenuto tante altre grazie, se fossi privata di quella di una santa perseveranza sino alla fine. Ottenetemi adunque, o Vergine santa, questa grazia, che coronerà tutte le altre, onde, assicurandomi con essa la eternal {119 [297]} partecipazione alla vostra felicità, possa esaltare per tutti i secoli la grandezza della vostra misericordia.

 

Visita al Santissimo Sacramento ed a Maria Santissima

 

            Ricordiamoci, o giovanette cristiane, che Gesù trovasi nel SS. Sacramento ricco di grazie da distribuirsi a chi le implora. Il Beato Giovanni Berchmans visitando Gesù Sacramentato lo vide in forma di bambino, che teneva in mano una corona di rose. Dimandato avendo che cosa significavano quelle rose, Gesù disse: Queste rose sono altrettante grazie, che io comparto a coloro, che le vengono a chiedere.

 

ATTI DA FARSI NEL VISITARE IL SS. SACRAMENTO.

 

            Signor mio Gesù Cristo, il quale per amor nostro state notte e giorno in questo Sacramento, tutto pieno di bontà e di amore aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarvi, io credo che nell’Ostia SS. C’è il Corpo, il Sangue vostro, l’Anima vostra, e la vostra Divinità. Vi adoro umilmente e vi ringrazio dei benefizi fattimi, particolarmente di avermi dato Voi stesso in questo Sacramento, di avermi data per avvocata Maria vostra madre, e di avermi {120 [298]} chiamata a visitarvi in questa chiesa. Io saluto oggi il vostro amatissimo ed amantissimo cuore, e intendo salutarlo per tre fini: 1° in ringraziamento di questo gran dono; 2° per compensarvi di tutte le ingiurie che ricevete in questo Sacramento da tutti gl’ infedeli, da tutti gli eretici, e da tutti i cattivi cristiani; 3° Con questa visita intendo di adorarvi in tutti i luoghi della terra, dove Voi sacramentato state meno riverito e più abbandonato. Gesù mio, io vi amo con tutto il mio cuore: mi pento di avere per lo addietro tante volte disgustato la vostra infinita bontà. Propongo colla vostra grazia di non più offendervi per l’avvenire. Da oggi in poi voglio esser tutta vostra; fate Voi di me quello che vi piace, solo imploro il vostro amore, la perseveranza nel bene, e l’adempimento perfetto della vostra volontà. Vi raccomando le anime del Purgatorio, specialmente le più devote del SS. Sacramento e di Maria SS., vi raccomando ancora tutti i poveri peccatori. Unisco infine, o mio Gesù, tutti gli affetti miei cogli affetti del vostro amorosissimo cuore, e così uniti li offerisco al vostro Eterno Padre, e lo prego in nome vostro che li accetti e li esaudisca. Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS. e divinissimo Sacramento.

            Tre Pater, Ave e Gloria. {121 [299]}

 

 

Divozione al sacro cuore di Gesù

 

            Viveva in Francia nel monastero della Visitazione di Paray le Monial l’umile verginella Margherita Alacoque, cara a Dio per la sua illibata purezza. Un dì mentre essa stava avanti al Santissimo Sacramento per adorarvi il suo Gesù, vide il celeste Sposo nell’atto di scoprirsi il petto, e mostrarle il divin suo Cuore, raggiante di fiamme, cinto di spine, trapassato da una ferita e con sopravi una croce. Nello stesso tempo lo udì lagnarsi della mostruosa ingratitudine degli uomini, e ordinarle di adoperarsi, affinchè nel Venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini fosse reso un culto speciale al Divin suo Cuore in riparazione delle offese che Ei riceve nella SS. Eucarestia.

            L’umile verginella piena di confusione espose a Gesù quanto fosse incapace per sì grande impresa; ma ebbe dal Signore conforto ed incitamento a proseguir nella sua opera, e la festa del S. Cuore di Gesù fu stabilita non ostante le vive opposizioni dei nemici. Tale festa si appoggia alla santità di una verginella, e ai miracoli. I motivi poi di questo culto sono molteplici: 1° perchè Cristo medesimo ci offerse il suo Sacro Cuore come la sede delle sue affezioni: 2° perchè ci è simbolo della sua immensa carità, che egli dimostrò specialmente col permettere che il {122 [300]} S. suo Cuore fosse ferito da una lancia: 3° perchè da questo Cuore siano mossi i fedeli a meditare i dolori di Cristo ed a professargli riconoscenza.

            Onoriamo dunque sempre questo Divin Cuore, che pei molti e grandi benefizi, che già ci ha fatti e farà, ben merita tutta la nostra più umile ed amorosa venerazione.

 

CORONA al sacro Cuore di Gesù.

 

Y. Deus, in adiutorium meum intende.

R. Domine, ad adiuvandum me festina. Gloria Patri etc.

            1. O Cuore amabilissimo del mio Gesù, adoro umilmente quella dolcissima amabilità vostra, che in singolar modo usate nel Divin Sacramento colle anime ancor peccatrici. Mi dispiace di vedervi così ingratamente corrisposto, ed intendo risarcirvi di tante offese, che ricevete nella SS. Eucaristia dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave e Gloria.

            2. O Cuore umilissimo del mio sacramentato Gesù, adoro umilmente quella profondissima umiltà vostra nella Divina Eucaristia, nascondendovi per nostro amore sotto le specie del pane e del vino. Deh! vi prego, Gesù mio, ad insinuare nel mio cuore così {123 [301]} bella virtù; io intanto procurerò di risarcirvi di tante offese che ricevete nel SS. Sacramento dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave, Gloria.

            3. O Cuore del mio Gesù desiderosissimo di patire, adoro quei desideri così accesi d’incontrare la vostra Passione dolorosissima e di assoggettarvi a quei torti da voi preveduti nel SS. Sacramento. Ah Gesù mio! intendo ben di cuore di risarcirvene colla mia vita stessa; vorrei impedire quelle offese, che pur troppo ricevete nella Divina Eucaristia dagli eretici, dagl’infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave, Gloria.

            4. O cuore pazientissimo del mio Gesù, io venero umilmente quell’invincibile pazienza vostra nel sostener per amor mio tante pene sulla Croce, e tanti strapazzi nella Divina Eucaristia. O mio caro Gesù! poichè non posso lavar col sangue mio quei luoghi dove foste così maltrattato nell’uno e nell’altro mistero, vi prometto, o mio sommo Bene, di usare ogni mezzo per risarcire il vostro Divin Cuore di tanti oltraggi, che ricevete nella SS. Eucaristia dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave, Gloria. {124 [302]}

            5. O Cuore del mio Gesù, amantissimo delle nostre anime nella istituzione ammirabile della SS. Eucaristia, io adoro umilmente quell’amore immenso, che ci portate, donandoci per nutrimento il vostro Divin Corpo e Divin Sangue. Qual è quel cuore che struggere non si debba alla vista di così immensa carità? Oh mio buon Gesù, datemi abbondanti lacrime per piangere e risarcire tante offese che ricevete nel SS. Sacramento dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave, Gloria.

            6. O Cuore del mio Gesù, sitibondo della salute nostra, io venero umilmente quell’amore che vi spinse ad operare il sacrifizio ineffabile sulla Croce, rinnovandolo ogni giorno sugli altari nella santa Messa. Possibile che a tanto amore non arda il cuore umano pieno di gratitudine! Sì, pur troppo, o mio Dio; ma per l’avvenire vi prometto di fare quanto posso per risarcirvi di tanti oltraggi, che ricevete in questo mistero di amore dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave, Gloria. {125 [303]}

 

 

PREGHIERA DI S. ALFONSO AL CUORE SS. DI GESÙ

 

            Lasciate, ch’io parli con Voi, o Cuore amantissimo del mio Gesù, da cui uscirono già tutti i Sacramenti, e principalmente uscì il gran Sacramento d’amore. Io vorrei rendere a voi tanto di gloria e d’onore, quanto voi ne rendete Sacramentato nelle nostre chiese all’Eterno Padre. Io so che Voi nel santo altare mi state amando con quello stesso amore con cui mi amaste, quando consumaste la vostra vita divina fra tante amarezze sulla croce. Illuminate, o Cuor divino, a conoscervi, chi non vi conosce. Liberate coi vostri meriti o almeno sollevate nel Purgatorio quelle anime afflitte che sono già vostre spose eterne.

            Io vi adoro, vi ringrazio, vi amo con tutte le anime che ora vi stanno amando in cielo ed in terra. Purificate, o Cuore purissimo, il mio cuore da tutti gli attacchi alle creature, e riempitelo del vostro santo amore. Possedete, o Cuore dolcissimo, tutto il cuor mio, talmente ch’egli d’oggi in avanti sia tutto per voi. Scrivete, o Cuore santissimo, sopra del mio gli affanni così amari, che per tanti anni sopra la terra sopportaste con tanto {126 [304]} amore per me, acciocchè alla lor vista io d’oggi in avanti aneli al patire, o almeno sopporti per amor vostro con pazienza tutte le pene di questa vita. Cuore umilissimo di Gesù, fatemi parte della vostra umiltà. Cuore mansuetissimo, comunicatemi la vostra dolcezza; togliete dal mio cuore tutto ciò che a Voi non piace. Convertitelo tutto a Voi, acciocchè non voglia e non desideri se non quello che voi volete. Fate insomma, ch’io viva solo per ubbidirvi, solo per amarvi, solo per darvi gusto.

 

ASPIRAZIONI DIVOTE AL SACRO CUORE.

 

            O Cuore amantissimo del mio Gesù, Cuore aperto per essere il rifugio delle anime, ricevetemi.

            O Cuore sopra la Croce così addolorato per li peccati del mondo, datemi un vero dolore de’miei peccati.

            O Cuore tutto pieno e sempre pieno di fiamme di purissimo amore, datemi una vita novella di amore e di grazia.

            O Cuore degno di possedere tutti i cuori delle creature, unitemi talmente a voi, che io non abbia mai più a dividermi da voi.

            O Maria speranza mia, Voi tutto potete appresso Dio; ottenetemi in grazia di essere sino alla morte serva fedele del Sacro Cuore di Gesù e del vostro. {127 [305]}

 

 

Divozione a Maria Santissima

 

            Un sostegno grande, un’arma potente contro le insidie del demonio l’abbiamo, o figliuole, nella divozione e nell’amore a Maria Santissima. Ascoltate con quali amorevoli parole ci invita a sè: Chi è fanciullo venga a me, chi è abbandonato corra a me, e troverà una madre amorosa, che prenderà cura di lui. Corriamo, o figliuole, tra le braccia di Maria, che oltre i suoi materni inviti, troppi motivi abbiamo di esserle divoti.

            Non è Maria la più bella creatura che sia uscita dalle mani di Dio? Non è ella la più innocente, la più pura, concepita senza macchia di peccato? Tota pulchra et Maria, et macula non est in te. Maria è la creatura più ricca di meriti, e supera in santità gli angeli, gli arcangeli, i santi tutti del Paradiso. Maria è la creatura più cara, più prediletta al Signore, e Iddio ama più la Madonna che tutti gli angeli e santi uniti insieme. O Maria! dopo Dio non si può nè dire, nè concepire cosa più grande di te! noi non ameremo Maria?

            Maria è tanto grande e ricca di virtù che si meritò d’essere Madre di Dio. Vi può essere dignità maggiore di questa? Tutti i santi Dottori della Chiesa quando si mettevano a considerare Maria sotto questo titolo, abbagliati da tanta grandezza si prostravano ai piedi di Lei pieni di venerazione esclamando: O Maria! quanto siete grande, e quanto dovete essere potente presso il {128 [306]} trono di Dio! Siete la Madre di Dio, dicea quel Santo così divoto di Maria, che fu s. Giuseppe da Copertino ma siete anche la madre mia. Mater Dei, Mater mea. Ed eccovi un altro motivo di esser divoti di Lei. Fu intendimento di Dio che Maria dovendo essere la madre di Gesù Cristo, che è il capo, fosse pure la madre di noi che siamo le membra. Appunto col titolo di Madre è da tutti appellata. Maria è nostra madre perchè ci ridonò la vita di grazia stataci tolta dalla nostra progenitrice. Quod Eva tristis abstulit, tu reddis almo germine. Il benedetto Gesù si degnò chiamarci suoi fratelli. Siamo dunque figli della stessa Madre, ond’è che s. Bernardo esclama pieno di esultanza a questo pensiero: godiamo tutti insieme e diciamo nel gaudio: Benedetto Gesù nostro fratello per cui Maria è diventata nostra madre e come tali ce la lasciò Gesù stesso sulla croce’nella persona di s. Giovanni apostolo prediletto. Rallegriamoci dunque, o figliuole, d’avere una Madre così buona, così potente presso il trono di Dio, che può e vuole aiutarci. Ricorriamo sovente a Lei, che è la tesoriera delle grazie; anzi come dice s. Bernardo: Non si concede grazia in terra che non passi prima per le sue ss. mani, perciò invochiamola spesso, preghiamola a stendere il suo manto pietoso sopra di noi, a difenderci dai pericoli, ad assisterci in vita ed in morte. Imitiamo in ciò i Santi, che furono tutti divotissimi di Maria e tra gli altri imitiamo santa Teresa e s. Francesca Romana, che al solo nominare la Vergine SS. pigliavano un’aria di paradiso e rimanevano come estatiche, tanto {129 [307]} era il gaudio da cui veniva inondato il loro cuore al solo nome di Maria.

            Pregatela ogni giorno. Recitate a suo onore il s. Rosario. Portate volentieri la medaglia di Lei al collo, ma per mostrarvele, o figliuole, veramente divote studiatevi di tener lontano il peccato dal cuor vostro e di imitare le sue virtù, giacchè è questo il più bello ossequio che le possiate rendere.

 

 

ORAZIONE AL SACRATISSIMO CUORE DI MARIA.

 

            Dio vi salvi, Augustissima Regina di pace, Madre di Dio; pel sacratissimo Cuore del vostro figlio Gesù, principe della pace, fate che l’ira di lui si plachi, e che regni sopra di noi in pace. Ricordatevi, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo, che da voi sia stato rigettato, od abbandonato alcuno, il quale implori i vostri favori. Io animata da questa fiducia mi presento a voi; non vogliate, o Madre del Verbo eterno, disprezzare le preghiere, di questa vostra umilissima figlia, uditele favorevolmente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

 

            Pio IX accorda l’Indulgenza di 300 giorni ogni volta che si recita divotamente detta oratione. {130 [308]}

 

 

O Gesù d’amor acceso,

            Non ti avessi mai offeso,

            O mio dolce e buon Gesù,

            Non ti voglio offender più.

Sacro Cuore di Maria,

            Fa, che io salvi l’alma mia.

            Sacro Cuor del mio Gesù,

            Fa, che io t’ami sempre più.

 

 

Rosario di Maria Vergine

 

            Nel principio del secolo decimo terzo, epoca in cui l’eresia degli Albigesi si sforzava di fare grande guasto alla religione di Gesù Cristo, la Beata Vergine rivelò la divozione del Rosario a s. Domenico, fondatore dell’ordine dei Predicatori. La propose come mezzo efficacissimo per combattere l’errore, sostenere la fede, ottenere le benedizioni del cielo sopra i popoli cristiani. Il Rosario intiero consta di cento cinquanta Ave Maria, per figurare i cento cinquanta salmi di Davide contenuti ne’libri santi. Ad ogni dieci Ave Maria si dice il Gloria Patri e si considera brevemente un punto della vita, della morte o glorificazione di G. C. o della SS. sua Madre. Dopo tale considerazione si recita il Pater Noster. In fine si aggiungono le litanie lauretane. Fu per altro introdotta la consuetudine di recitarne soltanto una terza parte al giorno nel modo che si vedrà qui appresso. Sono innumerevoli {131 [309]} i celesti favori che si ottennero colla pratica di questa divozione. Col Rosario furono combattute le eresie, si riformarono i costumi, si allontanarono pestilenze, si pose fine a molte guerre; ed è per ciò ch’esso in breve tempo fu divulgato in tutta la Cristianità. I sommi Pontefici l’arricchirono di moltissime indulgenze applicabili anche alle anime del Purgatorio.

            Si ravvivi adunque la divozione del s. Rosario in noi e nelle nostre famiglie. Se nelle nostre case, nelle nostre scuole, nei nostri laboratorii si farà risuonare il Rosario di Maria, abbiamo fondamento a sperare che cesseranno i flagelli, rifiorirà la fede, ricompariranno tra di noi giorni di pace e di tranquillità. Tra le altre intenzioni nel recitarlo abbiate anche questa, d’implorare dal Signore, per intercessione di Maria Vergine Immacolata, la grazia che si conservi tra di noi la santa fede, ci tenga lontani dagli errori che presentemente si vanno spandendo tra i cristiani, e faccia sì che trionfi gloriosa la s. Romana Chiesa, Madre e Maestra della vera fede, fuori della quale non vi è salute.

 

MANIERA PRATICA per recitare il Rosario di Maria Santissima.

 

Y. Deus, in adiutorium meum intende.

R. Domine, ad adiuvandum me festina.

Y. Gloria Patri, etc. Salve, Regina etc. {132 [310]}

 

LUNEDÌ, GIOVEDÌ. Misteri gaudiosi.

 

            Nel primo mistero gaudioso si contempla come la Vergine Immacolata fu annunziata dall’Arcangelo Gabriele, che restando sempre vergine doveva diventar madre del nostro Signor Gesù Cristo. In fine di ciascun mistero dicesi un Pater con dieci Ave, e dopo l’ultima il Gloria.

            Nel secondo si contempla come la Vergine Immacolata andò a visitare s. Elisabetta, e stette in casa sua tre mesi servendola quale umile ancella.

            Nel terzo si contempla come il nostro Redentore nacque nella città di Betlemme in una stalla, e fu messo tra due animali nel presepio.

            Nel quarto si contempla come la Vergine Santa presentò Cristo Nostro Signore nel Tempio nelle braccia del vecchio Simeone.

            Nel quinto si contempla come Maria Vergine Immacolata avendo smarrito il suo divin Figlio lo cercò tre giorni, ed alla fine del terzo lo trovò in mezzo dei Dottori che disputava, essendo di anni dodici.

 

MARTEDÌ, VENERDÌ. Misteri dolorosi.

 

            Nel primo mistero doloroso si contempla come il Nostro Signore, facendo orazione {133 [311]} nell’orto di Getsemani, per l’orror della vicina passione sudò sangue.

            Nel secondo si contempla come Gesù Cristo per li nostri peccati in casa di Pilato fu sottoposto a crudelissima flagellazione.

            Nel terzo si contempla come Gesù Cristo fu coronato di pungentissime spine.

            Nel quarto si contempla come Gesù Cristo, condannato a morte, per sua maggior ignominia e dolore, fu obbligato di portare sopra le spalle il pesante legno della Croce sino al monte Calvario.

            Nel quinto si contempla come Gesù Cristo giunto sul monte Calvario fu spogliato e confitto in croce con durissimi chiodi, e dopo tre ore di penosissima agonia in presenza dell’afflittissima sua Madre morì per chiuderci l’inferno e per acquistarci la vita eterna.

 

DOMENICA, MERCOLEDÌ, SABATO. Misteri gloriosi.

 

            Nel primo mistero glorioso si contempla come il Nostro Signor Gesù Cristo il terzo giorno dopo la sua passione e morte risuscitò glorioso e trionfante per non mai più morire.

            Nel secondo si contempla come Gesù Cristo 40 giorni dopo la sua Risurrezione ascese {134 [312]} al Cielo con mirabile festa e trionfo, vedendolo la sua Madre Santissima con tutti i suoi discepoli.

            Nel terzo si contempla come Gesù Cristo sedendo alla destra del Padre mandò lo Spirito Santo nel cenacolo, dove erano gli Apostoli con Maria Vergine congregate in orazione.

            Nel quarto si contempla come la Vergine Immacolata circa dodici anni dopo la Risurrezione del nostro Signore passò da questa vita e dagli Angeli fu assunta in Cielo.

            Nel quinto si contempla come la Vergine Santa fu coronata dal suo Figliuolo Regina del Cielo e della terra; e si contempla ancora la gloria di tutti i Santi.

 

Litanie della B. Vergine.

 

Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.

Christe, audi nos. Christe. exaudi nos.

Pater de Coelis Deus, miserere nobis.

Fili Redemptor mundi Deus, miserere nobis.

Spiritus Sancte Deus, miserere nobis.

Sancta Trinitas unus Deus, miserere nobis.

Sancta Maria,

 ora pro nobis.

Sancta Dei Genitrix,

 ora

Sancta Virgo Virginum,

 ora

Mater Christi,

 ora

Mater divinae gratiae,

 ora

Mater purissima,

 ora

Mater castissima,

 ora {135 [313]}

Mater inviolata,

 ora pro nobis.

Mater intemerata,

 ora

Mater amabilis,

 ora

Mater admirabilis,

 ora

Mater Creatoris,

 ora

Mater Salvatoris,

 ora

Virgo prudentissima,

 ora

Virgo veneranda,

 ora

Virgo praedicanda,

 ora

Virgo potens,

 ora

Virgo clemens,

 ora

Virgo fidelis,

 ora

Speculum iustitiae,

 ora

Sedes sapientiae,

 ora

Causa nostrae laetitiae,

 ora

Vas spirituale,

 ora

Vas honorabile,

 ora

Vas insigne devotionis,

 ora

Rosa mystica,

 ora

Turris Davidica,

 ora

Turris eburnea,

 ora

Domus aurea,

 ora

Foederis arca,

 ora

Ianua coeli,

 ora

Stella matutina,

 ora

Salus infirmorum,

 ora

Refugium peccatorum,

 ora

Consolatrix afflictorum,

 ora

Auxilium Christianorum,

 ora

Regina Angelorum,

 ora

Regina Patriarcharum,

 ora

Regina Prophetarum,

 ora

Regina Apostolorum,

 ora

Regina Martyrum,

 ora {136 [314]}

Regina Confessorum,

 ora pro nobis.

Regina Virginum,

 ora

Regina Sanctorum omnium,

 ora

Regina sine labe concepta,

 ora

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.

            Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genitrix, nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus nostris, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.

            Y Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.

            R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

Oremus.

 

            Concede nos famulos tuos, quaesumus, Domine Deus, perpetua mentis et corporis sanitate gaudere, et gloriosae Beatae Mariae semper Virginis intercessione a praesenti liberari tristitia et aeterna perfrui laetitia. Per Christum Dominum nostrum. R. Amen.

 

            Se il Rosario si recita pei defunti si dirà:

            Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem sempiternam.

            Il resto come sopra, ma invece del Gloria Patri si dice sempre il Requiem aeternam, etc. {137 [315]}

 

 

Corona di Maria Addolorata

 

PREPARAZIONE.

 

            Carissimi fratelli e sorelle in Gesù Cristo, noi intraprendiamo a meditare divotamente gli acerbissimi dolori, che la B. V. Maria patì nella vita e nella morte del suo amato Figlio, nostro Divin Salvatore. Immaginiamoci di trovarci presenti a Gesù pendente in croce, e che l’afflitta sua Madre dica a ciascheduno di noi: Venite e vedete se c’è dolore uguale al mio. Questa madre pietosa si degni di concederci speciale protezione nel meditare i suoi dolori, mentre invochiamo il divino aiuto colle seguenti preghiere:

 

            Veni, Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium et tui amoris in eis ignem accende.

            Y. Emitte spiritum tuum et creabuntur.

            R. Et renovabis faciem terrae.

            Y. Memento congregationis tuae.

            R. Quam possedisti ab initio.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

 

Oremus.

 

            Mentes nostras, quaesumus, Domine, lumine tuae claritatis illustra, ut videre possimus, quae agenda sunt, et quae recta sunt agere valeamus. Per Christum etc. R. Amen. {138 [316]}

 

 

PRIMO DOLORE. Profezia di Simeone.

 

            Il primo dolore fu allora quando la Beata Vergine Madre di Dio, avendo presentato l’unico suo Figlio al tempio tra le braccia del santo vecchio Simeone, le fu detto dal medesimo: Questo figlio sarà una spada che trapasserà l’anima tua, la quale cosa dinotava la passione e la morte di nostro Signore Gesù Cristo.

Un Pater e sette Ave Maria.

 

SECONDO DOLORE. Fuga in Egitto.

 

            Questo dolore soffrì la Beata Vergine quando fu costretta di fuggire in Egitto per evitare la persecuzione del crudele Erode, che empiamente cercava di uccidere il suo amato Gesù. Pater, etc.

 

TERZO DOLORE. Gesù smarrito nel Tempio.

 

            Il terzo dolore della B. Vergine fu quando al tempo della Pasqua, dopo di essere stata col suo sposo Giuseppe e coll’amato figlio Gesù in Gerusalemme, nel ritornarsene alla sua povera casa lo smarrì, e per tre giorni continui lo cercò lamentandone la perdita. Pater, etc.

 

QUARTO DOLORE. Incontro di Gesù che porta la Croce.

 

            Il quarto dolore della B. Vergine fu quando s’incontrò col suo dolcissimo Figlio, che portava {139 [317]} una pesante croce sulle delicate sue spalle sopra il monte Calvario, a fine di essere crocifisso per la nostra salute. Pater, ete.

 

QUINTO DOLORE. Crocifissione di Gesù.

 

            Il quinto dolore della Beata Vergine fu quando vide il suo Figlio alzato sopra il duro tronco della croce, che da ogni parte del suo sacratissimo Corpo versava sangue. Pater, ete.

 

SESTO DOLORE. Deposizione di Gesù dalla Croce.

 

            Il sesto dolore della B. Vergine fu quando il suo Figliuolo, così spietatamente ucciso, essendo stato ferito nel costato dopo morte e deposto dalla Croce, venne posto tra le sue santissime braccia. Pater, etc.

 

SETTIMO DOLORE. Sepoltura di Gesù.

 

            Il settimo dolore di Maria Vergine, Signora ed Avvocata di noi suoi servi e miseri peccatori, fu quando accompagnò il Santissimo Corpo del suo Figlio alla sepoltura. Pater, etc.

            Si reciteranno tre Ave Maria in segno di profondo rispetto alle lacrime che sparse la Beata Vergine in tutti i suoi dolori, onde impetrare per mezzo suo un simile pianto ed un vero dolore dei nostri peccati. Ave Maria, etc. {140 [308]}

 

INNO.

 

Stabat Mater dolorosa

            Iuxta crucem lacrymosa,

            Dum pendebat Filius.

Cuius animam gementem,

            Contristatata et dolentem

            Pertransivit gladius.

O quam tristis et affida

            Fuit illa benedicta

            Mater Unigeniti!

Quae moerebat et dolebat

            Pia Mater dum videbat

            Nati poenas inclyti.

Quis est homo, qui non fleret,

            Matrem Christi si videret

            In tanto supplicio?

Quis non posset contristari

            Christi Matrem contemplari

            Dolentem cum Filio?

Pro peccatis suae gentis

            Vidit Iesum in tormentis

            Et flagellis subditum.

Vidit suum dulcem natum

            Moriendo desolatum,

            Dum emisit spiritum.

Eia, Mater fons amoris.

            Me sentire vim doloris

            Fac, ut tecum lugeam.

Fac, ut ardeat cor meum

            In amando Christum Deum,

            Ut sibi complaceam.

Sancta Mater, istud agas,

            Crucifixi fige plagas

            Cordi meo valide. {141 [319]}

Tui Nati vulnerati

            Tam dignati pro me pati

            Poenas mecum divide.

Fac me tecum pie flere,

            Crucifixo condolere

            Donec ego vixero.

Iuxta crucem tecum stare

            Et me tibi sociare

            In planctu desidero.

Virgo Virginum praeclara,

            Mihi iam non sis amara,

            Fac me tecum piangere.

Fac ut portem Christi mortem,

            Passionis fac consortem

            Et plagas recolere.

Fac me plagis vulnerari,

            Fac me Cruce inebriari

            Et cruore Filii.

Flaminia ne urar succensus,

            Per te, Virgo, sim defensus

            In die iudicii.

Christe, cum sit hinc exire,

            Da per Matrem me venire

            Ad palmam victoriae.

Quando corpus morietur,

            Fac ut animae donetur

            Paradisi gloria. Amen.

 

Y. Ora pro nobis, Virgo dolorosissima!

R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

Oremus.

 

            Interveniat pro nobis, quaesumus, Domine Iesu Christe, nunc et in hora mortis nostrae apud tuam clementiam Beata Virgo Maria Mater tua. {142 [320]} cuius sacratissimam animam in hora tuae passionis doloris gladius pertransivit. Per te, Iesu Christe Salvator mundi, qui cum Patre et Spiritu Sancto vivis et regnas in saecula saeculorum. R. Amen.

 

Litanie della B. Vergine Addolorata

 

            Composte dal sommo Pontefice Pio VII, il quale accordò indulgenza plenaria nei venerdì dell’an o a chi di cuore contrito le reciterà col Credo, colla Salve Regina e con tre Ave al Cuore addolorato di Maria Santissima.

 

Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.

Christe, audi nos. Christe, exaudi nos.

Pater de Coelis Deus, miserare nobis.

Fili Redemptor mundi Deus, miserere nobis.

Spiritus Sancte Deus, miserere nobis.

Sancta Trinitas unus Deus, miserere nobis.

Sancta Maria,

 ora pro nobis.

Sancta Dei Genitrix,

 ora

Sancta Virgo Virginum,

 ora

Mater crucifixa,

 ora

Mater dolorosa,

 ora

Mater lacrymosa,

 ora

Mater afflicta,

 ora

Mater derelicta,

 ora

Mater desolata,

 ora

Mater Filio orbata,

 ora

Mater gladio transverberata,

 ora

Mater aerumnis confecta,

 ora {143 [321]}

Mater angustiis repleta,

 ora pro nobis.

Mater cruci corde affixa,

 ora

Mater moestissima,

 ora

Fons lacrymarum,

 ora

Cumulus passionum,

 ora

Speculum patientiae,

 ora

Rupes constantiae,

 ora

Anchora confidentiae,

 ora

Refugium derelictorum,

 ora

Ciypeus oppressorum,

 ora

Debellatrix incredulorum,

 ora

Solatium miserorum,

 ora

Medicina languentium,

 ora

Fortitudo debilium,

 ora

Portus naufragantium,

 ora

Sedatio procellarum,

 ora

Recursus moerentium,

 ora

Terror insidiantium,

 ora

Thesaurus fidelium,

 ora

Oculus Prophetarum,

 ora

Baculus Apostolorum,

 ora

Corona Martyrum,

 ora

Lumen Confessorum,

 ora

Margarita Virginum,

 ora

Consolatio Viduarum,

 ora

Laetitia Sanctorum omnium,

 ora

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.

            Respice super nos, libera nos, salva nos ab omnibus angustiis in virtute Iesu Christi. Amen. {144 [322]}

            Scribe, Domina, vulnera tua in corde meo, ut in eis legam dolorem et amorem: dolorem ad sustinendum per te omnem dolorem; amorem ad contemnendum pro Te omnem amorem. Laus Deo ac Deiparae.

            Oremus. Interveniat, etc. pag. 142.

 

GIACULATORIE.

 

            Per ciascuna delle quali ogni volta che si dicono acquistami 300 giorni d’indulgenza.

            Maria, aiuto dei cristiani, pregate per me. Sacro Cuore di Maria, siate la salvezza mia.

            Maria concepita senza peccato, pregate per noi, che ricorriamo a voi.

 

            Altre, per cui si acquistano 100 giorni per ogni volta.

 

            Gesù mio, misericordia.

            Eterno Padre! Io vi offro il sangue di Gesù Cristo in isconto de’ miei peccati e per i bisogni di santa Chiesa.

            Sia benedetta la santa ed immacolata Concezione della beata Vergine Maria. {145 [323]}

 

 

Novena dell’Immacolata Concezione di Maria Ssantissima

 

            I. O Maria purissima, la cui intemerata purità fu già espressa in quel misterioso roveto, che cinto dalle fiamme se ne stava illeso; deh! estinguete in noi il fuoco delle malnate concupiscenze per cui tante anime vanno miseramente ad ardere tra le fiamme dell’inferno. Ave Maria, ecc. Gloria, ecc.

            II. O Maria fortunatissima, che quale Arca mistica del diluvio universale del mondo, sola e senza esempio foste preservata dal naufragio; deh! salvate noi da tanti vizi e peccati, che innondano le contrade del Cristianesimo. Ave, ecc. Gloria, ecc.

            III. O Maria, colomba candidissima, che con penne inargentate spiegaste il volo senza mai posarvi sopra le immondezze che coprivano la faccia della terra; deh! fate che impariamo da Voi a non mai abbandonarci sopra i beni fallaci di questa vita. Ave, ecc. Gloria, ecc.

            IV. O Maria leggiadrissima, che stando sempre appresso alla fonte della grazia foste qual palma sempre fiorita e verdeggiante e {146 [324]} sempre carica di frutti: deh! fate che per noi pure siano sempre aperti i fonti della divina grazia, onde produrre possiamo degni frutti di penitenza. Ave, ecc. Gloria, ecc.

            V. O Maria amabilissima, che foste quell’orto chiuso e quel paradiso di delizie ove non potè entrare per un sol momento l’insidioso serpente; deh! fate che nel nostro cuore mai non trovi l’ingresso il nemico delle anime nostre. Ave, ecc. Gloria, ecc.

            VI. O Maria, che quale splendidissima aurora spuntaste sull’orizzonte di questa vita, senza nebbia o vapore che ne offuscasse alcun poco il limpidissimo chiarore; deh! non permettete che l’anima nostra giammai riposi nelle tenebre e nell’ombra di morte. Ave, ecc. Gloria, ecc.

            VII. O Maria dolcissima, che qual vite feconda, al primo vostro fiorire spargeste fragranza sì soave, che lungi sempre si tenne ogni alito impuro; deh! concedeteci che il cuor nostro mai non resti contaminato dal fetore d’impurità. Ave, ecc. Gloria, ecc.

            VIII. O Maria, giglio delle convalli, giglio nato fra le spine senza riportarne puntura o lieve macchia al vostro candore, deh! concedeteci quel dono di purità, a cui è promessa la visione di Dio. Ave, ecc. Gloria, ecc.

            IX. O Maria Vergine sempre amabile, da Dio sempre amata, bella iride di pace, tempio {147 [325]} augusto, consacrato fin dal primo momento dalla reale presenza dello Spirito Santo, e da tutta la pienezza de’ suoi doni, deh! otteneteci di vivere in modo, che meritiamo di vederci un dì nel celeste Tempio della gloria. Ave, ecc. Gloria, ecc.

            Y. Ora pro nobis, Virgo Immaculata.

            R.Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

Oremus.

 

            Deus, qui per Iramaculatam Virginis Conceptionem dignum Filio tuo habitaculum preparasti; quaesumus, ut qui ex morte eiusdem Filii tui praevisa, eam ab omni labe praeservasti, nos quoque mundos eius intercessione ad te pervenire concedas.

            Per Christum Dominimi nostrum. R. Amen.

 

 

Maria Aiuto dei cristiani

 

            Perchè conosciate, o giovanette, l’origine di questa festa, e la propagazione di questa divozione, è bene sappiate che nel 1571 i Turchi minacciando invadere e scristianare l’Europa intiera, il grande Pontefice S. Pio V a frenare la loro potenza e ferocia procurò che si radunasse contro di loro un esercito di valorosi cattolici. Giovanni d’Austria con molti altri illustri {148 [326]} guerrieri italiani uniti in santa alleanza, sotto la bandiera che portava in oro l’immagine di Gesù Crocifisso, mandata dal Pontefice, accorsero a difendere le ragioni della Chiesa, anzi della civiltà. Dopo un triduo di digiuni, di pubbliche preghiere e processioni, questi generosi soldati si accostarono ai Santi Sacramenti, e invocando il nome di Maria, aiuto dei Cristiani, il dì 7 ottobre nelle acque di Lepanto attaccarono il nemico. Dopo tre ore di accanito combattimento, in cui apparve manifesto l’aiuto di Dio e di Maria Santissima fu ucciso il capitano dei nemici. Allora la confusione e lo spavento invase tutta quanta la flotta musulmana, che cadde in potere dei nostri, i quali al grido di Viva Maria inalberarono la bandiera di Cristo. Il Pontefice San Pio V, che stando in orazione nelle sue stanze aveva dal cielo avuto avviso della miracolosa vittoria, perchè se ne serbasse la rimembranza, volle che si aggiungesse nelle Litanie Lauretane il titolo di « Maria Auxilium Christianorum » e si celebrasse al 7 ottobre la solennità di S. Maria della Vittoria. Più tardi, per la liberazione di Vienna assediata dai Turchi nel 1683, fu eretta in Baviera una compagnia in onore di Maria Ausiliatrice, da cui riconosceva tanta grazia, e questa si diffuse ben presto dalla Germania nell’Italia ed altrove. In fine Pio VII liberato da ingiusta oppressione stabilì la festa di Maria Ausiliatrice al 24 di maggio. La divozione a Maria SS. sotto questo titolo andò sempre crescendo dopo i tanti prodigi che diedero origine al magnifico Santuario di Spoleto, e a quello innalzato in Torino nel 1865, ove accorrono in {149 [327]} gran numero i fedeli anche delle più lontane regioni, dopo avere sperimentato l’efficacia specialissima di Maria SS. invocata sotto il Titolo di Auxilium Christianorum. Il Pontefice Pio IX di felice memoria, con breve 5 aprile 1870 fondò nella chiesa torinese un’Arciconfraternita arricchendola di molte indulgenze.

 

 

Novena ad onore di Mmaria SS. Ausiliatrice.

 

            I. O Maria SS., aiuto potente dei Cristiani, che ricorrono con fiducia al trono della vostra misericordia, ascoltate le preghiere di questa povera peccatrice che implora il vostro soccorso per poter fuggire sempre il peccato e le occasioni di peccare. Ave, Maria. Gloria.

            II. Maria SS. Madre di bontà e di misericordia, che più volte liberaste col visibile vostro patrocinio il popolo cristiano dagli assalti e dalla barbarie dei Musulmani, liberate, vi prego, l’anima mia dagli assalti del demonio, del mondo e della carne, e fate che io possa riportare in ogni tempo completa vittoria sui nemici dell’anima mia. Ave, etc.

            III. Potentissima Regina Maria, che sola trionfaste delle molteplici eresie, che cercavano strappare tanti figliuoli dal seno della nostra Madre Chiesa, aiutatemi, vi prego, {150 [328]} a mantenere salda la mia fede e puro il mio cuore in mezzo a tante insidie e al veleno di sì perverse dottrine. Ave, Maria, etc.

            IV. Cara Madre Maria, che nel trionfo del VII Pio mostraste il vostro valido patrocinio, stendete il vostro manto pietoso su tutta quanta la Chiesa e specialmente sul suo Capo augusto il sommo Pontefice, difendetelo in ogni tempo contro gli assalti dei tanti suoi nemici, liberatelo dalle sue pene, assistetelo sempre perchè possa condurre sicura al porto la navicella di Pietro e trionfare dei flutti orgogliosi che tentano di sommergerla. Ave, Maria, etc.

            V. Pietosissima Madre Maria, che in ogni tempo bramate essere l’aiuto de’ Cristiani, assistetemi col vostro potente patrocinio in vita, ma specialmente nel punto della morte, e fate che dopo avervi amata e venerata in vita, io possa venire un giorno a cantare le vostre misericordie in Cielo. Ave, etc.

 

            Y. Dignare me laudare te, Virgo sacrata.

            R. Da mihi virtutem contra hostes tuos.

 

Oremus.

 

            Omnipotens et misericors Deus, qui ad defensionem populi Christiani in Beatissima Virgine Maria perpetuum auxilium mirabiliter constituisti, concede propitius, ut tali {151 [329]} praesidio muniti; certantes in vita, victoriam de hoste maligno consequi valeamus in morte. Per Dominum, etc.

 

 

Le sette allegrezze che gode Maria in cielo

 

1.

            Rallegratevi, o Sposa immacolata dello Spirito Santo, per quel contento che ora godete in Paradiso, perchè per la vostra purità e verginità siete esaltata sopra tutti gli Angeli e sublimata sopra tutti i Santi.

Ave Maria e Gloria.

 

2.

            Rallegratevi, o Madre di Dio, per quel piacere, che provate in Paradiso, perchè siccome il sole quaggiù in terra illumina tutto il mondo, così voi col vostro splendore adornate e fate risplendere tutto il Paradiso.

Ave e Gloria.

 

3.

            Rallegratevi, o Figlia di Dio, per la sublime dignità, a cui foste elevata in Paradiso, perchè tutte le Gerarchie degli Angeli, {152 [330]} degli Arcangeli, dei Troni, delle Dominazioni e di tutti gli Spiriti Beati vi onorano, vi riveriscono e vi riconoscono per Madre del loro Creatore, e ad ogni minimo cenno vi sono obbedientissime. Ave e Gloria.

 

4.

            Rallegratevi, o Ancella della SS. Trinità, per quel gran potere, che avete in Paradiso, perchè tutte le grazie che chiedete al vostro Figliuolo vi sono subito concedute; anzi, come dice S. Bernardo, non si concede grazia quaggiù in terra, che non passi per le vostre santissime mani. Ave e Gloria.

 

5.

            Rallegratevi, o Augustissima Regina, perchè voi sola meritaste sedere alla destra del vostro santissimo Figlio, il quale siede alla destra dell’Eterno Padre. Ave e Gloria.

 

6.

            Rallegratevi, o Speranza de’peccatori, Rifugio dei tribolati, pel gran piacere che provate in Paradiso nel vedere che tutti quelli, che vi lodano e vi riveriscono in questo mondo, sono dall’Eterno Padre premiati colla sua santa grazia in terra, e colla sua immensa gloria in cielo. Ave e Gloria. {153 [331]}

 

7.

            Rallegratevi, o Madre, Figlia e Sposa di Dio, perchè tutte le grazie, tutti i gaudii, tutte le allegrezze e tutti i favori, che ora godete in Paradiso, non si diminuiranno mai, anzi aumenterannosi fino al giorno del giudicio e dureranno in eterno. Ave e Gloria.

 

ORAZIONE ALLA BEATISSIMA VERGINE.

 

            O gloriosa Vergine Maria, Madre del mio Signore, fonte di ogni nostra consolazione, per queste vostre allegrezze, di cui ho fatto rimembranza con quella divozione che ho potuto maggiore, vi prego d’impetrarmi da Dio la remissione de’ miei peccati, ed il continuo aiuto della sua santa grazia, onde io non mi renda mai indegna della vostra protezione, ma bensì abbia la sorte di ricevere tutti quei celesti favori, che siete solita ottenere e compartire ai vostri servi, i quali fanno divota memoria di queste allegrezze, di cui ridonda il vostro bel cuore, o Regina immortale del Cielo. Così sia. {154 [332]}

 

ESERCIZIO DI DIVOZIONE AL S. ANGELO CUSTODE.

 

            1. Angelo mio Custode, voi che non isdegnaste di prender tanta cura di me miserabile peccatrice, deh! vi prego, avvalorate il mio spirito con viva fede, con ferma speranza e con infiammata carità, sì che disprezzando il mondo io pensi solo ad amare e servire il mio Dio.

Tre Angele Dei e tre Gloria Patri[1].

            2. Nobilissimo principe della corte celeste, che vi degnaste prendere tanta cura di questa povera anima mia, difendetela voi dalle {155 [333]} insidie e dagli assalti del demonio, onde non mi accada mai più di offendere il mio Signore per l’avvenire. Tre Angele e Gloria.

            3. Gloriosissimo spirito, che con assidua benignità vi occupate dell’anima mia, ottenetemi grazia di essere sempre vostra divota e fedele nel praticare quegli avvisi e quei consigli, che vi degnerete suggerirmi alla mente ed inspirarmi nel cuore.

Tre Angele e Gloria.

            4. Pietosissimo custode dell’anima mia, voi che tanto vi umiliaste col venire dal cielo in terra per impiegare il vostro ministero a favore di un essere sì vile quale io sono, fate che possa anch’io acquistare lo spirito di vera umiltà, e sia pienamente persuasa, che da per me non posso nulla senza il vostro aiuto e senza la grazia del mio Signore.

Tre Angele e Gloria.

            5. Benignissimo spirito, che tante fatiche spendete per salvare l’anima mia, ottenetemi dal Signore, che nell’estremo della vita l’anima mia da voi difesa possa passare dalle vostre mani nelle amorosissime braccia del mio Gesù. Tre Angele e Gloria.

 

ORAZIONE.

 

            Poichè, amabilissimo mio Custode, tutto quello che voi fate per me in questo mondo niente altro ha di mira, che la salute dell’anima {156 [334]} mia, deh! vi supplico, quando mi troverò nel letto di morte priva di tutti i sensi, immersa nelle angoscio dell’agonia, e l’anima si separerà dal corpo per comparire avanti al suo Creatore, voi difendetela dai suoi nemici, e vincitrice conducetela con voi a godere per sempre la gloria del Paradiso. Così sia.

 

 

Breve modo di praticare la Via Crucis

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

Oremus.

 

            Respice, quaesumus, Domine, super hanc familiam tuam, pro qua Dominus noster Iesus Christus non dubitavit manibus tradi nocentium et Crucis subire tormentum. Qui tecum vivit et regnat in saecula saeculorum. Amen. {157 [335]}

 

ATTO DI CONTRIZIONE.

 

            Mio Redentore, mio Dio, eccomi ai vostri piedi pentita con tutto il cuore de’ miei peccati, perchè sono offesa della vostra somma bontà; voglio piuttosto morire, che ancora offendervi, perchè vi amo sopra ogni cosa.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

 

            Santa Madre, questo fate,

            Che le piaghe del Signore

            Siano impresse nel mio cuore.

 

                        Stabat Metter dolorosa

                        Iuxta Crucem lacrymosa

                        Dum pendebat Filius.

 

Stazione I.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa prima Stazione ci rappresenta il Pretorio di Pilato, dove il nostro Redentore ricevè la sentenza di morte.

            Considera, anima mia, come Pilato condannò a morte di Croce il nostro innocentissimo Gesù, e come egli volentieri si sottomise a quella condanna, acciocchè tu fossi liberata dall’eterna dannazione. {158 [336]}

            Ah! Gesù, vi ringrazio di tanta carità, e vi supplico di cancellare la sentenza di eterna morte meritata per le mie colpe, onde io sia fatta degna di godere l’eterna vita.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate, ecc.

                                    Cuius animam gementem,

                                    Contristatam et dolentem

                                    Pertransivit gladius.

 

Stazione II.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa seconda Stazione ci rappresenta come Gesù fu caricato del pesantissimo legno della Croce.

            Considera, anima mia, come Gesù sottopose le sue spalle alla Croce, la quale era aggravata da’ tuoi moltissimi ed enormi peccati.

            Ah Gesù! perdonatemi e datemi grazia di non più aggravarvi nel restante di mia vita di nuove colpe, ma bensì di portare sempre la croce di una vera penitenza.

            Pater, Ave, Gloria. {159 [337]}

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    O quam tristis et afflicta

                                    Fuit illa benedicta

                                    Mater Unigeniti!

 

Stazione III.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa terza Stazione ci rappresenta come Gesù cadde la prima volta sotto la Croce.

            Considera, anima mia, come Gesù non reggendo il grave peso, cadde sotto la Croce con suo gran dolore.

            Ah Gesù mio! le mie ricadute nel peccato ne sono la cagione. Vi supplico di darmi grazia di non rinnovarvi mai più questo dolore con nuovi peccati.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    Quae moerebat et dolebat

                                    Pia Mater dum videbat

                                    Nati poenas inclyti. {160 [338]}

 

Stazione IV.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa quarta Stazione ci rappresenta l’incontro dolorosissimo di Maria Vergine col suo Divin Figliuolo.

            Considera, anima mia, quanto restò ferito il cuor della Vergine alla vista di Gesù, ed il cuore di Gesù alla vista della sua Madre afflittissima. Tu fosti la causa di questo dolore di Gesù e di Maria colle tue colpe.

            Ah Gesù! Ah Maria! fatemi sentire un vero dolore de’ miei peccati, onde io li pianga finchè vivo e meriti d’incontrarvi pietosi alla mia morte.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    Quis est homo, qui non fleret,

                                    Matrem Christi si videret

                                    In tanto supplicio?

 

Stazione V.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum. {161 [339]}

 

            Questa quinta Stazione ci rappresenta come fu costretto Simon Cireneo a portare la Croce dietro a Gesù Cristo.

            Considera, anima mia, come Gesù non aveva più forze a reggere la Croce, onde gli Ebrei con finta compassione lo sgravarono dell’enorme peso di essa.

            Ah Gesù! a me è dovuta la Croce, che ho peccato. Deh! fate che io vi sia almen compagna nel portare la croce di ogni avversità per vostro amore.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    Quis non posset contristari

                                    Christi Matrem contemplari

                                    Dolentem cum Filio?

 

Stazione VI.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa sesta Stazione ci rappresenta la Veronica, che asciugò il volto a Gesù.

            Considera, anima mia, l’ossequio fatto a Gesù da questa donna, e come egli la premiò subito dandole il volto suo effigiato in quel lino. {162 [340]}

            Ah Gesù mio! datemi grazia di mondare l’anima mia da ogni lordura e d’imprimere nella mia mente e nel mio cuore la vostra santissima passione.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    Pro peccatis suae gentis

                                    Vidit Iesum in tormentis

                                    Et flagellis subditum.

 

Stazione VII.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa settima Stazione ci rappresenta la seconda caduta di Gesù Cristo con grande suo strapazzo e tormento.

            Considera, o anima mia, i patimenti di Gesù in questa nuova caduta, effetti delle tue ricadute nel peccato.

            Ah Gesù! mi confondo avanti a voi, e vi prego di darmi grazia che io mi alzi in maniera dalle mie colpe, che non ricada mai più.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostril. {163 [341]}

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    Vidit suum dulcem Natum

                                    Moriendo desolatum

                                    Dum emisit spiritum.

 

Stazione VIII.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa ottava stazione ci rappresenta quando Gesù incontrò le donne che piangevano sopra di Lui.

            Considera, o anima mia, come Gesù disse a quelle donne, che non piangessero sopra di lui, ma sopra loro stesse, onde tu impari, che devi prima piangere i tuoi peccati, indi i suoi patimenti.

            Ah Gesù! datemi lacrime di vera contrizione, acciocchè sia meritoria la compassione mia ai vostri dolori.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    Eia, Mater fons amoris,

                                    Me sentire vim doloris

                                    Fac, ut tecum lugeam. {164 [342]}

 

Stazione IX.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa nona Stazione ci rappresenta la terza caduta di Gesù con nuove ferite e con nuovi tormenti.

            Considera, anima mia, come il buon Gesù cadde la terza volta, perchè la tua ostinazione al male ti portò a continuare nelle colpe.

            Ah Gesù! voglio dar fine per sempre alle mie iniquità per dare a voi sollievo. Deh! confermate il mio proponimento e rendetelo efficace colla vostra grazia.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    Fac ut ardeat cor meum

                                    In amando Christum Deum,

                                    Ut sibi complaceam.

 

Stazione X.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum. {165 [343]}

 

            Questa decima Stazione ci rappresenta come Gesù, giunto che fu sul Calvario, venne spogliato nudo ed amareggiato con fiele e mirra.

            Considera, anima mia, la confusione di Gesù nell’essere spogliato nudo, e la pena di essere abbeverato di fiele e mirra. Ciò fu in pena delle tue immodestie e golosità.

            Ah Gesù! mi pento delle libertà mie, e risolvo di non più rinnovarvi in tutto il rimanente de’ miei giorni tali pene, ma di vivere con tutta modestia e temperanza. Così, spero col vostro divino aiuto.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    Sancta Mater, istud agas,

                                    Crucifixi fige plagas

                                    Cordi meo valide.

 

Stazione XI.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa undecima Stazione ci rappresenta quando Gesù fu inchiodato sopra la Croce, essendo presente l’afflittissima sua Madre.

            Considera, anima mia, gli spasimi di Gesù nell’essergli trapassati da chiodi le mani e {166 [344]} i piedi. Oh crudeltà de’ Giudei! Oh amore di Gesù verso di noi!

            Ah Gesù mio! voi tanto avete patito per me ed io tanto fuggo ogni patire. Deh! inchiodate sulla vostra Croce la mia volontà risoluta di non più offendervi per l’avvenire, anzi di patir volentieri qualunque pena per vostre amore.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    Tui nati vulnerati

                                    Tarn dignati pro me pati

                                    Poenas mecum divide.

 

Stazione XII.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa duodecima stazione ci rappresenta la morte di Gesù in Croce.

            Considera, anima mia, che dopo tre ore di agonia morì il tuo Redentore sulla Croce per la tua salute.

            Ah Gesù mio! è ben giusto che io spenda per voi il restante di mia vita, avendo voi {167 [345]} dato la vostra con tanti spasimi per me. Così risolvo: mi assista la vostra grazia per li meriti della vostra morte.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

                                    Fac me tecum pie flere,

                                    Crucifixo condolere

                                    Donec ego vixero.

 

Stazione XIII.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa decimaterza Stazione ci rappresenta come il corpo santissimo di Gesù fu deposto dalla Croce in seno di Maria Vergine sua Madre.

            Considera, anima mia, il dolore di Maria Vergine in vedersi fra le sue braccia morto il suo divin Figliuolo.

            Ah Vergine Santissima! per li meriti di Gesù ottenetemi grazia di non più rinnovare in vita mia la cagione della sua morte, ma che egli viva sempre in me colla sua divina grazia.

            Pater, Ave, Gloria. {168 [346]}

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    Iuxta Crucem tecum stare

                                    Et me tibi sociare

                                    In planctu desidero.

 

Stazione XIV.

 

Y. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

            Questa ultima Stazione ci rappresenta la sepoltura del nostro Redentore.

            Considera, anima mia, come il corpo santissimo di Gesù fu seppellito con grande divozione dentro al sepolcro nuovo per lui preparato.

            Ah Gesù mio! vi ringrazio di quanto patiste per me, e vi supplico di darmi grazia di preparare il mio cuore a ricevervi degnamente nella santa comunione e di fare nell’anima mia la vostra abitazione per sempre.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                                    Quando corpus morietur,

                                    Fac ut animae donetur

                                    Paradisi gloria. {169 [347]}

 

            Si recitino sei Pater, Ave, Gloria, secondo l’intenzione del Sommo Pontefice per l’acquisto delle sante Indulgenze.

 

            Y. Salva nos, Christe Salvator, per virtutem Crucis.

            R. Qui salvasti Petrum in mari, miserere nobis.

 

Oremus.

 

            Deus, qui Unigeniti Filii tui pretioso sanguine vivificae Crucis vexillum sanctificare voluisti, concede, quaesumus, eos qui eiusdem sanctae Crucis gaudent honore, tua quoque ubique protectione gaudere. Per eumdem Christum, etc. R. Amen.

 

            Y. Divinum auxilium maneat semper nobiscum. R. Amen.

 

 

Preghiera per conoscere la propria vocazione.

 

            Eccomi ai vostri piedi, o Vergine pietosa, per impetrare da voi la grazia importantissima della scelta del mio stato. Io non cerco altro che di fare perfettamente la volontà del vostro divin Figlio in tutto il tempo della mia vita. Desidero ardentemente di scegliere quello stato che vie più mi renderà consolata quando mi troverò al punto della morte. Deh! Madre del buon Consiglio, {170 [348]} fatemi risuonare agli orecchi una voce che allontani ogni dubbiezza della mente mia. A voi si aspetta, che siete la Madre del mio Salvatore, essere altresì la madre della mia salvezza; perchè se voi, o Maria, non mi partecipate un raggio del divin sole, qual luce mi rischiarerà! Se voi non m’instruite, o Madre dell’increata Sapienza, chi mi ammaestrerà! Udite dunque, o Maria, le mie umili preghiere. Indirizzatemi dubbiosa e vacillante, reggetemi nella retta via, che conduce all’eterna vita, giacchè voi siete unica speranza di virtù e di vita, i cui frutti non sono altro che frutti di onore e di onestà.

            Tre Pater, Ave e Gloria.

 

 

Preghiera di benedetto Papa XIII per impetrare da Dio la grazia di non morire di morire improvvisa.

 

            Misericordiosissimo Signore Gesù, per la vostra agonia e sudor di sangue, per la morte vostra liberatemi, vi supplico, dalla morte subitanea ed improvvisa.

            Benignissimo Signore Gesù, per l’acerbissima ed ignominiosissima flagellazione e coronazione vostra, per la vostra Croce e passione amarissima e per la vostra bontà umilmente vi prego, che non permettiate, che io improvvisamente muoia, e senza i ss. sacramenti passi da questa vita all’eternità. {171 [349]}

            Mio amatissimo Gesù, mio Signore e Dio mio, per tutti i travagli e dolori vostri, pel vostro prezioso sangue e per le sagrosante vostre piaghe: per quelle vostre, o mio dolcissimo Gesù, ultime parole dette in Croce: Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me? e per quel forte grido: Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio; ardentissimamente vi prego di non levarmi tantosto da questo mondo. Le vostre mani, o mio Redentore, mi hanno fatta e formata tutta intieramente. Deh! non mi precipitate sì presto; datemi, vi supplico, spazio di penitenza, concedetemi un transito felice ed in grazia vostra, affinchè io vi ami con tutto il cuore, vi lodi e vi benedica in eterno.

            Signor mio Gesù Cristo, per quelle cinque Piaghe, che l’amore verso di noi vi fece in Croce, soccorrete ai vostri servi redenti col vostro preziosissimo Sangue... Sanguinisque pretiosi, quem in mundi pretium Rex effudit gentium.

 

 

Preghiera per la buona morte.

 

            Gesù Signore, Dio di bontà, Padre di misericordia, io mi presento dinanzi a Voi con cuore umiliato e contrito: vi raccomando la mia ultima ora, e ciò che dopo di essa mi attende. 172{ [350]}

            Quando i miei piedi immobili mi avvertiranno che la mia carriera in questo mondo è presso a finire, misericordioso Gesù, abbiate pietà, di me.

            Quando le mie mani tremole e intorpidite non potranno più stringervi, Crocifisso mio bene, e mio malgrado lascierovvi cadere sul letto del mio dolore, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando i miei occhi offuscati e trasvolti dall’orror della morte imminente fisseranno in Voi gli sguardi languidi e moribondi, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando le mie labbra fredde e tremanti pronunzieranno per l’ultima volta il vostro Nome adorabile, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando le mie guancie pallide e livide inspireranno agli astanti la compassione ed il terrore, e i miei capelli bagnati dal sudor della morte, sollevandosi sulla mia testa, annunzieranno prossimo il mio fine, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando le mie orecchie presso a chiudersi per sempre ai discorsi degli uomini, si apriranno per intendere la vostra voce, che pronunzierà l’irrevocabile sentenza, onde verrà fissata la mia sorte per tutta l’eternità, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando la mia immaginazione agitata da orrendi e spaventevoli fantasmi sarà immersa in mortali tristezze, ed il mio spirito turbato dalla vista delle mie iniquità, dal timore della vostra giustizia lotterà contro l’angelo delle tenebre, che vorrà togliermi la vista consolatrice delle vostre misericordie e precipitarmi in seno alla disperazione, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. {173 [351]}

            Quando il mio debole cuore oppresso dal dolor della malattia sarà sorpreso dagli orrori di morte e spossato dagli sforzi che avrà fatto contro ai nemici della mia salute, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando verserò le mie ultime lagrime, sintomi della mia distruzione, ricevetele in sacrificio di espiazione, acciocchè io spiri come una vittima di penitenza, ed in quel terribile momento, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando i miei parenti ed amici, stretti a me d’intorno, s’inteneriranno sul dolente mio stato, e v’invocheranno per me, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando avrò perduto l’uso di tutti i sensi ed il mondo intero sarà sparito da me, ed io gemerò nelle angoscie della estrema agonia e negli affanni di morte, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando gli ultimi sospiri del cuore sforzeranno l’anima mia ad uscire dal corpo, accettateli come figli di una santa impazienza di venire a Voi, e Voi, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando l’anima mia sull’estremità delle labbra uscirà per sempre da questo mondo e lascierà il mio corpo pallido, freddo e senza vita, accettate la distruzione del mio essere come un omaggio, che io vengo a rendere alla vostra Divina Maestà, ed allora, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando finalmente l’anima mia comparirà dinanzi a Voi, e vedrà per la prima volta lo splendore immortale della vostra Maestà, non la rigettate dal vostro cospetto; degnatevi ricevermi {174 [352]} nel seno amoroso della vostra misericordia, affinchè io canti eternamente le vostre lodi: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

 

ORAZIONE.

 

            O Dio, che condannandoci alla morte, ce ne avete nascosto il momento e l’ora, fate ch’io passando nella giustizia e nella santità tutti i giorni della vita, possa meritare di uscire di questo mondo nel vostro santo amore per li meriti del nostro Signor Gesù Cristo, che vive e regna con voi nell’unità dello Spirito Santo. Così sia.

 

            Pio VII accordò l’indulgenza di 100 giorni a chi recita detta preghiera, ed a chi la recita ogni giorno per un mese l’indulgenza plenaria.

 

 

ORAZIONE PER LE ANIME DEL PURGATORIO.

 

            O Signore onnipotente, il quale per l’amore che portate agli uomini, vi degnaste di prendere umana carne, di vivere fra gli stenti, di soffrire dolorosissima passione e finalmente di spirare in Croce, deh! per tanti meriti che ci procuraste col vostro preziosissimo Sangue, vi prego di volgere uno sguardo pietoso ai tormenti, che soffrono nel Purgatorio quelle anime benedette, che {175 [353]} partite da questa valle di pianto in grazia vostra, soffrono gli ardori di quelle fiamme per iscontare i debiti, che hanno tuttora verso della vostra divina giustizia. Accettate adunque, o pietosissimo Iddio, le preghiere, che per esse umilmente vi porgo, traetele da quel carcere tenebroso e chiamatele alla gloria del Paradiso. Vi raccomando particolarmente le anime de’ miei parenti, benefattori spirituali e temporali, e in ispecial modo quelle a cui posso essere stata occasione di peccato col mio mal esempio. Vergine Santissima, Madre pietosa, consolatrice degli afflitti, intercedete voi per quelle anime, affinchè per la vostra potentissima intercessione volino a godere quel Paradiso, che loro sta preparato.

            Y. Te ergo, quaesumus, famulis tuis subveni,

            R. Quos pretioso sanguine redemisti.

            Pater, Ave e Requiem.

 

 

Divozione a s. Giuseppe

 

            Colla divozione a Gesù e a Maria deve andare congiunta la divozione al glorioso patriarca san Giuseppe. Imperocchè dopo Gesù e Maria egli è {176 [354]} il santo che più di tutti si merita la nostra venerazione e il nostro amore per la sublime sua dignità. I suoi meriti furono sì alti, la sua santità sì grande, che la stessa santissima Trinità lo elesse a sposo della più pura delle vergini, della più eccellente e più amabile creatura, che è Maria santissima; lo fece custode, e quasi padre di Gesù Cristo vero figlio dell’Eterno Iddio; gli confidò insomma i due tesori più grandi che possedesse il Cielo e la terra, che sono Gesù e Maria.

            S. Teresa ci anima a ricorrere sovente a questo santo dicendo: « Io non mi ricordo di aver finora supplicato s. Giuseppe per cosa alcuna, senza che egli mi abbia consolata. I favori e le grazie grandi, che mediante l’intercessione di questo santo io ho ricevuto da Dio; i pericoli dai quali mi ha liberata sì nell’anima come nel corpo, sono cose maravigliose. Vorrei persuadere ad ognuno la divozione verso questo glorioso Patriarca, per la grande esperienza che ho dei beni grandi, che egli ottiene da Dio. Solo per amor di Dio domando che chi non mi crede ne faccia la prova, e vedrà che gran bene sia l’essere divoto di questo santo Patriarca. » Queste parole bastino a stimolarci ad essere divote di questo sposo purissimo di Maria Immacolata, e padre putativo di Gesù.

            S. Giuseppe avendo avuto la invidiabile sorte di morire assistito da Gesù e da Maria viene dato per protettore ai moribondi. Siamogli dunque divote in vita, se vogliamo averlo per nostro aiuto in morte.

            Per la grande dignità poi, a cui fu elevato {177 [355]} s. Giuseppe, per aver protetto la Sacra Famiglia dalle insidie dei nemici, mentre ancor viveva in terra, per le grazie straordinarie che ottiene tuttodì ai fedeli cristiani, il papa Pio IX con decreto degli 8 dicembre 1870 dichiarò s. Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica, e sollevò a doppio di prima classe la sua festa del 19 marzo. Per queste ragioni io vi raccomando, o figliuole mie, di professare a questo santo una grande divozione.

 

Preghiera a s. Giuseppe per ottenere la s. Virtù’della purità.

 

            O custode dei vergini e padre, s. Giuseppe, alla cui custodia fu affidata la stessa innocenza Cristo Gesù e la Vergine delle Vergini Maria SS., io vi supplico e vi scongiuro di fare sì che, preservata da ogni immondezza, pura di mente e di cuore, e casta di corpo, io sia sempre castissima serva di Gesù e di Maria. Così sia.

            Ricordatevi, o purissimo sposo di Maria Vergine, e dolce protettor mio s. Giuseppe, che non si è mai udito, che alcuno abbia invocata la vostra protezione e chiesto aiuto da voi senza essere stato consolato. Con questa fiducia io vengo al vostro cospetto, e a voi fervorosamente mi raccomando. Deh! Non {178 [356]} abbiate in dispregio le mie preghiere, o Padre putativo di Gesù, ma ricevetele pietosamente ed esauditele.

 

            Indulgenza di 300 giorni concessa da Pio IX, da guadagnarsi una volta al giorno, applicabile alle anime del Purgatorio.

 

Preghiera a s. Giuseppe per impetrare una buona morte.

 

            Gloriosissimo s. Giuseppe, fortunato sposo di Maria, voi che meritaste di essere fatto custode del Salvator del mondo Gesù Cristo, e abbracciandolo teneramente godeste anticipato il Paradiso, deh! ottenetemi dal Signore un intero perdono de’ miei peccati, la grazia d’imitarle vostre virtù, affinchè io cammini sempre per la via che conduce al Cielo. Siccome voi meritaste di avere Gesù e Maria intorno al vostro letto al punto di morte, e tra le loro braccia dolcemente spiraste l’anima beata, vi prego di volermi difendere dai nemici dell’anima mia in quell’ultimo punto di mia vita; di modo che consolata dalla dolce speranza di volare con voi a possedere l’eterna gloria in Paradiso, io spiri pronunziando i SS. nomi di Gesù, di Giuseppe e di Maria. {179 [357]}

 

Figliuoli carissimi, ricorrete a S. Giuseppe

ed egli verrà in nostro aiuto in tutte le nostre necessità.

(PIO PAPA IX il 23 Giugno 1871). {180 [358]}

 


PARTE TERZA. UFFIZIO DELLA B. VERGINE A MATTUTINO.

 

            Aperi, Domine, os meum ad benedicendum nomen sanctum tuum: munda quoque cor meum ab omnibus vanis, perversis et alienis cogitationibus; intellectum illumina, affectum infiamma, ut digne, attente ac devote hoc Officium recitare valeam, et exaudiri merear ante conspectum divinae Maiestatis tuae. Per Christum Dominum nostrum. R. Amen.

            Domine, in unione illius divinae intentionis, qua ipse in terris laudes Deo persolvisti, has tibi Horas persolvo.

            Ave, Maria, etc.

 

            Y. Domine, labia mea aperies.

            Y. Et os meum annuntiabit laudem tuam. {181 [359]}

            Y. Deus, in adiutorium meum intende.

            R. Domine, ad adiuvandum me festina.

            Gloria Patri, etc. Alleluia.

 

Dalla Domenica di Settuagesima al sabato santo invece di Alleluia dicesi:

 

            Laus tibi, Domine, rex aeternae gloriae.

 

            Invitatorio. Ave, Maria, gratia plena: Dominus tecum.

            Si ripete. Ave, Maria, gratia plena: Dominus tecum.

 

Salmo 94.

 

            Venite, exultemus Domino, iubilemus Deo salutari nostro: praeoccupemus faciem eius in confessione et in psalmis iubilemus ei.

            Ave, Maria, gratia plena: Dominus tecum.

            Quoniam Deus magnus Dominus, et Rex magnus super omnes Deos: quoniam non repellet Dominus plebem suam, quia in manu eius sunt omnes fines terrae et altitudines montium ipse conspicit.

            Dominus tecum.

            Quoniam ipsius est mare, et ipse fecit illud, et aridam fundaverunt manus eius: Venite, adoremus, et procidamus ante Deum; ploremus coram Domino, qui fecit nos; quia ipse est Dominus Deus noster: nos autem populus eius, et oves pascuae eius.

            Ave, Maria, gratia plena: Dominus tecum.

            Hodie si vocem eius audieritis, nolite obdurare corda vestra, sicut in exacerbatione secundum {182 [360]} diem tentationis in deserto; ubi tentaverunt me patres vestri, probaverunt et viderunt opera mea.

            Dominus tecum.

            Quadraginta annis proximus fui generationi huic, et dixi: semper hi errant corde, ipsi vero non cognoverunt vias meas, quibus iuravi in ira mea, si introibunt in requiem meam.

            Ave, Maria, gratia plena: Dominus tecum.

            Gloria Patri et Filio, et Spiritui Sancto: sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in saecula saeculorum. Amen.

            Dominus tecum.

            Ave, Maria, gratia plena:

            Dominus tecum.

 

Inno

 

Quem terra, pontus, sydera

            Colunt, adorant, praedicant,

            Trinam regentem machinam,

            Claustrum Mariae baiulat.

Cui luna, sol et omnia

            Deserviunt per tempora,

            Perfusa coeli gratia,

            Gestant Puellae viscera.

Beata Mater munere,

            Cuius supernus Artifex

            Mundum pugillo continens

            Ventris sub arca clausus est.

Beata coeli nuntio,

            Foecunda Sancto Spiritu,

            Desideratus gentibus

            Cuius per alvum fusus est. {183 [361]}

Iesu, tibi sit gloria,

            Qui natus es de Virgine,

            Cum Patre, et almo Spiritu,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

Il Mattutino del piccolo Uffizio della B. V. si mole dividere in modo che per la domenica, lunedì e giovedì si legge il primo Notturno, il secondo Notturno pel martedì e venerdì, il terzo Notturno pel mercoledì e sabato. Ma in ciascun giorno in fine diconsi le lezioni che seguono i tre Notturni.

 

PRIMO NOTTURNO.

PER LA DOMENICA,LUNEDÌ E GIOVEDÌ.

 

Fra l’anno. - Ant. Benedicta tu.

 

Salmo 8.

 

            Domine, Dominus noster, * quam admirabile est nomen tuum in universa terra!

            Quoniam elevata est magnifìcentia tua * super coelos.

            Ex ore infantium et lactentium perfecisti laudem propter inimicos tuos, * ut destruas inimicum et ultorem.

            Quoniam videbo coelos tuos, opera digitorum tuorum: * lunam et stellas, quae tu fundasti.

            Quid est homo, quod memor es eius? * aut filius hominis, quoniam visitas eum?

            Minuisti eum paullo minus ab Angelis, gloria et honore coronasti eum, * et constituisti eum super opera manuum tuarum.

            Omnia subiecisti sub pedibus eius: * oves et boves universas, insuper et pecora campi. {184 [362]}

            Volucres coeli, et pisces maris, * qui perambulant semitas maris.

            Domine, Dominus noster, * quam admirabile ut nomen tuum in universa terra!

            Gloria Patri, etc.

 

            Ant. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui.

 

Nel tempo pasquale in fine di ogni antifona si aggiunge Alleluia.

 

            Ant. Sicut myrrha.

 

Salmo 18.

 

            Coeli enarrant gloriam Dei, * et opera manuum eius annuntiat firmamentum.

            Dies diei eructat verbum, * et nox nocti indicat scientiam.

            Non sunt loquelae, neque sermones, * quorum non audiantur voces eorum.

            In omnem terram exivit sonus eorum: * et in fines orbis terrae verba eorum.

            In sole posuit tabernaculum suum: * et ipse tamquam sponsus procedens de thalamo suo.

            Exultavit ut gigas ad currendam viam, * a summo coelo egressio eius.

            Et occursus eius usque ad summum eius, * nec est qui se abscondat a calore eius.

            Lex Domini immaculata convertens animas: * testamentum Domini fidele sapientiam praestans parvulis.

            Iustitiae Domini rectae laetificantes corda: * praeceptum Domini lucidum illuminans oculos. {185 [363]}

            Timor Domini sanctus permanens in saeculum saeculi: * iudicia Domini vera, iustificata in cemetipsa.

            Desiderabilia super aurum et lapidem pretiosum multum: * et dulciora super mel et favum.

            Etenim servus tuus custodit ea, * in custodiendis illis retributio multa.

            Delicta quis intelligit? ab occultis meis munda me, * et ab alienis parce servo tuo.

            Si mei non fuerint dominati, tunc immaculatus ero, * et emundabor a delicto maximo.

            Et erunt ut complaceant eloquia oris mei: * et meditatio cordis mei in conspectu tuo semper.

            Domine, adiutor meus * et redemptor meus.

            Gloria Patri, etc.

            Ant. Sicut myrrha electa odorem dedisti suavitatis, Sancta Dei Genitrix.

            Ant. Ante thorum.

 

Salmo 23.

 

            Domini est terra et plenitudo eius; * orbis terrarum et universi qui habitant in eo.

            Quia ipse super maria fundavit eum: * et super flumina praeparavit eum.

            Quis ascendet in montem Domini! * aut quis stabit in loco sancto eius.

            Innocens manibus et mundo corde, * qui non accepit in vano animam suam, nec iuravit in dolo proximo suo.

            Hic accipiet benedictionem a Domino * et misericordiam a Deo salutari suo.

            Haec est generatio quaerentium eum, * quaereutium faciem Dei Iacob. {186 [364]}

            Attollite portas, principes, vestras, et elevamini portae aeternales: * et introibit Rex gloriae.

            Quis est iste Rex gloriae? * Dominus fortis et potens, Dominus potens in proelio.

            Attollite portas, principes, vestras, et elevamini portae aeternales: * et introibit Rex gloriae.

            Quis est ipse Rex gloriae? * Dominus virtutum ipse est Rex gloriae. Gloria Patri, etc.

            Ant. Ante thorum huius Virginìs frequentate nobis dulcia cantica dramatis.

            Y. Diffusa est gratia, etc, come a pag. 193.

 

 

SECONDO NOTTURNO.

 

PEL MARTEDÌ E VENERDÌ.

 

            Ant. Specie tua.

 

Salmo 44.

 

            Eructavit cor meum verbum bonum, * dico ego opera mea Regi.

            Lingua mea calamus scribae * velociter scribentis.

            Speciosus forma prae filiis hominum, diffusa est gratia in labiis tuis; * propterea benedixit te Deus in aeternum.

            Accingere gladio tuo super femur tuum, * potentissime.

            Specie tua et pulchritudine tua * intende, prospere procede, et regna.

            Propter veritatem et mansuetudinem et iustitiam * et deducet te mirabiliter dextera tua. {187 [365]}

            Sagittae tuae acutae, populi sub te cadent, * in corda inimicorum regis.

            Sedes tua, Deus, in saeculum saeculi: * virga directionis, virga regni tui.

            Dilexisti iustitiam, et odisti iniquitatem: * propterea unxit te Deus, Deus tuus, oleo laetitiae prae consortibus tuis.

            Myrrha et gutta et casia a vestimentis tuis, a domibus eburneis, * ex quibus delectaverunt te filiae regum in honore tuo.

            Astitit regina a dextris tuis in vestitu deaurato, * circumdata varietate.

            Audi, filia, et vide, et inclina aurem tuam: et obliviscere populum tuum et domum patris tui.

            Et concupiscet Rex decorem tuum: * quoniam ipse est Dominus Deus tuus, et adorabunt eum.

            Et filiae Tyri in muneribus: * vultum tuum deprecabuntur omnes divites plebis.

            Omnis gloria eius filiae Regis ab intus, * in fimbris aureis circumamicta varietatibus.

            Adducentur Regi virgines post eam: * proximae eius afferentur tibi.

            Aflerentur in laetitia et exultatione; * adducentur in templum regis.

            Pro patribus tuis nati sunt tibi filli: * constitues eos principes super omnem terram.

            Memores erunt nominis tui * in omni generatione et generationem.

            Propterea populi confitebuntur tibi in aeternum, * et in saeculum saeculi. Gloria Patri, etc.

 

            Ant. Specie tua et pulchritudine tua intende, prospere procede, et regna.

            Ant. Adiuvabit eam. {188 [366]}

 

Salmo 45.

 

            Deus noster refugium et virtus: * adiutor in tribulationibus, quae invenerunt nos nimis.

            Propterea non timebimusdum turbabitur terra, * et transferentur montes in cor maris.

            Sonuerunt, et turbatae sunt aquae eorum: * conturbati sunt montes in fortitudine eius.

            Fluminis impetus laetificat civitatem Dei: * sanctificavit tabernaculum suum Altissimus.

            Deus in medio eius non commovebitur: * adiuvabit eam Deus mane diluculo.

            Conturbatae sunt gentes et inclinata sunt regna: * dedit vocem suam, mota est terra.

            Dominus virtutum nobiscum; * susceptor noster Deus Iacob.

            Venite, et videte opera Domini, quae posuit prodigia super terram, * auferens bella usque ad finem terrae.

            Arcum conteret, et confringet arma: *et scuta comburet igni.

            Vacate, et videte quoniam ego sum Deus, * exaltabor in gentibus, et exaltabor in terra.

            Dominus virtutum nobiscum: * susceptor noster Deus lacob. Gloria Patri, etc.

 

            Ant. Adiuvabit eam Deus vultu suo, Deus in medio eius non commovebitur.

            Ant. Sicut laetantium.

 

Salmo 86.

 

            Fundamenta eius in montibus sanctis, * diligit Dominus portas Sion super omnia tabernacula Iacob.

            Gloriosa dicta sunt de te, * civitas Dei. {189 [367]}

            Memor ero Rahab et Babylonis * scientium me.

            Ecce alienigenae et Tyrus et populus Aethiopum, * hi fuerunt illic.

            Numquid Sion dicet: Homo, et homo natus est in ea: * et ipse fundavit eam Altissimus?

            Dominus narrabit in scripturis populorum et principum, * horum, qui fuerunt in ea.

            Sicut laetantium omnium * habitatio est in te. Gloria Patri, etc.

 

            Ant. Sicut laetantium omnium nostrum habitatio est in te, sancta Dei Genitrix.

            Y. Diffusa est gratia, etc., come a pag. 193.

 

TERZO NOTTURNO.

PEL MERCOLEDÌ E SABATO.

 

            Ant. Gaude, Maria Virgo.

 

Salmo 95.

 

            Cantate Domino canticum novum: * cantate Domino omnis terra.

            Cantate Domino, et benedicite nomini eius: annuntiate de die in diem salutare eius.

            Annuntiate inter Gentes gloriam eius, * in omnibus populis mirabilia eius.

            Quoniam magnus Dominus et laudabilis nimis: * terribilis est super omnes deos.

            Quoniam omnes dii genti um daemonia: * Dominus autem coelos fecit.

            Confessio et pulchritudo in conspectu eius: * sanctimonia et magnificentia in sanctificatione eius. {190 [368]}

            Afferte Domino patriae gentium, afferte Domino gloriam et honorem: * afferte Domino gloriam nomini eius.

            Tollite hostias, et introite in atria eius: * adorate Dominum in atrio sancto eius.

            Commoveatur a facie eius universa terra: * dicite in gentibus, quia Dominus regnavit.

            Etenim correxit orbem terrae, qui non commovebitur: * iudicabit populos in aequitate.

            Laetentur coeli, et exultet terra, commoveatur mare, et plenitudo eius: * gaudebunt campi, et omnia quae in eis sunt.

            Tunc exultabunt omnia ligna silvarum a facie Domini, quia venit: * quoniam venit iudicare terram.

            Iudicabit orbem terrae in aequitate, * et populos in veritate sua. Gloria Patri, etc.

 

            Ant. Gaude, Maria Virgo, cunctas haereses sola interemisti in universo mundo.

            Ant. Dignare me.

 

Salmo 46.

 

            Dominus regnavit, exultet terra: * laetentur insulae multae.

            Nubes et caligo in circuitu eius, * iustitia et iudicium correctio sedis eius.

            Ignis ante ipsum praecedet * et inflammabit in circuitu inimicos eius.

            Illuxerunt fulguraeius orbi terrae: * vidit, et commota est terra.

            Montes sicut cera fluxerunt a facie Domini: * a facie Domini omnis terra. {191 [369]}

            Annuntiaverunt coeli iustitiam eius, et viderant omnes populi gloriam eius.

            Confundantur omnes, qui adorant sculptilia, et qui gloriantur in simulacris suis.

            Adorate eum omnes Angeli eius: audivit, et laetata est Sion.

            Et exultaverunt filiae Iudae propter iudicia tua, Domine.

            Quoniam tu Dominus altissimus super omnem terram, nimis exaltatus es super omnes deos.

            Qui diligitis Dominum, odite malum: custodit Dominus animas Sanctorum suorum, de manu peccatoris liberabit eos.

            Lux orta est iusto, et rectis corde laetitia.

            Laetamini iusti in Domino: et confitemini meraoriae sanctificationis eius. Gloria Patri, etc.

 

            Ant. Dignare me laudare te, Virgo sacrata: da mihi virtutem contra hostes tuos.

            Fra l’anno. Ant. Post partum.

Nell’Avvento e nella festa dell’Annunziazione di Maria SS. dicesi la seguente:

            Ant. Angelus Domini.

 

Salmo 97.

 

            Cantate Domino canticum novum: quia mirabilia fecit.

            Salvavit sibi dextera eius, et brachium sanctum eius.

            Notum fecit Dominus salutare suum: in conspectu gentium revelavit iustitiam suam.

            Recordatus est misericordiae suae, * et veritatis suae domui Israël. {192 [370]}

            Viderunt omnes termini terrae salutare Dei nostri.

            Iubilate Deo omnis terra: cantate, et exultate, et psallite.

            Psallite Domino in cithara, in cithara et voce psalmi, * in tubis ductilibus et voce tubae corneae.

            Iubilate in conspectu regis Domini: moveatur mare et plenitudo eius; orbis terrarum, et qui abitant in eo.

            Flumina plaudent manu, simul montes exultabunt a cospectu Domini; quoniam venit iudicare terram.

            Iudicabit orbem terrarum in iustitia, et populos in aequitate. Gloria Patri etc.

 

Fra l’anno.

 

            Ant. Post partum, Virgo, inviolata permansisti: Dei Genitrix, intercede pro nobis.

            Nell’Avvento e nel giorno della SS. Annunziata.

            Ant. Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto.

 

            Y. Diffusa est gratia in labiis tuis.

            R. Propterea benedixit te Deus in aeternum.

 

            Nel tempo pasquale in fine dei versicoli e dei responsori si aggiunge Alleluia.

 

Pater noster, etc.

 

Y. Et ne nos inducas in tentationem.

R. Sed libera nos a malo. {193 [371]}

 

Assoluzione.

 

            Precibus et meritis beatae Mariae semper virginis, et omnium Sanctorum, perducat nos Dominus ad regna coelorum. R. Amen.

 

            Y. Iube, domne, benedicere.

 

Benedizione.

 

            Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria.

            R. Amen.

 

Fra l’anno si dicono le seguenti lezioni: nell’Avvento però e nel giorno della SS. Nunziata vedi le lezioni a pag. 196.

 

Lezione prima (Eccli. 24).

 

            In omnibus requiem quaesivi, et in baereditate Domini morabor. Tunc praecepit, et dixit mihi Creator omnium; et qui creavit me requievit in tabernaculo meo, et dixit mihi: In Iacob inhabita, et in Israël haereditare, et in electis meis mitte radices. Tu autem, Domine, miserere nobis. R. Deo gratias.

            Sancta et immaculata virginitas, quibus te laudibus efferam nescio: * quia quem coeli capere non poterant, tuo gremio contulisti.

            Y. Benedicta tu in mulieribus, et benedietus fructus ventris tui.

            R. Quia quem coeli capere non poterant, tuo gremio contulisti.

            Y. Iube, domne, benedicere.

 

            Benedizione. Ipsa Virgo virginum intercedat pro nobis ad Dominum. R. Amen. {194 [372]}

 

Lezione seconda.

 

            Et sic in Sion firmata sum, et in civitate sanctificata similiter requievi, et in Ierusalem potestas mea. Et radicavi in populo honorificato, et in parte Dei mei haereditas illius, et in plenitudine Sanctorum detentio mea. Tu autem, Domine, miserere nobis. R. Deo gratias.

            Beata es, Virgo Maria, quae Dominum portasti Creatorem mundi; genuisti qui te fecit, et in aeternum permanes virgo.

            Y. Ave, Maria, gratia plena: Dominus tecum.

            R. Genuisti qui te fecit, et in aeternum permanes virgo.

            Quando si dice il Te Deum in fine di questo Responsorio si aggiunge:

            Y. Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto.

            R. Genuisti qui te fecit, et in aeternum permanes virgo.

            Y. Iube, domne, benedicere.

Benedizione. Per Virginem Matrem concedat nobis Dominus salutem et pacem. R. Amen.

 

Lezione terza.

 

            Quasi cedrus exaltata sum in Libano, et quasi cypressus in monte Sion: quasi palma exaltata sum in Cades, et quasi plantatio rosae in Ierico. Quasi oliva speciosa in campis, et quasi platanus exaltata sum iuxta aquam in plateis. Sicut cinnamomum, et balsamum aromatizans odorem dedi: quasi myrrha electa dedi suavitatem odoris. Tu autem, Domine, miserere nobis.

            R. Deo gratias. {195 [373]}

            Il segnente Responsorio si tralascia quando fi dice il Te Deum.

 

            R. Felix namque es, sacra Virgo Maria, et omni laude degnissima: quia ex te ortus est gol iustitiae, Christus Deus noster.

            Y. Ora pro populo, interveni pro clero, intercede pro devoto foemineo sexu; sentiant omnes tuum iuvamen, quicumque celebrant tuam sanctam commemorationem.

            R. Quia ex te ortus est sol iustitiae, Christus Deus noster.

            Y. Gloria Patri et Filio, et Spiritui Sancto.

            R. Christus Deus noster.

Nell’Avvento si dicono le seguenti lezioni:

 

            Y. Iube, domne, benedicere.

 

            Benedizione. Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria. R. Amen.

 

Lezione prima (Luc. 1).

 

            Missus est Angelus Gabriel a Deo in civitatem Galilaeae, cui nomen Nazareth, ad Virginem desponsatam viro, cui nomen erat Ioseph, de domo David, et nomen virginis Maria. Et ingressus Angelus ad eam dixit: Ave, gratia plena: Dominus tecum: Benedicta tu in mulieribus. Tu autem, Domine, miserere nobis. R. Deo gratias.

            Missus est Gabriel Angelus ad Mariam Virginem desponsatam Ioseph, nuntians ei verbum, et expavescit Virgo de lumine: ne timeas, Maria, invenisti gratiam apud Dominum: * Ecce concipies, et paries, et vocabitur Altissimi Filius. {196 [374]}

            Y. Dabit ei Dominus Deus sedem David patris eius, et regnabit in Domo Iacob in aeternum.

            R. Ecce concipies, et paries, et vocabitur Altissimi Filius.

            Y. Iube, domne, benedicere.

 

            Benedizione. Ipsa Virgo virginum intercedat pro nobis ad Dominum. R. Amen.

 

Lezione seconda.

 

            Quae cum audisset, turbata est in sermone eius, et cogitabat qualis esset ista salutatio. Et ait Angelus ei: Ne timeas, Maria, invenisti enim gratiam apud Deum: ecce concipies in utero, et paries Filium, et vocabis nomen eius Iesum. Hic orit magnus et Filius Altissimi vocabitur, et dabit illi Dominus Deus sedem David patrie eius: et regnabit in domo Iacob in aeternum, et regni eius non erit finis. Tu autem, Domine, miserere nobis. R. Deo gratias.

            Ave, Maria, gratia plena, Dominus tecum, * Spiritus Sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi obumbrabit tibi: quod enim ex te nascetur Sanctum, vocabitur Filius Dei.

            Y. Quomodo fiet istud, quoniam virum non cognosco? et respondens Angelus dixit ei:

            R. Spiritus Sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi obumbrabit tibi: quod enim ex te nascetur Sanctum, vocabitur Filius Dei.

 

            Quando si dice il Te Deum si aggiunga:

 

            Y. Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto.

            R. Spiritus Sanctus, etc. {197 [375]}

            Y. Iube, domne, benedicere.

 

            Benedizione. Per Virginem Matrem concedat nobis Dominus salutem et pacem. R. Amen.

 

Lettone terza.

 

            Dixit autem Maria ad Angelum: Quomodo fiet istud, quoniam virum non cognosco? Et respondens Angelus dixit ei: Spiritus Sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi obumbrabit tibi. Ideoque et quod nascetur ex te Sanctum, vocabitur Filius Dei: Et ecce Elisabeth cognata tua, et ipsa concepit filium in senectute sua: et bic mensis sextus est illi, quae vocatur sterilis, quia non erit impossibile apud Deum omne verbum. Dixit autem Maria: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum. Tu autem, Domine, miserere nobis. R. Deo gratias.

            Suscipe Verbum, Virgo Maria, quod tibi a Domino per Angelum transmissum est: concipies, et paries Deum pariter et hominem; * ut benedicta dicaris inter omnes mulieres.

            Y. Paries quidem Filium, et virginitatis non patieris detrimentum: efficieris gravida, et eris mater semper intacta.

            R. Ut benedicta dicaris inter omnes mulieres.

            Y. Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto.

            R. Ut benedicta dicaris inter omnes mulieres.

            Così dicesi quando si tralascia il Te Deum.

 

Il Te Deum non si dice nell’Avvento, nè dalla Settuagesima sino a Pasqua, eccetto che nelle Feste della B. V. M. {198 [376]}

 

 

INNO DI SS. AMBROSIO ED AGOSTINO.

 

            Te Deum laudamus, * te Dominum confitemur.

            Te aeternum Patrem * omnia terra veneratur.

            Tibi omnes Angeli, * tibi coeli et universae potestates.

            Tibi Cherubim et Seraphim * incessabili voce proclamant

            Sanctus, Sanctus, * Sanctus Dominus Deus Sabaoth.

            Pleni sunt coeli et terra * maiestatis gloriae tuae.

            Te gloriosus * Apostolorum chorus.

            Te Prophetarum * laudabilis numerus.

            Te Martyrum candidatus * laudat exercitus.

            Te per orbem terrarum * sancta confitetur Ecclesia.

            Patrem * immensae maiestatis.

            Venerandum tuum verum * et unicum Filium.

            Sanctum quoque * paraclitum Spiritum.

            Tu Rex * gloriae, Christe.

            Tu Patris * sempiternus es Filius.

            Tu ad liberandum suscepturus hominem * non horruisti Virginis uterum.

            Tu devicto mortis aculeo * aperuisti credentibus regna coelorum.

            Tu ad dexteram Dei sedes, * in gloria Patris.

            Iudex * crederis esse venturus.

            Te ergo, quaesumus, tuis famulis subveni, * quos pretioso sanguine redemisti.

            Aeterna fac cum sanctis tuis * in gloria numerari.

            Salvum fac populum tuum, Domine, * et benedic haereditati tuae. {199 [377]}

            Et rege eos, * et extolle illos usque in aeternum.

            Per singulos dies * benedicimus te.

            Et laudamus nomen tuum in saeculum, * et in saeculum saeculi.

            Dignare, Domine, die isto * sine peccato nos custodire.

            Miserere nostri, Domine, * miserere nostri.

            Fiat misericordia tua, Domine, super nos * quemadmodum speravimus in te.

            In te, Domine, speravi: * non confundar in aeternum.

 

 

ALLE LAUDI.

 

            Y. Deus, in adiutorium meum intende.

            R. Domine, ad adiuvandum me festina.

            Gloria Patri, etc. Alleluia.

 

Fra l’anno. Ant. Assumpta est.

Nell’Avvento. Ant. Missus est.

Da Natale alla Purificazione. Ant. O admirabile commercium.

 

Salmo 92.

 

            Dominus regnavit, decorem indutus est, * indutus est Dominus fortitudinem, et praecinxit se.

            Etenim firmavit orbem terrae, * qui non commovebitur.

            Parata sedes tua ex tunc: * a saeculo tu es.

            Elevaverunt flumina, Domine * elevaverunt flumina vocem suam. {200 [378]}

            Elevaverunt flumina fluctus suos * a vocibus aquarum multarum.

            Mirabiles elationes maris, * mirabilis in altis Dominus.

            Testimonia tua credibilia facta sunt nimis: * domum tuam decet sanctitudo, Domine, in longitudinem dierum.

            Gloria Patri, etc.

 

            Fra l’anno. Ant. Assumpta est Maria in coelum: gaudent Angeli, laudantes benedicunt Dominum.

            Nell’Avvento. Ant. Missus est Angelus Gabriel ad Mariam Virginem desponsatam Ioseph.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. O admirabile commercium! Creator generis humani animatum corpus sumens, de Vergine nasci dignatus est: et procedens homo sine semine, largitus est nobis suam Deitatem.

            Fra l’anno. Ant. Maria Virgo.

            Nell’Avvento. Ant. Ave, Maria.

            Da Natale alla Purificazione. Ant. Quando natus es.

 

Salmo 99.

 

            Iubilate Deo omnis terra: * servite Domino in laetitia.

            Introite in conspectu eius * in exultatione.

            Scitote quoniam Dominus ipse est Deus: * ipso fecit nos, et non ipsi nos.

            Populus eius, et oves pascuae eius: * introito portas eius in confessione, atria eius in hymnis: confitemini illi. {201 [379]}

 

 

            Laudate nomen eius, quoniam suavis est Dominus, in aeternum misericordia eius, * et usque in generationem et generationem veritas eius.

            Gloria Patris etc.

            Fra l’anno. Ant. Maria Virgo assumpta est ad aethernum thalamum, in quo Rex regum stellato sedet solio.

            Nell’Avvento. Ant. Ave, Maria, gratia plena, Dominus tecum: benedicta tu in mulieribus.           Alleluia.

            Da Natale alla Purificaz. Ant. Quando natus es ineffabiliter ex Virgine, tunc impletae sunt Scripturae: sicut pluvia in vellus descendisti, ut salvum faceres genus humanum: te laudamus, Deus noster.

            Fra l’anno. Ant. In odorem.

            Nell’Avvento. Ant. Ne timeas, Maria.

            Da Natale alla Purificaz. Ant. Rubum, quera viderat Moyses.

 

Salmo 62.

 

            Deus, Deus meus, * ad te de luce vigilo.

            Sitivit in te anima mea, * quam multipliciter tibi caro mea.

            In terra deserta, et invia et inaquosa: * sic in sancto apparui tibi, ut viderem virtutem tuam et gloriam tuam.

            Quoniam melior est misericordia tua super vitas, * labia mea laudabunt te.

            Sic benedicam te in vita mea: * et in nomine tuo levabo manus meas.

            Sicut adipe et pinguedine repleatur anima mea: * et labiis exultationis laudabit os meum. {202 [380]}

            Si memor fui tui super stratum meum, in matutinis meditabor in te: * quia fuisti adiutor meus.

            Et in velamento alarum tuarum exultabo, adhaesit anima mea post te, * me suscepit dextera tua.

            Ipsi vero in vanum quaesierunt animam meam, introibunt in inferiora terrae, * tradentur in manus gladii, partes vulpium erunt.

            Rex vere laetabitur in Deo, laud buntur omnes, qui iurant in eo: * quia obstructum est os loquentium iniqua.

 

Salmo 66.

 

            Deus misereatur nostri, et benedicat nobis: illuminet vultum suum super nos, et misereatur nostri.

            Ut cognoscamus in terra viam tuam, * in omnibus gentibus salutare tuum.

            Confiteantur tibi populi, Deus: * confiteantur tibi populi omnes.

            Laetentur, et exultent gentes: * quoniam iudicas populos in aequitate, et gentes in terra dirigis.

            Confiteantur tibi populi, Deus: confiteantur tibi populi omnes; * terra dedit fructum suum.

            Benedicat nos Deus, Deus noster, benedicat nos Deus, * et metuant eum omnes fines terrae.

            Gloria Patri, etc.

            Ant. In odorem unguentorum tuorum currimus, adolescentulae dilexerunt te nimis.

            Ant. Ne timeas, Maria, invenisti gratiam apud Dominum, ecce concipies, et paries filium.            Alleluia. {203 [381]}

            Ant. Rubum, quem viderat Moyses incombustum, conservatam agnovimus tuam laudabilem virginitatem: Dei Genitrix, intercede pro nobis.

            Fra l’anno. Ant. Benedicta filia.

            Nell’Avvento. Ant. Dabit ei Dominus.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. Germinavit radix Iesse.

 

Cantico dei tre fanciulli (Dan. 3).

 

            Benedicite, omnia opera Domini, Domino: * laudate et superexaltate eum in saecula.

            Benedicite, Angeli Domini, Domino: * benedicite, coeli, Domino.

            Benedicite, aquae omnes, quae super coelos sunt, Domino: * benedicite, omnes virtutes Domini, Domino.

            Benedicite, sol et luna, Domino: * benedicite, stellae coeli, Domino.

            Benedicite, omnis imber et ros, Domino: * benedicite, omnes spiritus Dei, Domino.

            Benedicite, ignis et aestus, Domino: * benedicite, frigus et aestus, Domino.

            Benedicite, rores et pruina, Domino: * benedicite, gelu et frigus, Domino.

            Benedicite, glacies et nives, Domino: * benedicite, noctes et dies, Domino.

            Benedicite, lux et tenebrae, Domino: * benedicite, fulgura et nubes, Domino.

            Benedicat terra Dominum: * laudet, et superexaltet eum in saecula.

            Benedicite, montes et colles, Domino: * benedicite, universa germinantia in terra, Domino

            Benedicite, fontes, Domino: * benedicite, maria et flumina, Domino. {204 [382]}

            Benedicite, cete et omnia, quae moventur in aquis, Domino: * benedicite, omnes volucres coeli, Domino.

            Benedicite, omnes bestiae et pecora, Domino: * benedicite, filli hominum, Domino.

            Benedicat Israel Dominum: * laudet, et superexaltet eum in saecula.

            Benedicite, sacerdotes Domini, Domino: * benedicite, servi Domini, Domino.

            Benedicite spiritus et animae iustorum, Domino: * benedicite, sancti et humiles corde, Domino.

            Benedicite, Anania, Azaria, Misaël, Domino: * laudate et superexaltate eum in saecula.

            Benedicamus Patrem et Filium cum Sancto Spiritu: * laudemus et superexaltemus eum in saecula.

            Benedictus es, Domine, in firmamento coeli, * et laudabilis, et gloriosus, et superexaltatus in saecula.

 

            Qui non si dice il Gloria, perchè il penultimo versetto ne fa le veci.

 

            Fra l’anno. Ant. Benedicta, filia, tu a Domino, quia per te fructum vitae communicavimus.

            Nell’Avvento. Ant. Dabit ei Dominus sedem David patris eius, et regnabit in aeternum.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. Germinavit radix Iesse, orta est stella ex Iacob: Virgo peperit Salvatorem: te laudamus, Deus noster.

            Fra l’anno. Ant. Pulchra es.

            Nell’Avvento. Ant. Ecce ancilla Domini.

            Dal Natale alla Purificaz. Ant. Ecce Maria. {205 [383]}

 

Salmo 148.

 

            Laudate Dominum de coelis: * laudate eum in excelsis.

            Laudate eum, omnes Angeli eius: * laudate eum, omnes virtutes eius.

            Laudate eum, sol et luna: * laudate eum, omnes stellae et lumen.

            Laudate eum, coeli coelorum: * et aquae omnes, quae super coelos sunt, laudent nomen Domini.

            Quia ipse dixit et facta sunt: * ipse mandavit et creata sunt.

            Statuit ea in aeternum et in saeculum saeculi: * praeceptum posuit, et non praeteribit.

            Laudate Dominum de terra, * dracones et omnes abyssi.

            Ignis, grando, nix, glacies, spiritus procellarum, * quae faciunt verbum eius.

            Montes et omnes colles, * ligna fructifera et omnes cedri.

            Bestiae et universa pecora, * serpentes et volucres pennatae.

            Reges terrae et omnes populi, * principes et omnes iudices terrae.

            Iuvenes et virgines, senes cum iunioribus laudent nomen Domini: * quia exaltatum est nomen eius solius.

            Confessio eius super coelum et terram, * et exaltavit cornu populi sui.

            Hymnus omnibus Sanctis eius: * filiis Israël, populo appropinquanti sibi. {206 [384]}

 

Salmo 149.

 

            Cantate Domino canticum novum: * laus eius in Ecclesia Sanctorum.

            Laetetur Israël in eo, qui fecit eum: * et filii Sion exultent in rege suo.

            Laudent nomen eius in choro: * in tympano et psalterio psallant ei.

            Quia beneplacitum est Domino in populo suo: * et exaltabit mansuetos in salutem.

            Exultabunt Sancti in gloria: * laetabuntur in cubilibus suis.

            Exaltationes Dei in gutture eorum: * et gladii ancipites in manibus eorum.

            Ad faciendam vindictam in nationibus, * increpationes in populis.

            Ad alligandos reges eorum in compedibus: * et nobiles eorum in manicis ferreis.

            Ut faciant in eis iudicium conscriptum: * gloria haec est omnibus Sanctis eius.

 

Salmo 150.

 

            Laudate Dominum in Sanctis eius: * laudate eum in firmamento virtutis eius.

            Laudate eum in virtutibus eius, * laudate eum secundum multitudinem magnitudinis eius.

            Laudate eum in sono tubae: * laudate eum in psalterio et cithara.

            Laudate eum in tympano et choro: * laudate eum in chordis et organo.

            Laudate eum in cymbalis benesonantibus, laudate eum in cymbalis iubilationis: * omnis spiritus laudet Dominum. Gloria Patri, etc. {207 [385]}

            Fra l’anno. Ant. Pulchra es et decora, filia Ierusalem: terribilis ut castrorum acies ordinata.

            Nell’Avvento. Ant. Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. Ecce Maria genuit nobis Salvatorem, quem Ioannes videns exclamavit, dicens: Ecce Agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi. Alleluia.

 

Capitolo fra l’anno (Cant. 6).

 

            Viderunt eam filiae Sion, et beatissimam praedicaverunt, et reginae lauda verunt eam.

            R. Deo gratias.

 

Nell’Avvento (Isaiae 11).

 

            Egredietur virga de radice Iesse, et flos de radice eius ascendet; et requiescet super eum Spintus Domini. R. Deo gratias.

 

INNO.

 

O gloriosa Virginum,

            Sublimis inter sidera,

            Qui te creavit, parvulum

            Lactente nutria ubere.

Quod Heva tristis abstulit,

            Tu reddis almo germine:

            Intrent ut astra flebiles,

            Coeli recludis cardines.

Tu regis alti ianua,

            Et aula lucis fulgida:

            Vitam datam per Virginem,

            Gentes redemptae, plaudite. {208 [386]}

Iesu, tibi sit gloria.

            Qui natus es de Virgine,

            Cum Patre et almo Spiritu,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Y. Benedicta tu in mulieribus.

            R. Et benedictus fructus ventris tui.

            Fra l’Anno. Ant. Beata Dei Genitrix.

            Nel tempo pasquale. Ant. Regina coeli.

            Nell’Avvento. Ant. Spiritus Sanctus.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. Mirabile misterium.

 

Cantico di Zaccaria (Luc. 1).

 

            Benedictus Dominus Deus Israel, * quia visitavit, et fecit redemptionem plebis suae.

            Et erexit cornu salutis nobis * in domo David pueri sui.

            Sicut locutus est per os Sanctorum, * qui a saeculo sunt, Prophetarum eius.

            Salutem ex inimicis nostris, * et de manu omnium, qui oderunt nos.

            Ad faciendam misericordiam cum patribus nostris: * et memorari testamenti sui sancti.

            Iusiurandum, quod iuravit ad Abraham patrem nostrum, * daturum se nobis.

            Ut sine timore, de manu inimicorum nostrorum liberati, * serviamus illi.

            In sanctitate et iustitia coram ipso * omnibus diebus nostris.

            Et tu, puer, Propheta Altissimi vocaberis: praeibis enim ante faciem Domini parare vias eius. {209 [387]}

            Ad dandam scientiam salutis plebi eius * in remissionem peccatorum eorum.

            Per viscera misericordiae Dei nostri, * in quibus visitavit nos Oriens ex alto.

            Illuminare his, qui in tenebria et in umbra mortis sedent, * ad dirigendos pedes nostros in viam pacis. Gloria Patri, etc.

 

            Fra l’anno. Ant. Beata Dei Genitrix Maria, Virgo perpetua, templum Domini, sacrarium Spiritus Sancti, sola sine exemplo placuisti Domino nostro Iesu Christo: ora pro populo, interveni pro clero, intercede pro devoto foemineo sexu.

            Nel tempo Pasquale. Ant. Regina coeli, laetare, alleluia; quia quem meruisti portare, alleluia; resurrexit sicut dixit, alleluia; ora pro nobis Deum, alleluia.

            Nell’Avvento. Ant. Spiritus Sanctus in te descendet, Maria: ne timeas, habebis in utero Filium Dei, alleluia.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. Mirabile mysterium declaratur hodie; innovantur naturae. Deus homo factus est, id quod fuit permansit, et quod non erat assumpsit, non commixtionem passus, neque divisionem.

            Kyrie, eleison. Chris te, eleison. Kyrie, eleison.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

 

Oremus (fra l’anno).

 

            Deus, qui de Beatae Mariae virginis utero Verbum tuum, Angelo nuntiante, carnem suscipere voluisti: praesta supplicibus tuis, ut qui {210 [388]} vere eam Genitricem Dei credimus, eius apud te intercessionibus adiuvemur. Per eumdem Dominum, etc. R. Amen.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Benedicamus Domino. R. Deo gratias.

            Y. Fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. R. Amen.

 

            Ma dal Natale alla Purificaz. si dirà:

 

Oremus.

 

            Deus, qui salutis aeternae, etc. pag. 214.

 

COMMEMORAZIONE DEI SANTI.

 

            Ant. Sancti Dei omnes, intercedere dignemini pro nostra omniumque salute.

            Y. Laetamini in Domino, et exultate, iusti;

            R. Et gloriamini, omnes recti corde.

 

Oremus.

 

            Protege, Domine, populum tuum; et Apostolorum tuorum Petri et Pauli, et aliorum Apostolorum patrocinio confidentem, perpetua defensione conserva.

            Omnes Sancti tui, quaesumus, Domine, nos ubique adiuvent; ut dum eorum merita recolimus, patrocinia sentiamus: et pacem tuam nostris concede temporibus, et ab Ecclesia tua cunctam repelle nequitiam; iter, actus et voluntates nostras, et omnium famulorum tuorum, in salutis tuae prosperitate dispone: benefactoribus nostris sempiterna bona retribue, et omnibus fidelibus defunctis requiem aeternani concede. Per Dominum, etc. {211 [389]}

 

PEL PAPA.

 

Oremus.

 

            Deus, omnium fidelium Pastor et Rector, famulum tuum N., quem Pastorem Ecclesiae tuae praeesse voluisti, propitius respice; da ei, quaesumus, verbo et exemplo, quibus praeest, proficere, ut ad vitam una cuna grege sibi credito perveniat sempiternam. Per Dominum, etc.

 

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Benedicamus Domino, R. Deo gratias.

            Y. Et fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. R. Amen.

            Pater noster, etc.

            Y. Dominus det nobis suam pacem.

            R. Et vitam aeternam. Amen.

 

            Dalla Purificazione al Sabato santo.

Ave, Regina coelorum,

            Ave, Domina Angelorum,

Salve, radix, salve, porta,

            Ex qua mundo lux est orta.

Gaude, Virgo gloriosa,

            Super omnes speciosa:

Vale, o valde decora,

            Et pro nobis Christum exora.

 

            Y. Dignare me, laudare te, Virgo sacrata.

            R. Da mihi virtutem contra hostes tuos.

 

Oremus.

 

            Concede, misericors Deus, fragilitati nostrae praesidium, ut, qui sanctae Dei Genitricis memoriam agimus, intercessionis eius auxilio, a {212 [390]} nostris iniquitatibus resurgamus. Per eumdem Christum, etc. R. Amen.

 

Dal Sabato santo sino al primo Sabato dopo la Pentecoste si dice: Regina coeli, pag. 86.

Dal detto Sabato sino all’Avvento.

            Salve, Regina, Mater misericordiae, vita, dulcedo et spes nostra, salve. Ad te clamamus exules fllii Hevae. Ad te suspiramus gementes et flentes in hac lacrymarum valle. Eia ergo, advocata nostra, illos tuos misericordes oculos ad nos converte. Et Iesum benedictum, fructum ventris tui, nobis post hoc exilium ostende. O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria.

            Y. Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix:

            R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

Oremus.

 

            Omnipotens, sempiterne Deus, qui gloriosae Virginis Matris Mariae corpus et animam, ut dignum Filii tui habitaculum effici mereretur, Spiritu Sancto cooperante, praeparasti, da, ut cuius commemoratione laetamur, eius pia intercessione ab instantibus malis et a morte perpetua liberemur. Per eumdem, etc. R. Amen.

 

            Dal Vespro del Sabato innanzi la prima Domenica dell’Avvento sino al Vespro della Purificazione della Madonna si dice:

            Alma Redemptoris Mater, quae pervia coeli

            Porta manes, et stella maris, succurre cadenti,

            Surgere qui curat, populo: tu quae genuisti,

            Natura mirante, tuum sanctum Genitorem, {213 [391]}

            Virgo prius ac posterius, Gabrielis ab ore

            Sumens illud Ave, peccatorum miserere.

 

            Y. Angelus Domini nuntiavit Mariae.

            R. Et concepit de Spiritu Sancto.

 

Oremus.

 

            Gratiam tuam, quaesumus, Domine, mentibus nostris infonde, ut qui, Angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eumdem, etc. R. Amen.

 

Dal Natale atta Purificazione.

            Y. Post partum Virgo inviolata permansisti.

            R. Dei Genitrix, intercede pro nobis.

 

Oremus.

 

            Deus, qui salutis aeternae beatae Mariae virginitate foecunda, humano generi praemia praestitisti, tribue, quaesumus, ut ipsam pro nobis intercedere sentiamus, per quam meruimus auctorem vitae suscipere, Dominum nostrum Iesum Christum Filium tuum. Qui tecum, etc. R. Amen.

            Y. Divinum auxilium maneat semper nobiscum.

            R. Amen.

 

 

A PRIMA.

 

            Ave, Maria.

            Y. Deus, in adiutorium meum intende.

            R. Domine, ad adiuvandum me festina.

            Gloria Patri, etc. Alleluia. {214 [392]}

 

Inno.

Memento, rerum Conditor,

            Nostri quod olim corporis

            Sacrata ab alvo Virginis

            Nascendo formam sumpseris.

Maria, mater gratiae,

            Dulcis Parens clementiae,

            Tu nos ab hoste protege,

            Et mortis hora suscipe.

Iesu, tibi sit gloria,

            Qui natus es de Virgine,

            Cum Patre, et almo Spiritu

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Fra l’anno. Ant. Assumpta est

            Nell’Avvento. Ant. Missus est

            Dal Natale alla Purificaz. Ant. O admirabile commercium!

 

Salmo 53.

           

            Deus, in nomine tuo salvum me fac, * et in virtute tua iudica me.

            Deus, exaudi orationem meam: * auribus percipe verba oris mei.

            Quoniam alieni insurrexerunt adversum me, et fortes quaesierunt animam meam, * et non proposuerunt Deum ante conspectum suum.

            Ecce enim Deus adiuvat me: * et Dominus susceptor est animae meae.

            Averte mala inimicis meis: * et in ventate tua disperde illos.

            Voluntarie sacrificabo tibi, * et confitebor nomini tuo. Domine, quoniam bonum est. {215 [393]}

            Quoniam ex omni tribulatione eripuisti me: * et super inimicos» meos despexit oculus meus.

            Gloria Patri, etc.

 

Salmo 84.

 

            Benedixisti, Domine, terram tuam: * avertisti captivitatem Iacob.

            Remisisti iniquitatem plebis tuae: * operuisti omnia peccata eorum.

            Mitigasti omnem iram tuam: * avertisti ab ira indignationis tuae.

            Converte noe, Deus salutaris noster: * et averte iram tuam a nobis.

            Numquid in aeternum irasceris nobis? * aut extendes iram tuam a generatione in generationem?

            Deus, tu conversus vivificabis nos, * et plebs tua laetabitur in te.

            Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam, * et salutare tuum da nobis.

            Audiam quid loquatur in me Dominus Deus, * quoniam loquetur pacem in plebem suam.

            Et super sanctos suos, * et in eos qui convertuntur ad cor.

            Verumtamen prope timentes eum salutare ipsius: * ut inhabitet gloria in terra nostra.

            Misericordia et veritas obviaverunt sibi: * iustitia et pax osculatae sunt.

            Veritas de terra orta est: * et iustitia de coelo prospexit.

            Etenim Dominus dabit benignitatem: * et terra nostra dabit fructum suum.

            Iustitia ante eum ambulabit: * et ponet in via gressus suos. Gloria Patri, etc. {216 [394]}

 

Salmo 116.

 

            Laudate Dominum, omnes gentes: * laudate eum, omnes populi.

            Quoniam confirmata est super nos misericordia eius: * et veritas Domini manet in aeternum.

            Gloria Patri, ecc.

 

            Fra l’anno. Ant. Assumpta est Maria in coelum: gaudent Angeli, laudantes benedicunt Dominum.

            Nell’Avvento. Ant. Missus est Angelus Gabriel ad Mariam Virginem desponsatam Ioseph.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. O admirabile commercium! Creator generis humani, animatum corpus sumens, de Virgine nasci dignatus est: et procedens homo sine semine, largitus est nobis suam Deitatem.

 

            Fra l’anno e da Natale alla Purificazione si dice il seguente Capit. (Cant. 6).

            Quae est ista, quae progreditur quasi aurora consurgens, pulchra ut luna, electa ut sol, terribilis ut castrorum acies ordinata?

            R. Deo gratias.

 

Nell’Avvento poi si dice il seguente Capitolo. (Isaiae 7).

            Ecce Virgo concipiet et pariet filium, et vocabitur nomen eius Emmanuel. Butyrum et mel comedet, ut sciat reprobare malum et eligere bonum. R. Deo Gratias.

            Y. Dignare me laudare te, Virgo sacrata.

            R. Da mihi virtutem contra hostes tuos. {217 [395]}

            Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

 

Fra l’anno. - Oremus.

            Deus, qui virginalem aulam beatae Mariae, in qua habitare, eligere dignatus es: da, quaesumus, ut sua nos defensione munitos, iucundos facias suae interesse commemorationi. Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. R. Amen.

 

Nell’Avvento si dice:

Oremus.

            Deus, qui de beatae, etc. pag. 210.

 

Da Natale alla Purificazione.

Oremus.

            Deus, qui salutis, etc. pag. 214.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Benedicamus Domino.

            R. Deo gratias.

            Y. Fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. R. Amen.

 

 

A TERZA.

 

            Ave, Maria.

            Y. Deus, in adiutonum meum intende.

            R. Domine, ad adiuvandum me festina.

            Gloria Patri, etc. Alleluia. {218 [396]}

 

Inno.

 

            Memento, rerum a pag. 215.

            Fra l’anno. Ant. Maria.

            Nell’Avvento. Ant. Ave, Maria.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. Quando natus es.

 

Salmo 119.

 

            Ad Dominum cum tribularer, clamavi: * et exaudivit me.

            Domine, libera animam meam a labiis iniquis * et a lingua dolosa.

            Quid detur tibi, aut quid apponatur tibi * ad linguam dolosam?

            Sagittae potentis acutae * cum carbonibus desolatoriis.

            Heu mihi! quia incolatus meus prolongatus est: habitavi cum habitantibus Cedar: * multum incola fuit anima mea.

            Cum his, qui oderunt pacem, eram pacificus, * cum loquebar illis, impugnabant me gratis.

            Gloria Patri, etc.

 

Salmo 120.

 

            Levavi oculos meos in montes, * unde veniet auxilium mihi.

            Auxilium meum a Domino, * qui fecit coelum et terram.

            Non det in commotione pedem tuum; * neque dormiet, qui custodit te.

            Ecce non dormitabit, neque dormiet, * qui custodit Israël.

            Dominus custodit te, Dominus protectio tua * super manum dexteram tuam. {219 [397]}

            Per diem sol non uret te, * naque luna per noctem.

            Dominus custodit te ab omni malo: * custodiat animam tuam Dominus.

            Dominus custodit introitum tuum et exitum tuum * ex hoc nunc et usque in saeculum.

            Gloria Patri, etc.

 

Salmo 121.

 

            Laetatus sum, etc. come a pag. 230.

 

            Fra l’anno. Ant. Maria Virgo assumpta est ad aethereum thalamum, in quo Rex regum stellato sedet solio.

            Nell’Avv. Ant. Ave, Maria, gratia plena, Dominus tecum: Benedicta tu in mulieribus. Allel.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. Quando natus es ineffabiliter ex Virgine, tunc impletae sunt Scripturae: sicut pluvia in vellus descendisti, ut salvum faceres genus humanum: te laudamus, Deus noster.

 

Fra l’anno e nel Natalizio. Capitolo (Eccli. 24).

 

            Et sic in Sion firmata sum, et in civitate sanctificata similiter requievi, et in Ierusalem potestas mea. R. Deo gratias.

 

Nell’Avv. Capit. (Isaiae 11).

            Egredietur virga de radice Iesse, et flos de radice eius ascendet. Et requiescet super eum Spiritus Domini. R. Deo gratias.

            Y. Diffusa est gratia in labiis tuis.

            R. Propterea benedixit te Deus in aeternum. {220 [398]}

 

Preci.

            Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

 

Fra l’anno e il Natalizio.

Oremus.

 

            Deus, qui salutis aeternae beatae Mariae virginitate foecunda humano generi praemia praestitisti, tribue quaesumus, ut ipsam pro nobis intercedere sentiamus, per quam meruimus auctorem vitae suscipere, Dominum nostrum Iesum Christum Filium tuum. Qui tecum vivit, etc.

            R. Amen.

 

Nell’Avvento. - Oremus.

 

            Deus, qui de beatae Mariae virginis utero, Verbum tuum, Angelo nuntiante, carnem suscipere voluisti: praesta supplicibus tuis, ut qui vere eam Genitricem Dei credimus, eius apud te intercessionibus adiuvemur. Per eumdem, etc.

            R. Amen.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Benedicamus Domino.

            R. Deo gratias.

            Y. Fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. R. Amen. {221 [399]}

 

 

A SESTA.

 

            Ave, Maria.

            Y. Deus, in adiutorium meum intende.

            R. Domine, ad adiuvandum me festina.

            Gloria Patri, etc. Alleluia.

 

Inno.

 

            Memento, rerum Conditor, etc. come a p. 215.

            Fra l’anno. Ant. In odorem.

            Nell’Avvento. Ant. Ne timeas, Maria.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. Rubum, quem viderat Moyses.

 

Salmo 122.

 

            Ad te levavi oculos meos, * qui habitas iu coelis.

            Ecce sicut oculi servorum * in manibus dominorum suorum.

            Sicut oculi ancillae in manibus dominae suae; * ita oculi nostri ad Dominum Deum nostrum, donec misereatur nostri.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri; * quia multum repleti sumus despectione.

            Quia multum repleta est anima nostra: * opprobrium abundantibus, et despectio superbis.

            Gloria Patri, etc.

 

Salmo 123.

 

            Nisi quia Dominus erat in nobis, dicat nunc Israël; * nisi quia Dominus erat in nobis.

            Cum exurgerent homines in nos, * forte vivos deglutissent nos. {222 [400]}

            Cum irasceretur furor eorum in nos, * forsitan aqua absorbuisset nos.

            Torrentem pertransivit anima nostra: * forsitan pertransisset anima nostra aquam intolerabilem.

            Benedictus Dominus, * qui non dedit nos in captionem dentibus eorum.

            Anima nostra sicut passer erepta est * de laqueo venantium.

            Laqueus contritus est, * et nos liberati sumus.

            Adiutorium nostrum in nomine Domini, * qui fecit coelum et terram. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 124.

 

            Qui confidunt in Domino, sicut mons Sion: * non commovebitur in aeternum, qui habitat in Ierusalem.

            Montes in circuitu eius: * et Dominus in circuitu populi sui, ex hoc nunc et usque in saeculum.

            Quia non relinquet Dominus virgam peccatorum super sortem iustorum: * ut non extendant iusti ad iniquitatem manus suas.

            Benefac, Domine, bonis * et rectis corde.

            Declinantes autem in obligationes adducet Dominus cum operantibus iniquitatem: * pax super Israël. Gloria Patri, etc.

 

            Fra l’anno. Ant. In odorem unguentorum tuorum currimus, adolescentulae dilexerunt te nimis.

            Nell’Avvento. Ant. Ne timeas, Maria, invenisti gratiam apud Dominum: ecce concipies et paries filium, alleluia. {223 [401]}

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. Rubum, quem viderat Moyses incombustum, conservatam agnovimus tuam laudabilem virginitatem; Dei Genitrix, intercede pro nobis.

 

Fra l’anno e nel Natalizio. Capitolo (Eccli. 24).

 

            Et radicavi in populo honorificato, et in parte Dei mei haereditas illius, et in plenitudine Sanctorum detentio mea. R. Deo gratias.

 

Nell’Avvento. Capitolo (Lucae 1).

 

            Dabit illi Dominus Deus sedem David Patris eius, et regnabit in domo Iacob in aeternum, et regni eius non erit finis. R. Deo gratias.

            Y. Benedicta tu in mulieribus.

            R. Et benedictus fructus ventris tui.

 

Preci.

 

            Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison,

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

 

Oremus.

 

            Concede, misericors Deus, etc. pag. 212.

 

Nell’Avvento si dice:

Oremus.

 

            Deus, qui de beatae Mariae, etc. pag. 221.

 

Nel Natalizio.

Oremus.

 

            Deus, qui salutis aeternae, etc. pag. 221. {224 [402]}

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Benedicamus Domino. R. Deo gratias.

            Y. Fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. R. Amen.

 

A NONA.

 

            Ave, Maria

            Y. Deus, in adiutorium meus intende.

            R. Domine, ad adiuvandum me festina.

            Gloria Patri, etc. Alleluia.

 

Inno.

 

            Memento, rerum, etc. pag. 215.

            Fra l’anno. Ant. Pulchra es.

            Nell’Avvento. Ant. Ecce ancilla Domini.

            Dal Natale alla Purific. Ant. Ecce Maria.

 

Salmo 125.

 

            In convertendo Dominus captivitatem Sion, * facti sumus sicut consolati.

            Tunc repletum est gaudio os nostrum, * et lingua nostra exultatione.

            Tunc dicent inter gentes: * magnificavit Dominus facere cum eis.

            Magnificavit Dominus facere nobiscum: * facti sumus laetantes.

            Converte, Domine, captivitatem nostram, * sicut torrens in Austro.

            Qui seminant in lacrymis, * in exultatione metent. {225 [403]}

            Euntes ibant, et flebant * mittentes semina sua.

            Venientes autem venient cum exultatione, * portantes manipulos suos. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 126.

 

            Nisi Dominus aedifìcaverit domum, etc. p. 230.

 

Salmo 127.

 

            Beati omnes, qui timent Dominum, * qui ambulant in viis eius.

            Labores manuum tuarum quia manducabis, * beatus es, et bene tibi erit.

            Uxor tua sicut vitis abundans * in lateribus domus tuae.

            Filii tui sicut novellae olivarum * in circuitu mensae tuae.

            Ecce sic benedicetur homo, * qui timet Dominum.

            Benedicat tibi Dominus ex Sion: * et videas bona Ierusalem omnibus diebus vitae tuae.

            Et videas filios filiorum tuorum, * pacem super Israël. Gloria Patri, etc.

 

            Fra l’anno. Ant. Pulchra es et decora, filia Ierusalem: terribilis ut castrorum acies ordinata.

            Nell’Avvento. Ant. Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum.

            Dal Natale alla Purific. Ant. Ecce Maria genuit nobis Salvatorem: quem Ioannes videns exclamavit dicens: Ecce Agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi, alleluia. {226 [404]}

 

Fra l’anno e nel Natalizio si dice il seguente Capitolo (Eccli. 24).

 

            In plateis sicut cinnamomum et balsamum aromatizans odorem dedi: quasi myrrha electa dedi suavitatem odoris. R. Deo gratias.

            Y. Post partum, Virgo, inviolata permansisti.

            R. Dei Genitrix, intercede pro nobis.

 

Nell’Avvento si dice il seguente Capitolo: (Isaiae 7).

 

            Ecce Virgo concipiet, et pariet Filium, et vocabitur nomen eius Emmanuel. Butyrum et mel comedet, ut sciat reprobare malum et eligere bonum. R. Deo gratias.

            Y. Angelus Domini nuntiavit Mariae.

            R. Et concepit de Spiritu Sancto.

 

Preci.

 

            Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

 

Fra l’anno. - Oremus.

 

            Famulorum tuorum, quaesumus Domine, delictis ignosce: ut qui tibi placere de actibus nostris non valemus, Genitricis Filii tui Domini nostri intercessione salvemur. Per eumdem, etc.

 

Per l’Avvento. - Oremus.

 

            Deus, qui de Beatae Mariae Virginis utero, etc. pag. 210.

 

Nel Natalizio. - Oremus.

 

            Deus, qui salutis aeternae, etc. pag. 214. {227 [405]}

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Benedicamus Domino.

            R. Deo gratias.

            Y. Et fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. R. Amen.

 

A VESPRO.

 

            Ave, Maria.

            Y. Deus, in adiutorium meum intende.

            R. Domine, ad adiuvandum me festina.

            Gloria Patri, etc. Alleluia.

 

            Fra l’anno. Ant. Dura esset Rex.

 

Per gli altri tempi dell’anno le Antifone si prendono dalle Lodi pag. 200, e seguenti.

 

Salmo 109.

 

            Dixit Dominus Domino meo: * sede a dextris meis.

            Donec ponam inimicos tuos, * scabellum pedum tuorum.

            Virgam virtutis tuae emittet Dominus ex Sion: dominare in medio inimicorum tuorum.

            Tecum principium in die virtutis tuae in splendoribus Sanctorum: * ex utero ante Luciferum genui te.

            Iuravit Dominus, et non poenitebit eum: * tu es sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech. {228 [406]}

            Dominus a dextris tuis: * confregit in die irae suae reges.

            Iudicabit in nationibus, implebit ruinas; * conquassabit capita in terra multorum. De         torrente in via bibet: * propterea exaltabit caput. Gloria Patri, etc.

            Ant. Dum esset Rex in accubitu suo, nardus mea dedit odorem suavitatis.

 

Nel tempo pasquale si aggiunge Alleluia in fine di ciascuna antifona e di ciascun versicolo.

 

            Ant. Laeva eius.

 

Salmo 112.

 

            Laudate, pueri, Dominum: * laudate nomen Domini.

            Sit nomen Domini benedictum * ex hoc nunc et usque in saeculum.

            A solis ortu usque ad occasum * laudabile nomen Domini.

            Excelsus super omnes gentes Dominus, * et super coelos gloria eius.

            Quis sicut Dominus Deus noster, qui in altis habitat, et humilia respicit in coelo et in terra?

            Suscitans a terra inopem, * et de stercore erigens pauperem.

            Ut collocet eum cum principibus, * cum principibus populi sui.

            Qui habitare facit sterilem in domo * matrem filiorum laetantem. Gloria Patri, etc.

            Ant. Laeva eius sub capite meo, et dextera illius amplexabitur me.

            Ant. Nigra sum {229 [407]}

 

Salmo 121.

 

            Laetatus sum in his, quae dicta sunt mihi, * in domum Domini ibimus.

            Stantes erant pedes nostri * in atriis tuis, Ierusalem.

            Ierusalem, quae aedificatur ut civitas, * cuius participatio eius in idipsum.

            Illuc enim ascenderunt tribus, tribus Domini, * testimonium Israël, ad confitendum nomini Domini.

            Quia illic sederunt sedes in iudicio, * sedes super domum David.

            Rogate quae ad pacem sunt Ierusalem, * et abundantia diligentibus te.

            Fiat pax in virtute tua, * et abundantia in turribus tuis.

            Propter fratres meos et proximos meos * loquebar pacem de te.

            Propter domum Domini Dei nostri * quaesivi bona tibi. Gloria Patri, etc.

            Ant. Nigra sum, sed formosa, filiae Ierusalem, ideo dilexit me Rex, et introduxit me in cubiculum suum.

            Ant. Iam hyems transiit.

 

Salmo 126.

 

            Nisi Dominus aedificaverit domum, * in vanum laboraverunt, qui aedificant eam.

            Nisi Dominus custodierit civitatem, * frustra vigilat, qui custodit eam.

            Vanum est vobis ante lucem surgere: * surgite postquam sederitis, qui manducatis panem doloris. {230 [408]}

            Cum dederit dilectis suis somnum: * ecce haereditas Domini, filii, merces fructus ventris.

            Sicut sagittae in manu potentis, * ita filii excussorum.

            Beatus vir, qui implevit desiderium suum ex ipsis: * non confundetur cum loquetur inimici* suis in porta. Gloria Patri, etc.

            Ant. Iam hyems transiit, imber abiit, et recessit: surge, amica mea, et veni.

            Ant. Speciosa facta es.

 

Salmo 147.

 

            Lauda, Ierusalem, Dominum, * lauda Deum tuum Sion.

            Quoniam confortavit seras portarum tuarum, benedixit filiis tuis in te.

            Qui posuit fines tuos pacem, * et adipe frumenti satiat te.

            Qui emittit eloquium suum terrae: * velociter currit sermo eius.

            Qui dat nivem sicut lanam: * nebulam sicut cinerem spargit.

            Mittit crystallum suam sicut buccellas: * ante faciem frigoris eius qui sustinebit?

            Emittet verbum suum, et liquefaciet ea: * flabit spiritus eius, et fluent aquae.

            Qui annuntiat verbum suum Iacob: iustitias, et iudicia sua Israël.

            Non fecit taliter omni nationi: * et iudicia sua non manifestavit eis. Gloria Patri, etc.

            Ant. Speciosa facta es, et suavis in deliciis tuis, sancta Dei Genitrix. {231 [409]}

 

Capitolo (Eccli. 24).

 

            Ab initio et ante saecula creata sum, et usque ad futurum saeculum non desinam, et in habitatione sancta coram ipso ministravi.

            R. Deo gratias.

 

Nell’Avvento.

Capitolo (Isaiae 11).

 

            Egredietur virga de radice Iesse, et flos de radice eius ascendet. Et requiescet super eum Spiritus Domini. R. Deo gratias.

 

Inno.

 

Ave, Maris stella,

            Dei mater alma,

            Atque semper virgo,

            Felix coeli porta.

Sumens illud Ave

            Gabrielis ore,

            Funda nos in pace,

            Mutans Hevae nomen.

Solve vincla reis,

            Profer lumen caecis,

            Mala nostra pelle,

            Bona cuncta posce.

Monstra te esse matrem,

            Sumat per te preces

            Qui pro nobis natus

            Tulit esse tuus.

Virgo singularis,

            Inter omnes mitis,

            Nos culpis solutos

            Mites fac et castos. {232 [410]}

Vitam praesta puram,

            Iter para tutum,

            Ut videntes Iesum,

            Semper collaetemur.

Sit laus Deo Patri,

            Summo Christo decus,

            Spiritui Sancto

            Tribus honor unus. Amen.

 

            Y. Diffusa est gratia in labiis tuis.

            R. Propterea benedixit te Deus in aeternum.

 

            Fra l’anno. Ant. Beata mater.

            Nel tempo pasquale. Ant. Regina coeli.

            Nell’Avvento. Ant. Spiritus Sanctus.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. Magnum haereditatis mysterium.

 

Cantico della B. V. (Luc. 1).

 

            Magnificat * anima mea Dominum.

            Et exultavit spiritus meus * in Deo salutari meo.

            Quia respexit humilitatem ancillae suae: * ecco enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes.

            Quia fecit mihi magna qui potens est: * et sanctum nomen eius.

            Et misericordia eius a progenie in progenies * timentibus eum.

            Fecit potentiam in brachio suo: * dispersit superbos mente cordis sui.

            Deposuit potentes de sede, * et exaltavit humiles.

            Esurientes implevit bonis, * et divites dimisit inanes. {233 [411]}

            Suscepit Israël puerum suum, * recordatus misericordiae suae.

            Sicut locutus est ad patres nostros, * Abraham, et semini eius in saecula. Gloria Patri, etc.

 

            Fra l’anno. Ant. Beata Mater et intacta Virgo, gloriosa Regina mundi, intercede pro nobis ad Dominum.

            Nel tempo Pasquale. Ant. Regina, etc. p. 210.

            Nell’Avvento. Ant. Spiritus, etc. p. 210.

            Dal Natale alla Purificazione. Ant. Magnum haereditatis mysterium: templum Dei factus est uterus nescientis virum: non est pollutus ex ea cameni assumens: omnes gentes venient dicentes: Gloria tibi, Domine.

            Le Preci e gli Oremus come alle Lodi p. 214.

 

A COMPIETA.

 

            Ave, Maria.

            Y. Converte nos, Deus Salutaris noster.

            R. Et averte iram tuam a nobis.

            Y. Deus, in adiutorium meum intende.

            R. Domine, ad adiuvandum me festina.

            Gloria Patri, etc. Alleluia.

 

Salmo 128.

 

            Saepe expugnaverunt me a iuventute mea, * dicat nunc Israël.

            Saepe expugnaverunt me a iuventute mea, * etenim non potuerunt mihi.

            Supra dorsum meum fabricaverunt peccatores: * prolongaverunt iniquitatem suam. {234 [412]}

            Dominus iustus concidit cervices peccatorum: confundantur et convertantur retrorsum omnes qui oderunt Sion.

            Fiant sicut foenum tectorum, * quod priusquam evellatur, exaruit.

            De quo non implevit manum suam, qui metit, * et sinum suum qui manipulos colligit.

            Et non dixerunt qui praeteribant: Benedictio Domini super vos: * benediximus vobis in nomine Domini. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 129.

 

            De profundis clamavi ad te, Domine: * Domine, exaudi vocem meam.

            Fiant aures tuae intendentes * in vocem deprecationis meae.

            Si iniquitates observaveris, Domine: * Domine, quis sustinebit?

            Quia apud te propitiatio est: * et propter legem tuam sustinui te, Domine.

            Sustinuit anima mea in verbo eius: * speravit anima mea in Domino.

            A custodia matutina usque ad noctem, * speret Israël in Domino.

            Quia apud Dominum misericordia, * et copiosa apud eum redemptio.

            Et ipse redimet Israël * ex omnibus iniquitatibus eius. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 180.

 

            Domine, non est exaltatum cor meum: * neque elati sunt oculi mei.

            Neque ambulavi in magnis, * ncque in mirabilibus super me. {235 [413]}

            Si non humiliter sentiebam, * sed exaltavi animam meam.

            Sicut ablactatus est super matre sua: * ita retributio in anima mea.

            Speret Israël in Domino: * ex hoc nunc, et usque in saeculum. Gloria Patri, etc.

 

Inno.

 

            Memento, rerum Conditor, come a pag. 215.

 

Fra l’anno e nel Natalizio. Capitolo (Eccli. 24).

 

            Ego mater pulchrae dilectionis, et timoris, et agnitionis, et sanctae spei. R. Deo gratias.

            Y. Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.

            R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

Nell’Avvento. Capitulo (Isaiae 7).

 

            Ecce Virgo concipiet, et pariet filium, et vocabitur Emmanuel. Butyrum et mel comedet, ut sciat reprobare malum, et eligere bonum.

            R. Deo gratias.

            Y. Angelus Domini nuntiavit Mariae.

            R. Et concepit de Spiritu Sancto.

 

            Fra l’anno. Ant. Sub tuum praesidium.

            Tempo Pasquale. Ant. Regina coeli.

            Nell’Avvento. Ant. Spiritus Sanctus.

            Da Natale alla Purificazione. Ant. Magnum haereditatis mysterium.

 

Cantico di Simeone (Luc. 2).

 

            Nunc dimittis servum tuum. Domine, * secundum verbum tuum in pace. {236 [414]}

            Quia viderunt oculi mei * salutare tuum.

            Quod parasti * ante faciem omnium populorum. Lumen ad revelationem Gentium, * et gloriam plebis tuae Israël. Gloria Patri, etc.

 

            Fra l’anno. Ant. Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genitrix: nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.

            Tempo Pasquale. Ant. Regina coeli, laetare, alleluia: quia quem meruisti portare, alleluia: resurrexit sicut dixit, alleluia: ora pro nobis Deum, alleluia.

            Avvento. Ant. Spiritus Sanctus in te descendet, Maria: ne timeas, habebis in utero Filium Dei, alleluia.

            Da Natale alla Purificazione. Ant. Magnum haereditatis mysterium: templum Dei factus est uterus nescientis virum, non est pollutus ex ea carnem assumens, omnes gentes venient dicentes: Gloria tibi, Domine.

 

Preci.

 

            Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

 

Fra l’anno. - Oremus.

 

            Beatae et gloriosae semper Virginis Mariae, quaesumus, Domine, intercessio gloriosa nos protegat, et ad vitam perducat aeternam. Per Dominum, etc. {237 [415]}

 

Nell’Avvento. - Oremus.

 

            Deus, qui de B. Mariae Virginia utero, etc., pag. 210.

 

Dal Natale alla Purificatione.

Oremus.

 

            Deus, qui salutis aeternae, etc. pag. 214.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Benedicamus Domino. R. Deo gratias.

 

Benedizione.

 

            Benedicat et custodiat nos omnipotens et misericors Dominus, Pater et Filius et Spiritus Sanctus. R. Amen.

 

Qui si dice una delle antifone poste a pagina 200 dopo le Laudi, secondo il suo tempo, e detto il Divinum Auxilium si recitano in segreto il Pater, Ave, Credo, Sacrosanctae, etc. pag. 248.

 

VESPRO DELLA DOMENICA.

 

            Pater noster. Ave, Maria (in segreto).

            Y. Deus, in adiutorium meum intende.

            R. Domine, ad adiuvandum me festina.

            Y. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 109.

 

            Dixit Dominus Domino meo a pag. 228.

 

Salmo 110.

 

            Confitebor tibi, Domine, in toto corde meo: in Consilio iustorum et congregatione. {238 [416]}

            Magna opera Domini: * exquisita in omnes voluntates eius.

            Confessio et magnificentia opus eius: * et iustitia eius manet in saeculum saeculi.

            Memoriam fecit mirabilium suorum misericors et miserator Dominus: * escam dedit timentibus se.

            Memor erit in saeculum testamenti sui: * virtutem operum suorum annuntiabit populo suo.

            Ut det illis haereditatem Gentium: * opera manuum eius veritas et iudicium.

            Fidelia omnia mandata eius, confirmata in saeculum saeculi: * facta in veritate et aequitate.

            Redemptionem misit populo suo: * mandavit in aeternum testamentum suum.

            Sanctum et terribile nomen eius: * initium sapientiae timor Domini.

            Intellectus bonus omnibus facientibus eum: * laudatio eius manet in saeculum saeculi.

            Gloria Patri, etc.

 

Salmo 111.

 

            Beatus vir, qui timet Dominum: * in mandatia eius volet nimis.

            Potens in terra erit semen eius: * generatio rectorum benedicetur.

            Gloria et divitiae in domo eius: * et iustitia eius manet in saeculum saeculi.

            Exortum est in tenebris lumen rectis: * misericors et miserator et iustus.

            Iucundus homo, qui miseretur et commodat, disponet sermones suos in iudicio: * quia in aeternum non commovebitur. {239 [417]}

            In memoria aeterna erit iustus, * ab auditione mala non timebit.

            Paratum cor eius sperare in Domino, confirmatum est cor eius: * non commovebitur, donec despiciat inimicos suos.

            Dispersit, dedit pauperibus, iustitia eius manet in saeculum saeculi: * cornu eius exaltabitur in gloria.

            Peccator videbit, et irascetur, dentibus suis fremet et tabescet: * desiderium peccatorum peribit. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 112.

 

            Laudate, pueri, Dominum a pag. 229.

 

Salmo 113.

 

            In exitu Israël de Aegypto * domus Iacob de populo barbaro.

            Facta est Iudaea sanctificatio eius: * Israël potestas eius.

            Mare vidit, et fugit: * Iordanis conversus est retrorsum.

            Montes exultaverunt ut arietes: * et colles sicut agni ovium.

            Quid est tibi, mare, quod fugisti: * et tu, Iordanis, quia conversus es retrorsum?

            Montes exultastis sicut arietes, * et colles sicut agni ovium.

            A facie Domini mota est terra: * a facie Dei Iacob.

            Qui convertit petram in stagna aquarum, * et rupem in fontes aquarum.

            Non nobis, Domine, non nobis: * sed nomini tuo da gloriam. {240 [418]}

            Super misericordia tua et ventate tua: * nequando dicant Gentes: Ubi est Deus eorum?

            Deus autem noster in coelo: * omnia quaecumque voluit, fecit.

            Simulacra Gentium argentum et aurum: * opera manuum hominum.

            Os habent, et non loquentar: * oculos habent, et non videbunt.

            Aures habent et non audient: * nares habent, et non odorabunt.

            Manus habent et non palpabunt: * pedes habent et non ambulabunt: * non clamabunt in gutture suo.

            Similes iliis fiant, qui faciunt ea: * et omnes qui confidunt in eis.

            Domus Israël speravit in Domino: * adiutor eorum et protector eorum est.

            Domus Aaron speravit in Domino: * adiutor eorum et protector eorum est.

            Qui timent Dominum speraverunt in Domino: * adiutor eorum et protector eorum est.

            Dominus memor fuit nostri: * et benedixit nobis.

            Benedixit domui Israël: * benedixit domui Aaron.

            Benedixit omnibus, qui timent Dominum: * pusillis cum maioribus.

            Adiiciat Dominus super vos: * super vos, et super filios vestros.

            Benedicti vos a Domino: * qui fecit coelum et terram.

            Coelum coeli Domino: * terram autem dedit filiis hominum.

            Non mortui laudabunt te, Domine: * neque omnes, qui descendunt in infernum. {241 [419]}

            Sed nos, qui vivimus, benedicimus Domino, * ex hoc nunc, et usque in saeculum. Gloria, etc.

 

Capitolo (2 Cor. 1).

 

            Benedictus Deus, et Pater Domini nostri Iesu Christi, Pater misericordiarum et Deus totius consolationis, qui consolatur nos in omni tribulatione nostra, R. Deo gratias.

 

Inno.

Lucis Creator optime,

            Lucem dierum proferens,

            Primordiis lucis novae.

            Mundi parans originem.

Qui mane iunctum vesperi,

            Diem vocari praecipis,

            Illabitur tetrum chaos,

            Audi preces cum fletibus.

Ne mens gravata crimine,

            Vitae sit exul munere,

            Dum nil perenne cogitat,

            Seseque culpis illigat.

Coeleste pulset ostium:

            Vitale tollat praemium:

            Vitemus omne noxium:

            Purgemus omne pessimum.

Praesta, Pater piissime,

            Patrique compar Unice,

            Cum Spiritu Paraclito,

            Regnans per omne saeculum. Amen.

 

            Y. Dirigatur, Domine, oratio mea.

            R. Sicut incensum in conspectu tuo.

            Qui i Cantori intonano l’antifona propria. {242 [420]}

 

Cantico della B. V. (Luc. 1).

 

            Magnificat * anima mea Dominum, pag. 233.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Benedicamus Domino. R. Deo gratias.

            Y. Fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. R. Amen.

 

COMPIETA MAGGIORE.

 

            Y. Iube, domne, benedicere.

            R. Noctem quietam, et finem perfectum concedat nobis Dominus omnipotens. R. Amen.

 

Lezione breve (1 s. Pietro 5).

 

            Fratres, sobrii estote, et vigilate, quia adversarius vester diabolus tamquam leo rugiens circuit, quaerens quem devoret: cui resistite fortes in fide. Tu autem, Domine, miserere nobis.

            R. Deo gratias.

            Y. Adiutorium nostrum in nomine Domini.

            R. Qui fecit coelum et terram.

            Pater noster (in segreto).

 

Il Ministro dice il Confiteor. Il Coro risponde:

 

            Misereatur tui, etc. Confiteor, etc. Il ministro soggiunge: Misereatur vestii. Indulgentiam, etc. (Vedi modo di servire la santa Messa in fine).

            Y. Converte nos, Deus, salutaris noster.

            R. Et averte iram tuam a nobis. {243 [421]}

            Y. Deus, in adiutorium meum intende.

            R. Domine, ad adiuvandum me festina.

            Gloria Patri, etc.

            Ant. Miserere.

            Nel tempo Pasquale. Alleluia.

 

Salmo 4.

 

            Cura invocarem, exaudivit me Deus iustitiae meae: * in tribulatione dilatasti mihi.

            Miserere mei: * et exaudi orationen meam.

            Filii hominum usquequo gravi corde? * ut quid diligitis vanitatem, et quaeritis mendacium?

            Et scitote, quoniam mirificavit Dominus sanctum suum: * Dominus exaudiet me, cum clamavero ad eum.

            Irascimini, et nolite peccare: * quae dicitis in cordibus vestris, in cubilibus vestris compungimini.

            Sacrificate sacrificium iustitiae et sperate in Domino; * multi dicunt: Quis ostendit nobis bona?

            Signatum est super nos lumen vultus tui, Domine, * dedisti laetitiam in corde meo.

            A fructu frumenti, vini et olei sui * multiplicati sunt.

            In pace in idipsum * dormiam et requiescam.

            Quoniam tu, Domine, singulariter in spe * constituisti me. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 30.

 

            In te, Domine, speravi; non confundar in aeternum: * in iustitia tua libera me.

            Inclina ad me aurem tuam * accelera ut eruas me. {244 [422]}

            Esto mihi in Deum protectorem, et in domum refugii, * ut salvum me facias.

            Quoniam fortitudo mea, et refugium meum es tu, * et propter nomen tuum deduces me, et enutries me.

            Educes me de laqueo hoc, quem absconderunt mihi: * quoniam tu es protector meus.

            In manus tuas commendo spiritum meum: * redemisti me, Domine Deus veritatis.

            Gloria Patri, etc.

 

Salmo 90.

 

            Qui habitat in adiutorio Altissimi, * in protectione Dei coeli commorabitur.

            Dicet Domino: Susceptor meus es tu, et refugium meum: * Deus meus, sperabo in eum.

            Quoniam ipse liberavit me de laqueo venantium * et a verbo aspero.

            Scapulis suis obumbrabit tibi: * et sub pennis eius sperabis.

            Scuto circumdabit te veritas eius, * non timebis a timore nocturno.

            A sagitta volante in die, a negotio perambulante in tenebris: * ab incursu et daemonio meridiano.

            Cadent a latere tuo mille, et decem millia a dextris tuis: * ad te autem non appropinquabit.

            Verumtamen oculis tuis considerabis: * et retributionem peccatorum videbis.

            Quoniam tu es, Domine, spes mea, * altissimum posuisti refugium tuum.

            Non accedet ad te malum; * et flagellum non appropinquabit tabernaculo tuo. {245 [423]}

            Quoniam angelis suis mandavit de te: * ut custodiant te in omnibus viis tuis.

            In manibus portabunt te: * ne forte offendas ad lapidem pedem tuum.

            Super aspidera et basiliscum ambulabis: * et conculcabis leonem et draconem.

            Quoniam in me speravit, liberabo eum, * protegam eum, quoniam cognovit nomen meum.

            Clamabit ad me, et ego exaudiam eum: * cum ipso sum in tribulatione, eripiam eum, et glorificabo eum.

            Longitudine dierum replebo eum: * et ostendam illi salutare meum. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 133.

 

            Ecce nunc benedicite Dominum, * omnes servi Domini.

            Qui statis in domo Domini, * in atriis domus Dei nostri.

            In noctibus extollite manus vestras in sancta, * et benedicite Dominum.

            Benedicat te Dominus ex Sion, * qui fecit coelum et terram. Gloria Patri, etc.

            Ant. Miserere mihi, Domine, et exaudi orationem meam.

            Nel tempo Pasquale: Alleluia, alleluia, all.

 

Inno.

 

Te lucis ante terminum,

            Rerum Creator, poscimus,

            Ut pro tua clementia

            Sis praesul, et custodia. {246 [424]}

Procul recedant somnia,

            Et noctium phantasmata:

            Hostemque nostrum comprime

            Ne polluantur corpora.

Praesta, Pater piissime,

            Patrique compar Unice,

            Cum Spiritu Paraclito

            Regnans per omne saeculum. Amen.

 

            Al tempo Pasquale. Deo Patri sit gloria, etc.

            Nelle feste della B. V. Iesu, tibi sit gloria, Qui natus es, etc.

 

Capitolo (Ierem. 14, 6).

 

            Tu autem in nobis es, Domine, et nomen sanctum tuum invocatum est super nos: ne derelinquas nos, Domine Deus noster. R. Deo gratias.

            Y In manus tuas, Domine, * commendo spiritum meum.

            Si ripete: In manus tuas, Domine, etc.

            Y. Redemisti nos, Domine Deus veritatis.

            R. Commendo spiritum meum.

            Y. Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto.

            R. In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum.

            Y. Custodi nos, Domine, ut pupillam oculi.

            R. Sub umbra alarum tuarum protege nos.

            Nel tempo pasquale però aggiungonsi due Alleluia nei responsori brevi ed un Alleluia nel versetto e suo responsorio.

            Ant. Salva nos.

 

Cantico di Simeone (Luc. 2).

 

            Nunc dimittis a pag. 236. {247 [425]}

            Ant. Salva nos, Domine, vigilantes: custodi nos dormientes: ut vigilemus cum Christo, et requiescamus in pace. Temp. Pasq. Alleluia.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

 

Oremus.

 

            Visita, quaesumus, Domine, habitationem istam et omnes insidias inimici ab ea longe repelle: Angeli tui sancti habitent in ea, qui nos in pace custodiant, et benedictio tua sit super nos semper. Per Dominum etc. R. Amen.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Benedicamus Domino. R. Deo gratias.

 

Benedizione.

 

            Benedicat, et custodiat nos omnipotens, et misericors Dominus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. R. Amen.

 

Subito si dice o si canta una delle Antifone finali della Madonna, secondo il tempo, come nelle Laudi a pag. 200.

 

            Y. Divinum auxilium maneat semper nobiscum.

            R. Amen.

            Pater noster. Ave, Maria. Credo (in segreto).

            Sacrosanctae et individuae Trinitati, Crucifixi Domini nostri Iesu Christi Humanitati, beatissimae et gloriosissimae semperque Virginis Mariae foecundae integritati et omnium sanctorum universitati sit sempiterna laus, honor, virtus {248 [426]} et gloria ab omni creatura, nobisque remissio omnium peccatorum, per infinita saecula saeculorum. Amen.

            Y. Beata viscera Mariae Virginis, quae portaverunt Aeterni Patris Filium.

            R. Et beata ubera, quae lactaverunt Christum Dominum.

            Pater, Ave, etc.

 

 

Salmi ed inni pei vespri di tutto l’anno

 

Salmo 116.

 

            Laudate Dominum, etc. a pag. 217.

 

Salmo 129.

 

            De profundis clamavi, etc. a pag. 235.

 

Salmo 131.

 

            Memento, Domine, David, * et omnis mansuetudinis eius.

            Sicut iuravit Domino, * votum vovit Deo Iacob;

            Si introiero in tabernaculum domus meae: * si ascendero in lectum strati mei.

            Si dedero somnum oculis meis, * et palpebris meis dormitationerm.

            Et requiem temporibus meis, donec iuveniam locum Domino, * tabernaculum Deo Iacob. {249 [427]}

            Ecce audivimus eam in Ephrata: * invenimus eam in. campis sylvae.

            Introibimus in tabernaculum eius: * adorabimus in loco, ubi steterunt pedes eius.

            Surge, Domine, in requiem tuam: * tu et arca sanctificationis tuae.

            Sacerdotes tui induantur iustitiam: * et Sancti tui exultent.

            Propter David servum tuum, * non avertas faciem Christi tui.

            Iuravit Dominus David veritatem, et non frustrabitur eam: * de fructu ventris tui ponam super sedem tuam.

            Si custodierint filii tui testamentum meum, * et testimonia mea haec, quae docebo eos.

            Et filii eorum usque in saeculum, * sedebunt super sedem tuam.

            Quoniam elegit Dominus Sion: * elegit eam in habitationem sibi.

            Haec requies mea in saeculum saeculi: * hic habitabo, quoniam elegi eam.

            Viduam eius benedicens benedicam: * pauperes eius saturabo panibus.

            Sacerdotes eius induam salutari: * et Sancti eius exultatione exultabunt.

            Illuc producam cornu David: * paravi lucernam Christo meo.

            Inimicos eius induam confusione: * super ipsum autem effiorebit sanctificatio mea.

            Gloria Patri, etc.

 

Salmo 115.

 

            Credidi, propter quod locutus sum: * ego autem humiliatus sum nimis. {250 [428]}

            Ego dixi in excessu meo: * Omnis homo mendax.

            Quid retribuam Domino: * pro omnibus, quae retribuit mihi?

            Calicem salutaris accipiam, * et nomen Domini invocabo.

            Vota mea Domino reddam coram omni populo eius: * pretiosa in conspectu Domini mors Sanctorum eius.

            O Domine, quia ego servus tuus: * ego servus tuus et filius ancillae tuae.

            Dirupisti vincula mea: tibi sacrificabo hostiam laudis, * et nomen Domini invocabo.

            Vota mea Domino reddam in conspectu omnis populi eius: * in atriis domus Domini, in medio tui, Ierusalem. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 125.

 

            In convertendo Dominus, etc, pag. 225.

 

Salmo 138.

 

            Domine, probasti me, et cognovisti me: * tu cognovisti sessionem meam et resurrectionem meam.

            Intellexisti cogitationes meas de longe: * semitam meam et funiculum meum investigasti.

            Et omnes vias meas praevidisti: * quia non est sermo in lingua mea.

            Ecce, Domine, tu cognovisti omnia novissima et antiqua: * tu formasti me et posuisti super me manum tuam.

            Mirabilis facta est scientia tua ex me: * confortata est, et non potero ad eam. {251 [429]}

            Quo ibo a spiritu tuo: * et quo a facie tua fugiam?

            Si ascendero in coelum, tu illic es: * si descendero in infernum, ades.

            Si sumpsero pennas meas diluculo, * et habitavero in extremis maris;

            Etenim illuc manus tua deducet me: * et tenebit me dextera tua.

            Et dixi: Forsitan tenebrae conculcabunt me: * et nox illuminatio mea in deliciis meis.

            Quia tenebrae non obscurabuntur a te, et nox sicut dies illuminabitur: * sicut tenebrae eius, ita et lumen eius.

            Quia tu possedisti renes meos: * suscepisti me de utero matris meae.

            Confitebor tibi., quia terribiliter magnificatus es: * mirabilia opera tua, et anima mea cognoscit nimis.

            Non est occultatum os meum a te quod fecisti in occulto, * et substantia mea in inferioribus terrae.

            Imperfectum meum viderunt oculi tui, et in libro tuo omnes scribentur: * dies formabuntur, et nemo in eis.

            Mihi autem nimis honorificati sunt amici tui, Deus, * nimis confortatus est principatus eorum.

            Dinumerabo eos, et super arenam multiplicabuntur: * exsurrexi, et adhuc sum tecum.

            Si occideris, Deus, peccatores: * viri sanguinum declinate a me.

            Quia dicitis in cogitatione: * Accipient in vanitate civitates tuas.

            Nonne qui oderunt te, Domine, oderam, * et super inimicos tuos tabescebam? {252 [430]}

            Perfecto odio oderam illos, * et inimici facti sunt mihi.

            Proba me, Deus, et scito cor meum: * interroga me, et cognosce semitas meas.

            Et vide, si via iniquitatis in me est: * et deduc me in via aeterna. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 137.

 

            Confitebor tibi, Domine, in toto corde meo: * quoniam audisti verba oris mei.

            In conspectu Angelorum psallam tibi: * adorabo ad templum sanctum tuum, et confitebor nomini tuo.

            Super misericordia tua, et veritate tua, * quoniam magnificasti super omne nomen sanctum tuum.

            In quacumque die invocavero te, exaudi me: * multiplicabis in anima mea virtutem.

            Confiteantur tibi, Domine, omnes reges terrae: * quia audierunt omnia verba oris tui.

            Et cantent in viis Domini: * quoniam magna est gloria Domini.

            Quoniam excelsus Dominus, et humilia respicit * et alta a longe cognoscit.

            Si ambulavero in medio tribulationis, vivificabis me, * et super iram inimicorum meorum extendisti manum tuam, et salvum me fecit dextera tua.

            Dominus retribuet pro me: * Domine, misericordia tua in saeculum: opera manuum tuarum ne despicias. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 119.

 

            Ad Dominum, cum tribularer, etc., pag. 219. {253 [431]}

 

Salmo 139.

 

            Eripe me, Domine, ab homine malo: * a viro iniquo eripe me.

            Qui cogitaverunt iniquitates in corde: * tota die constituebant proelia.

            Acuerunt linguas suas sicut serpentis: * venenum aspidum sub labiis eorum.

            Custodi me, Domine, de manu peccatoris,* et ab hominibus iniquis eripe me.

            Qui cogitaverunt supplantare gressus meos: * absconderunt superbi laqueum mihi.

            Et funes extenderunt in laqueum: * iuxta iter scandalum posuerunt mihi.

            Dixi Domino: Deus meus es tu: * exaudi, Domine, vocem deprecationis meae.

            Domine, Domine, virtus salutis meae: * obumbrasti super caput meum in die belli.

            Ne tradas me, Domine, a desiderio meo peccatori; cogitaverunt contra me: * ne derelinquas me, ne forte exaltentur.

            Caput circuitus eorum: * labor labiorum ipsorum operiet eos.

            Cadent super eos carbones, in ignem deiicies eos; * in miseriis non subsistent.

            Vir linguosus non dirigetur in terra: * virum iniustum mala capient in interitu.

            Cognovi, quia faciet Dominus iudicium inopis, * et vindictam pauperum.

            Verumtamen iusti confitebuntur nomini tuo: * et habitabunt recti cum vultu tuo. Gloria, etc.

 

Salmo 140.

 

            Domine, clamavi ad te, exaudi me: * intenda voci meae, cum clamavero ad te. {254 [432]}

            Dirigatur oratio mea sicut incensum in conspectu tuo, * elevatio manuum mearum sacrificium vespertinum.

            Pone, Domine, custodiam ori meo, * et ostium circumstantiae labiis meis.

            Non declines cor meum in verba malitiae, * ad excusandas excusationes in peccatis.

            Cum hominibus operantibus iniquitatem; * et non communicabo cum electis eorum.

            Corripiet me iustus in misericordia et increpabit me; * oleum autem peccatoris non impinguet caput meum.

            Quoniam adhuc et oratio mea in beneplacitis eorum: * absorpti sunt iuncti petrae iudices eorum.

            Audient verba mea, quoniam potuerunt; * sicut crassitudo terrae erupta est super terram.

            Dissipata sunt ossa nostra secus infernum: * quia ad te, Domine, Domine, oculi mei: in te speravi, non auferas animam meam.

            Custodi me a laqueo, quem statuerunt mihi; * et a scandalis operantium iniquitatem.

            Cadent in retiaculo eius peccatores: * singulariter sum ego, donec transeam. Gloria, etc.

 

Salmo 141.

 

            Voce mea ad Dominum clamavi; * voce mea ad Dominum deprecatus sum.

            Effundo in conspectu eius orationem meam: * et tribulationem meam ante ipsum pronuntio.

            In deficiendo ex me spiritum meum, * et tu cognovisti semitas meas.

            In via hac, qua ambulabam, * absconderunt laqueum mihi. {255 [433]}

            Considerabam ad dexteram, et videbam, * et non erat qui cognosceret me.

            Periit fuga a me, * et non est qui requirat animam meam.

            Clamavi ad te, Domine, * dixi: Tu es spes mea, portio mea in terra viventium.

            Intende ad deprecationem meam, * quia humiliatus sum nimis.

            Libera me a persequentibus me, * quia confortati sunt super me.

            Educ de custodia animam meam ad confitendum nomini tuo: * me expectant iusti, donec retribuas mihi. Gloria Patri, etc.

 

Salmo 144.

 

            Exaltabo te, Deus meus Rex: * benedicam nomini tuo in saeculum et in saeculum saeculi.

            Per singulos dies benedicam tibi; * et laudabo nomen tuum in saeculum, et in saeculum saeculi.

            Magnus Dominus et laudabilis nimis, * et magnitudinis eius non est finis.

            Generatio et generatio laudabit opera tua, * et potentiam tuam pronuntiabunt.

            Magnificentiam gloriae sanctitatis tuae loquentur, * et mirabilia tua narrabunt.

            Et virtutem terribilium tuorum dicent: * et magnitudinem tuam enarrabunt.

            Memoriam abundantiae suavitatis tuae eructabunt, * et iustitia tua exultabunt.

            Miserator et misericors Dominus, * patiens et multum misericors.

            Suavis Dominus universis: * et miserationes eius super omnia opera eius. {256 [434]}

            Confiteantur tibi, Domine, omnia opera tua, * et sancti tui benedicant tibi.

            Gloriam regni tui dicent, * et potentiam tuam loquentur.

            Ut notam faciant filiis hominum potentiam tuam, * et gloriam magnificentiae regni tui.

            Regnum tuum, regnum omnium saeculorum, * et dominatio tua in omni generatone, et generationem.

            Fidelis Dominus in omnibus verbis suis, * et sanctus in omnibus operibus suis.

            Allevat Dominus omnes, qui corruunt, * et erigit omnes elisos.

            Oculi omnium in te sperant, Domine, * et tu das escam illorum in tempore opportuno.

            Aperis tu manum tuam, * et imples omne animal benedictione.

            Iustus Dominus in omnibus viis suis, * et sanctus in omnibus operibus suis.

            Prope est Dominus omnibus invocantibus eum,* omnibus invocantibus eum in veritate.

            Voluntatem timentium se faciet, * et deprecationem eorum exaudiet: et salvos faciet eos.

            Custodit Dominus omnes diligentes se, * et omnes peccatores disperdet.

            Laudationem Domini loquetur os meum, * et benedicat omnis caro nomini sancto eius in saeculum, et in saeculum saeculi. Gloria Patri, etc.

 

COMUNE

De’santi Apostoli ed Evangelisti.

 

Dicesi comune di un santo l’uffizio di un Apostolo, di un Martire, ecc., quando detto Santo non ha uffizio proprio. {257 [435]}

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

Il primo vespro è quello che dicesi nella vigilia del Santo. Il secondo quello della sera del giorno della festa.

            I quattro primi salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

Exultet orbis gaudiis,

            Coelum resultet laudibus

            Apostolorum gloriam

            Tellus et astra concinunt.

Vos saeculorum Iudices,

            Et vera mundi lumina,

            Votis precamur cordium.

            Audite voces supplicum.

Qui tempia coeli clauditis,

            Serasque verbo solvitis,

            Nos a reatu noxios,

            Solvi iubete, quaesumus.

Praecepta quorum protinus

            Languor, salusque sentiunt;

            Sanate mentes languidas,

            Augete nos virtutibus.

Ut, cum redibit Arbiter

            In fine Christus saeculi,

            Nos sempiterni gaudii

            Concedat esse compotes.

Patri, simulque Filio,

            Tibique, Sancte Spiritus,

            Sicut fuit, sit iugiter,

            Saeclum per omne gloria. Amen.

 

            Y. In omnem terrara exivit sonus eorum.

            R. Et in fines orbis terrae verba eorum. {258 [436]}

 

NEL SECONDO VESPRO.

               

            Dixit Dominus a pag. 228.

            Laudate pueri a pag. 229.

            Credidi propter pag. 250.

            In convertendo pag. 225.

            Domine probasti me pag. 251.

            Inno Exultet come sopra.

            Y. Annuntiaverunt opera Dei.

            R. Et facta eius intellexerunt.

 

COMUNE

Degli Apostoli ed Evangelisti

nel tempo pasquale.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238, il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

Tristes erant Apostoli

            De Christi acerbo funere,

            Quem morte crudelissima

            Servi necarant impii.

Sermone verax Angelus,

            Mulieribus praedixerat:

            Mox ore Christi gaudium

            Gregi feret fidelium.

Ad anxios Apostolos

            Currunt statim dum nuntiae,

            Illae micantis obvia

            Christi tenent vestigia. {259 [437]}

Galilaeae ad alta montium

            Se conferunt Apostoli,

            Iesuque roti compotes,

            Almo beantur lamine.

Ut sis perenne mentibus

            Paschale, Iesu, gaudium,

            A morte dira criminum

            Vitae renatos libera.

Deo Patri sit gloria,

            Et Filio qui a mortuis

            Surrexit, ac Paraclito,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

Dall’Ascensione sino alla PENTECOSTE, in vece della suddetta strofa Deo Patri etc., si dirà la seguente in tutti gli inni di tal metro.

 

Iesu, tibi sit gloria,

            Qui victor in coelum redis,

            Cum Patre et almo Spiritu,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Y. Sancti et iusti, in Domino gaudete, allel.

            R. Vos elegit Deus in haereditatem sibi, allel.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            I Salmi come a pag. 238. Inno come sopra.

            Y. Pretiosa in conspectu Domini, alleluia,

            R. Mors Sanctorum eius, alleluia.

 

COMUNE

Di un santo Martire.

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238, il quinto Laudate Dominum a pag. 217. {260 [438]}

 

 

Inno.

 

Deus tuorum militum

            Sors et corona, praemium,

            Laudes canentes Martyris

            Absolv e nexu criminis.

Hic nempe mundi gaudia,

            Et blanda fraudum pabula,

            Imbuta felle deputans,

            Pervenit ad coelestia.

Poenas cucurrit fortiter

            Et sustulit viriliter,

            Fundensque pro te sanguinem

            Aeterna dona possidet.

Ob hoc precatu supplici

            Te poscimus, piissime,

            In hoc triumpho Martyris

            Dimitte noxam servulls.

Laus, et perennis gloria

            Patri sit, atque Filio,

            Sancto simul Paraclito,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

Nel tempo pasquale.

 

Deo Patri sit gloria,

            Et Filio, qui a mortuis

            Surrexit, ac Paraclito,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Y. Gloria et honore coronasti eum, Domine.

            R. Et constituisti eum super opera manuum tuarum.

 

NEL SECONDO VESPRO

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238, il quinto {261 [439]}

            Crediti propter a pag. 250.

            Inno come nel primo Vespro.

            Y. Iustus ut palma florebit.

            R. Sicut cedrus Libarli multiplicabitur.

 

COMUNE

Di un santo Martire

nel tempo pasquale.

NEL PRIMO VESPRO.

 

            Come a pag. 258.

            Y. Sancti, et iusti, in Domino gaudete, allel.

            R. Vos elegit Deus in haereditatem sibi, alleluia.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            Y. Pretiosa in conspectu Domini, alleluia,

            R. Mors Sanctorum eius, alleluia.

 

COMUNE

Di piu Santi Martiri.

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238, il quinto Laudate Dominimi a pag. 217.

 

Inno.

 

Sanctorum meritis inclita gaudia

            Pangamus, socii, gestaque fortia:

            Gliscens fert animus promere cantibus

                        Victorum genus optimum.

Hi sunt, quos fatue mundus abhorruit;

            Hunc fructu vacuum floribus aridum

            Contempsere tui nominis asseclae,

                        IESU, Rex bone Coelitum. {262 [440]}

Hi pro te furias, atque minas truces

            Calcarunt hominum, saevaque verbera:

            His cessit lacerans fortiter ungula,

                        Nec carpsit penetralia.

Caeduntur gladiis more bidentium;

            Non murmur resonat, non quaerimonia:

            Sed corde impavido mens bene conscia

                        Conservat patientiam.

Quae vox, quae poterit lingua retexere,

            Quae tu Martyribus munera praeparas!

            Rubri nam fluido sanguine fulgidis

                        Cingunt tempora laureis.

Te, summa, o Deitas, unaque poscimus,

            Ut culpa abigas, noxia subtrahas,

            Des pacem famulis, ut tibi gloriam

                        Annorum in seriem canant. Amen.

 

            Y. Laetamini in Domino, et exultate iusti.

            R. Et gloriamini omnes recti corde.

 

            Nel secondo Vespro come nel primo, il quinto salmo Credidi propter a pag. 250.

            Y. Exultabunt Sancti in gloria.

            R. Laetabuntur in cubilibus suis.

 

COMUNE

Di piu Santi Martiri

nel tempo pasquale.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238, il quinto Laudate Dominum a pag. 217. {263 [441]}

 

 

Inno.

 

Rex gloriose Martyrum,

            Corona confitentium,

            Qui respuentes terrea,

            Perducis ad coelestia.

Aurem benignam protinus

            Intende nostris vocibus:

            Trophaea sacra pangimus:

            Ignosce quod deliquimus.

Tu vincis inter Martyres,

            Parcisque confessoribus:

            Tu vince nostra crimina,

            Largitor indulgentiae.

Deo Patri sit gloria,

            Et Filio qui a mortuis

            Surrexit, ac Paraclyto,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Y. Sancti et iusti in Domino gaudete, alleluia.

            R. Vos elegit Deus in haereditatem sibi, alleluia.

 

Nel secondo Vespro come nel primo, e il quinto Salmo Credidi propter a pag. 250.

            Y. Pretiosa in conspectu Domini, alleluia,

            R. Mors Sanctorum eius, alleluia.

 

COMUNE

Di un Santo Confessore Vescovo.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238, il quinto Laudate Dominum a paq. 217. {264 [442]}

 

Inno.

 

Iste Confessor Domini, colentes

            Quem pie laudant populi per orbem,

            Hac die laetus meruit beatas

                        Scandere sedes.

 

Se non è il giorno della morte dicesi:

Hac die laetus meruit supremos

            Laudis honores.

Qui pius, prudens, humilis, pudicus,

            Sobriam duxit sine labe vitam,

            Donec humanos animavit aurae

                        Spiritus artus.

Cuius ob praestans meritum frequenter

            Aegra quae passim iacuere membra,

            Viribus morbi domitis, saluti

                        Restituuntur.

Noster hinc illi chorus obsequentem

            Concinit laudem, celebresque palmas,

            Ut piis eius precibus iuvemur

                        Omne per aevum.

Sit salus illi, decus, atque virtus.

            Qui super Coeli solio coruscans,

            Totius mundi seriem gubernat

                        Trinus et unus. Amen.

 

            Y. Amavit eum Dominus et ornavit eum.

            R. Stolam gloriae induit eum.

 

Nel tempo pasquale in fine ad ogni versetto e responsorio si aggiunge: Alleluia.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238, il quinto Memento Domine etc. a pag. 249.

            Iste Confessor etc. {265 [443]}

 

            Y. Iustum deduxit Dominus per vias rectas.

            R. Et ostendit illi regnum Dei.

 

COMUNE

Di un Sante Confessore non Vescovo.

NEL PRIMO VBSPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238, il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

            Iste Confessor etc. pag. antecedente.

            Y. Amavit eum Dominus et ornavit eum.

            R. Stolam gloriae induit eum.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            Tutto come nel primo eccetto:

            Y. Iustum deduxit Dominus per vias rectas.

            R. Et ostendit illi regnum Dei.

 

COMUNE

Delle ss. Vergini e delle Vergini e Martiri.

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I salmi del Vespro della Madonna a pag. 228.

 

Inno.

 

IESU, corona Virginum,

            Quem mater illa concipit,

            Quem sola Virgo parturit,

            Haec vota clemens accipe.

Qui pergis inter lilia,

            Septus choreis Virginum,

            Sponsus decorus gloria,

            Sponsisque reddens praemia, {266 [444]}

Quocumque tendis Virgines

            Sequuntur atque laudibus

            Post te canentes cursitant,

            Hymnosque dulces personant.

Te deprecamur supplices,

            Nostris ut addas sensibus

            Nescire prorsus omnia

            Corruptionis vulnera.

Virtus, honor, laus, gloria

            Deo Patri eum Filio,

            Sancto simul Paraclito,

            In saeculorum saecula. Amen.

           

            Y. Specie tua et pulchritudine tua.

            R. Intende, prospere procede, et regna.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            Tutto come nel primo, eccetto il seguente:

            Y. Diffusa est gratia in labiis tuis.

            R. Propterea benedixit te Deus in aeternum.

 

COMUNE

Delle Sante solamente Martiri e nè Vergini, nè Martiri.

NEL PRIMO VESPRO.

 

            Salmi del Vespro della Madonna a pag. 228.

 

Inno.

 

Fortem virili pectore

            Laudemus omnes foeminam,

            Quae sanctitatis gloria

            Ubique fulget inclyta. {267 [445]}

Haec sancto amore saucia,

            Dum mundi amorem noxium

            Horrescit, ad coelestia

            Iter peregit arduum.

Carnem domans ieiuniis,

            Dulcique mentem pabulo

            Orationis nutriens,

            Coeli potitur gaudiis.

Rex Christe, virtus fortium,

            Qui magna solus efficis:

            Huius precatu, quaesumus,

            Audi benignus supplices.

Deo Patri sit gloria,

            Eiusque soli Filio.

            Cum Spiritu Paraclito,

            Nunc, et per omne saeculum. Amen.

 

            Y. Specie tua, et pulchritudine tua.

            R. Intende, prospere procede, et regna.

            Nel secondo Vespro come nel primo, eccetto:

            Y. Diffusa est gratia in labiis tuis.

            R. Propterea benedixit te Deus in aeternum.

 

COMUNE

Della Dedicazione della Chiesa.

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi salmi a pag. 238, il quinto Lauda Ierusalem a pag. 231.

 

Inno.

 

Coelestis Urbs Ierusalem,

            Beata pacis visio,

            Quae celsa de viventibus

            Saxis ad astra tolleris, {268 [446]}

            Sponsaeque ritu cingeris

            Mille Angelorum millibus.

O sorte nupta prospera.

            Dotata patris gloria,

            Respersa Sponsi gratia,

            Regina formosissima,

            Christo iugata Principi,

            Coeli corusca Civitas.

Hic margaritis emicant,

            Patentque cunctis ostia,

            Virtute namque praevia

            Mortalis illuc ducitur,

            Amore Christi percitus

            Tormenta quisquis sustinet.

Scalpri salubris ictibus,

            Et tunsione plurima

            Fabri polita malleo

            Hanc saxa molem construunt.

            Aptisque iuncta nexibus

            Locantur in fastigio.

Decus Parenti debitum

            Sit usquequaque Altissimo.

            Natoque Patris unico,

            Et inclyto Paraclito,

            Cui laus, potestas, gloria

            Aeterna sit per saecula. Amen.

 

            Y. Haec est domus Domini firmiter aedificata.

            R. Bene fundata est supra firmarti petram.

            Nel secondo Vespro come nel primo, eccetto:

            Y. Domum tuam, Domine, decet sanctitudo.

            R. In longitudinem dierum. {269 [447]}

 

 

I Inni e versetti per le domeniche e feste dell’anno

DOMENICHE DELL’AVVENTO.

 

            I cinque salmi a pag. 238.

 

Inno.

 

Creator alme siderum,

            Aeterna lux credentium,

            IESU Redemptor omnium.

            Intende votis supplicum.

Qui daemonis ne fraudibus

            Periret orbis, impetu

            Amoris actus, languidi

            Mundi medela factus es;

Commune qui mundi nefas

            Ut expiares, ad crucem

            E virginia sacrario

            Intacta prodis victima.

Cuius potestas gloriae,

            Nomenque cum primum sonat.

            Et caelites et inferi

            Tremente curvantur genu.

Te deprecamur ultimae

            Magnum diei iudicem;

            Armis supernae gratiae

            Defende nos ab hostibus.

Virtus, honor, laus, gloria

            Deo Patri, cum Filio,

            Sancto simul Paraclito,

            In saeculorum saecula. Amen. {270 [448]}

 

            Y. Rorate coeli desuper, et nubes pluant Iustum.

            R.Aperiatur terra, et germinet Salvatorem.

 

SS. Natale di G.C.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

IESU Redemptor omnium,

            Quem lucis ante originem

            Parem paternae gloriae

            Pater supremus edidit.

Tu lumen et splendor Patris,

            Tu spes perennis omnium,

            Intende quas fundunt preces

            Tui per orbem servuli.

Memento, rerum Conditor,

            Nostri quod olim corporis,

            Sacrata ab alvo Virginis

            Nascendo formam sumpseris.

Testatur hoc praesens dies,

            Currens per anni circulum,

            Quod solus e sinu Patris

            Mundi salus adveneris.

Hunc astra, tellus, aequora,

            Hunc omne quod coelo subest,

            Salutis Auctorem novae

            Novo salutat cantico.

Et nos, beata quos sacri

            Rigavit unda sanguinis,

            Natalis ob diem tui

            Hymni tributum solvimus. {271 [449]}

IESU, tibi sit gloria,

            Qui natus es de Virgine,

            Cum Patre et almo Spiritu,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

Così terminanti tutti gli Inni dello stesso metro sino all’Epifania.

            Y. Crastina die delebitur iniquitas terrae.

            R. Et regnabit super nos Salvator mundi.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            I tre primi salmi a pag. 238.

            Il quarto De profundis a pag. 235.

            Il quinto Memento Domine a pag. 249.

I quali salmi si cantano ne’vespri per tutta l’ottava del SS. Natale.

 

Inno.

 

            IESU Redemptor, etc. come sopra a pag. 271.

            Y. Notum fecit Dominus, alleluia.

            R. Salutare suum, alleluia.

 

S. Stefano primo martire.

 

Inno.

 

            Deus tuorum militum, etc. a pag. 253, ma l’ultima strofa si muta così:

 

IESU, tibi sit gloria,

            Qui natus es de Virgine,

            Cum Patre et almo Spiritu,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Y. Stephanus vidit coelos apertos.

            R. Vidit et introivit: beatus homo, cui coeli patebant. {272 [450]}

 

S. Giorvanni apostolo ed evangelista.

 

Inno.

 

Exultet orbis gaudiis, etc. a pag. 258, coll’ultima strofa come sopra.

            Y. Valde honorandus est beatus Ioannes.

            R. Qui supra pectus Domini in coena recubuit.

 

SS. Innocenti.

 

Inno.

 

Salvete, flores Martyrum,

            Quos lucis ipso in limine

            Christi insecutor sustulit,

            Ceu turbo nascentes rosas.

Vos prima Christi victima,

            Grex immolatorum tener,

            Aram sub ipsam simplices

            Palma et corona luditis.

IESU, tibi sit gloria,

            Qui natus es de Virgine,

            Cum Patre et almo Spiritu

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Y Sub throno Dei omnes Sancti clamant.

            R. Vindica sanguinem nostrum, Deus noster.

 

S. Tommaso di Cantorberi P. M.

 

Tutto come nel Comune di un Martire a pagina 260 coll’ultima strofa dell’inno:

 

            IESU, tibi sit gloria, etc.

 

Domenica fra l’ottava del ss. Natale.

 

            Y. Verbum caro factum est, alleluia.

            R. Et habitavit in nobis, alleluia. {273 [452]}

 

S. Silvestro confessore e pontefice.

 

Tutto come nel Comune di un confessore vescovo a pag. 264.

 

Circoncisone del Signore.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I salmi della Madonna a pag. 228.

 

Inno.

 

            IESU Redemptor omnium, etc. a pag. 271.

            Y. Verbum caro factum est, alleluia.

            R. Et habitavit in nobis, alleluia.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            Tutto come nel primo.

            Y. Notum fecit Dominus, alleluia.

            R. Salutare suum, alleluia.

 

Ottava di s. Stefano.

 

            I quattro primi salmi a pag. 238.

            Il quinto Credidi propter a pag. 250.

 

Inno.

 

            Exultet orbis gaudiis a pag. 258, coll’ultima strofa come nella pagina precedente.

            Y. Valde honorandus est beatus Ioannes.

            R. Qui supra pectus Domini in coena recubuit.

 

Ottava di s. Giovanni Apostolo.

 

Come nel Com. degli Ap. pag. 257, eccetto:

            Y. Valde honorandus est beatus Ioannes.

            R. Qui supra pectus Domini in coena recubuit. {274 [452]}

 

Ottava dei ss. Innocenti.

 

            I quattro primi salmi a pag. 238.

            Il quinto Credidi propter a pag. 250.

 

Inno.

 

Salvete flores Martyrum, col suo vers. a pag. 273.

 

Epifania del Signore.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi salmi a pag. 238.

            Il quinto, Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

Crudelis Herodes, Deum

            Regem venire quid times!

            Non eripit mortalia,

            Qui regna dat coelestia.

Ibant Magi quam viderant

            Stellam sequentes praeviam,

            Lumen requirunt lumine,

            Deum fatentur munere.

Lavacra puri gurgitis

            Coelestis agnus attigit:

            Peccata, quae non detulit,

            Nos abluendo sustulit.

Novum genus potentiae:

            Aquae rubescunt hydriae,

            Vinumque iussa fundere,

            Mutavit unda originem.

IESU, tibi sit gloria,

            Qui apparuisti gentibus,

            Cum Patre et almo Spiritu.

            In sempiterna saecula. Amen. {275 [453]}

 

 

Così termineranno gl’inni dello stesso metro per tutta l’ottava.

            Y. Reges Tharsis et insula* munera offerent.

            R. Reges Arabum et Saba dona adducent.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            Salmi della Domenica a pag. 238.

            Inno come sopra.

 

Quattro prime Dom. di Quaresima.

 

            Salmi della Domenica, pag. 238.

 

Inno.

 

Audi, benigne Conditor,

            Nostras preces cum fletibus

            In hoc sacro ieiunio

            Fusas quadragenario.

Scrutator alme cordium.

            Infirma tu scis virium:

            Ad te reversis exhibe

            Remissionis gratiam.

Multum quidem peccavimus,

            Sed parce confidentibus:

            Ad nominis laudem tui

            Confer medelam languidis.

Concede nostrum conteri

            Corpus per abstinentiam,

            Culpae ut relinquant pabulum

            Ieiuna corda criminum.

Praesta, beata Trinitas,

            Concede, simplex Unitas,

            Ut fructuosa sint tuïs

            Ieiuniorum munera. Amen.

 

            Y. Angelis suis Deus mandavit de te.

            R. Ut custodiant te in omnibus viis tuis. {276 [454]}

 

 

Dom. di Passione e delle Palme.

 

            I Salmi della Domenica a pag. 838.

 

Inno.

 

Vexilla regis prodeunt:

            Fulget Crucis Mysterium,

            Qua vita mortem pertulit,

            Et morte vitam protulit.

Quae vulnerata lanceae

            Mucrone diro, criminum

            Ut nos lavaret sordibus,

            Manavit unda et sanguine.

Implenta sunt quae concinit

            David fideli carmine,

            Dicendo nationibus:

            Regnavit a ligno Deus.

Arbor decora, et fulgida,

            Ornata Regis purpura,

            Electa digno stipite

            Tam sacra membra tangere.

Beata, cuius brachiis

            Pretium pependit saeculi,

            Statera facta corporis,

            Tulitque praedam tartari.

O Crux, ave, spes unica,

            Hoc passionis tempore

            Piis adauge gratiam,

            Reisque dele crimina.

Te, fons salutis, Trinitas,

            Collaudet omnis spiritus,

            Quibus Crucis victoriam

            Largiris, adde praemium. Amen.

 

            Y. Eripe me, Domine, ab homine malo.

            R. A viro iniquo eripe me. {277 [455]}

 

Festa di Pasqua.

 

            I Salmi della Domenica a pag. 238.

            Invece del Capitolo, Inno e Versetto si dice la seguente:

            Ant. Haec dies, quam fecit Dominus; exultemus, et laetemur in ea.

            Y. Benedicamus Domino, alleluia, alleluia.

            R. Deo gratias, alleluia, alleluia.

 

Domenica dopo Pasqua.

 

            I Salmi della Domenica a pag. 238.

 

Inno.

 

Ad regias Agni dapes

            Stolis amicti candidis,

            Post transitum maris rubri

            Christo canamus Principi:

Divina cuius charitas

            Sacrum propinat Sanguinem,

            Almique membra corporis

            Amor sacerdos immolat.

Sparsum cruorem postibus

            Vastator horret Angelus:

            Fugitque divisum mare,

            Merguntur hostes fluctibus.

Iam Pascha nostrum Christus est,

            Paschalis idem victima,

            Et pura puris mentibus,

            Sinceritatis azyma.

O vera coeli Victima,

            Subiecta cui sunt tartara,

            Soluta mortis vincula,

            Recepta vitae praemia. {278 [456]}

Victor subactis inferis

            Trophaea Christus explicat,

            Coeloque aperto, subditum

            Regem tenebrarum trahit.

Ut sis perenne mentibus

            Paschale, Iesu, gaudium,

            A morte dira criminum

            Vitae renatos libera.

Deo Patri sit gloria,

            Et Filio qui a mortuis

            Surrexit, ac Paraclito,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Y. Mane nobiscum, Domine, alleluia.

            R. Quoniam advesperascit, alleluia.

 

Ascensione del Signore.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

Salutis humanae Sator,

            IESU, voluptas cordium,

            Orbis redempti conditor,

            Et casta lux amantium.

Qua victus es clementia,

            Ut nostra ferres criminal?

            Mortem subires innocens,

            A morte nos ut tolleres?

Perrumpis infernum chaos,

            Vinctis catenas detrahis,

            Victor triumpho nobili.

            Ad dexteram Patris sedes.

Te cogat indulgentia,

            Ut damna nostra sarcias, {279 [457]}

            Tuique vultus competes

            Dites beato lumine.

Tu dux ad astra et semita,

            Sis meta nostris cordibus,

            Sis lacrymarum gaudium,

            Sis dulce vitae praemium. Amen.

 

            Y. Dominus in coelo, alleluia.

            R. Paravit sedem suam, alleluia.

 

Festa di Pentecoste.

 

            Salmi della Domenica a pag. 238.

 

Inno.

 

Veni, Creator Spiritus,

            Mentes tuorum visita,

            Imple superna gratia

            Quae tu creasti pectora.

Qui diceris Paraclitus,

            Altissimi donum Dei,

            Fons vivus, ignis, charitas,

            Et spiritalis unctio.

Tu septiformis munere,

            Digitus paternae dexterae,

            Tu rite promissum Patris,

            Sermone ditans guttura.

Accende lumen sensibus,

            Infunde amorem cordibus;

            Infirma nostri corporis

            Virtute firmans perpeti.

Hostem repellas longius,

            Pacemque dones protinus,

            Ductore sic te praevio

            Vitemus omne noxium. {280 [458]}

Per te sciamus, da, Patrem,

            Noscamus atque Filium,

            Teque utriusque Spiritum,

            Credamus omni tempore.

Deo Patri sit gloria,

            Et Filio, qui a mortuis

            Surrexit, ac Paraclito,

            In saeculorum saecula. Amen.

 

Fuori del tempo pasquale:

            Deo Patri sit gloria

            Eiusque soli Filio,

            Cum Spiritu Paraclito,

            In saeculorum saecula.

 

 

SEQUENZA

PER LA NOVENA DELLO SPIRITO SANTO.

 

            Veni, Sancte Spiritus, et emitte coelitus lucis tuae radium.

            Veni, Pater pauperum, veni dator munerum, veni lumen cordium.

            Consolator optime, dulcis hospes animae, dulce refrigerium.

            In labore requies, in aestu temperies, in fletu solatium.

            O lux beatissima, reple cordis intima tuorum fidelium.

            Sine tuo numine, nihil est in nomine, nihil est innoxium.

            Lava quod est sordidum, riga quod est aridum, sana quod est saucium; {281 [459]}

            Flecte quod est rigidum, fove quod est frigidum, rege quod est devium.

            Da tuia fidelibus in te confidentibus sacrum septenarium.

            Da virtutis meritum: da salutis exitum: da perenne gaudium. Amen, alleluia.

 

Festa della ss. Trinita.

 

            I salmi della Domenica a pag. 238.

 

Inno.

 

Iam sol recedit igneus:

            Tu Lux perennis Unitas,

            Nostris, Beata Trinitas,

            Infunde amorem cordibus.

Te mane laudum carmine,

            Te deprecamur vespere:

            Digneris ut te supplices

            Laudemus inter coelites.

Patri simulque Filio,

            Tibique, Sancte Spiritus,

            Sicut fuit, sit iugiter,

            Saeclum per omne gloria. Amen.

 

            Y. Benedictus es, Domine, in firmamento coeli.

            R. Et laudabilis, et gloriosus in saecula.

 

Solennità ed ottava del Corpus Domini.

 

            I due primi Salmi a pag. 238.

            Il terzo Credidi propter a pag. 250.

            Il quarto Beati omnes a pag. 226.

            Il quinto Lauda Ierusalem a 231. {282 [460]}

 

Inno.

 

Pange, lingua, gloriosi

            Corporis Mysterium,

            Sanguinisque pretiosi,

            Quem in mundi pretium

            Fructus ventris generosi

            Rex effudit gentium.

Nobis datus, nobis natus

            Ex intacta Virgine,

            Et in mundo conversatus,

            Sparso Verbi semine,

            Sui moras incolatus

            Miro clausit ordine.

In supremae nocte coenae

            Recumbens cum fratribus,

            Observata lege plene,

            Cibis in legalibus,

            Cibum turbae duodenae

            Se dat suis manibus.

Verbum caro, panem verum

            Verbo carnem efficit:

            Fitque sanguis Christi merum.

            Et si sensus deficit,

            Ad firmandum cor sincerum

            Sola fides sufficit.

Tantum ergo Sacramentum

            Veneremur cernui:

            Et antiquum documentum

            Novo cedat ritui:

            Praestet fides supplementum

            Sensuum defectui.

Genitori, genitoque

            Laus, et iubilatio, {283 [461]}

            Salus, honor, virtus quoque

            Sit et benedictio:

            Procedenti ab utroque

            Compar sit laudatio. Amen.

 

            Y. Panem de coelo praestitisti eis, alleluia.

            R. Omne delectamentum in se habentem, allel.

            Venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini.

 

Ss. Cuore di Gesu.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I due primi salmi a pag. 238.

            Il terzo De profundis a pag. 235.

            Il quarto Confitebor tibi.... quoniam a pagina 253.

            Il quinto Exaltabo te, Deus a pag. 256.

 

Inno.

 

Quicumque certum quaeritis

            Rebus levamen asperis,

            Seu culpa mordet anxia,

            Seu poena vos premit comes;

Iesu, qui ut agnus innocens

            Sese immolandum tradidit,

            Ad cor reclusum vulnere,

            Ad mite cor accedite.

Auditis, ut suavissimis

            Invitet omnes vocibus?

            Venite quos gravat labor,

            Premitque pondus criminum.

Quid corde Iesu mitius?

            Iesum cruci qui affixerant

            Excusat, et Patrem rogat,

            Me perdat ultor impios. {284 [462]}

O Cor, voluptas coelitum,

            Cor, fida spes mortalium,

            En hisce tracti vocibus

            Ad te venimus supplices!

Tu nostra terge vulnera,

            Ex te fluente sanguine:

            Tu da novum cor omnibus,

            Qui te gementes invocant. Amen.

 

            Y. Miserator et misericors Dominus.

            R. Longanimis et multum misericors.

 

 

Santi nel corso di tutto l’anno

 

Gennaio.

 

Seconda Domenica dopo l’Epifania.

 

Festa del ss. nome di Gesù.

 

            I quattro primi salmi a pag. 238.

            Il quinto Credidi propter a pag. 260.

 

Inno.

 

Iesu, dulcis memoria,

            Dans vera cordis gaudia:

            Sed super mel, et omnia

            Eius dulcis praesentia.

Nil canitur suavius,

            Nil auditur iucundius,

            Nil cogitatur dulcius,

            Quam Iesus Dei Filius.

Jesus, spes poenitentibus,

            Quam pius es petentibus! {285 [463]}

            Quam bonus te quaerentibus?

            Sed quid invenientibus?

Nec lingua valet dicere,

            Nec littera exprimere:

            Expertus potest credere,

            Quid sit Iesum diligere.

Sis, Iesu, nostrum gaudium,

            Qui es futurus praemium;

            Sit nostra in te gloria,

            Per cuncta semper saecula. Amen.

 

            Y. Sit nomen Domini benedictum, alleluia.

            R. Ex hoc nunc et usque in saeculum, allel.

 

18 gennaio.

 

Cattedra di s. Pietro in Roma

 

            I quattro primi salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum pag. 217.

 

Inno.

 

Quodcumque in orbe nexibus revinxeris,

            Erit revinctum, Petre, in arce siderum:

            Et quod resolvit hic potestas tradita,

            Erit solutum coeli in alto vertice:

            In fine mundi iudicabis saeculum.

Patri perenne sit per aevum gloria,

            Tibique laudes concinamus inclytas,

            Aeterne Nate; sit, superne Spiritus,

            Honor tibi decusque: Sancta iugiter

            Laudetur omne Trinitas per saeculum. Amen.

 

            Y. Tu es Petrus.

            R. Et super hanc petram aedifieabo Ecclesiam meam. {286 [464]}

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            Come nel primo eccetto il quinto salmo.

            Memento Domine a pag. 249.

            Y. Elegit te Dominus Sacerdotem sibi.

            R. Ad sacrificandum ei hostiam laudis.

 

23 gennaio.

 

Sposalizio della Beata Vergine.

 

            Salmi ed Inno del Vespro della Madonna a pagina 228.

            Y. Desponsatio est hodie Sanctae Mariae Virginis.

            R. Cuius vita inclyta cunctas illustrat Ecclesias.

 

25 gennaio.

 

Conversione di s. Paolo Apostolo.

 

            I quattro primi salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

Egregie Doctor Paule, mores instrue,

            Et nostra tecum pectora in coelum trahe:

            Velata dum meridiem cernat fides,

            Et solis instar sola regnet charitas.

Sit Trinitati sempiterna gloria,

            Honor, potestas, atque iubilatio,

            In Unitate, quae gubernat omnia,

            Per universa aeternitatis saecula. Amen.

 

            Y. Tu es vas electionis, Sancte Paule Apostole.

            R. Praedicator veritatis in universo mundo. {287 [465]}

 

SECONDO VESPRO

 

            Come nel secondoVespro degli Apotsoli pag.258.

            Inno e versetto come sopra.

 

30 gennaio.

 

Santa Martina.

 

Tutto come nel Comune di una Vergine martire a pag. 266, eccetto il seguente

 

Inno.

 

Martinae celebri plaudite nomini,

            Cives Romulei, plaudite gloriae:

            Insignem meritis dicite Virginem,

            Christi dicite Martyrem.

Haec dum conspicuis orta parentibus,

            Inter delicias, inter amabiles

            Luxus illecebras ditibus affluit

            Faustae muneribus domus:

Vitae despiciens commoda, dedicat

            Se rerum Domino, et munifica manu

            Christi pauperibus distribuens opes,

            Quaerit praemia Coelitum.

A nobis abigas lubrica gaudia,

            Tu qui Martyribus dexter ades, Deus

            Une et Trine: tuis da famulis iubar,

            Quo clemens animos beas. Amen.

 

2 febbraio.

 

Purificazione della Beata Vergine.

 

            Salmi ed Inno del Vespro della Madonna a pagina 228.

            Y. Responsum accepit Simeon a Spiritu Sancto.

            R. Non visurum se mortem, nisi videret Christum Domini. {288 [466]}

 

5 febbraio.

 

S. Agata Vergine e Martire.

 

            Come nel Comune delle Vergini a pag. 266.

 

22 febbraio.

 

Cattedra di S. Pietre in Antiochia.

 

            Il tutto come addì 18 gennaio a pag. 286.

 

18 marzo.

 

S. Gabriele Arcangelo.

 

            I quattro primi salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

Christe, sanctorum decus Angelorum,

            Gentis humanae Sator, et Redemptor,

            Coelitum no bis tribuas beatas

                        Scandere sedes.

Angelus fortis Gabriel, ut hostes

            Pellat antiquos, et amica caelo,

            Quae triumphator statuit per orbem.

                        Tempia revisat.

Virgo dux pacis, Genitrixque lucis,

            Et sacer nobis chorus Angelorum

            Semper assistat, simul et micantis

                        Regia coeli.

Praestet hoc nobis Deitas beata

            Patris, ac Nati, pariterque Sancti

            Spiritus, cuius resonat per omnem

                        Gloria mundum. Amen.

 

            Y. Stetit Angelus iuxta aram templi.

            R. Habens thuribulum aureum in manu sua. {289 [467]}

 

19 marzo.

 

S. Giuseppe Sposo di Maria Vergine.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

Te, Ioseph, celebrent agmina coelitum:

            Te cuncti resonent Christiadum chori,

            Qui clarus meritis, iunctus es inclytae

                        Casto foedere Virgini.

Almo cura tumidam germine comugem

            Admirans, dubio tangeris anxius,

            Afflatu superi Flaminis Angelus

                        Conceptum puerum docet.

Tu natum Dominum stringis, ad exteras

            Aegypti profugum tu sequeris plagas,

            Amissum Solymis quaeris, et invenis,

                        Miscens gaudia fletibus.

Post mortem reliquos mors pia consecrat

            Palmamque emeritos gloria suscipit:

            Tu vivens, superis par, frueris Deo,

                        Mira sorte beatior.

Nobis, summa Trias, parce precantibus.

            Da Ioseph meritis sidera scandere,

            Ut tandem liceat nos tibi perpetim

                        Gratum promere canticum. Amen.

 

            Y. Constituit eum dominum domus suae.

            R. Et principem omnis possessionis suae.

 

NEL SECONDO VESPRO

 

            Tutto come nel primo eccetto il sequente. {290 [468]}

            Y. Gloria, et divitiae in domo eius

            R. Et iustitia eius manet in saeculum saeculi.

 

25 marzo.

 

Annunciazione di Maria Vergine.

 

            Salmi e Inni del Vespro della Madonna a pagina 228.

            Y. Ave, Maria, gratia plena.

            R. Dominus tecum.

 

            Venerdì dopo la domenica di Passione.

 

Sette Dolori della Vergine Maria.

 

            Credidi propter a pag. 250.

            Ad Dominum a pag. 219.

            Eripe me, Domine, a pag. 219.

            Domine, clamavi a pag. 254.

            Voce mea ad Dominum a pag. 255.

            Inno, Stabat Mater a pag. 141.

            Y. Ora pro nobis, Virgo dolorosissima.

            R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

            Domenica seconda dopo Pasqua.

 

Beata Maria Vergine d’Oropa.

 

            I salmi del Vespro della Madonna a pag. 228.

 

Inno.

 

Plaude festivo pia gens honore

            Montis Oropae venerans sacellum,

            Quo Dei magnae Genitricis alma

                        Splendet imago. {291 [469]}

Haec, ubi Eóis rediens ab oris

            Attulit Praesul patribus colendam,

            Multa mox secum bona ferre nostros

                        Visa per agros.

Hostis infensus fremat et minetur

            Haeresi gentem vitiare fidam:

            Virgo compescit, prohibet, repellit

                        Insidiantem.

Annuens fusis precibus clientum

            Corporis morbos animique longe

            Depulit; casus populo imminentes

                        Saepe fugavit.

Caecus en visum recipit cupitum,

            Mutus extemplo fruitur loquela:

            Exsilit claudus, graditurque firmis

                        Passibus acer.

Venit interdum comitata luctu

            Pestis, ut nostram popularet urbem:

            Se tamen vidit subito, iubente

                        Virgine, pulsam.

Prisca sic patrum monumenta narrant,

            Templa testantur spoliis opimis

            Clara, solemni repetita cultu

                        Festa quotannis.

Trinitas summo veneranda plausu,

            Da pie nobis celebrare Matrem

            Virginem, nostrum columen decusque

                        Omne per aevum. Amen.

 

NEI PRIMI VESPRI.

 

            Y. Protegam civitatem istam, allel.

            R. Ut salvem eam propter me, allel. {292 [470]}

 

NEI SECONDI VESPRI.

 

            Y. Levavi oculos meos in montes, allel.

            R. Unde veniet auxilium mihi, allel.

            Fuori del tempo pasquale si tralasciano gli alleluia.

 

            La terza Domenica dopo Pasqua.

 

Patrocinio di s. Giuseppe Sposo di Maria V.

 

            Tutto come a pag. 290.

            Nel secondo Vespro però si dice:

            Y. Sub umbra illius, quem desideraveram, sedi, alleluia.

            R. Et fructus eius dulcis gutturi meo, allel.

 

13 aprile.

 

S. Ermenegildo Re e Martire.

 

            Tutto come nel Comune di un Mart. pag. 260.

 

Inno.

 

Regali solio fortis Iberiae,

            Hermenigilde iubar, gloria Martyrum

            Christi, quos amor almis

            Coeli coetibus inserit.

Ut perstas patiens pollicitum Deo

            Servans obsequium! quo potius tibi

            Nil proponis, et arces

            Cautus noxia, quae placent.

Ut motus cohibes, pabula qui parant

            Surgentis vitii, non dubios agens

            Per vestigia gressus,

            Quo veri via dirigit! {293 [471]}

Sit rerum Domino iugis honor Patri,

            Et natum celebrent ora precantium,

            Divinumque supremis

            Flamen laudibus efferant. Amen.

 

3 maggio.

 

Invenzione di Santa Croce.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 239.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

            Vexilla Regis prodeunt come a pag. 277, ma si cangiano le parole della sesta strofa in queste:

                                                O Crux, ave, spes unica,

                                                Paschale quae fers gaudium.

            Y. Hoc signum Crucis erit iu coelo, alleluia.

            R. Cum Dominus ad iudicandum venerit, alleluia.

 

4 maggio.

 

SS. Sindone.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

Annui sacrae redeunt honores

            Sindonis; festis veneremur hymnis,

            Et piis votis monumenta nostrae

                        Certa salutis.

Quae refert semper veneranda Sindon

            Sanguine impressis decorata signis, {294 [472]}

            Dum Cruce ex alta tulit involutum

                        Corpus Iesu.

Reddit haec saevos animo dolores,

            Quos tulit casus miseratus Adae

            Christus humani generis Redemptor,

                        Morte perempta.

Saucium ferro latus, atque palmas,

            Et pedes clavis, lacerata flagris

            Membra et infixam capiti coronam

                        Monstrat imago.

Quis pius siccis oculis, et absque

            Intimi cordis gemitu notata

            Vivaque indignae simulacra mortis

                        Cernere posit?

Nostra cum solum tibi, Christe, culpa

            Causa tantorum fuerit malorum,

            Nostra debetur tibi vita: vitam

                        Dedimus ipsam.

Sit tibi, Fili, decus atque virtus,

            Qui tuo mundum redimis cruore,

            Quique cum summo Genitore, et almo

                        Flamine regnas. Amen.

 

            Y. Tuam Sindonem veneramur, Domine, alleluia.

            R. Tuam recolimus passionem, alleluia.

            Nel secondo Vespro come nel primo.

            Il quinto Salmo Voce mea a pag. 255.

 

8 maggio.

 

Apparizione di s. Michele Arcangelo.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il attinto Laudate Dominum a pag. 217. {295 [473]}

 

Inno.

 

Te splendor, et virtus Patris,

            Te vita, Iesu, cordium,

            Ab ore qui pendent tuo,

            Laudamus inter Angelos.

Tibi mille densa millium

            Ducum corona militat:

            Sed explicat victor Crucem

            Michaël salutis signifer.

Draconis hic dirum caput

            In ima pellit Tartara,

            Ducemque cum rebellibus

            Coelesti ab arce fulminat.

Contra ducem superbiae

            Sequamur hunc nos Principem:

            Ut detur ex Agni throno

            Nobis corona gloriae.

 

Fra l’anno.

 

Patri, simulque Filio,

            Tibique, Sancte Spiritus,

            Sicut fuit, sit iugiter

            Saeclum per omne gloria. Amen.

 

Nel tempo Pasquale l’ultima strofa sarà.

 

            Deo Patri sit gloria,

                        Et Filio qui a mortuis

                        Surrexit, ac Paraclito,

                        In saeculorum saecula. Amen.

 

Fra l’Ottava dell’Ascensione poi si dirà:

 

            Iesu, tibi sit gloria.

                        Qui victor in coelum redis,

                        Cum Patre et almo Spiritu,

                        In saeculorum saecula. Amen. {296 [474]}

 

            Y. Stetit Angelus iuxta aram templi, alleluia.

            R. Habens thuribulum aureum in manu sua, alleluia.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            I quattro primi salmi a pag. 238.

            Il quinto Confitebor tibi a pag. 253.

            Inno come sopra nel primo Vespro.

            Y. In conspectu Angelorum psallam tibi, Deus meus, alleluia.

            R. Adorabo ad templum sanctum tuum, et confitebor nomini tuo, alleluia.

 

18 maggio.

S. Venanzio Martire.

 

            Tutto come nel Comune di un Martire a pagina 260.

 

Inno.

 

Martyr Dei Venantius,

            Lux, et decus Camertium,

            Tortore victo, et iudice,

            Laetus triumphum concinit.

Annis puer, post vincula,

            Post carceres, post verbera,

            Longa fame frementibus

            Cibus datur leonibus.

Sed eius innocentiae

            Parcit leonum immanitas,

            Pedesque lambunt Martyris

            Irae famisque immemores.

Verso deorsum vertice

            Haurire fumum cogitur:

            Costas utrinque, et viscera

            Succensa lampas ustula. {297 [475]}

Sit laus Patri, sit Filio,

            Tibique, Sancte Spiritus:

            Da, per proces Venantii,

            Beata nobis gaudia. Amen.

 

24 maggio.

 

Maria Auxllium Christianorum

 

ovvero

 

MARIA AUSILIATRICE.

 

Inno.

 

Saepe dum Christi populus cruentis

            Hostis infensi premeretur armis,

            Venit adiutrix pia Virgo coelo

                        Lapsa sereno.

Prisca sic patrum monumenta narrant,

            Tempia testantur spoliis opimis

            Clara, votivo repetita cultu

                        Festa quotannis.

En novi grates liceat Mariae

            Cantici laetis modulis referre

            Pro novis donis, resonante plausu

                        Urbis et Orbis.

O dies felix, memoranda fastis,

            Qua Petri Sedes fidei Magistrum,

            Triste post lustrum, reducem beata

                        Sorte recepit.

Virgines castae, puerique puri,

            Gestiens Clerus, populusque grato

            Corde Reginae celebrare coeli

                        Munera certent. {298 [476]}

Virginum Virgo, benedicta Iesu

            Mater, haec auge bona; fac, precamur,

            Ut gregem Pastor Pius ad salutis

                        Pascua ducat.

Te per aeternos veneremur annos,

            Trinitas summo celebranda plausu,

            Te fide mentes, resonoque linguae

                        Carmine laudent. Amen.

 

1 giugno.

 

Beata Tergine delle Grazie.

 

            Come nel Vesp. della Madonna pag. 228.

 

6 giugno.

 

Miracolo del SS. Sacramento.

 

            Salmi come nel dì del Corpus Domini pag. 282

 

Inno.

 

Summam Dei potentiam,

            Et hanc in urbem maximum

            Divini amoris debitis

            Pignus canamus laudibus.

Immota mansit bellua

            Pretioso onusta pondere,

            Praedonis et nefarii

            Hic est soluta sarcina.

Attollitur per aëra,

            Sacrata fulget Hostia,

            Fidei triumphat veritas,

            Et haeresis confunditur.

Redemptor o mitissime,

            Dignare sedem figere

            In urbe nostra, ut arceas

            Quaecumque turbant tristia. {299 [477]}

Hanc dulcis hospes eligens

            Ad permanendum recreas,

            Zachaei ut aedem visitans

            Reples salutis gaudio.

Adesto nobis iugiter,

            Regam tuere, ac subditos,

            Averte morbos, praelia,

            Largire pacis munera.

Tuo superno lumine

            Erroris umbras excute:

            Ne corda confitentium

            Contaminent increduli.

Iesu, tibi sit gloria,

            Qui te revelas parvulis,

            Cum Patre et almo Spiritu

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Y. Panem de coelo praestitisti eis, alleluia.

            R. Omne delectamentum in se habentem, alleluia.

 

19 giugno.

 

S. Giuliana de’ Falconieri.

 

            Tutto come nel Comune di una Verg. a pag. 266

 

Inno.

 

Coelestis Agni nuptias,

            O Iuliana, dum petis,

            Domum paternam deseris,

            Chorumque ducis Virginum.

Sponsumque suffixum Cruci

            Noctes diesque dum gemis,

            Doloris icta cuspide

            Sponsi refers imaginem. {300 [478]}

Quin septiformi vulnera

            Fles ad genu Deiparae;

            Sed crescit infusa fletu,

            Flammasque tollit charitas.

Hinc morte fessam proxima

            Non usitato te modo

            Solatur, et nutrit Deus,

            Dapem supernam porrigens.

Aeterne rerum Conditor,

            Aeterne Fili par Patri,

            Et par utrique Spiritus,

            Soli tibi sit gloria. Amen.

 

20 giugno.

 

Invenzione della Sacra Immagine della B. Vergine Consolatrice.

 

            Tutto dal Vespro della Madonna a pag. 228.

 

21 giugno.

 

S. Luigi Gonzaga.

 

            Il tutto come nel Comune d’un Confessore non Pontefice pag. 266.

 

Inno per la Novena.

 

            Infensus hostis a pag. 76.

 

24 giugno.

 

Natività di S. Giovanni Battista.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217 {301 [479]}

 

Inno.

 

Ut queant laxis resonare fibris

            Mira gestorum famuli tuorum

            Solve polluti labii reatum,

                        Sancte Ioannes.

Nuntius celso veniens olympo

            Te Patri magnum fore nasciturum,

            Nomen, et vitae seriem gerendae

                        Ordine promit.

Ille promissi dubius superni,

            Perdidit promptae modulos loquelae,

            Sed reformasti genitus peremptae

                        Organa vocis.

Ventris obtrusus recubans cubili,

            Senseras Regem thalamo manentem,

            Hinc parens, nati meritis, uterque

                        Abdita pandit.

Sit decus Patri, genitaeque Proli,

            Et tibi compar utriusque virtus,

            Spiritus semper, Deus unus omni

                        Temporis aevo. Amen.

 

            Y. Fuit homo missus a Deo.

            R. Cui nomen erat Ioannes.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            Tutto come nel primo, eccetto il seguente:

            Y. Iste puer magnus coram Domino.

            R. Nam et manus eius cum ipso est.

 

29 giugno

 

Ss. Apostoli Pietro e Paolo

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217. {302 [480]}

 

Inno.

 

Decora lux aeternitatis auream

            Diem beatis irrigavit ignibus,

            Apostolorum quae coronat principes,

            Reisque in astra liberam pandit viam.

Mundi Magister, atque coeli Ianitor,

            Romae parentes, arbitrique gentium,

            Per ensis ille, hic per crucis victor necem

            Vitae senatum laureati possident.

O Roma felix, quae duorum Principum

            Es consecrata glorioso sanguine;

            Horum cruore purpurata caeteras

            Excellis orbis una pulcritudines.

Sit Trinitati sempiterna gloria,

            Honor, potestas, atque iubilatio,

            In unitate, quae gubernat omnia,

            Per universa saeculorum saecula. Amen.

 

            Y. In omnem terram exivit sonus eorum.

            R. Et in fines orbis terrae verba eorum.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            Come nel secondo Vespro degli Apostoli pag. 259.

 

Inno.

 

            Decora lux aeternitatis come al primo Vespro.

            Y. Annuntiaveiunt opera Dei.

            R. Et facta eius intellexerunt.

 

30 giugno.

 

Commemorazione di S. Paolo Apostolo

 

            Tutto come nel dì della sua conversione, pagina 287. {303 [481]}

 

2 luglio.

 

Visitazione della B. V. Maria.

 

            Salmi ed Inno del Vespro della Madonna, pagina 228

            Y. Benedicta tu in mulieribus.

            R. Et benedictus fructus ventris tui.

 

6 luglio.

 

Ottava de’ss. Apost. Pietro e Paolo.

 

            Tutto come nel Comune degli Apostoli a p. 259.

 

Domenica prima di luglio.

 

Preziosissimo sangue di N. S. G. C.

 

Inno.

 

Festivis resonent compita vocibus,

            Cives laetitiam frontibus explicent,

            Taedis flammiferis ordine prodeant

                        Instructi pueri et senes.

Quem dura moriens Christus in arbore

            Fudit multiplici vulnere sanguinem,

            Nos facti memores dum colimus, decet

                        Saltem fundere lacrymas.

Humano generi pernicies gravis

            Adami veteris crimine contigit;

            Adami integritas et pietas novi

                        Vitam reddidit omnibus.

Clamorem validum summus ab aethere

            Languentis Geniti si Pater audiit,

            Placari potius sanguine debuit,

                        Et nobis veniam dare. {304 [482]}

Hoc quicumque stolam sanguine proluit

            Abstergit maculas, et roseum decus

            Quo fiat similis protinus Angelis,

                        Et regi placeat, capit.

A recto instabilis tramite postmodum

            Se nullus retrahat, meta sed ultima

            Tangatur; tribuet nobile praemium

                        Qui cursum Deus adiuvat.

Nobis propitius sis Genitor, potens,

            Ut quos unigenae sanguine Filii

            Emisti, et placido Flamine recreas,

                        Coeli ad culmina transferas. Amen.

 

NEI SECONDI VESPRI.

 

            Y. Te ergo quaesumus, tuis famulis subveni.

            R. Quos pretioso sanguine redemisti.

 

9 luglio.

 

S. Elisabetta regina di Portogallo.

 

            I Salmi del Vespro della Madonna a pag. 228.

 

Inno.

 

Domare cordis impetus Elisabeth

            Fortis inopsque, Deo

            Servire, regno praetulit.

En fulgidis recepta coeli sedibus,

            Sidereaeque domus

            Ditata sanctis gaudiis,

Nunc regnat inter coelites beatior,

            Et premit astra, docens,

            Quae vera sint regni bona. {305 [483]}

Patri potestas, Filioque gloria,

            Perpetuumque decus

            Tibi sit, alme Spiritus. Amen.

 

Y. Ora pro nobis, beata Elisabeth.

R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

Domenica seconda di luglio.

 

Commemorazione di tutti i sommi Pontefici.

 

            I primi quattro Salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum pag. 217.

 

Inno.

 

Rex gloriose praesulum,

            Corona confitentium,

            Qui respuentes terrea

            Perducis ad coelestia.

Aurem benignam protinus

            Appone nostris vocibus:

            Trophaea sacra pangimus,

            Ignosce quod deliquimus.

Tu vincis in martyribus

            Parcendo confessoribus,

            Tu vince nostra crimina

            Donando indulgentiam.

Deo Patri sit gloria

            Eiusque soli Filio

            Cum Spiritu Paraclito

            Et nunc et in perpetuum. Amen.

 

NEI PRIMI VESPRI.

 

            Y. Exaltent eos in ecclesia plebis.

            R. Et in cithara seniorum laudent eos. {306 [484]}

 

NEI SECONDI VESPRI.

 

            Y. Elegit eos Dominus Sacerdotes sibi.

            R. Ad sacrificandum ei hostiam laudis.

 

16 luglio.

 

Beata Vergine Maria del Carmine.

 

            Tutto dal Vespro della Madonna a pag. 228.

 

22 luglio.

 

Santa Maria Maddalena.

 

            I Salmi del Vesp. della Madonna a pag. 228.

 

Inno.

 

Pater superni luminis,

            Cum Magdalenam respicis,

            Flammas amoris excitas,

            Geluque solvis pectoris.

Amore currit saucia

            Pedes beatos ungere,

            Lavare fletu, tergere

            Comis et ore lambere.

Adstare non timet Cruci,

            Sepulcro inhaeret anxia,

            Truces nec horret milites,

            Pellit timorem charitas.

O vera, Christe, charitas,

            Tu nostra purga crimina,

            Tu corda reple gratia,

            Tu redde coeli praemia.

Patri, simulque Filio,

            Tibique, Sancte Spiritus,

            Sicut fuit, sit iugiter

            Saeclum per omne gloria. Amen.

 

            Y. Diffusa est gratia in labiis tuis.

            R. Propterea benedixit te Deus in aeternum {307 [485]}

 

1 agosto.

 

S. Pietre in Vincoli.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

Miris modis repente liber, ferrea

            Christo iubente, vincla Petrus exuit:

            Ovilis ille Pastor, et Rector gregis

            Vitae recludit pascua, et fontes sacros,

            Ovesque servat creditas, arcet lupos.

Patri perenni sit per aevum gloria,

            Tibique laudes concinamus inclytas,

            Aeterne Nate; sit, superne Spiritus,

            Honor tibi decusque: Sancta iugiter

            Laudetur omne Trinitas per saeculum. Amen.

 

            Y. Tu es Petrus.

            R. Et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam.

 

NEI SECONDI VESPRI.

 

            Come nel secondo Vespro degli Apostoli pag. 259.

            Inno e Versetto come sopra.

 

3 agosto.

 

Invenzione di s. Stefano Martire.

 

            Come nel Comune di un Martire pag. 262.

 

NEI SECONDI VESPRI.

 

            Y. Stephanus vidit coelos apertos.

            R. Vidit, et iatroivit; beatut homo, cui coeli patebant. {308 [486]}

 

5 agosto.

 

Dedicazione di Maria SS. della Neve.

 

            Tutto dal Vespro della Madonna a pag. 228.

 

6 agosto.

 

Transfigurazione di Gesù Cristo.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

Quicumque Christum quaeritis,

            Oculos in altum tollite;

            Illic licebit visere

            Signum perennis gloriae.

Illustre quiddam cernimus,

            Quod nesciat finem pati,

            Sublime, celsum, intenninum,

            Antiquius coelo, et chao.

Hic ille Rex est Gentium,

            Populique Rex Iudaici,

            Promissus Abrahae patri,

            Eiusque in aevum semini.

Hunc et prophetis testibus,

            Iisdem signatoribus,

            Testator et Pater iubet

            Audire nos et credere.

Iesu, tibi sit gloria,

            Qui te revelas parvulis,

            Cum Patre et almo Spiritu,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Y. Gloriosus apparuisti in conspectu Domini.

            R. Propterea decorem induit te Dominus. {309 [487]}

 

10 agosto.

 

S. Lorenzo Martire.

 

            Tutto come nel Comune di un Mart. pag 262.

 

NEI SECONDI VESPRI.

 

            Y. Levita Laurentius bonum opus operatus est.

            R. Qui per signum Crucis coecos illuminavit.

 

15 agosto.

 

Assunzione della Beata Vergine.

 

            Come nel Vesp. della B. V. pag. 228.

            Y. Esaltata est Sancta Dei Genitrix.

            R. Super choros angelorum ad coelestia regna.

 

Domenica fra l’Ottava dell’Assunzione.

 

Festa di s. Gioachino, padre della B. V.

 

            Come nel Com. di un Conf. non Vesc.pag. 266.

            Y. Potens in terra erit semen eius.

            R. Generatio rectorum benedicetur.

 

7 settembre.

 

Patrocinio della B. V. Maria.

 

            Tutto come nel Vesp. della Madonna pag. 228.

 

8 settembre.

 

Natività della B. V. Maria.

 

            Come nel Vesp. della Madonna pag. 228.

            Y. Nativitas est hodie Sanctae Mariae Virginia.

            R. Cuius vita inclyta cunctas illustrat Ecclesias. {310 [488]}

 

Domenica fra l’Ottava della Natività.

 

Festa del Ss. Nome di Maria.

 

            Come nel Vesp. della Madonna a pag. 228.

 

Terza Domenica di settembre.

 

Festa di Maria SS. Addolorata.

 

            Salmi del Vesp. della Madonna a pag. 229

 

Inno.

 

O quot undis lacrymarum,

            Quo dolore volvitur,

            Luctaosa de cruento

            Dum revulsum stipite,

            Cernit ulnis incubantem

            Virgo Mater Filium!

Os suave, mite pectus,

            Et latus dulcissimum,

            Dexteramque vulneratam,

            Et sinistram sauciam

            Et rubras cruore plantas

            Aegra tingit lacrymis.

Centiesque, milliesque

            Stringit arctis nexibus

            Pectus illud et lacertos,

            Illa figit vulnera;

            Sicque tota colliquescit

            In doloris osculis.

Eia Mater, obsecramus.

            Per tuas has lacrymas,

            Filiique triste funus,

            Vulnerumque purpuram,

            Hunc tui cordis dolorem

            Conde nostris cordibus. {311 [489]}

Esto Patri, Filioque,

            Et coaevo Flamini:

            Esto summae Trinitati

            Sempiterna gloria,

            Et perennis laus, honorque

            Hoc et omni saeculo. Amen.

 

            Y. Regina Martyrum, ora pro nobis.

            R. Quae iuxta crucem Iesu constitisti.

 

14 settembre.

 

Esaltazione di s. Croce.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

            Vexilla Regis prodeunt come a pag. 277.

                                    Solamente si cangiano le parole:

                        Hoc passionis tempore, in queste altre:

                        In hac triumphi gloria.

            Y. Hoc signum Crucis erit in coelo.

            R. Cum Dominus ad iudicandum venerit.

 

17 settembre.

 

Sacre stimmate di s. Francesco d’Assisi.

 

            Il tutto come nel Comune di un Confessore, non Pontefice a pag. 266, eccetto la prima strofa dell’Inno ed il versetto seguente:

            Iste Confessor Domini, colentes

                        Quem pie laudant populi per orbem,

                        Hac die laetus meruit beata

                                    Vulnera Christi.

            Y. Signasti, Domine, servum tuum Franciscum.

            R. Signis redemptionis nostrae. {312 [490]}

 

24 settembre.

 

SS. Vergine della Mercede.

 

            Tutto dal Vespro della Madonna a pag. 228.

 

29 settembre.

 

Dedicazione di s. Michele Arcang.

 

            Tutto come agli 8 di maggio pag. 295, ma non si dicono gli Alleluia.

 

Prima Domenica di ottobre.

 

Festa della B. V. M. del Rosario.

 

            Tutto come al Vespro della Madonna pag. 228.

 

2 ottobre.

 

Santi Angeli Custodi.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

            Custodes hominum psallimus Angelos,

                        Naturae fragili quos Pater addidit

                        Coelestis comites, insidiantibus

                                    Ne succumberet hostibus.

            Nam quod corruerit proditor Angelus,

                        Concessis merito pulsus honoribus,

                        Ardens invidia, peilere nititur

                                    Quos coelo Deus advocat.

            Huc custos igitur pervigil advola,

                        Avertens patria de tibi credita

                        Tam morbos animi, quam requiescere

                                    Quidquid non sinit incolas. {313 [491]}

            Sanctae sit Triadi laus pia iugiter,

                        Cuius perpetuo numine machina

                        Triplex haec regitur, cuius in omnia

                                    Regnat gloria saecula. Amen.

 

            Y. In conspectu Angelorum psallam tibi, Deus meus.

            R. Adorabo ad templum sanctum tuum, et confitebor nomini tuo.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            Tutto come nel primo, e in luogo dell’ultimo Salmo si dice Confitebor pag. 253.

 

Seconda Domenica di ottobre.

 

Festa della Maternità di Maria SS.

 

            Come nel Vespro della Madonna pag. 228.

            Y. Benedicta tu in mulieribus.

            R. Et benedictus fructus ventris tui.

 

Terza Domenica di ottobre.

 

Festa della Purità della B. V.

 

            I Salmi del Vespro della Madonna pag. 228

 

Inno.

 

Praeclara custos Virginum,

            Intacta Mater Numinis,

            Coelestis aulae ianua,

            Spes nostra, coeli gaudium.

Inter rubeta lilium,

            Columba formosissima,

            Virga e radice germinans

            Nostro medelam vulneri. {314 [492]}

Turris draconi impervia,

            Amica stella naufragis,

            Tuere nos a fraudibus,

            Tuaque luce dirige.

Erroris umbras discute,

            Syrtes dolosas amove,

            Fluctus tot inter deviis

            Tutam reclude semitam.

IESU, tibi sit gloria,

            Qui natus es de Virgine,

            Cum Patre, et almo Spiritu

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Y. Cum iucunditate Virginitatem beatae Mariae semper Virginis celebremus.

            R. Ut ipsa pro nobis intercedat ad Dominum Iesum Christum.

 

15 ottobre.

 

S. Teresa Vergine.

 

            Come nel Comune di una Vergine pag. 266.

 

Inno.

 

Regis superni nuntia

            Domum paternam deseris,

            Terris Theresia barbaris

            Christum datura, aut sanguinem.

Sed te manet suavior

            Mors, poena poscit dulcior:

            Divini amoris cuspide

            In vulnus icta concides.

O charitatis victima,

            Tu corda nostra concrema,

            Tibique gentes creditas

            Averni ab igne libera. {315 [493]}

Sit laus Patri cum Filio,

            Et Spiritu Paraclito,

            Tibique, sancta Trinitas,

            Nunc, et per omne saeculum. Amen:

 

20 ottobre.

 

S. Giovanni Calisto.

 

            Comune di un Confessore non Vesc. pag. 268

 

Inno.

 

Gentis Polonae gloria,

            Clerique splendor nobitia,

            Decus lycaei, et patriae

            Pater, Ioannes inclyte.

Legem superni Numinis

            Doces, magister, et facis:

            Nil scire prodest: sedulo

            Legem nitamur exequi.

Apostolorum limina

            Pedes viator visitas:

            Ad Patriam, quam tendimus

            Gressus, viamque dirige.

Urbem petis Ierusalem,

            Signata sacro Sanguine,

            Christi colis vestigia,

            Rigasquo fusis fletibus.

Acerba Christi vulnera,

            Haerete nostris cordibus,

            Ut cogitemus consequi

            Redemptionis pretium.

Te prona mundi machina,

            Clemens, adoret, Trinitas:

            Et nos novi per gratiam

            Novum canamus canticum. Amen. {316 [494]}

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

Inno.

 

Te deprecante, corporum

            Lues recedit, improbi

            Morbi fugantur, pristina

            Redeunt salutis munera.

Phtisi, febrique et ulcere

            Diram redactos ad necem,

            Sacratas morti victimas

            Eius rapis e faucibus.

Te deprecante, tumido

            Merces abactae flumine,

            Tractae Dei potentia

            Sursum fluunt retrogradae.

Quum tanta possis, sedibus

            Coeli locatus poscimus,

            Responde votis supplicum,

            Et invocatus subveni.

O una semper Trinitas!

            O trina semper Unitas!

            Da, supplicante Cantio,

            Aeterna nobis praemia. Amen.

 

24 ottobre.

 

S. Raffaele Arcangelo.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217.

 

Inno.

 

Tibi, Christe, splendor Patris,

            Vita, virtus cordium,

            In conspectu Angelorum {317 [495]}

            Votis, voce psallimus;

            Alternantes concrepando

            Melos damus vocibus.

Collaudamus venerantes

            Omnes coeli Principes;

            Sed praecipue fidelem

            Medicum et comitem

            Raphaëlem, in virtute

            Alligantem daemonem.

Quo custode procul pelle.

            Rex Christe piissime,

            Omne nefas inimici,

            Mundo corde et corpore,

            Paradiso redde tuo

            Nos sola clementia.

Gloriam Patri melodis

            Personemus vocibus:

            Gloriam Christo canamus:

            Gloriam Paraclito:

            Qui trinus et unus Deus

            Extat ante saecula. Amen.

 

            Y. Stetit Angelus iuxta aram templi.

            R. Habens thuribulum aureum in manu sua.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Confitebor tibi a pag. 253.

            Inno e versetto come nel primo Vespro.

 

1 novembre.

 

Tutti i Santi.

 

NEL PRIMO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Laudate Dominum a pag. 217. {318 [496]}

 

Inno.

 

Placare, Christe, servulis,

            Quibus Patris clementiam

            Tuae ad tribunal gratiae

            Patrona Virgo postulat.

Et vos beata, per novem

            Distincta gyros, agmina,

            Antiqua cum praesentibus,

            Futura damna pellite.

Apostoli cum Vatibus,

            Apud severum Iudicem,

            Veris reorum fletibus,

            Exposcite indulgentiam.

Vos purpurati Martyres,

            Vos candidati praemio

            Confessionis, exules

            Vocate nos in patriam.

Chorea casta Virginum,

            Et quos eremus incolas

            Transmisit astris, coelitum

            Locate nos in sedibus.

Auferte gentem perfidam

            Credentium de finibus:

            Ut unus omnes unicum

            Ovile nos Pastor regat.

Deo Patri sit gloria,

            Natoque Patris unico,

            Sancto simul Paraclito,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

            Y. Laetamini in Domino, et exultate iusti.

            R. Et gloriamini omnes recti corde. {319 [497]}

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            I quattro primi Salmi a pag. 238.

            Il quinto Credidi propter a pag. 250.

            Inno come nel primo Vespro.

            Y. Exultabunt Sancti in gloria.

            R. Laetabuntur in cubilibus suis.

 

Primo Domenica dopo l’Ottava d’Ognissanti.

 

Dedicazione di tutte le Chiese.

 

            Tutto come a pagina 268.

 

18 novembre.

 

Dedicazione delle Basiliche del ss. Apostoli Pietro e Paolo.

 

            Come nel Com. della Dedicaz. della Ch.p. 268.

 

21 novembre.

 

Presentazione della B. V. M.

 

            Come nel Vespro della Madonna a pag. 228.

 

8 dicembre.

 

Immac. Concezione della B. V. M.

 

            Come nel Vespro della Madonna a pag. 228.

            Y. Immaculata conceptio est hodie Sanctae Mariae Virginis.

            R. Quae serpentis caput Virgineo pede contrivit.

 

10 dicembre.

 

Traslazione della S. Casa di Loreto.

 

            Come nel Vespro della Madonna a pag. 228. {320 [498]}

            Y. Haec est domus Domini firmiter aedificata.

            R. Bene fondata est super firmam petram.

 

18 dicembre.

 

Aspettazione del parte della B. V. M.

 

            Come nel Vespro della Madonna a pag. 228.

 

Inno.

 

            Creator alme siderum a pag. 270.

            Y. Ave, Maria, gratia plena.

            R. Dominus tecum.

 

NEL SECONDO VESPRO.

 

            Come nel primo; ma l’ultimo Salmo

            Memento, Domine, David a pag. 249. {321 [499]}

 

 

Ufficio de’morti

 

A MATTUTINO.

Invitatorio.

 

            Regem, cui omnia vivunt; venite adoremus.

            E si replica. Regem, cui omnia vivunt; venite adoremus.

 

Salmo 94.

 

            Venite, exultemus Domino, iubilemus Deo salutari nostro: praeoccupemus faciem eius in confessione, et in psalmis iubilemus ei.

            Regem, cui omnia vivunt, venite adoremus.

            Quoniam Deus magnus Dominus, et Rex magnus super omnes Deos, quoniam non repellet Dominus plebem suam, quia in manu eius sunt omnes fines terrae; et altitudines montium ipse conspicit.

            Venite adoremus.

            Quoniam ipsius est mare, et ipse fecit illud, et aridam fundaverunt manus eius: venite, adoremus et procidamus ante Deum, ploremus coram Domino, qui fecit nos, quia ipse est Dominus Deus noster, nos autem populus eius, et oves pascuae eius.

            Regem, cui omnia vivunt, venite adoremus.

            Hodie si vocem eius audieritis, nolite obdurare corda vestra, sicut in exacerbatione secundum {322 [500]} diem tentationis in deserto, ubi tentaverunt me patres vestri, probaverunt et viderunt opera mea.

            Venite adoremus.

            Quadraginta annis proximus fui generationi huic et dixi: semper hi errant corde; ipsi vero non cognoverunt vias meas, quibus iuravi in ira mea, si introibunt in requiem meam.

            Regem, cui omnia vivunt; venite adoremus.

            Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.

            Venite adoremus.

            Regem, cui omnia vivunt; venite adoremus.

 

PRIMO NOTTURNO.

SALMI PEL LUNEDÌ E GlOVEDI.

 

            Ant. Dirige.

 

Salmo 5.

 

            Verba mea auribus percipe, Domine, * intellige clamorem meum.

            Intende voci orationis meae, * Rex meus et Deus meus.

            Quoniam ad te orabo, Domine, * mane exaudies vocem meam.

            Mane astabo tibi, et videbo, * quoniam non Deus volens iniquitatem tu es.

            Neque habitabit iuxta te malignus, neque permanebunt iniusti ante oculos tuos.

            Odisti omnes qui operantur iniquitatem: * perdes omnes qui loquuntur mendacium.

            Virum sanguinum et dolosum abominabitur Dominus, * ego autem in multitudine misericordiae tuae {323 [501]}

            Introibo in domum tuam, adorabo ad templum sanctum tuum in timore tuo.

            Domine, deduc me in iustitia tua, propter inimicos meos, dirige in conspectu tuo viam meam.

            Quoniam non est in ore eorum veritas, cor eorum vanum est.

            Sepulcrum patens est guttur eorum, linguis suis dolose agebant, iudica illos, Deus.

            Decidant a cogitationibus suis, secundum multitudinem impietatum eorum expelle eos, quoniam irritaverunt te, Domine.

            Et laetentur omnes qui sperant in te, in aeternum exultabis et habitabis in eis.

            Et gloriabuntur in te omnes qui diligunt nomen tuum quoniam tu benedices iusto.

            Domine, ut scuto bonae voluntatis tuae, coronasti nos.

            Requiem aeternam, etc.

            Ant. Dirige, Domine, Deus meus, in conspectu tuo viam meam.

            Ant. Convertere, Domine.

 

Salmo 6.

 

            Domine, ne in furore tuo arguas me, neque in ira tua corripias me.

            Miserere mei, Domine, quoniam infirmus sum, sana me, Domine, quoniam conturbata sunt ossa mea.

            Et anima mea turbata est valde; sed tu, Domine, usquequo?

            Convertere, Domine, et eripe animam meam: salvum me fac propter misericordiam tuam. {324 [502]}

            Quoniam non est in morte qui memor sit tui, * in inferno autem quis confitebitur tibi?

            Laboravi in gemitu meo, lavabo per singulas noctes lectum meum, * lacrymis meis stratum meum rigabo.

            Turbatus est a furore oculus meus, * inveteravi inter omnes inimicos meos.

            Discedite a me omnes, qui operamini iniquitatem, * quoniam exaudivit Dominus vocem fletus mei.

            Exaudivit Dominus deprecationem meam, * Dominus orationem meam suscepit.

            Erubescant, et conturbentur vehementer omnes inimici mei, * convertantur, et erubescant valde velociter.

            Requiem etc.

            Ant. Convertere, Domine, et eripe animam meam, quoniam non est in morte qui memor sit tui.

            Ant. Ne quando.

 

Salmo 7.

 

            Domine, Deus meus, in te speravi, * salvum me fac ex omnibus persequentibus me, et libera me.

            Ne quando rapiat ut leo animam meam, * dum non est qui redimat, neque qui salvum faciat.

            Domine, Deus meus, si feci istud, * si est iniquitas in manibus meis.

            Si reddidi retribuentibus mihi mala, * decidam merito ab inimicis meis inanis.

            Persequatur inimicus animam meam, et comprehendat et conculcet in terra vitam meam, * et gloriata meam in pulvsrem deducat. {325 [503]}

            Exurge, Domine, in ira tua, * et exaltare in finibus inimicorum meorum.

            Et exurge, Domine, Deus meus, in praecepto quod mandasti, * et sinagoga populorum circumdabit te.

            Et propter hanc in altum regredere, * Dominus iudicat populos.

            Iudica me, Domine, secundum iustitiam meam, * et secundum innocentiam meam super me.

            Consumetur nequitia peccatorum, et diriges iustum, * scrutans corda et renes Deus.

            Iustum adiutorium meum a Domino, * qui salvos facit rectos corde.

            Deus iudex iustus, fortis et patiens, * numquid irascitur per singulos dies?

            Nisi conversi fueritis, gladium suum vibrabit,* arcum suum tetendit et paravit illum.

            Et in eo paravit vasa mortis, * sagittas suas ardentibus effecit.

            Ecce parturiit iniustitiam, * concepit dolorem, et peperit iniquitatem.

            Lacum aperuit et effodit eum, * et incidit in foveam quam fecit.

            Convertetur dolor eius in caput eius, * et in verticem ipsius iniquitas eius descendet.

            Confitebor Domino secundum iustitiam eius, * et psallam nomini Domini altissimi.

            Requiem aeternam etc.

            Ant. Ne quando rapiat ut leo animam meam, dum non est qui redimat, neque qui salvum faciat.

            Y. A porta inferi,

            R. Erue, Domine, animas eorum.

            Pater noster tutto segreto. {326 [504]}

 

Lezione prima (Iob. 7.)

 

            Parce mihi, Domine, nihil enim sunt dies mei. Quid est homo, quia magnificas eum? aut quid apponis erga eum cor tuum? Visitas eum diluculo, et subito probas illum. Usquequo non parcis mihi, nec dimittis me, ut glutiam salivam meam? Peccavi, quid faciam tibi, o custos hominum? Quare posuisti me contrarium tibi, et factus sum mihimetipsi gravis? Cur non tollis peccatum meum, et quare non aufers iniquitatem meam? Ecce nunc in pulvere dormiam, et si mane me quaesieris, non subsistam.

            R. Credo, quod Redemptor meus vivit, et in novissimo die de terra surrecturus sum: * Et in carne mea videbo Deum Salvatorem meum.

            Y. Quem visurum sum ego ipse, et non alius? et oculi mei conspecturi sunt.

            R. Et in carne mea videbo Deum Salvatorem meum.

 

Lezione seconda (Iob. 10.)

 

            Taedet animam meam vitae meae; dimittam adversum me eloquium meum; loquar in amaritudine animae meae. Dicam Deo: noli me condemnare: indica mihi cur me ita iudices. Numquid bonum tibi videtur, si calumnieris me, et opprimas me, opus manuum tuarum, et consilium impiorum adiuves? Numquid oculi carnei tibi sunt; aut sicut videt homo, et tu videbis? Numquid sicut dies hominis dies tui, et anni tui sicut humana sunt tempora, ut quaeras {327 [505]} iniquitatem meam et peccatum meum scruteris? Et scias, quia nihil impium fecerim, cum sit nemo, qui de manu tua possit eruere.

            R. Qui Lazarum resuscitasti a monumento foetidum: * Tu eis, Domine, dona requiem, et locum indulgentiae.

            Y. Qui venturus es iudicare vivos et mortuos et saeculum per ignem.

            R. Tu eis, Domine, dona requiem, et locum indulgentiae.

 

Lezione terza. (Iob. 10.)

 

            Manus tuae fecerunt me, et plasmaverunt me totum in circuitu, et sic repente praecipitas me? Memento, quaeso, quod sicut lutum feceris me, et in pulverem reduces me. Nonne sicut lac mulsisti me, et sicut caseum me coagulasti? Pelle et carnibus vestisti me, ossibus et nervis compegisti me. Vitam et misericordiam tribuisti mihi, et visitatio tua custodivit spiritum meum.

 

            R. Domine, quando veneris iudicare terram, ubi me abscondam a vultu irae tuae? Quia peccavi nimis in vita mea.

            Y. Commissa mea pavesco, et ante te erubesco: dum veneris iudicare, noli me condemnare.

            R. Quia peccavi nimis in vita mea.

            Y. Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.

            R. Quia peccavi nimis in vita mea.

            Poi seguono le lodi a pag. 342. {328 [506]}

 

 

SECONDO NOTTURNO

SALMI PEL MARTEDÌ E VENERDÌ.

 

            Ant. In loco pascuae.

 

Salmo 22.

 

            Dominus regit me, et nihil mihi deerit, * in loco pascuae ibi me collocavit.

            Super aquam refectionis educavit me, * animam meam convertit.

            Deduxit me super semitas iustitiae * propter nomen suum.

            Nam et si ambulavero in medio umbrae mortis, non timebo mala, * quoniam tu mecum es.

            Virga tua et baculus tuus, * ipsa me consolata sunt.

            Parasti in conspectu meo mensam; * adversus eos, qui tribulant me.

            Impinguasti in oleo caput meum, * et calix meus inebrians quam praeclarus est!

            Et misericordia tua subsequetur me * omnibus diebus vitae meae.

            Et ut inhabitem in domo Domini, * in longitudinem dierum.

            Requiem aeternam etc.

            Ant. In loco pascuae ibi me collocavit.

            Ant. Delicta.

 

Salmo 24.

 

            Ad te, Domine, levavi animam meam, * Deus meus, in te confido, non erubescam.

            Neque irrideant me inimici mei * etenim universi qui sustinent te, non confundentur. {329 [507]}

            Confundantur omnes iniqua agentes * supervacue.

            Vias tuas, Domine, monstra mihi, * et semitas tuas edoce me.

            Dirige me in veritate tua, et doce me, * quia tu es Deus Salvator meus, et te sustinui tota die.

            Reminiscere miserationum tuarum, * Domine, et misericordiarum tuarum, quae a saeculo sunt.

            Delicta iuventutis meae, * et ignorantias meas ne memineris.

            Secundum misericordiam tuam memento mei tu * propter bonitatem tuam, Domine.

            Dulcis et rectus Dominus, * propter hoc legem dabit delinquentibus in via.

            Diriget mansuetos in iudicio, * docebit mites vias suas.

            Universae viae Domini misericordia et veritas, * requirentibus testamentum eius, et testimonia eius.

            Propter nomen tuum, Domine, propitiaberis peccato meo: * multum est enim.

            Quis est homo qui timet Dominum? * legem statuit ei in via quam elegit.

            Anima eius in bonis demorabitur; * et semen eius haereditabit terram.

            Firmamentum est Dominus timentibus eum, * et testamentum ipsius, ut manifestetur illis

            Oculi mei semper ad Dominum, * quoniam ipse evellet de laqueo pedes meos.

            Respice in me, et miserere mei, * quia unicus et pauper sum ego.

            Tribulationes cordis mei multiplicatae sunt, * de necessitatibus meis erue me. {330 [508]}

            Vide humilitatem meam, et laborem meum, * et dimitte universa delicta mea.

            Respice inimicos meos, quoniam multiplicati sunt, * et odio iniquo oderunt me.

            Custodi animam meam, et erue me, * non erubescam, quoniam speravi in te.

            Innocentes et recti adhaeserunt mihi, * quia sustinui te.

            Libera, Deus, Israel * ex omnibus tribulationibus suis. Requiem aeternam etc.

            Ant. Delicta iuventutis meae, et ignorantias meas ne memineris, Domine.

            Ant. Credo videre.

 

Salmo 26.

 

            Dominus illuminatio mea, et salus mea, * quem timebo?

            Dominus protector vitae meae, * a quo trepidabo?

            Dum appropiant super me nocentes, * ut edant carnes meas.

            Qui tribulant me inimici mei, * ipsi infirmati sunt et ceciderunt.

            Si consistant adversum me castra, * non timebit cor meum.

            Si exurgat adversum me proelium, * in hoc ego sperabo

            Unam petii a Domino, hanc requiram, * ut inhabitem in domo Domini omnibus diebus vitae meae.

            Ut videam voluptatem Domini * et visitem templum eius. {331 [509]}

            Quoniam abscondit me in tabernaculo suo, in die malorum protexit me in abscondito tabernaculi sui.

            In petra exaltavit me, et nunc exaltavit caput meum super inimicos meos.

            Circuivi, et immolavi in tabernaculo eius hostiam vociferationis, cantabo, et psalmum dicam Domino.

            Exaudi, Domine, vocem meam, qua clamavi ad te, * miserare mei, et exaudi me.

            Tibi dixit cor meum: exquisivit te facies mea, * faciem tuam, Domine, requiram.

            Ne avertas faciem tuam a me; ne declines in ira a servo tuo.

            Adiutor meus esto, ne derelinquas me, neque despicias me, Deus salutaris meus.

            Quoniam pater meus et mater mea dereliquerunt me, * Dominus autem assumpsit me.

            Legem pone mihi, Domine, in via tua, et dirige me in semitam rectam propter inimicos meos.

            Ne tradideris me in animas tribulantium me, quoniam surrexerunt in me testes iniqui, et mentita est iniquitas sibi.

            Credo videre bona Domini in terra viventium.

            Expecta Dominum, viriliter age, et confortetur cor tuum et sustine Dominum.

            Requiem aeternam etc.

            Ant. Credo videre bona Domini in terra viventium.

            Y. Collocet eos Dominus cum principibus.

            R. Cum principibus populi sui.

            Pater noster, tutto segreto. {332 [510]}

 

Lezione quarta (Iob. 13).

 

            Responde mihi: quantas habeo iniquitates et peccata; scelera mea, et delicta ostende mihi. Cur faciem tuam abscondis et arbitraris me inimicum tuum? Contra folium, quod vento rapitur, ostendis potentiam tuam, et stipulam siccam persequeris. Scribis enim contra me amaritudines, et consumere me vis peccatis adolescentiae meae. Posuisti in nervo pedem meum, et observasti omnes semitas meas, et vestigia pedum meorum considerasti. Qui quasi putredo consumendus sum, et quasi vestimentum quod comeditur a tinea.

            R. Memento mei, Deus, quia ventus est vita mea: * nec aspiciat me visus hominis.

            Y. De profundis clamavi ad te, Domine, * Domine, exaudi vocem meam.

            R. Nec aspiciat me visus hominis.

 

Lezione quinta (Iob. 14).

 

            Homo natus de muliere, brevi vivens tempore, repletur multis miseriis. Qui quasi flos egreditur, et conteritur, et fugit velut umbra, et nunquam in eodem statu permanet. Et dignum ducis super huiuscemodi aperire oculos tuos, et adducere eum tecum in iudicium? Quis potest facere mundum de immundo conceptum semine? Nonne tu qui solus es? Breves dies hominis sunt, numerus mensium eius apud te est: constituisti terminos eius, qui praeteriri non poterunt. Recede paullulum ab eo, ut quiescat, donec optata veniat, sicut mercenarii, dies eius. {333 [511]}

            R. Hei mihi, Domine, quia peccavi nimis in vita mea. Quid faciam miser? Ubi fugiam,      nisi ad te, Deus meus? * miserere mei dum veneris in novissimo die.

            Y. Anima mea turbata est valde, * sed tu, Domine, succurre ei.

            R. Miserere mei, dum veneris in novissimo die.

 

Lezione sesta (Iob. 14).

 

            Quis mihi hoc tribuat, ut in inferno protegas me, et abscondas me, donec pertranseat furor tuus, et constituas mihi tempus in quo recorderis mei? Putasne mortuus homo rursum vivat? Cunctis diebus, quibus nunc milito, expecto, donec veniat immutatio mea. Vocabis me, et ego respondebo tibi: operi manuum tuarum porriges dexteram. Tu quidem gressus meos dinumerasti, sed parce peccatis meis.

            R. Ne recorderis peccata mea. Domine, * dum veneris iudicare saeculum per ignem.

            Y. Dirige, Domine Deus meus, in conspectu tuo viam meam.

            R. Dum veneris iudicare saeculum per ignem.

            Y. Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.

            R. Dum veneris iudicare saeculum per ignem.

            Poi seguono le Lodi a pag. 342.

 

 

TERZO NOTTURNO.

PEL MERCOLEDÌ E SABATO.

 

            Ant. Complaceat.

 

Salmo 39.

 

            Expectans expectavi Dominum, * et intendit mihi. {334 [512]}

            Et exaudivit preces meas, et eduxit me de lacu miseriae, et de luto faecis.

            Et statuit super petram pedes meos, et direxit gressus meos.

            Et immisit in os meum canticum novum: * carmen Deo nostro.

            Videbunt multi et timebunt, et sperabunt in Domino.

            Beatus vir, cuius est nomen Domini spes eius et non respexit in vanitates, et insanias falsas.

            Multa fecisti tu, Domine Deus meus, mirabilia tua, et cogitationibus tuis non est qui similis sit tibi.

            Annuntiavi et locutus sum: multiplicati sunt super numerum.

            Sacrificium et oblationem noluisti: aures autem perfecisti mihi.

            Holocaustum et pro peccato non postulasti, Tunc dixi: Ecce venio.

            In capite libri scriptum est de me, ut facerem voluntatem tuam, Deus meus, volui, et legem tuam in medio cordis mei.

            Annuntiavi iustitiam tuam in Ecclesia magna, ecce labia mea non prohibebo; Domine, tu scisti.

            Iustitiam tuam non abscondi in corde meo, veritatem tuam et salutare tuum dixi.

            Non abscondi misericordiam tuam, et veritatem tuam, a concilio multo.

            Tu autem, Domine, ne longe facias miserationes tuas a me: misericordia tua, et veritas tua semper susceperunt me.

            Quoniam circumdederunt me mala, quorum non est numerus, comprehenderunt me iniquitates meae, et non potui, ut viderem. {335 [513]}

            Multiplicatae sunt super capillos capitis mei et cor meum dereliquit me.

            Complaceat tibi, Domine, ut eruas me, Domine, ad adiuvandum me respice.

            Confundantur, et revereantur simul qui quaerunt animam meam, ut auferant eam.

            Convertantur retrorsum et revereantur, qui volunt mihi mala.

            Ferant confestim confusionem suam, qui dicunt mihi: Euge, euge.

            Exultent, et laetentur super te omnes quaerentes te, * et dicant semper: Magnificetur Dominus, qui diligunt salutare tuum.

            Ego autem mendicus sum et pauper, Dominus sollicitus est mei.

            Adiutor meus et protector meus tu es, Deus meus, ne tardaveris.

            Requiem aeternam etc.

            Ant. Complaceat tibi, Domine, ut eripias me: Domine, ad adiuvandum me respice.

            Ant. Sana, Domine.

 

Salmo 40.

 

            Beatus qui intelligit super egenum, et pauperem, * in die mala liberabit eum Dominus.

Dominus conservet eum, et vivificet eum, et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in animam inimicorum eius.

            Dominus opem ferat illi super lectum doloris eius: * universum stratum eius versasti in infirmitate eius.

            Ego dixi: Domine, miserere mei: sana animam meam, quia peccavi tibi. {336 [514]}

            Inimici mei dixerunt mala mihi: Quando morietur, et peribit nomen eius?

            Et si ingrediebatur, ut videret, vana loquebatur: * cor eius congregavit iniquitatem sibi.

            Egrediebatur foras, * et loquebatur in idipsum.

            Adversum me susurrabant omnes inimici mei: adversum me cogitabant mala mihi

            Verbum iniquum constituerunt adversum me; numquid qui dormit non adiiciet, ut resurgat?

            Etenim homo pacis meae, in quo speravi: qui edebat panes meos magnificavit super me supplantationem.

            Tu autem, Domine, miserere mei, et resuscita me: et retribuam eis.

            In hoc cognovi, quoniam voluisti me: quoniam non gaudebit inimicus meus super me.

            Me autem super innocentiam suscepisti: et confirmasti me in conspectu tuo in aeternum.

            Benedictus Dominus Deus Israël a saeculo, et usque in saeculum: * fiat, fiat.

            Requiem aeternam etc.

            Ant. Sana, Domine, animam meam, quia peccavi tibi.

            Ant. Sitivit anima mea.

 

Salmo 41.

 

            Quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum, * ita desiderat anima mea ad te, Deus.

            Sitivit anima mea ad Deum fortem, vivum, quando veniam, et apparebo ante faciem Dei?

Fuerunt mihi lacrymae meae panes die ac nocte, dum dicitur mihi quotidie: ubi est Deus tuus? {337 [515]}

            Haec recordatus sum, et effudi in me animam meam: quoniam transibo in locum tabernacoli admirabilis, usque ad domum Dei.

            In voce exultationis et confessioni*, sonus epulantis.

            Quare tristis es, anima mea? et quare conturbas me?

            Spera in Deo, quoniam adhuc confitebor illi: salutare vultus mei, et Deus meus.

            Ad me ipsum anima mea conturbata est: propterea memor ero tui de terra Iordanis, et Hermoniim a monte modico.

            Abyssus abyssum invocat, in voce cataractarum tuarum.

            Omnia excelsa tua et fluctus tui super me transierunt.

            In die mandavit Dominus misericordiam suam et nocte canticum eius.

            Apud me oratio Deo vitae meae, dicam Deo: Susceptor meus es.

            Quare oblitus es mei? et quare contristatus incedo, * dum affligit me inimicus!

            Dum confringuntur ossa mea, * exprobraverunt mihi, qui tribulant me inimici mei.

            Dum dicunt mihi per singulos dies: Ubi est Deus tuus? * Quare tristis es, anima mea, et quare conturbas me?

            Spera in Deo, quoniam adhuc confitebor illi: salutare vultus mei, et Deus meus. Requiem aeternam, etc.

            Ant. Sitivit anima mea ad Deum vivum: quando veniam, et apparebo ante faciem Domini?

            Y. Ne tradas bestiis animas confitentes tibi. {338 [516]}

            R. Et animas pauperum tuorum ne obliviscaris in finem.

            Pater noster, tutto segreto.

 

Lezione settima (Iob. 17).

 

            Spiritus meus attenuabitur, dies mei breviabuntur, et solum mihi superest sepulcrum. Non peccavi, et in amaritudinibus moratur oculus meus. Libera me, Domine, et pone me iuxta te, et cuiusvis manus pugnet contra me. Dies mei transierunt, cogitationes meae dissipatae sunt torquentes cor meum. Noctem verterunt in diem, et rursum post tenebras spero lucem. Si sustinuero, infernus domus mea est, et in tenebria stravi lectulum meum. Putredini dixi: Pater meus es: mater mea, et soror mea vermibus. Ubi est ergo nunc praestolatio mea? Et patientiam meam quis considerat?

            R. Peccantem me quotidie, et non me poenitentem, timor mortis conturbat me: * quia in inferno nulla est redemptio, miserere mei, Deus, et salva me.

            Y. Deus, in nomine tuo salvum me fac, et in virtute tua libera me.

            R. Quia in inferno nulla est redemptio, miserere mei, Deus, et salva me.

 

Lezione ottava (Iob. 19).

 

            Pelli meae, consumptis carnibus, adhaesit os meum, et derelicta sunt tantummodo labia circa dentes meos. Miseremini mei, miseremini mei, saltem vos, amici mei, quia manus Domini tetigit me. Quare persequimini me sicut Deus, et {339 [517]} carnibus meis saturamini? Quis mihi tribuat ut scribantur sermones mei? Quis mihi det, ut exarentur in libro stylo ferreo, et plumbi lamina, vel celte sculpantur in silice? Scio enim, quod Redemptor meus vivit, et in novissimo die de terra surrecturus sum: et rursum circumdabor pelle mea, et in carne mea videbo Deum meum. Quem visurus sum ego ipse, et oculi mei conspecturi sunt, et non alius: reposita est haec spes mea in sinu meo.

            R. Domine, secundum actum meum noli me iudicare: nihil dignum in conspectu tuo egi: ideo deprecor maiestatem tuam, * ut tu, Deus, deleas iniquitatem meam.

            Y. Amplius lava me, Domine, ab iniustitia mea, et a delicto meo munda me.

            R. Ut tu, Deus, deleas iniquitatem meam.

 

Lezione nona (Iob. 10).

 

            Quare de vulva eduxisti me? qui utinam consumptus essem, ne oculus me videret! Fuissem quasi non essem, de utero translatus ad tumulum. Numquid non paucitas dierum meorum finietur brevi? Dimitte ergo me, ut plangam paullulum dolorem meum, antequam vadam, et non revertar, ad terram tenebrosam et opertam mortis caligine: terram miseriae, et tenebrarum, ubi umbra mortis et nullus ordo, sed sempiternus horror inhabitat.

            Il seguente responsorio si dice solamente quando si recita un solo notturno.

            R. Libera me, Domine, de viis inferni, qui portas aereas confregisti, et visitasti infernum, {340 [518]} et dedisti eis lumen, ut viderent te: * qui erant in poenis tenebrarum.

            Y. Clamantes, et dicentes: Advenisti, Redemtor noster.

            R. Qui erant in poenis tenebrarum.

            Y. Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.

            R. Qui erant in poenis tenebrarum.

            Si dicono quindi le lodi nome qui appresto.

 

Il seguente responsorio si dice solamente nel giorno de’ Morti, e quando si dicono i tre Notturni.

 

            R. Libera me, Domine, de morte aeterna, in die illa tremenda: * Quando coeli movendi sunt et terra: * Dum veneris iudicare saeculum per ignem.

            Y. Tremens factus sum ego et timeo, dum discussio venerit, atque ventura ira.

            R. Quando coeli movendi sunt et terra.

            Y. Dies illa, dies irae, calamitatis, et miseriae, dies magna et amara valde.

            R. Dum veneris iudicare saeculum per ignem.

            Y. Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.

            R. Libera me, Domine, de morte aeterna, in die illa tremenda: * Quando coeli movendi sunt et terra: * Dum veneris iudicare saeculum per ignem. {341 [519]}

 

 

ALLE LODI.

 

            Ant. Exultabunt Domino.

 

Salmo 50.

 

            Miserere mei, Deus, * secundum magnani misericordiam tuam.

            Et secundum multitudinem miserationum tuarum * dele iniquitatem meam.

            Amplius lava me ab iniquitate mea, * et a peccato meo munda me.

            Quoniam iniquitatem meam ego cognosco, * et peccatum meum contra me est semper.

            Tibi soli peccavi, et malum coram te feci, * ut iustificeris in sermonibus tuis, et vincas cura iudicaris.

            Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum, * et in peccatis concepit me mater mea.

            Ecce enim veritatem dilexisti: * incerta et occulta sapientiae tuae manifestasti mihi.

            Asperges me hyssopo et mundabor: * lavabis me et super nivem dealbabor.

            Auditui meo dabis gaudium et laetitiam, * et exultabunt ossa humiliata.

            Averte faciem tuam a peccatis meis; * et omnes iniquitates meas dele.

            Cor mundum crea in me, Deus, * et spiritum rectum innova iu visceribus meis.

            Ne proiicias me a facie tua, * et spiritum sanctum tuum ne auferas a me.

            Redde mihi laetitiam salutaris tui, * et spiritu principali confirma me.

            Docebo iniquos vias tuas, * et impii ad te convertentur. {342 [520]}

            Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis meas: * et exaltabit lingua mea iustitiam tuam.

            Domine, labia mea aperies, * et os meum annuntiabit laudem tuam.

            Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique: * holocaustis non delectaberis.

            Sacrificium Deo, spiritus contribulatus: * cor contritum et humiliatum, Deus, non despicies.

            Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion, * ut aedificentur muri Ierusalem.

            Tunc acceptabis sacrificium iustitiae, oblationes, et holocausta: * tunc imponent super altare tuum vitulos.

            Requiem aeternam etc.

            Ant. Exultabunt Domino ossa humiliata.

            Ant. Exaudi, Domine.

 

Salmo 64.

 

            Te decet hymnus, Deus, in Sion, * et tibi reddetur votum in Ierusalem.

            Exaudi orationem meam: * ad te omnis caro veniet.

            Verba iniquorum praevaluerunt super nos, * et impietatibus nostris tu propitiaberis.

            Beatus quem elegisti et assumpsisti, * inhabitabit in atriis tuis.

            Replebimur in bonis domus tuae: * sanctum ut templum tuum, mirabile in aequitate.

            Exaudi nos, Deus salutaris noster: * spes omnium finium terrae, et in mari longe.

            Praeparans montes in virtute tua, accinctus potentia, * qui conturbas profundum maris, sonum fluctuum eius. {343 [521]}

            Turbabuntur gentes, et timebunt, qui habitant terminos a signis tuis: * exitus matutini, et vespere delectabis.

            Visitasti terram, et inebriasti eam: * multiplicasti locupletare eam.

            Flumen Dei repletum est aquis, parasti cibum illorum: * quoniam ita est praeparatio eius.

            Rivos eius inebria, multiplica genimina eius: * in stillicidiis eius laetabitur germinans.

            Benedices coronae anni benignitatis tuae, * et campi tui replebuntur ubertate.

            Pinguescent speciosa deserti, * et exultatione colles accingentur.

            Induti sunt arietes ovium et valles abundabunt frumento: * clamabunt, etenim hymnum dicent. Requiem aeternam etc.

            Ant. Exaudi, Domine, orationem meam: ad te omnis caro veniet.

            Ant. Me suscepit

 

Salmo 62.

 

            Deus, Deus meus, * ad te da luce vigilo. Come a pag. 202.

 

Salmo 66.

 

            Deus misereatur nostri etc. a pag. 203.

            Ant. Me suscepit dextera tua, Domine.

            Ant. A porta inferi.

 

Cantico di Ezechia (Isai. 38).

 

            Ego dixi: In dimidio dierum meorum * vadam ad portas inferi.

            Quaesivi residuum annorum meorum, * dixi: Non videbo Dominum Deum in terra viventium. {344 [522]}

            Non aspiciam hominem ultra, et habitatorem quietis.

            Generatio mea ablata est, et convoluta est a me, quasi tabernaculum pastorum.

            Praecisa est velut a texente vita mea; dum adhuc ordirer, succidit me: de mane usque ad vesperam finies me.

            Sperabam usque ad mane: quasi leo sic contrivit omnia ossa mea.

            De mane usqus ad vesperam finies me, sicut pullus hirundinis, sic clamabo, meditabor ut columba.

            Attenuati sunt oculi mei, suspicientes in excelsum.

            Domine, vim patior, responde pro me: Quid dicam, aut quid respondebi mihi, cum ipse fecerit?

            Recogitabo tibi omnes annos meos in amaritudine animae meae.

            Domine, si sic vivitur, et in talibus vita spiritus mei, corripies me, et vivificabis me: ecce in pace amaritudo mea amarissima.

            Tu autem eruisti animam meam, ut non periret: proiecisti post tergum tuum omnia peccata mea.

            Quia non infernus confitebitur tibi, neque mors laudabit te: * non expectabunt qui descendunt in lacum veritatem tuam.

            Vivens, vivens ipse confitebitur tibi, ficut et ego hodie: pater filiis notam faciet veritatem tuam.

            Domine, salvum me fac, et psalmos nostros cantabimus cunctis diebus vitae nostrae in domo Domini.

            Requiem aeternam, etc. {345 [523]}

            Ant. A porta inferi erue, Domine, animam meam.

            Ant. Omnis spiritus.

 

Salmo 148.

 

            Laudate Dominum de coelis, * laudate etc. come a pag. 206.

 

Salmo 149.

 

            Cantate Domino canticum novum, * laus eius in Ecclesia Sanctorum, come a pag. 207.

 

Salmo 150.

 

            Laudate Dominum in Sanctis eius, * laudate eum in firmamento etc. come pag. 207.

            Ant. Omnis spiritus laudet Dominum.

            Y. Audivi vocem de coelo dicentem mihi.

            R. Beati mortui, qui in Domino moriuntur.

            Ant. Ego sum.

 

Cantico di Zaccaria (Luc. 1).

 

            Benedictus Dominus Deus Israël, * quia visitavit, et fecit etc. come a pag. 209.

            Ant. Ego sum resurrectio, et vita: qui credit in me, etiam si mortuus fuerit, vivet; et omnis, qui vivit et credit in me, non morietur in aeternum.

 

Quando si dice un Notturno solo le infrascritte Preci e Salmo si dicono in ginocchioni.

 

            Pater noster, segreto sino al:

            Y. Et ne nos inducas in tentationem.

            R. Sed libera nos a malo. {346 [524]}

 

Salmo 129.

 

            De profundis clamavi ad te, Domine etc, come a pag. 235.

            Y. A porta inferi.

            R. Erue, Domine, animas eorum.

            Y. Requiescant in pace. R. Amen.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

 

Oremus.

 

            Deus, qui inter Apostolicos Sacerdotes famulos tuos Pontificali (seu Sacerdotali) fecisti dignitate vigere: praesta quaesumus, ut eorum quoque perpetuo aggregentur consortio.

            Deus veniae largitor et humanae salutis, etc. pag. 353.

            Fidelium, Deus, omnium Conditor etc. p. 353.

            Y. Requiem aeternam dona eis, Domine.

            R. Et lux perpetua luceat eis.

            Y. Requiescant in pace. R. Amen.

 

Nel dì della Commemorazione di tutti i Morti si dice solamente la suddetta orazione:

 

            Fidelium Deus etc. come a pag. 353.

 

Nel dì della morte d’un defunto o defunta.

 

Oremus.

 

            Absolve, quaesumus, Domine, animam famuli tui (ovvero famulae tuae) N, ut defunctus (ovvero defuncta) saeculo tibi vivat, et quae per fragilitatem {347 [525]} carnis humana conversatione commisit tu venia misericordissimae pietatis absterge. Per Dominimi etc.

 

Per Vescovo defunto.

Oremus.

 

            Deus, qui inter Apostolicos Sacerdotes famulum tuum N. Pontificali fecisti dignitate vigere; praesta, quaesumus, ut eorum quoque perpetuo aggregetur consortio. Per Dominum etc.

Per un Sacerdote defunto si dice lo stesso Oremus, ma invece di Pontificali si dice Sacerdotali.

 

Pel Padre defunto.

Oremus.

 

            Deus, qui nos patrem et matrem honorare praecepisti, miserere clementer animae patris mei, eiusque peccata dimitte; meque eum in aeternae claritatis gaudio fac videre. Per Dominum etc.

Per la Madre defunta si dice il detto Oremus, ma dove si dice patris mei si dica matris meae, e nel luogo di meque eum si dica meque eam.

 

Pel Padre e la Madre.

Oremus.

 

            Deus, qui nos patrem et matrem honorare praecepisti, miserere clementer animabus patris ac matris meae, eorumque peccata dimitte, meque eos in aeternae claritatis gaudio fac videre. Per Dominum etc. {348 [526]}

 

Per un defunto.

Oremus.

 

            Inclina, Domine, aurem tuam ad preces nostras, quibus misericordiam tuam supplices deprecamur, ut animam famuli tui N. quam de hoc saeculo migrare iussisti, in pacis ac lucis regione constituas, et Sanctorum tuorum iubeas esse consortem. Per Dominum nostrum etc.

 

Per una defunta.

Oremus.

 

            Quaesumus, Domine, pro tua pietate Miserere animae famulae tuae N., et a contagiis mortalitatis exutam, in aeternae salvationis partem restitue. Per Dominum etc.

 

Nel dì anniversario.

Oremus.

 

            Deus indulgentiarum, Domine, da animabus famulorum famularumque tuarum, quorum anniversarium depositionis diem commemoramus, refrigerii sedem, quietis beatitudinem et luminis claritatem. Per Dominum nostrum etc.

Se si fa solamente per uno l’anniversario si dica da animae famuli tui (ovvero famulae tuae) cuius anniversarium etc.

 

Per li fratelli defunti, propinqui e benefattori.

Oremus.

 

            Deus veniae largitor et humanae salutis, etc. pag. 353. {349 [527]}

 

Pei defunti in generale.

            Fidelium Deus omnium Conditor etc. come a pag. 353.

 

 

A VESPRO.

 

Nel dì della Commemorazione de’ morti l’antifona si canta intiera prima e dopo di ciascun Salmo.

Si comincia assolutamente dalla seguente.

            Ant. Placebo Domino.

 

Salmo 114.

 

            Dilexi, quoniam exaudiet Dominus * vocem orationis meae.

            Quia inclinavit aurem suam mihi: * et in diebus meis invocabo.

            Circumdederunt me dolores mortis: * et pericula inferni invenerunt me. Tribulationem et dolorem inveni: * et nomen Domini invocavi.

            O Domine, libera animam mem: * misericors Dominus, et iustus, et Deus noster miseretur.

            Custodiens parvulos Dominus: * humiliatus sum, et liberavit me.

            Convertere, anima mea, in requiem tuam; * quia Dominus benefecit tibi.

            Quia eripuit animam meam de morte: * oculos meos a lacrymis, pedes meos a lapsu.

            Placebo Domino * in regione vivorum.

 

Nel fine di tutti i Salmi si dice: {350 [528]}

            Requiem aeternam * dona eis, Domine.

            Et lux perpetua * luceat eis.

            Ant. Placebo Domino in regione vivorum.

            Ant. Hei mihi! Domine.

 

Salmo 119.

 

            Ad Dominum cum tribularer pag. 219.

            Ant. Hei mihi! Domine, quia incolatus meus prolongatus est.

            Ant. Dominus custodit.

            Salmo Levavi oculos meos a pag.219.

            Ant. Dominus custodit te ab omni malo, custodiat animam tuam Dominus.

            Ant. Si iniquitates.

            Salmo De profundis a pag. 235.

            Ant. Si iniquitates observaveris, Domine, Domine, quis sustinebit?

            Ant. Opera manuum tuarum.

            Salmo Confitebor tibi, Domine a pag. 253.

            Ant. Opera manuum tuarum, Domine, ne despicias.

            Y. Audivi vocem de coelo dicentem mihi.

            R. Beati mortui qui in Domino moriuntur.

            Ant. Omne, quod dat mihi Pater, ad me veniet: et eum, qui venit ad me, non eiiciam foras.

            Magnificat a pag. 233.

            Le seguenti preci si recitano ginocchioni.

            Pater noster in segreto.

            É. Et ne nos inducas in tentationem.

            R. Sed libera nos a malo.

Il Salmo seguente non si dice nel dì della Commemorazione di tutti i defunti. {351 [529]}

 

Salmo 145.

 

            Lauda, anima mea, Dominum, laudabo Dominimi in vita mea; * psallam Deo meo quamdiu fuero.

            Nolite confidere in principibus, * in filiis hominum, in quibus non est salus.

            Exibit spiritus eius, et revertetur in terram suam: * in illa die peribunt omnes cogitationes eorum.

            Beatus, cuius Deus Iacob adiutor eius, spes eius in Domino Deo ipsius: * qui fecit coelum et terram, mare et omnia quae in eis sunt.

            Qui custodit veritatem in saeculum, facit iudicium iniuriam patientibus: * dat escam esurientibus

            Dominus solvit compeditos: * Dominus illuminat caecos.

            Dominus erigit elisos: * Dominus diligit iustos.

            Dominus custodit advenas; pupillum, et viduam suscipiet: * et vias peccatorum disperdet.

            Regnabit Dominus in saecula, Deus tuus, Sion, * in generationem et generationem.

            Requiem aeternam etc.

            Y. A porta inferi

            R. Erue, Domine, animas eorum.

            Y. Requiescant in pace.R. Amen.

            Y. Domine, exaudi orationem meam;

            R. Et clamor meus ad te veniat.

 

Oremus.

 

            Deus, qui inter Apostolicos Sacerdotes famulos tuos Pontificali (seu Sacerdotali) fecisti dignitate vigere: praesta, quaesumus, ut eorum quoque perpetuo aggregentur consortio. {352 [530]}

            Deus, veniae largitor et humanae salutis amator, quaesumus clementiam tuam, ut nostrae congregationis fratres, propinquos, et benefactores, qui ex hoc saeculo transierunt, beata Maria semper Virgine intercedente cum omnibus Sanctis tuis, ad perpetuae beatitudinis consortium pervenire concedas.

            Fidelium, Deus, omnium Conditor et Redemptor, animabus famulorum, famularumque tuarum remissionem cunctorum tribue peccatorum, ut indulgentiam, quam semper optaverunt, piis supplicationibus consequantur. Qui vivis etc.

            R. Amen.

            Y. Requiem aeternam dona eis, Domine.

            R. Et lux perpetua luceat eis.

            Y. Requiescant in pace. R. Amen.

            Nel dì della Commemorazione di tutti i morti si dice solamente la suddetta orazione, Fidelium Deus etc.

 

 

 [Preci diverse]

 

PER LE SEPOLTURE DEGLI ADULTI.

 

            Ant. Exultabunt Domino.

 

Salmo 50.

 

            Miserare mei, Deus, come a pag. 342.

            Ant. Exultabunt Domino ossa humiliata.

            Entrati i Sacerdoti in chiesa si canta:

            Subvenite, Sancti Dei, occurrite Angeli Domini, suscipientes animam eius, offerentes eam in conspectu Altissimi.

            R. Suscipiat te Christus, qui vocavit te: et in simun Abrahae Angeli deducant te. {353 [531]}

            R. Suscipientes animam eius, offerentes eam in conspectu Altissimi.

            Y. Requiem aeternam dona ei, Domine, et lux perpetua luceat ei.

            R. Offerentes eam in conspectu Altissimi.

 

Esequie dei fedeli defunti.

 

            Libera me a pag. 341.

            Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.

            Pater noster (segreto).

            Y. Et ne nos inducas in tentationem,

            R. Sed libera nos a malo.

            Y. A porta inferi

            R. Erue, Domine, animam eius.

            Y. Requiescat in pace R. Amen.

            Y. Domine, exaudi orationem meam;

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Dominus vobiscum.

            R. Et cum spiritu tuo.

            Oremus, etc.

 

Nel tempo che portano il cadavere alla sepoltura.

 

            In paradisum deducant te Angeli: in tuo adventu suscipiant te Martyres, et perducant te in civitatem sanctam Ierusalem. Chorus Angelorum te suscipiat, et cum Lazaro quondam paupere aeternam habeas requiem.

            Ant. Ego sum.

            Cantico. Benedictus Dominus a pag. 209.

            Ant. Ego sum resurrectio et vita: Qui credit in me, etiam si mortuus fuerit, vivet: et omnis qui vivit et credit in me, non morietur in aeternum. {354 [532]}

 

Per la sepoltura dei fanciulli.

 

            Ant. Sit nomen Domini.

 

Salmo 112.

 

            Laudate, pueri, Dominum etc. a pag. 229.

            Ant. Sit nomen Domini benedictum ex hoc nunc, et usque in saeculum.

 

Salmo 118.

 

            Beati immaculati in via, * qui ambulant in lege Domini.

            Beati, qui scrutantur testimonia eius: * in toto corde exquirunt eum.

            Non enim qui operantur iniquitatem * in viis eius ambulaverunt.

            Tu mandasti * mandata tua custodiri nimis.

            Utinam dirigantur viae meae, * ad custodiendas iustificationes tuas.

            Tunc non confundar, * cum perspexero in omnibus mandatis tuis.

            Confitebor tibi in directione cordis: * in eo quod didici iudicia iustitiae tuae.

            Iustificationes tuas custodiam: * non me derelinquas usquequaque.

            In quo corrigit adolescentior viam suam? * in custodiendo sermones tuos.

            In toto corde meo exquisivi te: * ne repellas me a mandatis tuis.

            In corde meo abscondi eloquia tua: * ut non peccem tibi.

            Benedictus es, Domine: * doce me iustificationes tuas. {355 [533]}

            In labiis meis pronuntiavi omnia iudicia oris tui.

            In via testimoniorum tuorum delectatus sum, * sicut in omnibus divitiis.

            In mandatis tuis exercebor, et considerabo vias tuas.

            In iustificationibus tuis meditabor: non obliviscar sermones tuos.

            Se rimane tempo si dirà ancora il Salmo:

            Laudate Dominum de coelis come a pag. 206.

            Cantate Domino canticum novum pag. 207.

            Laudate Dominum in Sanctis eius pag. 207.

            In fine il Gloria Patri etc.

            Ant. Hic accipiet.

 

Salmo 23.

 

            Domini est terra et plenitudo eius pag. 184.

            Ant. Hic accipiet benedictionem a Domino et misericordiam a Deo salutari suo, quia haec est generatio quaerentium Dominum.

            Kyrie, eleison. Christe, eleison.

            Kyrie, eleison. Pater noster (segreto).

            Y. Et ne nos inducas in tentationem.

            R. Sed libera nos a malo.

            Y. Me autem propter innocentiam suscepisti,

            R. Et confirmasti me in conspectu tuo in aeternum.

            Y. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.

            Oremus, etc.

            Ant. Iuvenes.

 

Salmo 148.

 

            Laudate Dominum de coelis pag. 206 {356 [534]}

            Ant. Iuvenes et virgines, senes cum iunioribus laudent nomen Domini.

            Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison. Pater noster.

            Y. Et ne nos inducas in tentationem.

            R. Sed libera nos a malo.

            Y. Sinite parvulos venire ad me.

            R. Talium est enim regnum coelorum.

            Y. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.

            Oremus, etc.

            Ant. Benedicite.

            Cantico. Benedicite omnia opera Domini Domino pag. 209.

            Ant. Benedicite Dominum omnes electi eius, agite dies laetitiae, et confitemini illi.

            Y. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.

            Oremus, etc.

 

 

COSE CHE SI CANTANO

NELLE MESSE PEI MORTI.

 

            Requiem aeternam dona eis, Domine: et lux perpetua luceat eis.

            Te decet hymnus, Deus, in Sion, et tibi reddetur votum in Ierusalem: exaudi orationem meam; ad te omnis caro veniet.

            Requiem aeternam etc.

Kyrie, eleison. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.

Christe, eleison. Christe, eleison. Christe, eleison.

Kyrie, eleison. Kvrie, eleison. Kyrie, eleison. {357 [535]}

 

Sequenza.

 

Dies irae, dies illa

            Solvet saeclum in favilla,

            Teste David cum Sybilla.

Quantus tremor est futurus,

            Quando Iudex est venturus

            Cuncta stricte discussurus!

Tuba mirum spargens sonum

            Per sepulcra regionum

            Coget omnes ante thronum.

Mors stupebit et natura,

            Cum resurget creatura

            Iudicanti responsura.

Liber scriptus proferetur,

            In quo totum continetur,

            Unde mundus iudicetur.

Iudex ergo cum sedebit,

            Quidquid latet apparebit:

            Nil inultum remanebit.

Quid sum miser tunc dicturus?

            Quem patronum rogaturus,

            Cum vix iustus sit securus?

Rex tremendae maiestatis,

            Qui salvandos salvas gratis,

            Salva me, fons pietatis.

Recordare, Iesu pie,

            Quod sum causa tuae viae:

            Ne me perdas illa die.

Quaerens me, sedisti lassus:

            Redemisti Crucem passus:

            Tantus labor non sit cassus. {358 [536]}

Iuste Iudex ultionis,

            Donum fac remissionis

            Ante diem rationis.

Ingemisco tamquam reus:

            Culpa rubet vultus meus:

            Supplicanti parce, Deus.

Qui Mariam absolvisti,

            Et latronem exaudisti,

            Mihi quoque spem dedisti.

Preces meae non sunt dignae;

            Sed tu bonus fac benigne,

            Ne perenni cremer igne.

Inter oves locum praesta,

            Et ab haedis me sequestra,

            Statuens in parte dextra.

Confutatis maledictis,

            Flammis acribus addictis,

            Voca me cum benedictis.

Oro supplex et acclinis;

            Cor contritum quasi cinis;

            Gere curam mei finis.

Lacrymosa dies illa,

            Qua resurget ex favilla

            Iudicandus homo reus.

Huic ergo parce, Deus:

            Pie Iesu Domine,

            Dona eis requiem. Amen.

 

Offertorio.

 

            Domine Iesu Christe, Rex gloriae, libera animas omnium fidelium defunctorum de poenis inferni, et de profundo lacu: libera eas de ore eonis, ne absorbeat eas tartarus, ne cadant in {359 [537]} obscurum: sed signifer Sanctus Michaël repraesentet eas in lucem sanctam: Quam olim Abrahae promisisti et semini eius.

            Hostias et preces tibi, Domine, laudis offerimus: tu suscipe pro animabus illis, quarum hodie memoriam facimus: fac eas, Domine, de morte transire ad vitam.

            Quam olim Abrahae promisisti, et semini eius.

 

Sanctus.

 

            Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus Sabaoth.

            Pleni sunt coeli et terra gloria tua.

            Hosanna in excelsis.

 

Dopo l’Elevazione.

 

            Benedictus qui venit in nomine Domini.

            Hosanna in excelsis.

 

All’Agnus Dei.

 

            Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem.

            Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem.

            Agnus Dei, quis tollis peccata mundi, dona eis requiem sempiternam.

 

Alla Comunione.

 

            Lux aeterna luceat eis, Domine, cum Sanctis tuis in aeternum, quia pius es.

            Y. Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis. Cum Sanctis tuis in aeternum: quia pius es. {360 [538]}

 

 

I SETTE SALMI PENITENZIALI.

 

            Ant. Ne reminiscaris.

 

Salmo 6.

 

            Domine, ne in furore tuo arguas me a p. 324.

 

Salmo 31.

 

            Beati quorum remissae sunt iniquitates, * et quorum tecta sunt peccata.

            Beatus vir, cui non imputavit Dominus peccatum, nec est in spiritu eius dolus.

            Quoniam tacui, inveteraverunt ossa mea, * dum clamarem tota die.

            Quoniam die ac nocte gravata est super me manus tua: * conversus sum in aerumna mea, dum configitur spina.

            Delictum meum tibi cognitum feci; * et iniustitiam meam non abscondi.

            Dixi: Confitebor adversum me iniustitiam meam Domino: * et tu remisisti impietatem peccati mei.

            Pro hac orabit ad te omnis sanctus * in tempore opportuno.

            Verumtamen in diluvio aquarum multarum, ad eum non approximabunt.

            Tu es refugium meum a tribulatione, quae circumdedit me: * exultatio mea, erue me a circumdantibus me.

            Intellectum tibi dabo, et instruam te in via hac, qua gradieris, * firmabo super te oculos meos.

            Nolite fieri sicut equus et mulus, quibus non est intellectus {361 [539]}

            In camo et fraeno maxillas eorum constringe,* qui non approximant ad te.

            Multa flagella peccatoris: * sperantem autem in Domino misericordia circumdabit.

            Laetamini in Domino, et exultate iusti: * et gloriamini omnes recti corde.

            Gloria Patri etc.

 

Salmo 37.

 

            Domine, ne in furore tuo arguas me: * neque in ira tua corripias me.

            Quoniam sagittae tuae infixae sunt mihi, et confirmasti super me manum tuam.

            Non est sanitas in carne mea a facie irae tuae: * non est pax ossibus meis a facie peccatorum meorum.

            Quoniam iniquitates meae supergressae sunt caput meum: * et sicut onus grave gravatae sunt super me.

            Putruerunt, et corruptae sunt cicatrices meae, * a facie insipientiae meae.

            Miser factus sum, et curvatus sum usque in finem: * tota die contristatus ingrediebar.

            Quoniam lumbi mei impleti sunt illusionibus: et non est sanitas in carne mea.

            Afflictus sum et humiliatus sum nimis: * rugiebam a gemitu cordis mei.

            Domine, ante te omne desiderium meum, * et gemitus meus a te non est absconditus.

            Cor meum conturbatum est, dereliquit me virtus mea: * et lumen oculorum meorum et ipsum non est mecum.

            Amici mei et proximi mei * adversum me appropinquaverunt et steterunt. {362 [540]}

            Et qui iuxta me erant, de longe steterunt; * et vim faciebant, qui quaerebant animam meam.

            Et qui inquirebant mala mihi locuti sunt vanitates, * et dolos tota die meditabantur.

            Ego autem tanquam surdus non audiebam: * et sicut mutus non aperiens os suum.

            Et factus sum sicut homo non audiens: * et non habens in ore suo redargutiones.

            Quoniam in te, Domine, speravi: * tu exaudies me, Domine, Deus meus.

            Quia dixi: ne quando supergaudeant mihi inimici mei: * et dum commoventur pedes mei, super me magna locuti sunt.

            Quoniam ego in flagella paratus sum: * et dolor meus in conspectu meo semper.

            Quoniam iniquitatem meam annuntiabo: * et cogitabo pro peccato meo.

            Inimici autem mei vivunt, et confirmati sunt super me: * et multiplicati sunt, qui oderunt me inique.

            Qui retribuunt mala pro bonis, detrahebant mihi: * quoniam sequebar bonitatem.

            Ne derelinquas me, Domine Deus meus: * ne discesseris a me.

            Intende in adiutorium meum,* Domine Deus salutis meae. Gloria etc.

 

Salmo 50.

 

            Miserere mei, Deus, etc. 342.

 

Salmo 101.

 

            Domine, exaudi orationem meam: * et clamor meus ad te veniat. {363 [541]}

            Non avertas faciem tuam a me: * in quacumque die tribulor, inclina ad me aurem tuam.

            In quacumque die invocavero te, * velociter exaudi me.

            Quia defecerunt sicut fumus dies mei; * et ossa mea sicut cremium aruerunt.

            Percussus sum ut foenum, et aruit cor meum,* quia oblitus sum comedere panem meum

            A voce gemitus mei, * adhaesit os meum carni meae.

            Similis factus sum pellicano solitudinis: * factus sum sicut nycticorax in domicilio.

            Vigilavi, et factus sum sicut passer solitarius in tecto.

            Tota die exprobrabant mihi inimici mei: * et qui laudabant me, adversum me iurabant.

            Quia cinerem tamquam panem manducabam,* et potum meum cum fletu miscebam.

            A facie irae, et indignationis tuae: quia elevans allisisti me.

            Dies mei sicut umbra declinaverunt: * et ego sicut foenum arui.

            Tu autem, Domine, in aeternum permanes: * et memoriale tuum in generationem et generatione.

            Tu exurgens misereberis Sion: * quia tempus miserendi eius, quia venit tempus.

            Quoniam placuerunt servis tuis lapides eius: * et terrae eius miserebuntur.

            Et timebunt gentes nomen tuum, Domine, * et omnes reges terrae gloriam tuam.

            Quia aedificavit Dominus Sion, * et videbitur in gloria sua.

            Respexit in orationem humilium, * et non sprevit precem eorum. {364 [542]}

            Scribantur haec in generatione altera: * et populus, qui creabitur, laudabit Dominum.

            Quia prospexit de excelso sancto suo, * Dominus de coelo in terram aspexit:

            Ut audiret gemitus compeditorum: * ut solveret filios interemptorum

            Ut annuncient in Sion nomen Domini, * et laudem eius in Ierusalem.

            In conveniendo populos in unum, * et reges ut serviant Domino.

            Respondit ei in via virtutis suae: * paucitatem dierum meorum nuntia mihi.

            Ne revoces me in dimidio dierum meorum: * in generationem et generationem anni tui.

            Initio tu, Domine, terram fundasti: * et opera manuum tuarum sunt coeli.

            Ipsi peribunt, tu autem permanes: * et omnes sicut vestimentum veterascent.

            Et sicut opertorium mutabis eos, et mutabuntur: * tu autem idem ipse es, et anni tui non deficient.

            Filii servorum tuorum habitabunt: * et semen eorum in saeculum dirigetur. Gloria etc.

 

Salmo 129.

 

            De profundis clamavi etc. a pag. 235.

 

Salmo 142.

 

            Domine, exaudi orationem meam, auribus percipe obsecrationem meam in veritate tua: * exaudi me in tua iustitia.

            Et non intres in iudicium cum servo tuo: * {365 [543]} quia non iustificabitur in conspectu tuo omnia vivens.

            Quia persecutus est inimicus animam meam: * humiliavit in terra vitam meam.

            Collocavit me in obscuris sicut mortuos saeculi: * et anxiatus est super me spiritus meus, in me turbatum est cor meum.

            Memor fui dierum antiquorum; meditatus sum in omnibus operibus tuis; * in factis manuum tuarum meditabar.

            Expandi manus meas ad te; * anima mea sicut terra sine aqua tibi.

            Velociter exaudi me, Domine: * defecit spiritus meus.

            Non avertas faciem tuam a me, * et similis ero descendentibus in lacum.

            Auditam fac mihi mane misericordiam tuam, * quia in te speravi.

            Notam fac mihi viam, in qua ambulem, * quia ad te levavi animam meam.

            Eripe me de inimicis meis, Domine, ad te confugi: * doce me facere voluntatem tuam, quia Deus meus es tu.

            Spiritus tuus bonus deducet me in terram rectam: * propter nomen tuum, Domine, vivificabis me in aequitate tua.

            Educes de tribulatione animam meam: * et in misericordia tua disperdes inimicos meos;

            Et perdes omnes qui tribulant animam meam,* quoniam ego servus tuus sum.

Gloria Patri, etc.

            Ant. Ne reminiscaris, Domine, delicta nostra, vel parentum nostrorum; neque vindictam sumas de peccatis nostris. {366 [544]}

 

LITANIE DEI SANTI.

 

Kyrie, eleison.

Christe, eleison.

Kyrie, eleison.

Christe, audi nos.

Christe, exaudi nos.

Pater de coelis Deus,

 miserere nobis.

Fili Redemptor mundi Deus,

 miserere nobis.

Spiritus Sancte Deus,

 miserere nobis.

Sancta Trinitas unus Deus,

 miserere nobis.

Sancta Maria,

 ora

Sancta Dei Genitrix,

 ora

Sancta Virgo Virginum,

 ora

Sancte Michaël,

 ora

Sancte Gabriel,

 ora

Sancte Raphaël,

 ora

Omnes sancti Angeli et Archangeli,

 orate pro nobis.

Omnes sancti Beatorum Spirituum Ordines,

 orate

Sancte Ioannes Baptista,

 ora pro nobis

Sancte Ioseph,

 ora

Omnes sancti Patriarchae et Prophetae,

 orate

Sancte Petre,

 ora pro nobis

Sancte Paule,

 ora pro nobis

Sancte Andrea,

 ora pro nobis

Sancte Iacobe,

 ora pro nobis

Sancte Ioannes,

 ora pro nobis

Sancte Thoma,

 ora pro nobis

Sancte Iacobe,

 ora pro nobis

Sancte Philippe,

 ora pro nobis

Sancte Bartholomaee,

 ora pro nobis

 

{367 [545]}

Sancte Matthaee,

 ora pro nobis

Sancte Simon,

 ora pro nobis

Sancte Thaddaee,

 ora pro nobis

Sancte Matthia,

 ora pro nobis

Sancte Barnaba,

 ora pro nobis

Sancte Luca,

 ora pro nobis

Sancte Marce,

 ora pro nobis

Omnes sancti Apostoli et Evangelistae,

 orate

Omnes sancti Discipuli Domini,

 orate

Omnes sancti Innocentes

 orate

Sancte Stephane,

 ora pro nobis

Sancte Laurenti,

 ora

Sancte Vincenti,

 ora

Sancti Fabiane, et Sebastiane,

 orate pro nobis

Sancti Ioannes, et Paule,

 orate

Sancti Cosma, et Damiane,

 orate

Sancti Gervasi, et Protasi,

 orate

Omnes sancti Martyres,

 orate

Sancte Sylvester,

 ora pro nobis

Sancte Gregori,

 ora

Sancte Ambrosi,

 ora

Sancte Augustine,

 ora

Sancte Hieronyme,

 ora

Sancte Martine,

 ora

Sancte Nicolaë,

 ora

Sancte Bernarde,

 ora

Omnes sancti Pontifices, et Confessores,

 orate

Omnes sancti Doctores,

 orate

Sancte Antoni,

 ora pro nobis

Sancte Benedicte,

 ora

Sancte Dominice,

 ora

Sancte Francisce,

 ora

Omnes Sancti Sacerdotes et Levitae,

 orate

Omnes sancti Monachi et Eremitae,

 orate

 

{368 [546]}

Sancta Maria Magdalena,

 ora pro nobis.

Sancta Agatha,

 ora

Sancta Lucia,

 ora

Sancta Agnes,

 ora

Sancta Caecilia,

 ora

Sancta Catharina,

 ora

Sancta Anastasia,

 ora

Omnes sanctae Virgines, et Viduae,

 orate

Omnes Sancti, et Sanctae Dei,

 intercedite

Propitius esto,

 parce nobis, Domine.

Propitius esto,

 exaudi nos, Domine.

Ab omni malo,

 libera nos, Domine.

Ab omni peccato,

 libera nos, Domine.

Ab ira tua,

 libera nos, Domine.

A subitanea, et improvisa morte,

 libera nos, Domine.

Ab insidiis diaboli,

 libera nos, Domine.

Ab ira et odio et omni mala voluntate,

 libera nos, Domine.

A spiritu fornicationis,

 libera nos, Domine.

A fulgure, et tempestate,

 libera nos, Domine.

A flagello terraemotus,

 libera nos, Domine.

A peste, fame, et bello,

 libera nos, Domine.

A morte perpetua,

 libera nos, Domine.

Per mysterium sanctae Incarnationis tuae,

 libera nos, Domine.

Per adventum tuum,

 libera nos, Domine.

Per Nativitatem tuam,

 libera nos, Domine.

Per Baptismum, et sanctum ieiunium tuum,

 libera nos, Domine.

Per Crucem, et Passionem tuam,

 libera nos, Domine.

Per Mortem, et Sepulturam tuam,

 libera nos, Domine.

Per sanctam Resurrectionem tuam,

 libera nos, Domine.

Per admirabilem Ascensionem tuam,

 libera nos, Domine.

Per adventum Spiritus Sancti Paracliti,

 libera nos, Domine.

In die Iudicii,

 libera nos, Domine.

Peccatores,

 te rogamus, audi nos.

Ut nobis parcas,

 te rogamus, audi nos.

 

{369 [547]}

Ut nobis indulgeas,

 te rogamus, audi nos.

Ut ad veram poenitentiam nos perducere digneris.

te rogamus, audi nos

Ut Ecclesiam tuam sanctam regere et gubernare digneris,

te rogamus, audi nos.

Ut Domnum Apostolicum et omnes Ecclesiasticos Ordines in sancta religione conservare digneris,

 te rogamus, audi nos.

Ut inimicos sanctae Ecclesiae humiliare digneris,

te rogamus, audi nos.

Ut Regibus et Principibus Christianis pacem et veram concordiam donare digneris,

te rogamus, audi nos

Ut cuncto populo Christiano pacem et unitatem largiri digneris,

te rogamus, audi nos.

Ut nosmetipsos in tuo sancto servitio confortare et conservare digneris,

 te rogamus.

Ut mentes nostras ad coelestia desideria erigas,

te rogamus, audi nos.

Ut omnibus benefactoribus nostris sempiterna bona retribuas,

te rogamus, audi nos.

Ut animas nostras, fratrum, propinquorum, et benefactorum nostrorum ab aeterna damnatione eripias,

 te rogamus, audi nos.

Ut fructus terrae dare, et conservare digneris,

te rogamus, audi nos.

Ut omnibus fidelibus defunctis requiem aeternam donare digneris,

te rogamus, audi nos.

Ut nos esaudire digneris,

 te rogamus, audi nos.

Fili Dei,

 te rogamus, audi nos.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine. {370 [548]}

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.

Christe, audi nos.

Christe, exaudi nos.

Kyrie, eleison.

Christe, eleison.

Kyrie, eleison.

Pater noster, in segreto.

Y. Et ne nos inducas in tentationem.

R. Sed libera nos a malo.

 

Salmo 69.

 

            Deus, in adiutorium meura intende: * Domine, ad adiuvandum me festina.

            Confundantur et revereantur, * qui quaerunt animam meam.

            Avertantur retrorsum et erubescant, * qui volunt mihi mala.

            Avertantur statim erubescentes, * qui dicunt mihi: Euge, euge.

            Exultent et laetentur in te omnes, * qui quaerunt te, * et dicant semper: Magnificetur Dominus, qui diligunt salutare tuum.

            Ego autem egenus et pauper sum: * Deus, adiuva me.

            Adiutor meus, et liberator meus es tu: * Domine, ne moreris.

            Gloria Patri, etc.

            Y. Salvos fac servos tuos.

            R. Deus meus, sperantes in te.

            Y. Esto nobis, Domine, turris fortitudinis.

            R. A facie inimici.

            Y. Nihil proficiat inimicus in nobis. {371 [549]}

            R. Et filius iniquitatis non apponat nocere nobis.

            Y. Domine, non secundum peccata nostra facias nobis.

            R. Neque secundum iniquitates nostras retribuas nobis.

            Y. Oremus pro Pontifice nostro N.

            R. Dominus conservet eum, et vivificet eum, et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in animam inimicorum eius.

            Y. Oremus pro benefactoribus nostris.

            R. Retribuere dignare, Domine, omnibus nobis bona facientibus propter nomen tuum vitam aeternam. Amen.

            Y. Oremus pro fidelibus defunctis.

            R. Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.

            Y. Requiescant in pace. R. Amen.

            Y. Pro fratribus nostris absentibus.

            R. Salvos fac servos tuos, Deus meus, sperantes in te.

            Y. Mitte eis, Domine, auxilium de sancto.

            R. Et de Sion tuere eos.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

 

PER LA REMISSIONE DEI PECCATI.

 

Oremus.

 

            Deus, cui proprium est misereri semper, et parcere, suscipe deprecationem nostrani, ut nos, et omnes famulos tuos, quos delictorum catena constringit, miseratio tuae pietatis clementer absolvat. {372 [550]}

            Exaudi, quaesumus, Domine, supplicum preces, et confitentium tibi parce peccatis, ut pariter nobis indulgentiam tribuas benignus, et pacem.

            Ineffabilem nobis, Domine, misericordiam tuam clementer ostende, ut simul nos, et a peccatis omnibus exuas, et a poenis, quas pro his meremur, eripias.

            Deus, qui culpa offenderis, poenitentia placaris: preces populi tui supplicantis propitius respice, et flagella tuae iracundiae, quae pro peccatis nostris meremur, averte.

 

Per il Papa.

 

            Omnipotens sempiterne Deus, miserere famulo tuo Pontifici nostro N., et dirige eum secundum tuam clementiam in viam salutis aeternae, ut, te donante, tibi placita cupiat, et tota virtute perficiat.

 

Per la pace.

 

            Deus, a quo sancta desideria, recta consilia et iusta sunt opera, da servis tuis illam, quam mundus dare non potest, pacem, ut et corda nostra mandatis tuis dedita, et, hostium sublata formidine, tempora sint tua protectione tranquilla.

 

Orazione per la castità.

 

            Ure igne Sancti Spiritus renes nostros, et cor nostrum, Domine, ut tibi casto corpore serviamus, et mundo corde placeamus. {373 [551]}

 

Orazione per le anime del Purgatorio.

 

            Fidelium, Deus, omnium Conditor et Redemptor, animabus famulorum famularumque tuarum remissionem cunctorum tribue peccatorum, ut indulgentiam, quam semper optaverunt, piis supplicationibus consequantur.

 

Orazione per l’assistenza dell’aiuto divino in ogni azione che s’incomincia.

 

            Actiones nostras quaesumus, Domine, aspirando praeveni, et adiuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat; et per te coepta finiatur.

 

Orazione per tutti i fedeli vivi e defunti.

 

            Omnipotens sempiterne Deus, qui vivorum dominaris simul et mortuorum, omniumque misereris, quos tuos fide, et opere futuros esse praenoscis: te supplices exoramus, ut pro quibus effundere preces decrevimus, quosque vel praesens saeculum adhuc in carne retinet, vel futurum iam exutos corpore suscepit, intercedentibus omnibus Sanctis tuis, pietatis tuae clementia omnium delictorum suorum veniam consequantur. Per Dominum etc.

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Exaudiat nos omnipotens et misericors Dominus. R. Amen.

            Y. Et fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. R. Amen. {374 [552]}

 

COSE CHE SI CANTANO

NELLA BENEDIZIONE DELLE CAMPAGNE.

 

Litanie de’ Santi a pag. 367, ripetendo per tre volte il versicolo:

            Ut fructus terrae dare et conservare digneris,

            Te rogamus, audi nos,

           

Salmo 84.

 

            Benedixisti, Domine, terram tuam etc. a p. 216. in fine il Gloria Patri.

            Y. Benedices coronae anni benignitatis tuae;

            R. Et campi tui replebuntur ubertate.

            Y. Oculi omnium in te sperant, Domine;

            R. Et tu das illis escam in tempore opportuno.

            Y. Domine, exaudi orationem meam;

            R. Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Dominus vobiscum.

            R. Et cum spiritu tuo. Oremus, etc.

 

 

PASSIONE DI N. S. GESÙ’CRISTO.

 

Passio Domini nostri Iesu Christi sit semper in cordibus nostris. R. Amen.

 

            Recordemini, fratres carissimi, quod Dominus noster Iesus Christus fuit pro nobis venditus, osculo traditus, ad Annam primum, deinde ad Caipham Pontificem ductus, postremo in praetorium Pilati, ubi fuit ad columnam ligatus et flagellatus, spinea corona coronatus, veste {375 [553]} purpurea circumdatus, alapis percussus, atque consputus. Iudaeis traditus, ut crucifigeretur, e ad Calvarii locum deductus, et crucifixus; et cum eo crucifixi sunt latrones duo, unus a dextris, et alter a sinistris, et cum dixisset: Sitio, porrexerunt ei acetum cum felle mixtum; quod cum accepisset, dixlt: Consummatum est; et inclinato capite, emisit spiritum. Tu autem Domine, miserere nobis. R. Deo gratias.

 

 

NOVENA DEL SS. NATALE.

 

            I cantori intonano. Regem venturum Dominum venite adoremus.

            Il coro risponde. Regem venturum Dominum venite adoremus.

            I cantori cantano le seguenti profezie.

            Iucundare, filia Sion, et exulta satis filia Ierusalem. Ecce Dominus veniet, et erit in die ilia lux magna, et stillabunt montes dulcedinem, et colles fluent lac, et mel, quia veniet Propheta magnus et ipse renovabit Ierusalem.

            Coro. Regem venturum Dominum etc.

            Cantori. Ecce veniet Deus et Homo de domo David sedere in throno, et videbitis, et gaudebit cor vestrum.

            Coro. Regem venturum etc.

            Cantori. Ecce veniet Dominus, protector noster, Sanctus Israël, coronam regni habens in capite suo: et dominabitur a mari usque ad mare, et a flumine usque ad terminos orbis tarrarum.

            Coro. Regem venturum etc. {376 [554]}

            Cantori. Ecce apparebit Dominus, et non mentietur: si moram fecerit, expecta eum, quia veniet, et non tardabit.

            Coro. Regem venturum etc.

            Cantori. Descendet Dominus sicut pluvia in vellus, orietur in diebus eius iustitia et abundantia pacis, et adorabunt eum omnes Reges terrae, omnes gentes servient ei.

            Coro. Regem venturum, etc.

            Cantori. Nascetur nobis parvulus, et vocabitur Deus fortis: ipse sedebit super thronum David patris sui, et imperabit; cuius potestas super humerum eius.

            Coro. Regem venturum etc.

            Cantori. Bethleem, Civitas Dei summi, ex te exiet Dominator Israël, et egressus eius sicut a principio dierum aeternitatis, et magnificabitur in medio universae terrae, et pax erit in terra nostra dum venerit.

            Coro. Regem venturum etc.

            Nella vigilia della natività i cantori aggiungono.

            Crastina die delebitur iniquitas terrae, at regnabit super nos Salvator mundi.

            Coro. Regem venturum etc.

            Cantori. Prope est iam Dominus.

            Coro. Venite adoremus.

 

            Quindi si canta alternativamente il Cantico seguente in tono 6.

 

            Laetentur coeli, et exultet terra, * iubilate montes laudem. {377 [555]}

            Erumpant montes, iucunditatem, * et colles iustitiam.

            Quia Dominus noster veniet, * et pauperum suorum miserebitur.

            Rorate coeli desuper, et nubes pluant Iustum; * aperiatur terra, et germinet Salvatorem.

            Memento nostri, Domine, * et visita nos in salutari tuo.

            Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam, * et salutare tuum da nobis.

            Emitte Agnum, Domine, dominatorem terrae * de petra deserti ad montem filiae Sion.

            Veni ad liberandum nos, Domine Deus virtutum, * ostende faciem tuam, et salvi erimus.

            Veni, Domine, visitare nos in pace, * ut laetemur coram te corde perfecto.

            Ut cognoscamus, Domine, in terra viam tuam, * in omnibus gentibus salutare tuum.

            Excita, Domine, potentiam tuam, et veni, * ut salvos facias nos.

            Veni, Domine, et noli tardare, * relaxa facinora plebi tuae.

            Utinam dirumperes coelos, et descenderes, * a facie tua montes defluerent.

            Veni et ostende nobis faciem tuam, Domine, * qui sedes super Cherubini. Gloria Patri etc.

 

            Il celebrante in tono di capitolo dice:

 

            Praecursor pro nobis ingreditur Agnus sine macula secundum ordinem Melchisedech. Pontifex factus in aeternum, et in saeculum saeculi. Ipse est Rex iustitiae, cuius generatio non habet finem. R. Deo gratias. {378 [556]}

 

Inno.

 

En clara vox redarguit,

            Obscura quaeque personans:

            Procul fugentur somnia,

            Ab alto Iesus promicat.

En Agnus ad nos mittitur

            Laxare gratis debitum;

            Omnes simul cum lacrymis

            Precemur indulgentiam.

Beatus Auctor saeculi

            Servile corpus induit,

            Ut carne carnem liberans,

            Ne perderet quos condidit.

Castae parentis viscera

            Coelestis intrat gratia,

            Venter puellae baiulat,

            Secreta quae non noverat.

Domus pudici pectoris

            Templum repente fit Dei,

            Intacta nesciens virum,

            Concepit alvo Filium.

Deo Patri sit gloria,

            Eiusque soli Filio,

            Cum Spiritu Paraclito

            In saeculorum saecula. Amen.

 

            Al Magnificat si canta una delle seguenti antifone.

            16 dicembre. Ecce veniet Rex Dominus terrae, et ipse auferet iugum captivitatis nostrae.

            17. O Sapientia, quae ex ore Altissimi prodiisti, attingens a fine usque ad finem, fortiter, suaviterque disponens omnia, veni ad docendum nos viam prudentiae. {379 [557]}

            18. O Adonai et dux domus Israël, qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti, et ei in Sina legem dedisti, veni ad redimendum nos in brachio extento.

            19. O Radix Iesse, qui stas in signum populorum, super quem continebunt Regesos suum, quem gentes deprecabuntur, veni ad liberandum nos; iam noli tardare.

            20. O clavis David et sceptrum domus Israël, qui aperis, et nemo claudit, claudis, et nemo aperit, veni et educ vinctum de domo carceris, sedentem in tenebris et umbra mortis.

            21. O Oriens splendor lucis aeternae, et sol iustitiae, veni, et illumina sedentes in tenebris et umbra mortis.

            22. O rex gentium et desideratus earum, lapisque angularis, qui facis utraque unum, veni, et salva hominem, quem de limo formasti.

            23. O Emmanuel Rex et legifer noster, expectatio gentium et Salvator earum, veni ad salvandum nos, Domine, Deus noster.

            24. Cum ortus fuerit sol de coelo, videbitis Regem Regum procedentem a Patre tamquam sponsum de thalamo suo.

            Poscia si dice il Magnificat a pag. 233.

 

Il celebrante dice:

            Y. Dominus vobiscum.

            R. Et cum spiritu tuo.

 

Oremus.

 

            Festina, quaesumus, Domine, ne tardaveris, et auxilium nobis supernae virtutis impende, ut adventus tui consolationibus subleventur qui in tua pietate confidunt. Qui vivis etc.{380 [558]}

 

 

PER LE MESSE SOLENNI

DELLE DOMENICHE E FESTE.

 

Kyrie, eleison. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.

Christe, eleison. Christe, eleison. Christe, eleison.

Kyrie, eleison. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.

 

Inno Angelico.

 

            Gloria in excelsis Deo, et in terra pax hominibus bonae voluntatis. Laudamus te. Benedicimus te. Adoramus te. Glorificamus te. Gratias agimus tibi propter magnam gloriam tuam, Domine Deus, Rex coelestis, Deus Pater omnipotens. Domine Fili Unigenite, Iesu Christe. Domine Deus, Agnus Dei, Filius Patris. Qui tollis peccata mundi, miserere nobis. Qui tollis peccata mundi, suscipe deprecationem nostram. Qui sedes ad dexteram Patris, miserere nobis. Quoniam tu solus sanctus. Tu solus Dominus. Tu solus altissimus, Iesu Christe. Cum Sancto Spiritu in gloria Dei Patris. Amen.

 

Credo o simbolo Niceno.

 

            Credo in unum Deum, Patrem omnipotentom, factorem coeli et terrae, visibilium omnium, et invisibilium. Et in unum Dominum Iesum Christum, Filium Dei unigenitum, et ex Patre natum ante omnia saecula. Deum de Deo, lumen de lumine, Deum verum de Deo vero. Genitum, non factum, consubstantialem Patri, per quem omnia facta sunt. Qui propter nos homines, et propter nostram salutem descendit de coelis {381 [559]} (Qui si genuflette). Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine: et homo factus est. Crucifixus etiam pro nobis sub Pontio Pilato, passus et sepultus est. Et resurrexit tertia die secundum Scripturas. Et ascendit in coelum: sedet ad dexteram Patris. Et iterum venturus est cum gloria iudicare vivos et mortuos: cuius regni non erit finis. Et in Spiritum Sanctum Dominum, et vivificantem, qui ex Patre, Filioque procedit: qui cum Patre, et Filio simul adoratur, et conglorificatur: qui locutus est per Prophetas. Et unam Sanctam, Catholicam, et Apostolicam Ecclesiam. Confiteor unum Baptisma in remissionem peccatorum. Et expecto resurrectionem mortuorum, et vitam venturi saeculi. Amen.

 

            Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus Sabaoth.

            Pleni sunt coeli et terra gloria tua.

            Hosanna in excelsis.

            Benedictus, qui venit in nomine Domini.

            Hosanna in excelsis.

 

            Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.

            Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.

            Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem. {382 [560]}

 

INVOCAZIONE

DELLO SPIRITO SANTO.

 

            Veni, Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium, et tui divini amoris in eis ignem accende.

            Y. Emitte spiritum tuum, et creabuntur.

            R. Et renovabis faciem terrae.

 

Oremus.

 

            Deus, qui corda fidelium Sancti Spiritus illustratione docuisti, da nobis in eodem Spiritu recta sapere, et de eius semper consolatione gaudere: per Christum Dominum nostrum.

            Amen.

 

                        Invocazione del divino aiuto nel cominciare le azioni di maggior rilievo.

 

            Actiones nostras, quaesumus, Domine, aspirando praeveni, et adiuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te coepta finiatur. Per etc.

 

Rendimento di grazie.

 

            Agimus tibi gratias, omnipotens Deus, pro universis beneficiis tuis, qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen. {383 [561]}

 

 

 

 

 

Fondamenti della cattolica religione

 

 

 

I. - Idea generale della vera religione.

 

            D. Che cosa s’intende per religione?

            R. Per religione s’intende una virtù, ovvero una serie d’azioni buone, con cui l’uomo rende a Dio l’ossequio e l’onore a lui dovuto.

            D. Come deve l’uomo praticare la religione!

            R. L’uomo deve praticare la religione col credere le verità da Dio rivelate, e coll’osservare la sua santa legge; cioè coll’esatto adempimento dei Comandamenti di Dio e della Chiesa dal medesimo Iddio stabilita.

            D. A chi fu rivelata la vera religione?

            R. La vera religione fu primieramente da Dio rivelata ad Adamo, che fu il primo uomo del mondo; quindi dallo stesso Dio, e talvolta col ministero degli Angeli, venne rivelata ai Santi Patriarchi, che la praticarono, ai Profeti i quali coi loro miracoli dimostrarono di essere da Dio inspirati. Imperciocchè Dio solo è autore de’ veri miracoli, nè li può fare, o concedere che altri li faccia, in prova dell’errore e della menzogna. Gli uni e gli altri confermarono questa rivelazione con profezie, cioè con predizioni riguardanti l’avvenire, che esattamente si avverarono; solamente Iddio sa l’avvenire, e può rivelarlo agli uomini. {384 [562]}

 

II. - Una sola è la vera religione.

 

            D. Le varie religioni, che si praticano nel mondo, possono essere egualmente vere?

            R. No certamente, perchè la verità è sempre una sola, e non può trovarsi in cose opposte. Ora le varie religioni insegnando cose diverse, le une contrarie ed opposte alle altre, ne deve perciò derivare che una sola debba essere la vera religione, e tutte le altre appartenere a credenze erronee, e che, chi le professa, segua l’errore, e sia fuori della via della salvezza.

            D. Portate qualche similitudine?

            R. Siccome quello che è nero non può esser bianco, le tenebre non chiamansi luce; il giorno non può essere la notte; così quando una credenza è opposta ad un’altra, o l’una o l’altra deve trovarsi nell’errore.

            D. Ci sono i Maomettani, i Protestanti, cioè i Calvinisti, i Luterani e gli Evangelisti, ed avvi la Chiesa Cattolica Romana; in quale di queste società noi possiamo con certezza trovare la vera religione?

            R. Noi possiamo soltanto trovare la vera religione nella Chiesa Cattolica Romana.

            D. Datene la ragione?

            R. Noi possiamo solamente trovare la vera religione nella Chiesa Cattolica Romana, perchè essa sola conserva intatta la divina rivelazione, essa sola fu fondata da Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, propagata dagli Apostoli, e dai loro successori sino ai nostri giorni; motivo per cui essa sola presenta i caratteri della divinità. {385 [563]}

            D. Quali sono i caratteri, mediante i quali noi possiamo con certezza conoscere la vera Chiesa di Gesù Cristo?

            R. I veri caratteri, che ci fanno con certezza conoscere la divinità della Chiesa di Gesù Cristo, sono quattro, cioè: Una, Santa, Cattolica, Apostolica.

            La vera Chiesa deve essere Una, perchè essendovi un solo Dio, una sola fede, un solo Battesimo, non può esservi che una sola vera Chiesa.

            Santa, perchè deve essere fondata e governata da Dio fonte di ogni santità; insegnare cose sante per condurre gli uomini alla santità ed alla salvezza eterna.

            Cattolica, ossia universale, perchè deve professare tutta la dottrina di Gesù Cristo, e secondo le parole dello stesso Divin Salvatore, dilatarsi in tutto il mondo, abbracciare i fedeli di tutti i tempi e di tutti i luoghi, e durare visibile sino alla consumazione dei secoli.

            Apostolica, vale a dire insegnare e credere tutto ciò che hanno insegnato e creduto gli Apostoli da Cristo inviati a predicare il Vangelo a tutte le creature, e che coloro i quali attualmente l’amministrano siano realmente i successori degli Apostoli. La Chiesa che ha questi quattro caratteri è senza dubbio la Chiesa di Gesù Cristo.

            D. Quale è la Chiesa che presenta questi quattro caratteri della Divinità.

            R. La Chiesa Romana è la sola, che possa con certezza presentare questi caratteri della Divinità, imperciocchè essa sola:

            1. È Una, perchè tutti i veri Cattolici, anche {386 [564]} sparsi per le varie parti del mondo, nei più lontani paesi della terra, professano una medesima fede, una medesima dottrina, e dipendono tutti da un solo capo, che è il Romano Pontefice, il quale a guisa di Padre amorevole ed universale regola e governa tutta la Cattolica famiglia.

            2. È Santa per la santità del suo Capo e suo fondatore, che è Gesù Cristo; è santa la fede e la legge che professa; santi sono i sacramenti che pratica; molti santi con luminosi miracoli la illustrarono in ogni tempo; più milioni di martiri da Dio confortati sparsero il loro sangue in testimonianza della Divinità di questa medesima Chiesa.

            3. La Chiesa Romana è Cattolica, cioè universale, perchè si estende a tutti i luoghi, a tutti i tempi, abbraccia e professa tutta la dottrina di Gesù Cristo. Esso promise che il suo Vangelo sarebbe predicato per tutta la terra, e noi vediamo che la Romana Chiesa in tutto il mondo ha dei figli, i quali strettamente uniti col Papa professano la dottrina di Gesù Cristo, che si predicò e si va predicando nei più lontani paesi della terra.

            La medesima Romana Chiesa si estende a tutti i tempi, perchè in tutti i tempi, in mezzo alle più sanguinose persecuzioni fu sempre conosciuta a guisa di società visibile di fedeli riuniti nella medesima fede, sotto alla condotta di un medesimo Capo, il Romano Pontefice, il quale, come Padre di una gran famiglia, guidò pel passato, e guiderà per l’avvenire tutti i buoni credenti pel sentiero della verità sino alla fine, dei secoli. {387 [565]}

            4. La Chiesa Romana è Apostolica, parchè erede ed insegna tutto ciò che gli Apostoli hanno creduto ed insegnato, ed ha per capi e pastori i successori degli Apostoli. Il Vangelo e la testimonianza di diciannove secoli mostrano ad evidenza, che Gesù ha stabilito san Pietro Capo della Chiesa, ed egli cogli altri Apostoli hanno propagata la dottrina del Vangelo per tutto il mondo. A s. Pietro succedettero altri Sommi Pontefici, i quali senza interruzione governarono la Chiesa fino ai nostri giorni. Agli altri apostoli succedettero i Vescovi, i quali in ognitempo ed in ogni luogo formarono un solo ovile, riconoscendo solo Gesù Cristo per Pastore supremo e Capo invisibile, ed il Pontefice di Roma per supremo Pastore e Capo visibile. Tutte le volte che qualcuno osò insegnare massime contrarie agli ammaestramenti della Chiesa Romana tosto vennero di comune accordo condannate dai Papi e dai Vescovi come contrarie al Vangelo ed a quanto insegnò lo stesso Gesù Cristo. Questa prerogativa della Romana Chiesa è consolantissima per noi Cattolici. Imperocchè la sola nostra Chiesa cominciando dal Regnante Pio IX rimonta da un Papa all’altro senza alcuna interruzione sino a s. Pietro Principe degli Apostoli, stabilito Capo della Chiesa da Gesù Cristo medesimo.

 

                        III. –Le Chiese degli Eretici non hanno i caratteri della Divinità.

 

            D. Le Chiese de’ Valdesi e de’ Protestanti non possono avere i caratteri della vera Chiesa?

            R. La Chiesa de’ Valdesi e de’ Protestanti e {388 [566]} di tutti gli altri eretici non possono avere i caratteri della vera Chiesa.

            1. Non sono Una, perchè non hanno la medesima fede, nè la medesima dottrina, nè uno stesso capo. Anzi è difficile trovar due ministri di una medesima setta eretica, i quali vadano d’accordo sopra i punti principali di lor credenza. Quindi ne avvengono continue divisioni in cose di massima importanza. La sola Chiesa protestante, non molto dopo la sua fondazione, era già divisa in più di dugento sette. In esse alcuni ammettono la Messa, ed altre la disprezzano; alcuni credono a sette sacramenti, altri cinque, chi tre, chi due, e chi nessuno. Dove in mezzo a tante contraddizioni si può avere unità di fede?

            2. Non sono Sante, perchè rigettano tutti od in parte i sacramenti, da cui solo deriva la vera santità; professano più cose contrarie al Vangelo, ripugnanti a Dio medesimo. In tutte le vite degli eretici, degli increduli, degli apostati, non si può citare un santo, e neppure un miracolo. Che anzi i principali autori delle sette si deturparono con vizi o delitti. Calvino e Lutero asserivano fin dai loro tempi, che i Cattolici erano assai migliori dei riformati. E Erasmo, caldo promotore del protestantismo, ebbe a dire che tutti gli uomini illustri della Riforma, ben lungi dal far miracoli, non hanno nemmeno potuto guarire un sol cavallo zoppo.

            3. Non sono Cattoliche, perchè sono ristrette in alcuni luoghi ed in questi luoghi medesimi cangiano la loro dottrina a seconda dei tempi. Neppure sono cattoliche riguardo al tempo, giacchè {389 [567]} paragonate alla Religione Cattolica contano pochi secoli d’esistenza. Prima di Enrico VIII non si era mai parlato di Anglicanismo; prima di Pietro Valdo niuno mai nominò i Valdesi; prima di Calvino e Lutero non si era mai menzionato protestantismo o riforma, Luteranismo o Calvinismo. In generale tutte le eresie cominciarono ad essere nominate od esistere all’epoca dei loro fondatori; niuna si estende fino a Gesù Cristo.

            4. Non sono Apostoliche, perchè non professano, anzi rigettano molte cose dagli Apostoli credute ed insegnate. Niuna delle società, eretiche può vantare i suoi successori fino agli Apostoli. Finalmente non sono unite al Romano Pontefice che e successore di s. Pietro Capo e Principe degli Apostoli.

            D. Non c’è diversità tra la dottrina della Chiesa Cattolica d’oggidì, e la dottrina di Gesù Cristo che gli Apostoli predicarono?

            R. No: non c’è alcuna diversità. Imperocchè coloro che hanno letto, studiato e confrontato la dottrina che insegna la Chiesa Cattolica oggidì, poterono ad evidenza convincersi che le verità predicate da Gesù Cristo e dagli Apostoli sono quelle stesse, che si predicarono in tutti i tempi, e si predicano presentemente nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana.

            D. Quale conseguenza si deduce da quanto qui si espose?

            R. Per noi Cattolici si ricavano consolantissime conseguenze. La Chiesa Cattolica ha sempre condannato ogni cosa contraria al Vangelo di mano in mano si palesava fra i cristiani, e fu {390 [568]} sempre difesa e professata la medesima dottrina senza che un Papa lasciasse rivivere una massima condannata da un suo antecessore, nè mettesse in dubbio alcuna verità prima di lui proclamata. Ora la condanna costante dell’errore e la proclamazione delle stesse verità dal regnante Pontefice fino a Gesù Cristo, ci dà, per così dire, nelle mani il Santo Vangelo puro ed intiero come Gesù Cristo medesimo lo ha insegnato, e come gli Apostoli l’hanno predicato per tutta la terra.

            D. Fuori della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana si può aver salute?

            R. No. Fuori di questa Chiesa ninno può salvarsi. Nella maniera che quelli i quali non furori nell’arca di Noè, dice s. Girolamo, perirono nel diluvio, così perisce inevitabilmente colui che si ostina di vivere e morire separato dalla Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, unica Chiesa di Gesù Cristo, sola conservatrice della vera Religione

 

                        IV. - La Chiesa degli Eretici non è la Chiesa di Gesù Cristo.

 

            D. Non può darsi che gli Ebrei, i Maomettani, i Valdesi, i Protestanti, cioè i Calvinisti ed i Luterani e simili, quantunque non siano nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, tuttavia abbiano la vera Religione?

            R. Tutti costoro non hanno la vera religione, perchè non la ricevono dalla Chiesa Cattolica, {391 [569]} sola vera Chiesa di Gesù Cristo, unica depositaria della verità, e legittima interprete della dottrina del suo divin Maestro.

            D. Quale e il più grande errore degli Ebrei?

            R. Il più grande errore degli Ebrei consiste in ciò che essi aspettando ancora la venuta del Messia, non credono a Gesù Cristo, nè al suo santo Vangelo.

            D. Che cosa devono fare gli Ebrei per potersi salvare?

            R. Gli Ebrei per potersi salvare debbono riconoscere Gesù Cristo per Messia, ricevere il santo Battesimo, quindi osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa.

            D. Chi è il capo della religione Maomettana!

            R. Maometto, il quale disseminò i suoi errori sul principio del secolo settimo dell’Era Cristiana.

            D. Chi e il capo dei Valdesi, i quali in gran numero vivono nella valle di Luserna vicino a Pinerolo?

            R. Il capo dei Valdesi è Pietro Valdo negoziante di Lione. Egli diede principio all’erronea sua dottrina verso la metà del secolo decimoterzo.

            D. È vero che la dottrina dei Valdesi è stata sempre la stessa dal tempo degli Apostoli infino a noi?

            R. E falsissimo per ogni verso. Prima di Pietro Valdo mai non ne fu parola nel mondo. Dopo Pietro Valdo si cambiò nuovamente coll’adottare che essa fece gli errori di Vielefo e di Huss. Nel secolo decimosesto poi degenerò in Calvinismo, ed ai nostri giorni i così detti Valdesi

{392 [570]} sono verissimi Protestanti per quanto si chiamino Evangelici o Barbetti.

            D. Chi sono i capi dei Protestanti?

            R. I capi dei Protestanti sono Calvino e Lutero vissuti alla metà del secolo decimosesto. Calvino cherico simoniaco, fu condannato a grave pena per un delitto ignominioso. Lutero, frate che uscì dal convento, commise i più gravi disordini fra cui quello di sposare una monaca legata dai voti, mentre egli era pure legato da voti solenni e perpetui.

            D. Questi uomini Maometto, Pietro Valdo, Calvino e Lutero diedero segni di essere da Dio mandati?

            R. Costoro erano uomini non mandati da Dio, non fecero alcun miracolo, nè in loro si avverò alcuna profezia. Propagarono i loro errori e le loro superstizioni colla violenza e col libertinaggio. La loro religione scioglie il freno a tutti i vizi, apre la strada a tutti i disordini. Cosichè si possono chiamare non inviati da Dio ma da Satana a predicare e diffondere l’empietà fra gli uomini.

            D. Dunque costoro non sono nella Chiesa di Gesù Cristo?

            R. Costoro non avendo per capo Gesù Cristo, non possono appartenere alla sua Chiesa, ma come insegna s. Girolamo, appartengono alla sinagoga dell’Anticristo, cioè ad una Chiesa opposta a quella di Gesù Cristo. {393 [571]}

 

V. Del Capo della Chiesa Cattolica.

 

            D. Chi è il capo della Chiesa Cattolica?

            R. Il fondatore, il capo invisibile di tutta la Chiesa è Gesù Cristo, il quale dopo aver deputato s. Pietro a governarla assicurò che egli l’avrebbe assistita dal cielo sino alla fine dei secoli. Ecce ego vobiscum sum usque ad consummationem saeculi.

            D. Chi è il capo visibile della Chiesa Cattolica?

            R. Il capo visibile della Chiesa è il Sommo Pontefice detto comunemente il Vicario di Gesù Cristo o il Papa.

            D. Il Romano Pontefice da chi è stato stabilito capo della Chiesa?

            R. Il Romano Pontefice è stato stabilito capo supremo della Chiesa nella persona di s. Pietro dal medesimo Gesù Cristo.

            D. Con quali parole G. C. stabilì s. Pietro capo della Chiesa?

            R. Gesù Cristo stabilì s. Pietro capo e fondamento della Chiesa con queste parole:

            Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non potranno mai prevalere contro di essa (s. Matteo 16).

            D. Che parte ha dunque s. Pietro nella Chiesa?

            R. Pietro nella Chiesa opera quello che fanno le fondamenta in un edificio. Ogni parte di un edifizio che non appoggi sopra le fondamenta non può reggersi e rovina certamente. Così ogni credenza, ogni autorità, ogni Chiesa che non riconosca {394 [572]}  l’autorità di Pietro e non sia alla medesima ubbidiente, non appartiene più alla Chiesa di Gesù Cristo, perchè non è appoggiata sopra il vero fondamento della Chiesa, che, come dice s. Paolo, à quella grande colonna sopra cui appoggia ogni verità. Ecclesia Dei est columna et firmamentum veritatis.

            D. Quale autorità diede il Salvatore a s. Pietro?

            R. Gesù Cristo diede a s. Pietro un’autorità assoluta, che suole denominarsi primato di onore e di giurisdizione, in forza di cui egli può comandare e proibire tutto ciò che giudica opportuno per nostro bene spirituale ed eterno.

            D. Con quali parole G. C. diede tale autorità al capo della Chiesa?

            R. Gesù Cristo diede tale autorità al capo della Chiesa colle parole dette a s. Pietro: Tutto ciò che tu scioglierai in terra sarà anche sciolto ne’ cieli; e tutto ciò che tu legherai sulla terra sarà anche legato nei cieli (Matt. 16).

            D. Che cosa significano le parole primato di onore e di giurisdizione del Romano Pontefice?

            R. Le parole primato d’onore e di giurisdizione significano che il Romano Pontefice nella Chiesa ha un potere assoluto sopra tutti i cristiani siano laici, siano preti, vescovi, di qualunque grado o condizione, che tutti devono sottomettersi alle sue proibizioni ed a’ suoi comandi, e da lui dipendere se vogliono essere sicuri di appartenere alla Chiesa di Gesù Cristo, che, come dice s. Girolamo, è l’unica Arca di salvamento.

            D. I Principi, i Re e gli altri potentati della terra sono anche soggetti al sommo Pontefice? {395 [573]}

            R. i Principi, i Re, e tutti i potentati della terra, fossero anche padroni di tutto il mondo, devono sottomettersi al sommo Pontefice, se vogliono appartenere alla vera Chiesa e salvarsi l’anima; perchè l’autorità di costoro è tutta temporale, e in faccia alla Religione essi sono semplici fedeli obbligati, come gli altri, di obbedire al capo della Religione.

            D. Con quali parole G. C. diede questo primato a s. Pietro?

            R. G. C. diede a s. Pietro questo primato colle parole già esposte e specialmente con quelle che leggiamo nel Vangelo di san Giovanni al capo XX.

            Dopo la sua gloriosa risurrezione il Salvatore comparve a’ suoi discepoli sul lago di Genezaret e preso con loro alquanto di cibo, per meglio assicurargli della realtà del suo risorgimento, si volse a Pietro e gli disse: Simone figliuolo di Giovanni, mi ami tu? Signore, rispose Pietro, Voi sapete che io vi amo. Gesù soggiunse: Pascola i miei agnelli. Il Signore replicò: Simone figliuolo di Giovanni, mi ami tu? Signore, rispose tosto Pietro, Voi ben sapete che io vi amo. Gesù ripigliò ancora: Simon Pietro, mi ami tu più di costoro? Pietro nel vedersi interrogato la terza volta sopra il medesimo punto rimase conturbato. In quel momento gli ritornarono a mente le promesse fatte altra volta, e che egli aveva violate, e temeva che Gesù Cristo non credesse alle sue proteste, quasi volesse già predirgli altre negazioni. Pertanto con tutta umiltà rispose: Signore, voi sapete tutto, il mio cuore è tutto aperto a voi, e perciò voi {396 [574]} sapete altresì che io vi amo. Cioe Pietro era sicuro in quel punto della sincerità de’ suoi affetti, ma non lo era egualmente per l’avvenire. Gesù che conosceva il suo desiderio di amarlo e la schiettezza de’ suoi affetti, lo confortò dicendo: Pascola le mie pecore.

            D. Che cosa fece Gesù con queste parole?

            R. Con queste parole Gesù Cristo costituì s. Pietro Principe degli Apostoli e pastore universale della Chiesa e di ciascuno dei cristiani; imperocchè gli agnelli qui significano tutti i fedeli cristiani sparsi nelle varie parti del mondo, che devono essere sottomessi al capo della Chiesa siccome fanno gli agnelli al lor pastore. Le pecore poi significano i vescovi e gli altri sacri ministri, i quali danno bensì il Pascolo della dottrina di Gesù Cristo ai fedeli Cristiani, ma sempre d’accordo, sempre uniti e sempre sottomessi al Sommo Pastore della Chiesa, che è il Romano Pontefice, Vicario di Gesù Cristo sopra la terra.

            D. Questa dottrina fu sempre così creduta dai Cattolici?

            R. I Cattolici di tutti i tempi appoggiati sopra queste parole di Gesù hanno sempre creduto come verità di fede, che s. Pietro fu costituito da Gesù Cristo suo Vicario in terra e capo supremo visibile della Chiesa e che ricevette da lui la pienezza di autorità sopra gli altri Apostoli e sopra tutti i fedeli. Egli è poi cosa chiara che l’autorità di Pietro doveva durare quanto la Chiesa, cioè sino alla fine dei secoli, chè certo il fondamento dee durar quanto l’edifizio che vi sta sopra, e che perciò dopo di lui essa dovea passare nei suoi successori, i quali sono i Romani Pontefici. {397 [575]}

 

VI. Dell’infallibilità pontificia.

            D. Qual è la prerogativa più importante dell’autorità dei Romani Pontefici?

            R. La prerogativa più importante e nel tempo stesso pei Cattolici la più consolante dell’autorità del Romano Pontefice è la sua infallibilità.

            D. Che cosa vuol dire infallibilità pontificia?

            R. Infallibilità pontificia vuol dire che il capo della Chiesa nel giudicare delle cose riguardanti alla fede ed ai costumi è infallibile, cioè non può cadere in errore, quindi nè ingannare gli altri, nè ingannare se stesso.

            D. Dove è contenuta la dottrina dell’infallibilità pontificia?

            R. La dottrina dell’infallibilità pontificia si ricava dal Vangelo, e segnatamente dal capo 22 del Vangelo di s. Luca dove il Salvatore dice a s. Pietro: Ho pregato per te, o Pietro, affinchè la tua fede non venga mai meno, e tu quando ti sarai riavuto dalla tua caduta conferma nella fede i tuoi fratelli.

            D. Che cosa devesi osservare in questi detti del Salvatore?

            R. In questi detti del Salvatore dobbiamo specialmente notare tre cose:

            1. Il Salvatore pregò per s. Pietro affinchè la sua fede non venisse meno; e siccome niuno oserà mettere in dubbio che la preghiera del Salvatore non ottenga il suo effetto, così niuno oserà mettere in dubbio, anzi ognuno crederà fermamente che non sarà per mancare la fede di Pietro, che perciò è infallibile. {398 [576]}

            2. Che Pietro è incaricato di confermare nella fede non solamente i semplici cristiani, ma i suoi stessi fratelli cioè gli Apostoli e tutti i vescovi loro successori.

            3. Quando Pietro nella persona dei Papi suoi successori proclama una sentenza intorno a questioni di fede o di costumi, noi dobbiamo crederla come verità rivelata da Dio, sebbene quella definizione non sia ancora stata approvata da alcun Concilio o dai vescovi separatamente o radunati.

            D. Quale fu la dottrina dei Cattolici intorno a questa verità?

            R. Fu in tutti i tempi e da tutti i cattolici costantemente creduto all’infallibilità del successore di s. Pietro, del Vicario di Gesù C. I Romani Pontefici esercitarono sempre questa autorità suprema nelle controversie religiose, e tutti i veri Cattolici hanno rispettosamente accolto le loro dichiarazioni, quali verità da non più mettersi in discussione, come se fossero uscite dalla bocca stessa del divin Salvatore, di cui sono Vicari sopra la terra; ma non fu mai definita e proclamata verità di fede fino al Concilio Vaticano.

            D. Se tutti i fedeli già credevano alla infallibilità del Sommo Pontefice, che necessità vi era di definirla?

            R. Non vi sarebbe stata nessuna necessità, se non fossero sorti alcuni eretici ad impugnarla, come i Giansenisti: se dalla mancanza di una espressa definizione alcuni male avvisati Cattolici non avessero presa occasione di porla in dubbio. E però come la Chiesa definì la divinità {399 [577]} di Cristo nel Concilio di Nicea, benchè, fosse da tutti i Cattolici creduta, perchè Ario aveva osato impugnarla; come il Concilio di Trento definì tante altre verità, che erano comuni nella Chiesa, perchè Lutero le avea negate; così per premunire i fedeli il Concilio Vaticano definì l’infallibilità pontifìcia, perchè da alcuni rivocata in dubbio o apertamente negata.

            D. Come è concepita questa definizione?

            R. Questa definizione venne proclamata ed approvata nel Concilio Vaticano il 18 luglio 1870 da oltre settecento vescovi presieduti dallo stesso Romano Pontefice con queste parole: « Noi definiamo che il R. Pontefice quando parla ex cathedra, ossia adempiendo l’ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani, per la sua suprema autorità apostolica definisce qualche dottrina della fede e dei costumi da tenersi da tutta la Chiesa, a cagione della divina assistenza a lui promessa nella persona del B. Pietro, gode della stessa infallibilità, della quale il divin Redentore volle fornire la sua Chiesa nel definire le dottrine della fede e dei costumi. Perciocchè queste definizioni del Romano Pontefice sono per se stesse, e non pel consenso della Chiesa, irreformabili. Che se alcuno oserà contraddire a questa nostra definizione, che Iddio ce ne guardi, sia anatema. »

            D. Questa infallibilità si estende a tutte le azioni, a tutte le parole del Sommo Pontefice?

            R. No: quando chiamiamo il Papa infallibile lo consideriamo non come cittadino, non come sacerdote o vescovo, nè come sovrano; ma soltanto quando come Papa, capo della Chiesa, {400 [578]} tratta di cose riguardanti alla feda ed ai costumi e intende di obbligare tutti i fedeli cristiani.

            D. In queste definizioni il Papa fa nuovi dommi?

            R. In queste definizioni nè il Papa, nè la Chiesa fanno nuovi dommi, ma dichiarano soltanto che quella verità fu realmente rivelata da Dio, contenuta nella parola di Dio scritta, che è la Sacra Bibbia, e nella parola orale che è la tradizione.

            D. Recate un esempio.

            R. Per esempio dalla Chiesa fu costantemente creduto che la Santa Vergine sia stata concepita senza colpa originale, ma non erasi mai definito come verità di fede. Finalmente il S. Padre il giorno 8 dicembre 1854 definì che tale credenza era appoggiata sopra la Sacra Scrittura, sopra la tradizione, e perciò doversi credere e tenere per verità di fede. Da allora in poi fu tolto ogni dubbio, nè più fu permesso ad alcuno disputare contro, anzi ciascuno rimase obbligato ad annoverare quella definizione fra i dommi di nostra santa religione.

 

                        VII. - Vantaggi della definizione dell’infallibilità pontificia.

 

            D. Quali vantaggi apporta ai Cattolici la definizione dell’infallibilità pontificia?

            R. La definizione dell’infallibilità pontificia porta con sè molti vantaggi. I principali sono cinque:

            1. Essa circondò di nuovo splendore la veneranda persona del Sommo Pontefice, e per conseguenza tutta la famiglia cristiana, essendo naturale che l’onore del padre si rifonda sui figli. {401 [579]}

            2. Somministrò un mezzo più spedito per isciogliere le questioni religiose, e condannare gli errori contrari alla fede. Difatto prima di questa definizione per isciogliere le questioni di religione con autorità infallibile e condannare gli errori, secondo alcuni era necessaria la sentenza di un concilio generale o di tutta la Chiesa insegnante dispersa. Le quali due cose essendo sempre assai difficili ad aversi, ne seguiva per molto tempo nei fedeli l’incertezza nel credere a certe verità, e il pericolo di abbracciare l’errore. Ma ora dalla Chiesa universale essendo stato proclamato infallibile il Romano Pontefice, viene assai più prontamente da lui dichiarata la verità e condannato l’errore.

            3. Assicura i fedeli che credendo e facendo quello che il Papa propone a credere ed operare, essi sono dalla Chiesa universale assicurati che non potranno errare giammai, e che credono e che operano quella che vuole Dio stesso.

            4. Giova agli stessi sovrani, e a tutta la civile società; poichè la parola infallibile del Pontefice facendo udire più autorevolmente agli uomini l’obbligo di stare soggetti ai principi della terra, e condannando la ribellione contro ai medesimi, il papato diventa di sua natura il più valido sostegno dei loro troni e della pubblica quiete.

            5. È vantaggiosa agli stessi eretici, perchè proclamato il Papa per giudice e maestro infallibile, scompare ogni pericolo di discordia e contraddizioni religiose. Essi devono sentirsi come atterriti e mossi a rientrare nel seno della Chiesa Cattolica, dove trovan quella regola certa di fede invano cercata nell’eresia. Perciocchè mancando {402 [580]} tra gli eretici un’autorità suprema infallibile, e potendo ciascuno credere come gli pare e piace, tutto è dubbio ed incertezza desolante nelle cose più essenziali per l’eterna salute. Ma non così nella Chiesa Cattolica[2].

            D. Che cosa rispondere a quelli, che dicono essere alcuni Papi caduti in errore?

            R. A questa asserzione si deve negare assolutamente e rispondere, o che i fatti addotti sono calunnie inventate contro ai Papi, o che si riferiscono a cose non riguardanti la fede. Tutti quelli che han fatto studio profondo ed imparziale sulla storia ecclesiastica convengono che queste asserzioni sono false; e chi insegna diversamente cerca d’ingannare.

            D. Che male farebbe chi negasse l’infallibilità pontificia?

            R. Chi negasse l’infallibilità pontificia dopo la definizione del Concilio Vaticano commetterebbe grave disubbidienza alla Chiesa, e se fosse ostinato nel suo credere diventerebbe eretico e non apparterrebbe più alla Chiesa di Gesù Cristo, e noi dovremmo fuggirlo come eretico. Chi non ascolta la Chiesa, dice il Vangelo, abbilo come gentile e pubblicano, cioè scomunicato.

 

VIII. - Una risposta ai Protestanti

 

            D. Che cosa rispondere quando i Protestanti dicono: Noi crediamo a Cristo ed al Vangelo, perciò siamo nella vera Chiesa? {403 [581]}

            R. Quando i Protestanti parlano così, noi dobbiamo loro rispondere: Voi, o Protestanti, dite di credere a Gesù Cristo ed al Vangelo, ma non è vero, perchè non credete a tutto quello che c’insegna Gesù Cristo nel Vangelo, e rigettate molte altre verità, le quali, sebbene non registrate nel Vangelo, per ordine di lui furono predicate da’ santi Apostoli e si devono credere da tutti per potersi salvare. Il medesimo s. Paolo scriveva che aveva cose di cui avrebbe ragionato e disposto verbalmente, quando si fosse trovato con quei cristiani di Corinto, cui indirizzava la sua lettera: caetera cum venero disponam. Inoltre, o Protestanti, voi non credete alla sua Chiesa, non credete al Sommo Pontefice, dallo stesso Gesù Cristo stabilito per governare la sua Chiesa. Poi permettendo ad ognuno la libera interpretazione del Vangelo, fate una orribile confusione dei sacramenti e delle altre verità di fede, ed aprite con ciò una larga via all’errore, nel quale l’uomo cade inevitabilmente, se è guidato solo dal proprio lume. Perciò voi, o Protestanti, siete come rami tagliati dall’albero, come membri di un corpo senza capo, come pecore senza pastore, come discepoli senza maestro, separati dal fonte della vita, che è Gesù Cristo.

            D. Non è possibile che alcun Protestante si possa salvare?

            R. Tra i Protestanti si possono salvare:

            1. I fanciulli che muoiono prima dell’uso di ragione, purchè siano stati validamente battezzati.

            2. Si possono eziandio salvare coloro, che sono in buona fede, cioè sono fermamente persuasi di {404 [582]} trovarsi nella vera religione. Perciocchè costoro nel loro cuore sono Cattolici, e se conoscessero bene la Religione Cattolica certamente l’abbraccerebbero.

            D. Che cosa devono fare i Protestanti per salvarsi?

            R. I Protestanti per salvarsi devono rinunziare ai loro errori, entrare nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, da cui un tempo si separarono, unirsi al Vicario di Gesù Cristo, che è il Papa; chi si ostina a vivere da lui separato perisce eternamente.

 

                        IX. - I Protestatiti convengono che i Cattolici sono nella vera Chiesa.

 

            D. Che cosa dicono in particolare i Protestanti intorno alla Cattolica nostra Religione?

            R. I Protestanti dicono che nella Chiesa Cattolica vissero grandi santi, i quali operarono luminosissimi miracoli, che noi vivendo secondo i precetti della Chiesa Cattolica possiamo salvarci.

            D. Noi Cattolici che cosa diciamo della setta Protestante?

            R. Noi Cattolici, seguendo la dottrina infallibile della Chiesa Cattolica, diciamo che i Protestanti se non fanno ritorno alla Chiesa Cattolica non possono salvarsi.

            D. Dunque?

            R. Dunque i Protestanti convenendo con noi, che la Cattolica Religione è vera, dichiarano che la loro credenza è falsa.

            D. Non vi sarebbe qualche esempio a questo riguardo? {405 [583]}

            R. Ne abbiamo molti; eccone uno ricavato dalla storia ecclesiastica. Enrico IV re di Francia era capo del partito dei Calvinisti, quando salì sul trono; ma Iddio lo illuminò col fargli conoscere la vera religione. Da prima procurò di istruirsi rettamente nei dommi della Cattolica Religione; poscia fece venire alla sua presenza i ministri Protestanti, e loro domandò, se credevano, che egli si potesse salvare nella Chiesa Romana. Dopo seria riflessione risposero di sì. Allora il re saviamente ripigliò: Perchè dunque voi l’avete abbandonata? I Cattolici affermano che niuno può ottenere salute nella vostra setta; voi convenite che si può avere nella loro; ragion vuole che io mi attenga alla via più sicura, e preferisca quella religione in cui per comune sentimento io mi posso salvare. Quindi il re rinunziò all’eresia, e rientrò nel seno della Cattolica Religione.

            D. Che cosa presenta di singolare la Chiesa Cattolica nel suo rapporto colle società eretiche?

            R. La Chiesa Cattolica ha questo di singolare nel suo rapporto colle eretiche società, che:

            1. Sebbene ella sia stata in ogni tempo perseguitata dagli Ebrei, dai gentili, dagli eretici e dai cattivi Cattolici, riportò compiuto trionfo di tutti gli attacchi, conservandosi pura ed inalterabile, quale fu da Dio fondata, senza che abbia ad altri mossa la minima persecuzione. I nemici della fede si sforzarono di addurre alcuni fatti come sarebbe la guerra contro gli Albigesi, la griornata di s. Bartolomeo, e con questi fatti vorrebbero provare che la Chiesa {406 [584]} Cattolica ha talvolta mosso persecuzioni. Ma costoro sono in errore, perciocchè tali fatti non furono mai dalla Chiesa nè comandati, nè approvati.

            2. Che non si legge che alcuno, consapevole di se stesso, in punto di morte abbia abbandonata la Chiesa Cattolica per abbracciare qualche altra credenza. Al contrario le storie sono ripiene di fatti di uomini i quali in punto di morte rinunziarono all’eresia per morire nel seno della santa Romana Chiesa per così assicurarsi la eterna salvezza. Molti fatti riguardanti a celebri personaggi, che in vita e in punto di morte abbandonarono l’errore per vivere e morire nella Cattolica Religione, si possono leggere in vari autori di storia ecclesiastica e specialmente nell’opera: Storia del giacobinismo dell’abate Baruel (Miscellanea di filosofi, Parigi 1808).

            3. Che niuno mai abbandonò la Cattolica Religione per condurre vita più virtuosa. Per l’opposto sappiamo dalla storia che tutti quelli, i quali l’hanno abbandonata, ciò fecero per abbracciare qualche altra credenza, in cui potessero condurre vita più libera e disordinata. Segno evidente che a ciò erano mossi non dalla cognizione della verità, ma dal desiderio di una credenza più rilassata e più favorevole alle umane passioni.

            D. Che cosa dobbiamo fare noi Cattolici?

            R. Noi Cattolici dobbiamo: 1. Ringraziar Dio d’averci creati in quella religione, che unica può condurci a salvamento; 2. Pregare di cuore il Signore perchè ci conservi fedeli alla sua grazia, e nel suo santo servizio, e pregarlo eziandio {407 [585]} per tutti coloro che vivono da lui lontani, e separati dalla vera santa Chiesa, perchè li illumini, e li conduca tutti da buon pastore al suo ovile. Ma insieme dobbiamo in 3. luogo guardarci bene dai Protestanti e da quei cattivi Cattolici che disprezzano i precetti della Chiesa, che sparlano del Vicario di Gesù Cristo, e degli altri suoi ministri per trascinarci all’errore; 4. Essere grati a Dio colla fermezza nella fede, colla pratica esatta dei suoi precetti, e di quelli della sua santa Chiesa.

 

X.- Tre ricordi per la gioventù.

 

            D. Come deve regolarsi un giovane cattolico in questi tempi per non essere ingannato in fatto di religione?

            R. Credo che voi, o giovani cristiani, non sarete ingannati in fatto di religione, se metterete in pratica i seguenti avvisi:

            1. Fuggire per quanto è possibile la compagnia di coloro che parlano di cose oscene, o cercano di deridere il Papa, i vescovi e gli altri ministri della nostra s. Religione.

            2. Se per motivo di studio, di professione o di parentela dovrete trattare con costoro, non entrate mai in dispute di Religione, e se cercano di farvi difficoltà rispondete semplicemente: Quando sia infermo andrò dal medico, se ho liti mi recherò dall’avvocato o dal procuratore, se ho bisogno di rimedii dal farmacista. In fatto poi di Religione vado dai preti, come quelli che di proposito l’hanno studiata.

            3. Non leggete mai e poi mai libri o giornali {408 [586]} cattivi. Se per avventura taluno vi offrisse libri o giornali irreligiosi, abborriteli e rigettateli da voi con quell’orrore e disprezzo che rifiutereste una tazza di veleno. Se a caso ne aveste qualcuno presso di voi, consegnatelo al fuoco. È meglio che il libro o giornale bruci nel fuoco di questo mondo, piuttosto che mettere l’anima vostra in rischio di andare a bruciare per sempre nelle fiamme dell’inferno.

            D. E quando siamo burlati perchè pratichiamo la nostra religione?

            R. Quando siete burlati perchè praticate la vostra religione, voi dovete dispregiare ogni burla e mettere sotto ai piedi ogni diceria mondana. Rispondete poi schiettamente ai derisori, che col Signore non si burla, perciò nemmeno si deve burlare quello, che riguarda al suo culto. Quindi richiamate alla memoria la sentenza del Salvatore contro a quelli, che per umano rispetto si lasciano trascinare al male. Chiunque, egli dice, si lascia far paura, e a tempo debito per rossore non si manifesta per cristiano, sarà svergognato da me quando si presenterà al mio divin tribunale. Laonde lasciate dire chi vuole, purchè facciate il bene e vi salviate l’anima in eterno.

            D. E quando dicono che siamo in tempo di libertà, perciò ognuno può vivere come vuole?

            R. Noi dobbiamo rispondere, che la libertà di cui parlano non è data da Dio, ma dagli uomini, che perciò non si deve mischiare per niente nelle cose di religione; oppure rispondere che se siamo in tempo di libertà, ci lascino anche liberi in fatto di religione e liberi di praticarla come a noi piace. {409 [587]}

            Egli è poco tempo, che un giovinotto ben educato era deriso perche andava a confessarsi e si asteneva dalle carni il venerdì e il sabato. I maligni compagni adducevano, che in questi tempi tutto era permesso. Allora l’accorto giovane ingegnosamente rispose: Se tutto è permesso, sarà anche permesso a me il praticare la mia religione, e se voi siete stati ben educati, dovreste lasciarmi in libertà di osservarne le pratiche.

            D. La Chiesa di Gesù Cristo non verrà meno per le persecuzioni?

            R. No certamente; anzi più sarà dagli uomini perseguitata, più trionferà, perchè la Chiesa è fondata da Gesù Cristo sopra una pietra contro cui niente varranno tutti gli sforzi dell’inferno. La storia ci racconta, come nei tempi andati alcuni sovrani abusando del loro potere spogliarono il Papa, dispersero, imprigionarono vescovi e cardinali, il capo della Chiesa era condotto errante di città in città, chiuso in prigione. Ma intanto la mano di Dio si aggravò sopra gli oppressori; la loro potenza fu abbattuta, i loro eserciti disfatti, ed essi dal colmo della gloria caddero nell’ignominia e poi nella tomba.

            Ed i pontefici? I pontefici, acquietatesi le burrasche politiche, poterono ritornare gloriosi a Roma a ripigliare possesso del loro trono, esercitare la pienezza del loro potere per tutto il mondo. È vero che talvolta la Religione essendo disprezzata in certi paesi, Dio permette che sia portata altrove. Ma ciò è sempre a danno degli uomini e non mai della Religione. Di fatto noi vediamo, che tutti i persecutori della {410 [588]} Chiesa dei tempi passati non esistono più, e la Chiesa tuttora esiste; tutti quelli che la perseguitano presentemente, di qui a qualche tempo non ci saranno più, ma la Chiesa di Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnata la sua parola di proteggerla e di essere con lei, e vuole che duri sino alla fine del mondo, per unire la Chiesa militante alla Chiesa trionfante e formare poi di tutti i buoni un solo regno nella patria dei beati in cielo. Così sia.

            Passeranno cielo e terra, ma le parole del Signore non cangieranno mai (nel Vangelo).

            Chi persevera nel servizio del Signore sino alla fine della vita egli sarà salvo (nel Vangelo).

            Chi prega certamente si salva, chi non prega certamente si danna (s. Alfonso. Del gran mezzo della preghiera).

            Il primato è dato a Pietro affinchè una sola Cattedra di Cristo sia mostrata ai Cristiani. Primatus Petro datur, ut una Christi Ecclesia, et Cathedra una monstretur. (S. Cipriano de unitate eccl. IV).

            Chi non ha la Chiesa per madre, non può avere Dio per padre (S. Cipriano).

            Chiunque si separa dalla Chiesa Cattolica, sia pur buona la vita di lui, non possederà mai la vita eterna, ma la collera di Dio verrà sopra di lui pel solo delitto di essere separato dall’unità di Gesù Cristo. Questa bontà e probità, che non è sommessa alla Chiesa, è un’ipocrisia sottile e perniciosa (S. Agostino). {411 [589]}

 

 

Scelta di laudi sacre

 

Traduzione del Te Deum.

 

Lode a Dio, che nell’alto de’cieli

            Regna eterno, supremo, potente,

            Solo a lui d’ogni età, d’ogni gente,

            A lui solo il tributo d’onor.

A te, Padre, gli angelici cori

            Incessabile innalzano il canto:

            Santo, Santo, proclamanti Santo,

            Degli eserciti il forte Signor.

Di tua gloria risplendono i cieli,

            Di tua gloria risplende la terra,

            Terra e cieli in suo grembo rinserra

            La tua gloria, che fine non ha.

Te de’ Martir, te de’ Profeti,

            Degli Apostoli esaltan le schiere;

            Tu sei Padre d’immenso potere,

            Tu sei Padre d’immensa bontà.

Te la Chiesa tua figlia, tua sposa.

            Padre, Sposo, confessa ed adora,

            Ella è sparsa pel mondo, ma ognora

            Un sol vincol la stringe di fè.

Ti confessa, ti onora, ti canta,

            Te coll’unico Figlio adorato,

            Col Paraclito Spirto increato,

            Dio verace, Dio solo con Te. {412 [590]}

O Signor delle glorie celesti,

            O Gesù, Verbo eterno del Padre,

            Disdegnata una Vergine Madre

            Tu non hai tra le figlie del duol.

E pietoso all’umana sciagura,

            Rotto il dardo temuto di morte,

            Ne schiudesti del cielo le porte,

            Ne facesti più libero il vol.

Su nel ciel ritornasti beato;

            Or del Padre alla destra ti stai;

            Ma di nuovo tremendo verrai

            Al giudizio dell’ultimo dì.

Riconosci, o Signore, i tuoi servi

            Dal tuo sangue prezioso redenti:

            Il sospiro dei servi gementi

            Quando mai a te invano sali?

Ah! benigno li guarda: la mano

            Porgi ad essi tra tanti perigli;

            Benedici, difendi i tuoi figli,

            Li solleva ai beati splendor.

Ed un inno ti sciolgano in cielo

            Ripetuto dai cori superni;

            A Te un inno pei secoli eterni

            Di tripudio, di gloria, d’amor.

Oggi e ognor dalle colpe, o Signore,

            No allontanino gli Angeli tuoi!

            Deh! ti muovi a pietade di noi,

            Di chi tutto in Te spera pietà.

Solo in Te la mia speme riposa,

            Solo in Te questo core confida!

            Nè colui, che al Signore si affida,

            Mai deluso in eterno sarà.

 

A Gesù Bambino.

 

Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,

            E vieni in una grotta al freddo, al gelo

            O Bambino - mio Divino, {413 [591]}

            Io ti vedo qui a tremar:

                        O Dio beato!

            Ah quanto ti costò l’avermi amato!

A te, che sei del mondo il Creatore,

            Mancano panni e fuoco, o mio Signore;

            Caro eletto - pargoletto,

            Quanto questa povertà

                        Più m’innamora,

            Giacchè ti fece amor povero ancora.

Tu lasci il bel gioir del divin seno,

            Per venire a penar su questo fieno.

            Dolce amore - del mio core,

            Dove amor ti trasportò?

                        O Gesù mio,

            Perchè tanto patir? per amor mio!

Ma se fu tuo volere il tuo patire.

            Perchè vuoi pianger poi, perchè vagire?

            Sposo mio, - amato Dio,

            Mio Gesù, t’intendo sì!

                        Ah! mio Signore!

            Tu piangi non per duol, ma per amore.

Tu piangi per vederti da me ingrato

            Dopo si grande amor sì poco amato.

            O diletto - del mio petto,

            Se già un tempo fu così,

                        Or te sol bramo;

            Caro, non pianger più: che io t’amo e t’amo

Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core

            Non dorme, no, ma veglia a tutte l’ore.

            Deh! mio bello - e puro Agnello,

            A che pensi, dimmi tu?

                        O amore immenso!

            Un dì morir per te, rispondi, io penso.

Dunque a morir per me tu pensi, o Dio,

            Ed altr’oggetto amar potrò ancor io?

            O Maria, - speranza mia.

            Se io poc’amo il tuo Gesù,

                        Non ti sdegnare:

            Amalo tu per me, s’io nol so amare. {414 [592]}

 

Altra.

 

Dormi, dormi, bel Bambin,

            Re divin,

            Dormi, dormi, fantolin;

            Fa la nanna, o caro figlio,

            Re del Ciel,

            Tanto bel,

            Grazioso giglio.

Chiudi i lumi, o mio tesor,

            Dolce amor,

            Di quest’alma almo signor.

            Fa la nanna, o Regio Infante,

            Sopra il fien,

            Caro ben,

            Celeste amante.

Perchè piangi, o Bambinel?

            Forse il gel

            Ti dà noia, o l’astnel?

            Fa la nanna, o paradiso

            Del mio cuor:

            Redentor,

            Ti bacio il viso.

Così presto vuoi provar

            A penar,

            E venir a sospirar?

            Dormi, che verrà poi giorno,

            Di patir,

            Di morir,

            Con tuo gran scorno.

Or di raggi cingi il crin,

            Ma nel fin

            Cingerallo acuto spin;

            Fa la nanna, o pargoletto

            Sì gentil,

            Che un fenil

            Godi per letto. {415 [593]}

Nella più fredda stagion,

            Gesu baon,

            Nasci al mondo qual prigion;

            Fa la nanna già che senti

            Il penar,

            Lo stentar

            Fra li giumenti.

Dormi, dormi, Bambinel,

            Con il vel

            Io ti copro,

            Re del Ciel;

            Fa la nanna, dolce Sposo,

            Bel Bambin,

            Cortesin,

            Tutto amoroso.

Ecco vengono i Pastor

            Con i cor

            Riverenti a te, Signor;

            Fa la nanna, o mio conforto

            Che Israel

            Il crudel

            Ti vuol per morto.

Strascinato, mia beltà,

            Con viltà

            Tu sarai, e crudeltà;

            Fa la nanna, flagellato

            Con orror,

            Mio Signor,

            Ti vuol Pilato.

Anch’Erode empio e crudel

            Il rubel

            Ti farà con bianco vel,

            Rivestito come stolto,

            Svergognar,

            Sputacchiar

            Il tuo bel volto.

Porterai con disonor

            E dolor

            La gran croce, o Redentor,

            Fa la nanna, e crudo fiele {416 [594]}

            Hai da ber

            Volentier

            Per darci il miele.

La tua morte sentirò,

            Piangerò

            Quando in croce ti vedrò:

            Fa la nanna, che Longino

            Ferirà

            T’aprirà

            Quel sen divino.

Allor più non canterò,

            Tacerò,

            Teco in croce morirò;

            Fa la nanna nel Presepe,

            Bel Bambin

            Tuo Padrin

            Ecco Giuseppe.

Io ti piglio nel mio sen,

            Ciel seren,

            Per baciarti, unico Ben:

            Fa la nanna, e dopo morte

            Bacierò,

            Stringerò,

            Tue membra smorte.

Cessi ormai, dolce Figliuol,

            Il tuo duol,

            Nel baciarti mi consol;

            Fa la nanna, che i Re Magi

            Sen verran,

            E saran

            Tuoi servi e pagi.

Succhia il latte del mio sen

            D’amor pien,

            Apri l’occhio tuo seren;

            Fa la nanna, e mentre io canto,

            Dormi tu,

            Buon Gesù,

            Sotto il mio manto. {417 [595]}

Dormi, dormi, o Salvator,

            Mio Signor,

            Dormi, o centro del mio cuor;

            In sì povera capanna,

            Cortesin,

            Vezzosin

            Deh! fa la nanna.

 

Altra.

 

Dormi non piangere,

            Gesù diletto:

            Dormi non piangere,

            Mio Redentor.

                        Quegli occhi amabili,

            Bel pargoletto,

            T’affretta a chiudere

            Nel fosco orror.

                        Dormi non piangere,

                        Mio Redentor.

Sai perchè pungono

            La paglia e il fieno?

            Ah! perchè vegliano

            Tue luci ancor.

                        Affretta a chiuderle

            Che il sonno almeno

            Sarà rimedio

            D’ogni dolor

                        Dormi, ecc.

L’idea terribile

            De’ guai futuri

            Non venga a scuoterti

            Dal tuo sopor.

                        Del mal l’immagine

            Ch’or ti figuri,

            Del mal medesimo

            Fors’è maggior.

                        Dormi, ecc.

Tu il sonno, o Vergine,

            Chiama col canto,

            Il sonno a giungere

            Tardò finor;

                        Che l’accompagnino

            Le avene intanto

            Or qui d’un povero

            Vecchio pastor.

                        Dormi, ecc.

Ah! che non giovano

            Le dolci avene

            Nè i lieti cantici

            Per te, Signor.

                        È un sonno inutile

            Se il sonno viene,

            Le luci dormono

            Ma Veglia il cor.

                        Dormi, ecc. {418 [596]}

 

Altra.

 

Fra l’orrido rigor di stagion cruda

            Nascesti, mio Gesù, nella capanna.

            Non fra genti, ma fra giumenti,

            È in Betlemme il tuo Natal,

            Amabil Dio,

            E questo fatto l’hai per amor mio.

Perchè non ti servisti del mio seno,

            Che riverente ti presenta il cuore,

            Con diletto ti forma il letto

            Per qui farti riposar;

            Dolce mio sposo,

            Perchè sopra del fien prendi riposo?

Se tanto ti gustò l’albergo vile,

            Perchè di questo cuor non ti fai stanza?

            Bramo tanto averti accanto,

            E con te desio gioir,

            Verace amante,

            E te bramo seguir sempre costante.

Se allor ti dilettò la bianca neve,

            Or t’offro il bel candor della mia fede;

            S’eran belle le pecorelle,

            Or anch’io ti voglio dar

            L’anima mia,

            Che d’esser teco ognor tanto desia.

O voi felici, e fortunati appieno

            Pastori, che miraste il gran Natale,

            E’l Bambin bello e divino

            Lieti voi giste a veder;

            Ed in quel viso

            Miraste, o voi felici! il Paradiso.

O fortunati ovil, che aveste in sorte

            Di fargli entro al tuo sen la bella cuna!

            Dalle sfere le alate schiere,

            Là ti vennero ad onorar;

            Onde cangiato

            Or sei di rozzo ovil tempio beato. {419 [597]}

 

Al SS. Nome di Gesù.

 

Su, figlie, cantate,

            Bell’alme innocenti,

            Con dolci concenti

                        Evviva Gesù.

Evviva quel nome,

            Cui pari splendori

            In gloria ed onore

                        Niun altro mai fu.

Evviva ridite

            Il nome giocondo.

            La gioia del mondo,

                        Evviva Gesù.

O Nome Divino,

            Che a noi dalle stelle

            Fra lodi si belle

                        Scendesti quaggiù.

A nome sì caro

            Già ride, già brilla

            Ogni alma e sfavilla:

                        Evviva Gesù.

E mentre il ripete

            Amando languisce,

            Languendo gioisce,

                        Lodando Gesù.

Que’ cori beati

            Con inni di gloria

            Gli cantin vittoria,

                        Onore e virtù.

Se sento il bel Nome

            Del re Nazareno,

            Il cuor mi vien meno,

                        Evviva Gesù

Se spesso l’invochi

            Qual gioia, qual festa

            Più lieta di questa?

                        Evviva Gesù.

Qual luce più chiara,

            Qual dì più sereno;

            O sol Nazareno,

                        Ci porti mai tu?

Si scuote al rimbombo

            Di nome sì santo

            Il regno del pianto:

                        Evviva Gesù.

Al nome divino

            Il ciel si disserra,

            L’inferno si serra:

                        Evviva Gesù.

La terra festeggia

            Con dolce concento

            Del nuovo contento

                        Provato mai più.

Nell’alma Sionne

            Risuona festoso

            Il Nome glorioso,

                        Evviva Gesù.

Su dunque, mie figlie,

            Cantate, gioite,

            E liete ridite

                        Evviva Gesù

Ripiene di gioia,

            Con voce giuliva,

            Rimbombin gli evviva,

                        Evviva Gesù. {420 [598]}

 

Altra.

 

All’orecchio, al labbro, al core

            Il tuo nome è un grato incanto

            O tre volte dolce e santo

            Sempre amabile Gesù.

Chi t’invoca con amore

            Rapir tutto in ciel si sente:

            Nè più ingombran la sua mente

            Vili affetti di quaggiù.    

Tu potente più di un campo

            Ordinato alla battaglia,

            Fuggir vedi come un lampo

            Il nemico insidiator.

Qual v’ha mai poter che vaglia

            Contro il braccio dell’Eterno?

            Deh tu dunque al mio governo

            Vieni, o Nome vincitor.

Tu nei dubbi mi rischiara,

            Negli affanni mi consola;

            Al socorso mio tu vola

            Fra i perigli del sentier;

E nell’ora la più amara

            Pei banditi figli d’Eva

            Tu mi affranca, tu mi eleva

            La tua gloria a posseder.

 

Per l’Epifania.

 

Tre re dell’Oriente,

            Per lungo cammino

            Al nato Bambino

            La stella guidò.

Dagli arabi regni

            I doni preziosi,

            Gli aromi odorosi

            Ciascun gli recò.

Del nato fanciullo

            La gloria e la lode

            Il perfido Erode

            Soffrire non puè.

E punto da cura

            Gelosa di regno,

            L’ingiusto,

            L’indegno Editto formo. {421 [599]}

Editto crudele

            Che barbaramente

            La turba innocente

            A morte dannò.

Io già di Betlemme

            Ascolto le strida,

            Che il ferro omicida

            I figli svenò.

Ma il santo Giuseppe

            Fuggendo in Egitto,

            Dal barbaro editto

            Il figlio scampò;

Chè morte più cruda,

            E pene più fiere,

            L’eterno volere

            A lui destinò.

Dio sommo, infinito,

            Il grande tuo amore

            Per me peccatore

            Così t’abbassò!

Prostrato a’ tuoi piedi

            T’adoro, o Signore,

            E questo mio cuore

            In dono ti do.

 

Sopra la passione di Gesù Cristo.

 

            Desolato mio Signor,

Dolente – paziente …

Le colpe piangete,

Il sangue spargete,

Ahimè! che gran dolor,

Desolato mio Signor.

            Accusato dal livor.

Sentite - soffrite

Bestemmie, risate,

Percosse ceffate.

Ahimè! caro Signor,

Accusato dal livor.

            Chi non piange il suo fallir?

Amante, - penante

Languisce il Signore,

D’angoscia si muore:

Ahimè! Che gran martir!

Chi non piange il suo fallir?

            Sulla croce agonizzar,

O genti - dolenti,

Da chiodi trafitto,

Un Dio confitto,

Ahimè! che rimirar!

Sulla croce agonizzar.

            Sta la vostra umanità

Piagata - straziata

Da colpi ribelli,

Da orrendi flagelli:

Ahimè; in che crudeltà

Sta la vostra umanità.

            Quale strana acerbità!

Di stenti - tormenti,

Al capo cagiona

La dura corona,

Ahimè! qual empietà!

Quale strana acerbità!

            Deh mirate un Dio a spirar,

Deriso - conquiso

Sul tristo patibolo!

O crudo spettacolo!

Ahimè! mi fa tremar!

Deh! mirate un Dio spirar.

            Peccatrici, peccator,

Scuotetevi - doletevi,

Di strani furori

D’atroci martori,

Per voi morì il Signor,

Peccatrici, peccator. {422 [600]}

 

L’amante del Crocifisso.

 

Da quella croce, o Dio,

            Deh non mi dir ch’io t’ami!

            Tutto l’amor che brami

            Sveli tacendo, a me;

                        Sol ch’io ti miri, ho pieno

            Di sante fiamme il core;

            Per te vivrò d’amore,

            Morrò d’amor per te.

Forte, soave, accesa

            D’amor sentii la voce

            Quando ti vidi in croce,

            E meditai perchè.

                        Ahi per l’errante agnella

            Il buon pastor si muore!

            Per te vivrò d’amore,

            Morrò d’amor per te.

Voce è d’amor quel ciglio

            Che già s’oscura e langue:

            Voce è d’amor quel Sangue

            Che impetra a noi mercè.

                        Voce è d’amor la prece

            Che levi al Genitore:

            Per te vivrò d’amore.

            Morrò d’amor per te:

Qual sarà mai l’accento

            Di tenerezza pieno,

            Se quell’aperto seno

            Voce d’amor non è?

                        Se amor non è l’immenso

            Peso del tuo dolore?

            Per te vivrò d’amore,

            Morrò d’amor per te.

Chi a tanto duol non ode

            D’amore ancor la voce

            Non meditò la croce

            Al lume della fè:

                        O delle belve istesse {423 [601]}

            Ha in seno un cor peggiore;

            Per te vivrò d’amore,

            Morrò d’amor per te.

Ecco, si scuote il monte,

            E al tao dolor si duole;

            Perfin ne’ cieli il sole

            La luce sua perdè:

                        Sente il creato intero

            Pietà del suo fattore.

            Per te vivrò d’ amore,

            Morrò d’ amor per te.

Ah! se ad amor piegarsi

            Non sa l’umano orgoglio,

            Per tutti amar ti voglio,

            Mio ben, mio Dio, mio Re:

                        Voglio che m’arda il petto

            Di fiamma ognor maggiore:

            Per te vivrò d’ amore,

            Morrò d’ amor per te.

O foco, o amor, m’accendi

            Si, che d’amor consumi,

            E chiuda, amando i lumi

            Della tua croce al piè.

                        Beata me, se dirti

            Potrò nell’ultim’ore:

            Vissi per te d’amore,

            Muoio d’amor per te.

 

Colloquio a Gesù Crocifisso.

 

Crocifisso mio Signor,

            Dolce speme del mio cor;

            Sia mercè del tuo patir

            Il perdon del mio fallir;

                        Ah! Ah! Ah!

            Ah! qual provo tormento e dolor,

            Al pensar che v’ offesi, o signor.

A smorzar il vostro sdegno,

            Ecco il pianto d’un indegno. {424 [602]}

            D’un indegno e traditor

            Che ritorna al suo Signor.

                        Ah! Ah! Ah! ecc.

Finchè l’ alma in seno avrò

            Mai dal pianto cesserò:

            Piangerò perchè peccai,

            Perchè ingrato non v’ amai.

                        Ah! Ah! ecc.

Sì vi offesi e vi oltraggiai,

            E pur troppo vi sprezzai,

            Ma a morir son pronto or io

            Pria che offendervi, o ben mio.

                        Ah! Ah! ecc.

 

Al Santo Sepolcro.

 

Che miro, oh Dio!

            La tua bellezza,

            Mia contentezza,

            Non vedo più!

                        Ah! qual dolore

            Mi passa il core,

            Così vedendo

            Te buon Gesù.

Come, o mio Bene,

            Da te partita

            Veggo la vita,

            E ogni beltà.

                        Di sangue involto

            Miro quel volto,

            Che il cuor rapiva,

            Ahi crudeltà!

Crudi flagelli,

            Corona atroce.

            Oh Chiodi, oh Croce,

            Lancia crudel!

                        Perchè piagaste,

            E laceraste

            Le sacre membra

            Del Re del Ciel?

Ah! ben comprendo,

            Che il grand’ amore

            Stato è l’autore

            Del suo patir.

                        Egli è, che in Croce,

            Ah! troppo atroce

            L’ha conficcato;

            Fatto morir.

O divin Padre

            Eccovi il Figlio

            Tutto vermiglio

            Di sangue ancor:

                        Ah! lui mirate,

            E perdonate

            Per l’innocente

            Al peccator. {425 [603]}

 

Invito a Gesu Sacramentato.

 

A lieta mensa e regia

            Del sacro Agnello accolti:

            In pure vesti e candide

            Dell’innocenza avvolti,

            Inni cantiam di giubilo

            Al Cristo, al vincitor.

A chi già il cieco Egizio

            Precipitò nell’ onda,

            Guidando il fedel popolo

            Alla beata sponda,

            In mezzo all’onda instabile

            Fra gioia e fra stupor.

A lui, che le tartaree

            Rompendo ferree porte,

            Debellator magnanimo

            D’inferano e della morte,

            Noi rese ad aula placida

            Di vita e libertà.

Che l’insidioso ed invido

            Orribile serpente

            Precipitò nel baratro

            Stagno di zolfo ardente,

            Ond’atro fumo elevasi

            Per tutta eternità.

Se vede il caro Figlio,

            Che su d’un tronco muore,

            Cade di mano il fulmine

            Al Sommo Genitore,

            Che già s’accende a sperdere

            Il suddito sleal.

Per l’aspro cammin arduo

            Rischi sprezzando e guerra,

            Lieta s’avvia e impavida

            A la promessa terra

            La plebe israelitica

            Pasciuta dell’agnel; {426 [604]}

Ne’ satollati ed ebbri

            Di tale Divin sangue,

            Di carni tai pinguissime,

            Valore mai non langue,

            D’inferno ognor trionfano,

            Giungon sicuri al Ciel.

 

Fede ed Amore

Verso Gesù Sacramentato.

 

Ad ogni strofa si ripeta:

 

Vi adoro ogni momento,

O vivo Pan del Ciel, gran Sacramento.

 

Là sotto quel vel

            Nascosto risiede

            Il gran Re del Ciel:

            Che se nol vedete,

            Che importa! credete;

            L’insegna la Fè,

            Che cosa più certa

            Nel mondo non v’è.

O nube, perchè

            Nascondi il mio Sole,

            Che vita mi diè?

            V’intendo, non vale

            Mai l’occhio mortale

            Soffrir lo splendor,

            Se svela il suo volto

            L’amato Signor.

O Pane del Ciel,

            O vivo conforto

            Dell’ alma fedel:

            Di amore sei segno,

            Di gloria sei pegno,

            Mistero di fè,

            Che cibo più dolce

            Nel mondo non v’ è.

O Manna vital,

            Che l’alima nutrisci,

            La rendi immortal;

            Deh! vieni nel petto

            Deh! purga l’affetto

            Da mie vanità!

            Che viver non voglio

            Che all’eternità.

O laccio di amor,

            Che stringi col servo

            L’amato Signor,

            Di te son, Ben mio,

            Te solo vogl’io,

            Nè d’altri sarò,

            Più presto di vita

            Morendo uscirò.

O dardo d’amor

            Ferisci, trapassa,

            Trafìggi il mio cuor;

            Che ancor se non amo

            Più viver non bramo

            Nè viver più so,

            Se il cuore di amore

            Trafìtto non ho! {427 [605]}

O dolce Gesu,

            Mia vita, mia gioia

            Mio cibo sei tu;

            Io vivo, non io

            Ma vive in me Dio,

            Che vita mi dà,

            E come il suo Figlio

            Glorioso mi fa.

O cara mia spè

            Che desti in un legno

            La vita per me:

            Ti dono il mio cuore

            Pietoso Signore,

            Tuo sempre sarò:

            Te stesso mi hai dato,

            Me stesso ti do

Amante Signor,

            Delizia dell’alma,

            Mio ricco tesor,

            Te solo desiro,

            Te solo sospiro,

            Divina Bontà,

            Che sola in eterno

            Contento mi fa.

Gran festa si fa

            Nel cielo al Signore,

            Gran gloria si dà.

            O Angioli Santi,

            Festosi, brillanti,

            Venite quaggiù:

            Venite a cantare

            Le lodi a Gesù.

 

Sopra il SS. Sacramento.

 

            Rallegrisi ogni alma e giubili;

Chiaro contemplisi da noi Gesù.

Nascondesi sotto quel vel

L’amabilissimo gran Re del ciel.

            Vivissimo Pane santissimo,

Cibo dolcissimo Sovran Signor!

V’adorino con viva fè,

Tutti v’incurvino divoto il piè.

            Chi fecevi dal ciel discendere,

E in terra piovere manna vital?

Famelico de’ nostri cuor,

Ah vi fe’ scendere l’Eterno Amor!

            Feriteci dunque, piagateci,

E trafiggeteci, dardo d’amor:

Feriteci deh! sempre più,

Sposo purissimo, dolce Gesù.

            Qual anima può ancor resistere,

Di voi non ardere, amato Sol!

Freddissimo l’umano cor

Convien che struggasi a tanto ardor {428 [606]}

            O popoli, tutti inchinatevi,

Tutti prostratevi al sommo Re,

E ditegli con tutto il cuor:

Signor, feriteci del vostro amor.

            Di gloria pegno ricchissimo,

Mistero altissimo, chi dir potrà

Il giubilo che in questo dì

Il vostro popolo per voi sentì!

            Le grazie a voi si rendano,

Gloria vi cantino la terra e il ciel.

Vi lodino anche di più,

Vi benedicano, caro Gesù.

            Voi, spiriti del ciel santissimi,

Ubbidientissimi al gran Signor,

Volatene da’ ciel quaggiù,

E corteggiatene il buon Gesù.

            Rendetegli per noi le grazie

Per l’ineffabile sì gran favor:

Con cantici in lieto ton

Per noi offritegli il cuor in don.

            Or apransi dell’ alto Empireo

Le porte, chiudansi quelle d’orror.

Adorisi con viva fè

Quel pan dolcissimo, che il ciel ci die’.

 

Per la prima Comunione.

 

            Anche a noi concesso alfine

È degli Angioli il convito!

Spande grazie l’Infinito

Sulla nostra gioventù:

È l’amabil Uomo-Dio,

È Gesù che a noi s’ unisce,

Che nostr’anime ingrandisce

Per guidarle alla virtù.

            Oh mister! ma in tal mistero

V’ è un contento celestiale,

V’ è un più vivo orror del male,

V’ è lo Spirto del Signor: {429 [607]}

Noi sentiam che siamo nulla,

Ma che Iddio venendo in noi

Ci raddoppia i doni suoi,

Ci palesa immenso amor.

            Nei dover di questa vita,

Più non temasi alcun duolo,

Nostro appoggio è Dio solo,

Non v’ è amico più fedel:

T’offriam, Gesù diletto,

Nostre gioie, nostre pene,

Tu ci chiami al vero bene

La tua man ci addita il ciel.

            Vanità, follie, menzogne,

A tentarci torneranno;

Ma i tuoi figli a te verranno,

La fortezza lor sei tu:

È l’amabil Uomo-Dio,

È Gesù che a noi s’unisce,

Che nostr’ anime ingrandisce

Per guidarle alla virtù.

 

A Gesù Sacramentato in occasione della Comunione.

 

Vieni, Gesù, deh! vieni,

            Vieni, mio dolce amore:

            È tuo questo mio cuore,

            E sempre tuo sarà.

Nell’ appressarmi io tremo:

            Veggo splendor d’un Dio;

            Ah degno non sono io

            Di tanta tua bontà!

                        Vieni, Gesù, ecc.

 

Dopo la Comunione.

 

Non sono io che vivo, è Dio

            Che respira in questo petto:

            Lo conosco al dolce affetto

            Che nell’ anima destò. {430 [608]}

                        Lo conosco al novo foco

            Che m’accende e mi governa:

            Ti trovai, bellezza eterna,

            Nè mai più ti lascierò.

Ove pasca il mio diletto

            Più non chiedo all’ aure, ai venti,

            Del meriggio a’ rai cocenti

            Più di lui non cercherò:

                        Favellar lo sento al core;

            In me vive, in me riposa.

            Ti trovai, mia gioia ascosa,

            Nè mai più ti lascierò.

Or s’addensi il nembo irato,

            Or si copra il sol d’un velo:

            Il sentier che mette al cielo

            Fra quell’ ombre ancor vedrò.

                        In me chiudo il sol che splende

            Sulla via che al ciel conduce,

            Ti trovai mia cara luce,

            Nè mai più ti lascierò.

M’offra pur la terra infida

            Le sue gioie, i suoi tesori:

            Del mio cor gli accesi amori

            A te sempre volgerò.

                        Io non ho che un sol desio,

            Io non ho che un solo affetto.

            Ti trovai, Gesù diletto,

            Nè mai più ti lascierò.

Cresci, oh cresci il santo foco

            Che di te mi rese amante!

            Mi sorrida il tuo sembiante,

            Quando mesto il core avrò.

                        Nell’ esilio ov’ io m’ aggiro

            Son frequenti, il sai, le pene,

            Ti trovai, mio sommo bene,

            Nè mai più ti lascierò.

Ah! se aggiungi a’ tuoi favori

            Il favor d’un tuo sorriso {431 [309]}

            Pria che m’apra il Paradiso

            Il tuo regno in me godrò.

                        Berrò un sorso allor di gaudio

            Che a’ beati innonda il core,

            Ti trovai, mio dolce amore,

            Ne mai più ti lascierò.

Ma se troppo indegno io sono

            Che mi levi a tanta altezza,

            Cela pur la tua bellezza,

            Ch’io la fronte inchinerò.

                        Sospirando il dì che in cielo

            Canti l’anima rapita:

            Ti trovai, mio Dio, mia vita,

            Nè mai più ti lascierò.

 

Altra dopo la Comunione Generale

 

Oh noi felici alfine

            Venimmo al gran convito;

            L’Immenso, l’Infinito

            Scese nel nostro cor.

Del vero pan di vita

            Nodrite alfin ci siamo:

            Oh! amiam, sorelle, amiamo

            Un Dio sì pien d’amor.

Uomo per noi si fece,

            Morì, per noi sofirìo:

            Sorelle, amiam quel Dio

            Che noi cotanto amò.

Come passò bambino

            Della sua madre al petto,

            Or posa con affetto

            In fondo ai nostri cuor.

Come Maria lo strinse,

            Al sen noi lo stringiamo:

            Oh! amiam, sorelle, amiamo

            Un Dio si pien d’amor.

Il Verbo onnipotente

            Nasconde i raggi suoi: {432 [610]}

            Picciol si fe’ per noi,

            Per noi s’annichilò.

Salvarci è suo pensiero,

            Salvarci è suo desio:

            Sorelle, amiam quel Dio

            Che noi cotanto amò.

Egli è la nostra gloria,

            Le figlie sue noi siamo:

            Oh! amiam, sorelle, amiamo

            Un Dio si pien d’amor.

 

Traduzione del Pange lingua.

 

All’ alto, all’ adorabile

            Mister sciogliamo il canto,

            Del Corpo preziosissimo,

            Del Sangue Sacrosanto

            Onde redense i popoli

            Il Dio che l’uom vestì.

Ei da un’ intatta Vergine

            Nato, concesso a noi,

            Della parola il mistico

            Seme tra i figli tuoi

            Lasciato, in più mirabile

            Ordin chiudeva il dì.

La notte a lui carissima

            Dell’ ultimo convito,

            Umil seduto, il pristino

            Serbando legai rito,

            Alla pia turba attonita

            Se stesso in cibo diè.

Sonò un accento, e subito

            Dell’Uomo-Dio nel sangue

            E nelle carni gli azzimi

            Mutarsi; il senso langue

            Vinto al prodigio, e tacesi:

            Ma basta al cor la fè.

Chiniam la fronte supplici

            Al Sacramento Augusto, {433 [611]}

            Del nuovo altare all’ Ostia

            Ceda l’altar vetusto,

            Regga la fede il languido

            Senso dell’uomo fral.

Al Padre, all’ Unigenito

            Verbo increato onore,

            Lode, salute, giubilo,

            Ed al sapremo Amore,

            Spirto d’entrambi, in gloria,

            Ed in possanza egual. Così sia.

 

O sacrum convivium,

            In quo Christus sumitur,

 

Recolitur memoria

            Passionis eius.

 

Mens impletur gratia,

            Et futurae gloriae

            Nobis pignus datur.

 

Convito adorabile,

            Convito d’amor,

            Qui dove ricevesi

            Lo stesso Signor:

Qui dove rammentasi

            Ah! quanto Egli un dì

            Per noi sul Calvario

            Pietoso soffrì.

Sii fonte di grazia

            All’ alma fedel,

            Sii pegno immancabile

            Di gloria nel ciel.

 

O salutaris Hostia,

            Quae coeli pandis ostium,

            Bella premunt hostilia:

            Da robur, fer auxilium.

                        Uni trinoque domino

            Sit sempiterna gloria,

            Qui vitam sine termino

            Nobis donet in patria. Amen.

 

TRADUZIONE.

 

            Ostia santa di pace e salute,

Che dischiudi del cielo le porte,

Se i nemici ci premono a morte,

Tu ci aiuta, tu forza ne dà. {434 [612]}

            Al Signor uno e trino la gloria

Al Signor che ne doni pietose

Nella patria del vero riposo

Quella vita che fine non ha.

 

Affetti a Gesù.

 

Mondo più per me non sei,

            Io per te non sono più;

            Tutti già gli affetti miei

            Gli ho donati al mio Gesù.

El m’ha tanto innamorato

            Dell’ amabil sua bontà

            Che d’ogni altro ben creato

            L’ alma più desio non ha.

Mio Gesù, diletto mio,

            Io non voglio altro che te:

            Tutto a te mi do, mio Dio,

            Fanne pur che vuoi di me.

Più non posso, o sommo Bene,

            Viver privo del tuo amor,

            Troppo già le tue catene

            M’han legato stretto il cor.

L’ alma mia da te, mia vita,

            Più fuggire ormai non può.

            Da che fu da te ferita,

            Già tua preda ella restò.

Se non son io verme ingrato

            Degno già d’amarti più,

            Caro mio, d’esser amato

            Troppo degno ne sei tu.

Dammi dunque, o mio Signore,

            Quell’amor che vuoi da me:

            Ch’ io per paga del mio amore

            Solo amor cerco da te.

Ah! mio tutto, o mio buon Dio,

            Il tuo gusto è il mio piacer:

            D’oggi innanzi il voler mio

            Sarà solo il tuo voler. {435 [613]}

Vieni, o Dio, vieni a ferire

            Questo tuo non più mio cor,

            Fammi tu, fammi morire

            Tatto ardente del tuo amor.

Sposo mio, mia vita, io t’amo

            E ti voglio sempre amar

            T’ amo, t’ amo, e solo bramo

            Per tuo amore un dì spirar.

 

Colloquio a Gesù Cristo.

 

Mio dolce Signor,

            Mio padre amoroso,

            Divin Redentor;

            Di tanti e poi tanti

            Da me per l’avanti

            Commessi peccati

            Domando pietà.

Mi getto a’tuoi piè

            A gemer, a pianger,

            A pianger, perchè

            Ah! senza consiglio

            Qual prodigo figlio

            Mi son, o buon padre,

            Partito da te.

Ohimè che gran mal!

            Che gran cecitade!

            Sventura fatal!

            Di servo il timore,

            Di figlio l’amore

            Perdei col fuggire,

            Mio bene, da te.

Or torno, o Gesù,

            D’agnello smarrito

            Dolente ancor più,

            E tutto del core

            A te mio Pastore,

            Mia speme, mia vita,

            Consacro l’amor.

 

L’anima al Sacro Cuore di Gesù.

 

Venite, o giovanette,

            Offrite al divin cuore

            Il verginal candore

            Ch’io vi proteggerò.

Tal di Gesù la voce

            Che volge a voi suoi figli

            Per torvi dai perigli,

            Guidarvi al buon sentier.

Col cuor di padre amante

            Egli dal ciel discese

            E d’uom la spoglia prese

            Ebbro per noi d’amor.

Sin dal primier momento

            Che duol sentir potesti,

            O amato Cor, godesti

            Per amor mio penar.

E col dolor tuo trarre

            Me dal dolor di morte,

            E l’aspre mie ritorte

            Col sangue tuo spezzar.

Figlie che un cuor cercate

            Che sia in amar costante,

            Venite al cor amante

            Del nostro buon Gesù. {436 [614]}

Ecco Gesù vel porge,

            Questo è quel cor che solo

            Onte, tristezze e duolo

            Gode per voi soffrir.

O core, o amore, o pegno

            D’ ogni mio ben: o nido

            Dove sicuro e fido

            Io posso riposar.

D’esser tua preda esulto;

            Tu d’aver vinto godi;

            Ogni alma esulti e lodi

            Il cuor del buon Gesù.

 

Altra.

 

Vola, vola, anima mia,

            Di Gesù nel dolce cuore;

            Prigioniera qui d’amore

            Troverai la libertà.

Non t’avvedi d’ogni intorno

            Che inseguita sei meschina,

            Va nell’arca, o colombina,

            Va a trovar la sicurtà.

Che più tardi? Il mondo è lutto,

            Tutto è frode, amara noia;

            Solo in Dio puoi trovar gioia,

            Solo in Dio puoi giubilar.

Dammi un loco, o Gesù mio,

            Nel tuo cuor per mia magione:

            Qui m’eleggo star prigione

            Qui desio di riposar.

Per amarti io già ne volo;

            Per piacerti io lascio tutto,

            D’ogni duol soave frutto

            Qui sarà l’unirmi a te.

Dacchè quivi entrata sono

            Non mi piace altro che amore,

            Altro ben m’è pena al core.

            Tutto il mondo mi fa orror.

Se taluno in questo nido

            Brama farmi compagnia,

            D’ogni affetto sgombro sia

            Che nel cor per Dio non è. {437 [615]}

Cuori altieri che del mondo

            Sono amanti, e di se stessi,

            Lungi, lungi, che per essi

            Non v’è stanza in questo cor

Ogni vil terreno attacco

            Impedisce all’alma il volo

            Tutto il cuor lo vuole ei solo,

            Tutto vuol per se l’amor.

Sto prigione entro quel Core,

            Che d’amor è la fornace;

            Qui solinga vivo in pace,

            Lieta sono e godo ognor.

Questo core è del divino

            Mio Gesù, Verbo incarnato,

            Che di me già innamorato

            Sempre ardendo sta per me.

Qual colomba dentro l’arca

            Qui riposto ho il mio contento,

            De’nemici non pavento,

            Mi difende il mio Signor.

Che se poi nel tuo bel Core

            Di morir mi tocca in sorte,

            Oh felice, o cara morte!

            Sarà vita allor per me.

 

L’amante di Maria.

 

E tu m’ami, o madre amata,

            E da me tu brami amore?

            Vieni, oh vieni in questo core,

            Vieni sola a trionfar!

                        Una fiamma il cor m’accende

            Che te sola ognor desia,

            Voglio amarti, o madre mia,

            O Maria, ti voglio amar.

Pria che sorga d’Orïente

            Sul mattin l’alba novella,

            Tu precedi amica stella,

            E mi vieni a consolar. {438 [616]}

                        Quanto è dolce aprir le luci

            Al sorriso di Maria!

            Voglio amarti, o madre mia,

            O Maria, ti voglio amar.

Tu nel pianto e negli affanni

            Sei dolcezza, sei conforto;

            Tu sei pace di quel porto

            In cui bramo riposar.

                        Quante volte a te pensando

            Il mio cor le pene oblia!

            Voglio amarti, o madre mia,

            O Maria, ti voglio amar.

Voglio amarti e destar voglio

            Fiamme ardenti in ogni core:

            Un acceso inno d’amore

            Sulla terra io vo’cantar,

                        Finchè l’inno si confonda

            Coll’eterna melodia.

            Voglio amarti, o madre mia,

            O Maria, ti voglio amar.

Sì, Maria, te sola io bramo,

            Pongo in te la mia speranza,

            E quel viver che m’avanza

            A te voglio consacrar.

                        Nelle tenebre del mondo

            Tu del ciel mi sii la via.

            Voglio amarti, o madre mia,

            O Maria, ti voglio amar.

Deh! Nell’ora che l’inferno

            Mi farà l’estrema guerra

            Non lasciarmi, e dalla terra

            Fammi presto al ciel volar:

                        Ch’io dirò d’amor acceso

            Fin nell’ultima agonia:

            Voglio amarti, o madre mia,

            O Maria, ti voglio amar. {439 [617]}

 

Altra.

 

Viva amante di quella Signora,

            Che ha un sì dolce e sì tenero cuore

            Che vedendo chi cerca il suo amore,

            Benchè indegna sprezzarla non sa.

Su del cielo regina Ella siede.

            Ma dal cielo pietosa rimira

            Chi divoto l’amore sospira

            Di sua pura e celeste bontà.

Questa Vergin sì bella e sì pura,

            Che dal sommo Signor fu eletta

            Per sua Madre e sua Sposa diletta,

            Questa è quella, che il cuor mi rubò

Oh! se un giorno veder io potessi

            Tutti i cuori d’amore languire

            Per sì bella Regina, e sentire

            Il suo nome per tutto lodar!

Sicchè in terra per ogni confine

            Risonasse con dolce armonia:

            Viva, viva per sempre Maria;

            Viva Dio, che tanto l’amò!

Tu l’infiamma in quel fuoco d’amore,

            In cui vivi tu ardendo per Dio;

            E fa ch’arda felice ancor io

            Nell’amor del mio caro Gesù.

 

Maria Madre nostra.

 

O del Cielo gran Regina,

            Tu sei degna d’ogni amor

            La beltade tua divina

            Chi non ama non ha cuor.

                        Tu sei Madre, tu sei Sposa,

            Tu sei Figlia del Signor,

            Tu sei quella bianca rosa,

            Che innamora i nostri cuor.

                        Madre sei del bell’amore,

            Della speme e del timor, {440 [618]}

            Tu del cielo sei l’onore,

            Tu del mondo lo splendor.

                        Se l’offeso Creatore

            Cambia l’ira in lenità,

            Tu disarmi il gran furore

            E c’impetri ognor pietà.

                        Tu del giusto sei la Madre,

            Madre sei del peccator,

            Tu ci ottieni dal gran Padre

            Dei peccati un ver dolor.

                        Quindi ogni alma più ostinata

            Che dal cielo si sbandì,

            Se da te vien rimirata.

            Torna a Dio da cui parti.

                        Se la man del divin Padre

            Piove grazie nel mio sen,

            Grazie a te, mia cara Madre,

            Tesoriera d’ogni ben.

                        Sotto l’ombra del tuo velo

            Sta sicura l’onestà,

            E si porta su nel Cielo

            Il candor di purità.

                        A Maria dunque venite,

            Alme tutte, e i vostri cuor

            Riverenti a lei offrite

            Tutti accesi del suo amor.

                        Sì Maria è nostra Madre

            Avvocata in terra, in Ciel.

            Giacchè ella è del Divin Padre

            Figlia amata e più fedel.

                        Giovinetti e verginelle,

            Sposa sia del vostro sen,

            Finchè l’alme vostre belle

            Rendi e porti al sommo Ben.

                        Fate dono al suo candore

            Del candor di purità,

            A lei tutto date il fiore

            Di fiorita vostra età. {441 [619]}

                        Sì, Maria, ti dono il cuore,

            Sii tu madre a questo cuor:

            Tutto dono a te l’amore,

            Che già diedi al mio Signor.

                        Avvocata in quest’esiglio,

            Deh lo sii pur lassù,

            Cara Mamma, d’un tuo figlio

            Presso il trono di Gesù.

                        Tu mi colma il cuor d’affetto

            Tu mi guida alla virtù,

            Finchè spiri stretto stretto

            Nelle braccia di Gesù.

                        Resa l’alma fortunata,

            Là a goderti volerò

            Nella patria beata,

            Dove ognor ti loderò.

 

Maria nostra speranza.

 

            O bella mia speranza,

Dolce amor mio, Maria,

Tu se’ la vita mia,

La pace mia sei tu.

            Quando ti chiamo o penso

A te, Maria, mi sento

Tal gaudio e tal contento,

Che mi rapisce il cor.

            Se mai pensier funesto

Viene a turbar la mente,

Sen fugge, allor che sente

Il nome tuo chiamar.

            In questo mar del mondo

Tu sei l’amica stella

Che puoi la navicella

Dell’alma mia salvar.

            Sotto del tuo bel manto

Amata mia Signora,

Vivere voglio, e ancora

Spero morir un dì.

            Che se mi tocca in sorte

Finir la vita mia

Amando te, Maria,

Mi tocca il cielo ancor.

            Stendi le tue catene,

E m’incatena il cuore,

Chè prigionier d’amore

Fedele a te sarò.

            Dunque il mio cor, Maria,

È tuo, non è più mio,

Prendilo, e dallo a Dio,

Chè io nol voglio più. {442 [620]}

 

SS. Nome di Maria.

 

Inni cantiam di giubilo

            Al Nome di Maria;

            Nome che ognor desia

            Il mar, la terra, il ciel.

Nome che in mare torbido

            Acqueta le procelle,

            E le propizie stelle

            Pronte fa comparir.

Nome che all’uman genere

            Del ciel aprì le porte,

            Del regno della morte

            Rimase vincitor.

Nome che al mortal misero

            In questa flebil vita

            Porge sostegno, aita,

            Nell’atto di cader.

Nome che l’alto Empireo

            Tutto abbellisce a festa,

            In tutti i cori addesta

            Un fonte di piacer.

Deh! Nome incomparabile

            Che in vita, e all’ore estreme

            Sei nostra vera speme,

            Conforta i nostri cuor.

Fa che agli estremi aneliti

            Di morte al tetro orrore

            Pronunzi l’alma e il cuore

            Maria... Speranza... Amor.

Intanto sciolti in giubilo

            Cantiam lodi a Maria,

            Nome che ognor desia

            Il mar, la terra, il ciel. {443 [621]}

 

Altra.

 

Maria, che dolce nome

            Tu sei per chi t’intende!

            Beato chi ti rende

            Amore per amor.

                        Un bel pensier mi dice

            Che io pur sarò felice

            Se avrò Maria sul labbro,

            Se avrò Maria nel cor.

L’augusto nome in Cielo

            So che sull’arpe d’oro

            De’ Serafini il coro

            Va replicando ognor.

                        Le dolci note e belle

            Io non v’invidio, o stelle,

            Ho anch’io Maria sul labbro,

            Ho anch’io Maria nel cor.

Con questo scudo allato,

            Dell’infernal nemico

            Non temo l’odio antico,

            Non temo il suo livor.

                        Nei più crudel cimento

            Riposerò contento

            Se avrò Maria sul labbro,

            Se avrò Maria nel cor.

 

Immacolata Concezione.

 

            Vergin del ciel Regina,

Immacolata e bella,

Che ti chiamasti ancella.

E sei signora.

            Più vaga dell’aurora,

E come il sole eletta,

Tu fosti già concetta

Al primo istante.

            A tue fattezze sante

Non fece oltraggio e male

La colpa originale

A noi sì odiosa.

            Sei figlia, madre e sposa

Più candida d’un giglio;

Ti elesse il Padre, il Figlio

E’l Santo Amore. {444 [622]}

            Deh! quel tuo grato cuore

Che trionfò intatto,

Rivolgi a Chi l’ha fatto

Un sì gran dono.

            Implora a noi perdono

D’ogni passato inciampo,

E porgi a nostro scampo

Amica mano.

            Maligni assalti invano

Il serpe rio ti diede,

Quando col forte piede

Tu il calpestasti.

            Ma noi, che siam rimasti

Del suo veleno infetti,

Proviamo i tristi effetti

Ognor nell’alma.

            Sul fier dragon la palma

Ottien chi in te confida:

Tu gli sei dolce guida

Al gaudio eterno.

            Sia chiuso a noi l’inferno,

Che questo è tuo bel vanto,

Salvar sotto il gran manto

I peccatori.

 

Altra.

 

Immacolata Vergine,

            Gloria tu sei del mondo:

            L’impero tuo giocondo

            Amano terra e ciel.

Onor del sesso debole,

            De’ forti sei regina:

            L’angiol a te s’inchina,

            S’inchina ogni fedel.

Sotto i più dolci titoli

            T’invocan mari e lidi:

            Agli innocenti arridi,

            Consoli i peccator.

Stella tu sei propizia,

            Sei giglio intatto e rosa,

            Ancella è Figlia e Sposa,

            Sei Madre del Signor.

La mano tua benefica

            Disarma il fulminante,

            E oh quante grazie, oh quante.

            Maria, tua voce ottien!

Questo drappel di figlie

            Degno del tuo sorriso. {445 [623]}

            L’amor del Paradiso

            Desta nei nostri sen.

Fra i dover nostri infondici,

            Il tuo sublime ardore,

            La forza nel dolore,

            L’eroiche tue Virtù;

Ci salva dalle insidie

            Che cingon nostra vita,

            Nei turbini ci aïta,

            Ci guida al buon Gesù.

 

Il SS. Rosario.

 

O Maria, Rosa Divina

            Sei splendor del Paradiso

            Ogni cuore a te s’inchina,

            O Maria, Rosa Divina.

O Maria, col tuo bel Figlio,

            Che delizia è del tuo cuore,

            Sembri rosa unita al giglio,

            O Maria col tuo bel Figlio.

O Maria, madre d’amore,

            Tu sei Rosa fiammeggiante

            Di celeste e santo ardore,

            O Maria, madre d’amore.

O Maria, Rosa adorata,

            Tu col sangue dell’Agnello

            Fosti tutta imporporata,

            O Maria, Rosa adorata.

O bel Fiore, o bella Rosa,

            Il gran spirto del Signore

            Sovra te lieto riposa,

            O bel Fiore, o bella Rosa.

Sono in te, Rosa divina,

            E le grazie ed i favori,

            Qual rugiada mattutina

            Sono in te, Rosa divina. {446 [624]}

Di tue rose, o gran Signora,

            Nel Rosario sacrosanto

            Ogni cuor vago s’infìora

            Di tue rose, o gran Signora.

Ne’ misteri sagrosanti,

            Lieti, mesti e gloriosi,

            Tutto il ciel ti lodi e canti,

            Ne’ misteri sagrosanti.

 

Al sacro Cuore di Maria.

 

Cor di Maria, che gli Angioli

            Ammiran come il core,

            In cui, dopo il Signore,

            Splende maggior bontà!

Sei cor di Madre tenera

            Per gl’innocenti, e insieme

            Pel peccator che geme,

            Che spera in tua pietà.

La Terra e il Ciel t’onorano,

            T’onora il Re tuo Figlio,

            Tu sei l’intatto Giglio

            Che il serpe non guastò.

Del sangue tuo virgineo

            Formossi il cor sì bello

            Dell’adorato agnello

            Che il mondo riscattò.

Evviva dunque l’inclito

            Cor della gran Regina,

            Cui suddito s’inchina

            E l’uomo, e il Serafini

Prendi il mio core, o Vergine,

            Tu trasformar lo puoi,

            Dagli gli affetti tuoi,

            Dagli il tuo amor divin.

Di Cristo il cuore giubila

            Sovra il tuo cuor sì puro:

            Due mai non ne furo

            Più simili in amor. {447 [625]}

Come possiam noi rendere

            Omaggi a te graditi,

            Noi figli indeboliti

            Da’ falli e dal timor?

A me venite, o figli,

            (Così Maria risponde)

            Chi tante preci effonde

            Respinger io non so:

Intorno a me stringetevi,

            Siatemi sempre accanto,

            Vi coprirò col manto,

            Difesa a voi sarò.

 

A Maria Consolatrice.

 

Mille volte benedetta,

            O dolcissima Maria,

            Benedetto il nome sia

            Di tuo figlio Salvator.

                        O Maria consolatrice

                        Noi ti offriamo il nostro cuor.

Fin d’allora che di colpa

            Fu l’umana stirpe infetta

            Dio la Madre ha in te predetta

            Del futuro Redentor.

                        O Maria ecc.

O purissima Maria,

            Il tuo piede immacolato

            Schiacciò il capo avvelenato

            Del serpente insidiator.

                        O Maria ecc.

Tutti i secoli son pieni,

            O Maria, di tue glorie,

            E di tenere memorie,

            Di prodigi e di favor.

                        O Maria ecc.

Ma Torino, o cara Madre,

            Sempre fu da te protetta, {448 [626]}

            E fra tutte prediletta

            Da Gesù consolator.

                        O Maria ecc.

Per te il cieco gli occhi aperse

            Di miracoli presago,

            Quando fu della tua imago

            Fortunato scopritor.

                        O Maria ecc.

O del sole assai più bella

            Della luna più leggiadra,

            Più terribile che squadra

            Di accampati bellator.

                        O Maria ecc.

Deh! proteggi, o gran Regina,

            Il Re nostro, il tempio, il trono,

            D’ogni grazia il più bel dono

            È la pace del Signor.

                        O Maria ecc.

O Maria nostra Avvocata,

            L’universo in te confida,

            Perchè sei rifugio e guida

            All’uom giusto e al peccator.

                        O Maria ecc.

O conforto degli afflitti:

            D’ogni grazia dispensiera,

            Di salute messaggiera,

            Nostra speme e nostro amor.

                        O Maria ecc.

Deh! dal ciel, Madre pietosa,

            Piega il guardo a’ tuoi divoti

            Esaudisci i nostri voti,

            O gran Madre del Signor.

                        O Maria ecc.

 

Altra.

 

            O Maria, quando ti miro

Abbracciata al tuo diletto,

Io mi sento il cuore in petto

Palpitar per te d’amor: {449 [627]}

            Ed esclamo pien di gioia:

O Maria, quanto sei bella!

Tu somigli a quella stella.

Che risplende in sull’albor.

            Fortunata verginella,

Bella sei come l’aurora,

Quando ai rai del sol s’indora

D’orïente nei confin:

            Tu sei bella come rosa

Che la stilla mattutina

Abbia in seno, e che s’inchina

Verso il sole in sul mattin.

            Bella sei come la luna,

Quando splende in sua pienezza

Su dei cieli nell’ampiezza

Senza nubi e senza vel.

            Tu ti stringi al caldo seno

Di tuo amore il caro obbietto,

E tel tieni stretto stretto

Presso al volto bambinel.

            E gli stampi caldi baci

Sulle guancia morbidette,

Porporine, amorosette,

Mentr’ei ride in braccio a te.

            O Maria, qual casta gioia

Provi mai su quel bel viso,

Che fa bello il Paradiso

Ed irraggia la tua fè!

            O Maria, tu sei più bella

Quando il bimbo a te sorride,

E con teco egli divide

Le carezze e i casti amor:

            Quando il cuor di Ninno appressi

Al tuo cuore palpitante,

Ei si stempra, e’l tuo sembiante

Langue in forza dell’ardor.

            Dunque esulta, o benedetta,

Tu sei Vergine e sei Madre {450 [628]}

Di quel Figlio ch’ha per padre

Quel Signor che sempre fu:

            Ma tu pensa nel baciarlo,

O dolcissima Maria,

Che sei pure madre mia

Mentre’l sei del tuo Gesù.

            Dunque di’, madre pietosa,

Al tuo caro bambinello

Ch’un tuo figlio cattivello

Brama il don di carità.

            Ma che prima il suo perdono

Per tuo mezzo chiede e implora

D’una vita che fin’ora

Sempre fu d’infedeltà.

            Digli ancor che se finora

Fui ribelle al suo invito,

Or mi prostro a Te pentito,

Nella piena del dolor.

            Colla speme, o Mamma cara,

Che m’accolga sotto il manto,

E m’infiammi tanto tanto

Del suo dolce e santo amor.

 

Maria nostra Madre.

 

            Sei pura, sei pia,

Sei bella, o Maria,

Ogni alma lo sa,

Che madre più dolce

Il mondo non ha.

 

            O Madre beata,

Dal cielo a noi data,

La tua gran pietà

Che bella speranza,

Che gioia mi dà!

            Sei pura, sei pia, ecc.

O Madre divina,

Del mondo regina,

E chi mai sentì,

Che alcuno scontento

Da te si partì?

            Sei pura, sei pia, ecc.

O Madre potente,

San tutti, che niente

Ti nega Gesù:

Fa quanto dimandi,

E quanto vuoi tu.

            Sei pura, sei pia, ecc. {451 [629]}

O Madre d’amore,

Tu impetra al mio core

Che ingrato peccò,

Amore al mio Dio,

Che tanto m’amò

            Sei pura, sei pia, ecc.

 

Altra.

 

A’ tuoi piè, Maria diletta,

            Vengon tutti i figli tuoi,

            Cara Madre, il dono accetta

            Degli amanti nostri cuor.

Se non sono i nostri cuori

            Così bianchi come i gigli,

            Pur ti siamo amanti figli,

            E ci sei tu Madre ancor.

Cara madre del Signore,

            Dolce Madre del mio bene,

            Tu ben vedi in quante pene

            Vive afflitto questo cor.

Mondo, inferno e carne han teso

            Mille insidie ai passi miei;

            Deh! Maria, se tu non sei,

            Chi mi toglie il mio timor?

Stretto e lubrico è il sentiero

            Ineguale, ignudo il sasso,

            E vacilla infermo il passo,

            E s’arresta incerto il piè.

Ma pur segno il mio cammino,

            E speranza il cor m’affida,

            O celeste amica guida,

            Se rivolgo il guardo a te.

A toccar del ciel le soglie

            Se mai giungo dopo morte,

            Voglio scriver sulle porte

            Il bel nome del mio ben.

Voglio scriver sulle mura

            Il tuo nome, o Madre mia, {452 [630]}

            Voglio scrivere Maria

            Nel mio cuore e nel mio sen.

Quando penso alla mia sorte

            Che son figlio tuo, Maria,

            Ogni affanno, o Madre mia,

            S’allontana allor da me.

O felice chi d’amarti

            Sempre più sospira e brama!

            O fortuna di chi t’ama

            Ed ognor confida in te!

Quanto sei tu, Vergin, bella,

            Tanto ancora tu sei pia,

            Deh! gradisci, o Madre mia,

            Gli amorosi nostri cuor.

Se non sono i nostri cuori

            Così bianchi come gigli,

            Pur ti siamo amanti figli,

            E ci sei tu madre ancor.

 

Maria Madre di grazia.

 

Maria madre di grazia,

            E di clemenza madre,

            Proteggici, difendici

            Dalle nemiche squadre,

            E al fin del nostro vivere

            Levaci al ciel con Te.

A Te, Gesù, sia gloria,

            O Figlio di Maria;

            Al Padre e al Santo Spirito

            Egual la gloria sia: E sempre sia qual devesi

            D’eternitade al Re. {453 [631]}

 

 

Maria Madre di misericordia.

 

Siam rei di mille errori,

            Abbiamo il ciel nemico,

            Da’ giusti suoi rigori

            Chi ci difenderà?

                        Volgi pietosa a noi,

            Volgi gli sguardi tuoi,

            Maria, speranza nostra,

            Abbi di noi pietà.

Tu sei nella procella

            Alla smarrita prora

            Quella propizia stella

            Che calma alfin le dà.

                        Volgi ecc.

Eva del ciel le porte

            Ne serra, e tu le schiudi,

            Vincendo colpa e morte

            Onde ella rei ci fa.

                        Volgi ecc.

Rendi all’umane genti

            Da ria catena oppresse,

            Rendi agl’innocenti

            L’antica libertà.

                        Volgi ecc.

Vergin de’ bei candori,

            Tu senza esempio umile,

            Deh infondi ai nostri cori

            Dolcezza e purità.

                        Volgi ecc.

Tra le beate squadre

            Fa che veniam lodando

            Del Figlio, Spirto e Padre

            Con te l’alta bontà.

                        Volgi ecc.

 

A Maria Ausiliatrice.

 

            Salve, salve, pietosa Maria,

Al tuo trono di gloria celeste

Uno stuolo di figlie vorria

Il tuo aiuto potente implorar.

            Siamo figlie di misera madre

Che ci fa qui languir nell’esigilo;

Siamo prole d’un povero padre

Che lasciocci in retaggio il penar.

            Noi abbiamo un nemico gagliardo

Che dell’alme cospira alla preda;

Ha mortifero il labbro e lo sguardo,

Ha di belva le zanne ed il cuor. {454 [632]}

            Quante volte i suoi pravi attentati

Diero il guasto alla mistica vigna,

Quante, oh quante sorelle traviate!

Trascinò nel suo abisso d’orror.

            Tu che un giorno col piè vincitore

Gli calcasti la testa superba,

Tu disarmane il crudo livore,

Tu di lui trionfanti ci fa.

            Tu che già tante volte fugasti

Sol col guardo le forze d’Averno,

Tu che ognora di lui trionfasti,

Tu presidio, tu forza ne dà.

            Quando Iddio nel giusto suo sdegno

Fa fischiar sulla terra il flagello,

E le colpe d’un popolo indegno

Sta col brando tremendo a punir.

            Tu gli tendi le braccia amorose

Che lo tennero stretto al tuo seno,

Gli rammenta le cure pietose,

I tuoi lunghi dolori e martir.

            Non può un figlio che t’ama cotanto

Flagellar mentre prega Maria;

Sotto l’ombra dell’ampio tuo manto

Castigarci Gesù non potrà.

            No, non pregalo, o Madre, ma impera

Sovra il cuore d’un figlio che t’ama:

Di sue grazie ti fe’ dispensiera,

Or del dono scordarsi vorrà?

            Deh rimira da quante procelle

È sbattuta la nave di Piero,

Quale cozzi bufera ribelle

Contro l’arca del sommo Noè!

            Deh tu, Madre, che puoi e che aneli

La tua prole vedere beata,

Tu difendi dai figli infedeli

Il gran Papa che affidasi a te.

            Tu conforta quel santo Pastore,

Riconduci all’ovile i traviati, {455 [633]}

Fa che insieme riuniti al tuo cuore

Ardiam tutti d’amor per Gesù.

            Tu ridona la pace ridente

Alla Chiesa che in te si confida,

Fa che sorga più bella e splendente

Sulle spoglie dell’oste che fu.

            Fa che strette al vessillo d’amore

Che santifica, avviva e conforta.

Militiamo pel sommo Signore,

Piene tutto di speme e di zel.

            Dal tuo braccio: potente protette

Noi vedremo sconfitti i nemici,

Ed andremo a goder colle elette

Teco il premio di gloria nel Ciel.

 

Maria rifugio dei peccatori.

 

Peccatori, se bramate

            Ritrovar del ciel la via,

            V’apre il sen, v’apre Maria

            L’adorabile suo cuor.

                        Ecco dunque, o peccatrici,

            Di salute ecco la via;

            Siate amanti di Maria,

            Chè Maria vi salverà.

Si raggira a voi dintorno

            Il leon pien di furore;

            Deh! celatevi in quel cuore,

            Nascondetevi in quel sen.

                        Ecco dunque, o peccatrici, ecc.

A quel dolce sen correte

            Ove aperse il Redentore

            All’afflitto e al peccatore

            Ricco fonte di pietà.

                        Ecce dunque, o peccatrici, ecc.

Delle colpe al tristo aspetto

            Se temete inigua sorte {456 [634]}

            Salda torre, scudo forte

            Il suo cuor per voi sarà.

                        Ecco dunque, o peccatrici, ecc.

Per quel latte che ne trasse

            Il divino Pargoletto

            Un tesor le infuse in petto

            Di clemenza e di bontà.

                        Ecco dunque, o peccatrici, ecc.

Dalla croce dichiarata

            Con chirografo solenne,

            Nostra Madre ella divenne

            Per divina volontà.

                        Ecco dunque, o peccatrici, ecc.

Quindi a noi la man distende,

            Apre il sen, dispiega il manto:

            Del nemico è il laccio infranto,

            Ritorniamo in libertà.

                        Ecco dunque, o peccatrici, ecc.

Il più raro e nobil pregio,

            Che alla Vergine è sì caro,

            È de’ miseri il riparo,

            Un abisso di pietà.

                        Ecco dunque, o peccatrici, ecc.

Dolce Madre del Signore,

            Nostra speme e Madre nostra,

            Del tuo cuore a noi dimostra

            La potenza e la pietà.

                        Ecco dunque, o peccatrici, ecc.

 

I figli di Maria.

 

Noi siam figli di Maria,

            Lo ripetan l’aure e i venti,

            Lo ripetan gli elementi

            Con piacevole armonia,

                        Noi siam figli di Maria,

Se gradisci un sì bel dono

            E ci stringi al sen materno, {457 [635]}

            Contro noi pur frema inferno,

            S’arma invan di rabbia ria.

                        Noi siam ecc.

Il crudel nostro nemico

            Se ci aspetta al segno usato,

            Se ci tende occulto agguato,

            Discoperto e vinto sia.

                        Noi siam ecc.

Ma se figli esser chiamati,

            Se a lei cari esser vogliamo,

            Deh! dal cuor presto togliamo

            Ogni avanzo di follia.

                        Noi siam ecc.

Troppo a lei, troppo dispiace,

            Ne’ suoi figli un cuor indegno,

            Rimirarlo senza sdegno,

            Madre tale non potria.

                        Noi siam ecc.

Dal mio sen dunque partite,

            dii antichi, affetti rei,

            o consacro e dono a lei

            l mio cuor, la lingua mia.

                        i siam ecc.

Sopra noi volgi pietosa,

            ara Madre, i santi rai,

             dall’anima allor vedrai,

            gni macchia fuggir via.

                        i siam ecc.

Senza il tuo potente aiuto

            oi meschini veniam meno,

            iam qual pianta cui il terreno

            limento più non dia.

                        i siam ecc.

Fa che giunta l’ora estrema

            hiami tutti i figli tuoi

             goder de’ Santi suoi

            a beata compagnia.

                        i siam figli di Maria. {458 [636]}

 

 

Una figlia che chiama Maria.

 

Chiamando Maria

            i sento nel petto

            vegliarsi la gioia,

            estarsi l’affetto:

            hiamando lei sola

            l cuor si consola,

            olor più non ha.

            hi ama Maria

            ontenta sarà.

Chiamando Maria

            e’ gigli il candore,

            er troppa dolcezza

            ien meno il mio cuore;

            i sente rapita,

            ccesa e ferita

            er tanta beltà:

            hi serve a Maria

            ontenta sarà.

Chiamando Maria

            Tal gaudio io sento,

            Che il cuor non comprende

            Per troppo contento.

            Dicendo Maria

            Quest’anima mia

            Struggendo si va.

            Chi muor per Maria

            ontenta sarà.

 

Affetti a Maria.

 

Lodato Maria,

            O lingue fedeli,

            Risuoni ne’ cieli

            La vostra armonia.

            Lodate, lodate,

                        Lodate Maria.

Maria sei giglio

            Di puri candori,

            Che il cuore innamori

            Del Verbo tuo Figlio.

                        Lodate ecc.

Di luce divina

            Sei nobil aurora,

            Il sole t’adora,

            La luna s’inchina.

                        Lodate ecc.

Con piede potente

            Il capo nemico

            Tu premi all’antico

            Maligno serpente.

                        Lodate ecc.

Il puro tuo seno

            Die’ cibo e ricetto

            Al gran pargoletto

            Gesù Nazareno.

                        Lodate ecc.

                                   

Già regni beata

            Fra angelici cori

            Con canti sonori

            Da tutti esaltata.

                        Lodate ecc.

Il cielo ti dona

            Le grazie più belle,

            E un giro di stelle

            Ti forma corona.

                        Lodate ecc.

O madre di Dio,

            E mistica rosa,

            Soccorri pietosa

            Lo spirito mio.

                        Lodate ecc. {459 [637]}

 

 

Traduzione dell’Ave Maria.

 

            Avo, pura verginella,

Del Signor tuo fida ancella,

Fra le donne, oh benedetta!

Ogni grazia in te s’alletta:

Benedetto il frutto santo

Che in te prese mortal manto.

            Santa vergine Maria,

A noi volgi il guardo, o pia:

Prega Dio per noi: che siamo

Della rea stirpe d’Adamo,

E nell’ora della morte

Tu del ciel n’apri le porte.

 

Parafrasi della Salve Regina.

 

            Salve, o Vergine divina,

Salve, o fonte di pietà,

Tu sei madre, sei regina

Dell’afflitta umanità.

            D’Eva noi dolenti figli

Invochiamo il tuo favor,

Negli affanni e nei perigli

Tu consola il nostro cor.

            Tu ravviva in noi la speme

Che nell’alma ci parlò,

Tu conforta il cor che geme,

E che solo in te fidò.

            Nella piena de’ martiri

Invochiam la tua mercè,

Dalla valle de’ sospiri

Noi volgiam lo sguardo a te.

            Protettrice gloriosa

Del tuo popolo fedel,

Un’occhiata tua pietosa

Deh! rivolgi a noi dal Ciel. {460 [638]}

            Quando poi dal nostro petto

Morte l’alma scioglierà,

Del tuo figlio benedetto

Mostra a noi l’eredità.

            O gran donna eccelsa e pia,

O sovrana d’ogni cor,

Bella Vergine Maria,

Non negarci il tuo favor.

 

Parafrasi dello Stabat Mater.

 

            Stava Maria dolente,

Senza respiro e voce,

Mentre pendeva in croce

Del mondo il Redentor.

            E nel fatale istante

Crudo materno affetto

Le trafìggeva il petto,

Le lacerava il cor.

            Qual di quell’alma bella

Fosse lo strazio indegno,

No, che l’umano ingegno

Immaginar non può.

            Veder un figlio... un Dio...

Che palpita... che muore...

Sì barbaro dolore

Qual madre mai provò?

            Alla funerea scena

Chi tiene il pianto a freno

Ha un cuor di tigre in seno,

O cor in sen non ha.

            Chi può mirare in tante

Pene una madre, un figlio,

E non bagnare il ciglio,

E non sentir pietà?

            Per cancellare i falli

D’un popol empio, ingrato,

Vide Gesù piagato

Languir e spasimar. {461 [639]}

            Vide fra crudi spasimi

Il Figlio suo diletto

Chinar la fronte al petto,

E l’anima spirar.

            O dolce Madre, e pura

Fonte di santo amore,

Parte del tuo dolore

Fa che mi scenda in cor!

            Fa che il pensier profano

Sdegnosamente io sprezzi,

Che a sospirar m’avvezzi,

Sol di celeste ardor.

            Le barbare ferite,

Prezzo del mio delitto,

Dal Figlio tuo trafitto

Passino, o Madre, in me.

            A me dovuti sono

Gli strazi ch’ei soffrio:

Deh! fa che possa anch’io

Piangere almen con te.

            Teco si strugga in lagrime

Quest’anima gemente:

E se non fu innocente

Terga il suo fallo almen.

            Teco alla croce accanto

Star, cara Madre, io voglio

Compagno a quel cordoglio,

Che ti trafisse il sen.

            Ah tu che delle Vergini

Regina in ciel t’assidi,

Ah tu propizia arridi

Ai voti del mio cor!

            Del buon Gesù spirante

Sul fero tronco esangue,

La croce, il fiele, il sangue

Fa ch’io rammenti ognor.

            Del Salvator rinnova

In me lo scempio atroce: {462 [640]}

Il sangue, il fiel, la croce

Tutto provar mi fa.

            Ma nell’estremo giorno

Quand’ei verrà sdegnato,

Rendalo a me placato,

Maria, la tua pietà.

            Gesù, che nulla nieghi

A chi tua Madre implora,

Del mio morir nell’ora

Non mi negar mercè.

            E quando sia disciolto

Dal suo corporeo velo

Fa che il mio spirito in Cielo

Voli a regnar con te.

 

A s. Giuseppe.

 

A san Giuseppe, all’inclito

            Consorte di Maria,

            Lode perenne e gloria

            Il ciel, la terra dia.

A lui, che il Nome Altissimo

            Da tutta eternità

            Scelse le veci a reggere

            Di sua Paternità.

A lui, che l’ineffabile

            Verbo Riparatore

            Si volle in terra scegliere

            Custode e genitore.

A lui, che del Paraclito

            L’uffizio in terra fe’

            Nel custodir purissima

            La sposa che gli diè.

Salve, Giuseppe, gli Angeli

            Trovano nel tuo viso

            Tutto il pudor serafico

            Che splende in Paradiso, {463 [641]}

Perchè fra i turpi scandali

            Del mondo ingannator

            Serbasti ognor tersissimo

            Di purità il candor.

E tu fedele agli ordini

            Altissimi di Dio

            Quanto adempiesti agli obblighi

            Di sposo e padre pio!

Quando nel vil tugurio

            Del verno nell’orror

            Stringesti al sen l’amabile

            Verbo Riparator.

Avesti un cuor sì angelico,

            Un’alma tanto pia,

            Che meritasti d’essere

            Consorte di Maria.

Anzi di tanti meriti

            Bello splendesti tu,

            Che Iddio in terra volleti

            Custode di Gesù.

Quando d’Egitto reduce

            Nell’umil Nazarette

            A te sei lustri suddito

            Il Re del cielo stette.

E allorchè in mezzo a Solima

            Tra doglia, speme e amore

            Cercasti sì sollecito

            Tre giorni il tuo Signore.

Oh quanti esempi fulgidi,

            Oh quanti impulsi al bene,

            Quei giorni tuoi ci porsero

            Sparsi di tante pene!

Quanto trovaron pascolo

            Per tutte le virtù

            E prenci e ricchi e poveri,

            Canizie e gioventù.

E qual onor più splendido

            D’aver morendo accanto {464 [642]}

            Il buon Gesù e la Vergine

            Che in vita amasti tanto!

Che l’alma tua riempirono

            Di tanto gaudio allor,

            Che più che per canizie

            Moristi per amor.

Or da quel soglio fulgido

            U’ regni con Maria,

            Non ti scordar dei gemiti

            Della tua prole pia:

Fa che seguendo il tramite

            Dell’alte tue virtù,

            Giunga all’eterna gloria

            Con teco e con Gesù.

 

L’Anima e l’Angelo Custode.

 

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            Che fai tu vicino a me?

Ang. Son l’amico del tuo cuore,

            Sono un Angiol del Signore;

            Quando vegli, quando dormi,

            Sempre, sempre son con te.

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            Non sai tu che debil son?

Ang. So che misera è tua argilla,

            So che inferma è tua pupilla:

            Ti compiango, ti soccorro,

            Spera ed ama, e avrai perdon.

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dìo,

            Io vorrei con te volar.

Ang. Se vuoi l’ali del fervore,

            Sia la Vergine il tuo amore: {465 [643]}

            Una mente a’ lei fedele

            Si può al cielo sollevar

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            A Maria vorrei piacer.

Ang. Per piacere a mia Regina

            Lascia il mondo e t’incammina

            Sulle tracce di suo Figlio,

            Della croce sul sentier.

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            Ah Gesù, dimmi dov’è?

Ang. Egli è in cielo e sull’altare,

            In te stessa il puoi trovare:

            Chi in Lui fida, lo respira,

            Chi ben l’ama, l’ha con sè.

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            Il timore approvi tu?

Ang. Temi pur, ma come figlia,

            Che osa al padre alzar le ciglia

            Sia un affanno pien d’amore,

            Un sospiro di virtù.

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            L’allegria m’innonda il sen.

Ang. Ridi pur, ma il tuo sorriso

            Gioia sia di Paradiso:

            Sia contento d’alma pura

            Che di Cristo a’ piè si tien.

An. Angioletto del mio Dio,

            Di te degna non son io;

            Angioletto del mio Dio,

            Dammi il core, il mio ti do. {466 [644]}

Ang. Prendo il tuo, il mio tu l’hai,

            Separati non sien mai:

            Ah! formiamo un solo core

            Per Colui che ci creò.

 

All’Angelo Custode.

 

            Angelo santo e pio,

Nostro fedel custode,

Gradisci questa lode,

Che t’offriam di cuor.

            Felice chi t’ascolta

In ogni tempo e loco,

Ebbro del divin foco,

Qual vive, pur sen muor.

            Tu fin dai primi albori

Del viver nostro intento

Ogn’ora, ogni momento

Ten vegli al nostro ben.

            Ci reggi tu, c’illumina,

E ci difendi invitto

Nel grande e fier conflitto,

Ch’ognuno prova in sen.

            Carne, Satanno e Mondo

A superar c’insegni,

A farci prodi e degni

Del nome di cristian.

            Nè mai tu vibri colpo

Contro l’ostile schiera,

Che l’armi e la bandiera

Non cadanle di man.

            Davanti al divin trono

Le preci, i voti ardenti

Tu porti ed i lamenti

Di nostra umanità.

            Ma poi di là non parti,

Finchè propizia hai resa

D’amor all’alma accesa

La gran Divinità.

            Della celeste corte

Principe messaggiero,

Di tanti ben foriero,

Infiamma i nostri cor.

            D’amor de’ beni eterni

De’ temporali a scorno,

In noi, e a noi d’attorno

Sol arda di santo amor.

            Riconoscenti e grati

A sì pietosa cura,

Deh! fa che l’alma pura

E monda ognor serbiam.

            Onde arrivati al fine

Di questa fragil vita,

Là dove Dio c’invita,

Al ciel ce ne voliam.

 

A s. Luigi Gonzaga.

 

Luigi onor de’ Vergini,

            De’ secoli splendor,

            Dolce speranza, amor

            De’ tuoi divoti:

                        Propizio ah! tu dal ciel

            D’un ceto a te fedel

            Accogli i voti.

Tu fin dagli anni teneri

            Già caro al tuo Signor,

            Preci con vivo ardor

            Offrir sapesti.

                        Ne’ freddi nostri cuor

            Parte del tuo fervor

            Fa che si desti. {467 [645]}

Tu, che d’Abele il merito

            Potesti conseguir,

            E vivere e morir

            Sempre innocente,

                        Fa che possiamo ognor

            Seguire i tuoi candor

            Con brama ardente.

Tu che negli anni labili

            Che ognun suole cader

            Ne’ folli e rei piacer,

            Che il mondo ha guasti;

                        Tu pel divin amor

            De’ gigli il bel candor

            Puro serbasti.

Or ch’in immensa gloria

            Che il ciel li compartì,

            Vivi immortali dì

            Scevri d’ affanni:

                        Fa che possiam pur noi

            Al ciel pei merti tuoi

            Ergere i vanni.

 

Invito al pentimento.

 

Infedele, ingrato cuore,

            Deh! ritorna al tuo Signore:

            Al suo forte e dolce invito

            Deh! ritorna omai pentito.

                        Caro Gesù, dolce Gesù,

            Non vo’ mai più peccar,

            Mai più, mai più.

Ti detesto, mondo insano,

            Per te spesi il tempo invano,

            Ho perduto il sommo bene,

            Mi comprai le eterne pene.

                        Caro Gesù, ecc.

Che mi giova ogni ricchezza,

            Ogni pompa, ogni grandezza,

            Se per breve e vil contento

            Sarà eterno il mio tormento?

                        Caro Gesù, ecc.

Addio pompe, addio piaceri,

            Addio beni menzogneri;

            Sei, o mondo, pien d’inganno:

            Util vanti, e porti danno.

                        Caro Gesù, ecc. {468 [646]}

Deh pietade, o sommo Dio!

            Deh perdon del fallo mio!

            Lascio un mondo traditore,

            Torno a voi, fedel Signore.

                        Caro Gesù, ecc.

 

Dio invita il peccatore a penitenza

 

Figlio, deh, torna, o figlio!

            Torna al tuo padre amante,

            Ahi quante volte, ahi quante

            Io sospirai per te.

Pensa che figlio sei,

            Pensa che padre io sono,

            Torna, ch’io ti perdono,

            Non dubitar di me.

Tu mi lasciasti, ingrato,

            Con modi indegni e rei,

            Schernisti i pianti miei,

            Ridesti al mio dolor.

Ma ciò non fu bastante

            A intiepidir l’amore,

            Che il mio paterno core

            Sempre per te nudrì.

Anzi dolente e afflitto

            Te notte e dì cercai,

            E ognor gridando andai:

            Il figlio mio dov’ è?

La terra e il cielo udiro

            Più volte i miei lamenti,

            I dolorosi accenti

            Udiro i sassi ancor.

Tu sol più sordo e duro

            De’ mostri i più feroci,

            Le mie paterne voci

            Sprezzasti e il mio penar.

Ma il mio paterno core

            Così da te oltraggiato, {469 [647]}

            In me non è cangiato,

            Ma è cor di padre ancor.

Dunque ritorna, o figlio,

            Al tuo buon padre amante,

            Ritorna e in questo istante

            Al sen ti stringerò.

Vieni.....ma già ritorni,

            Io già ti stringo al seno,

            Già son contento appieno,

            Altro a bramar non ho.

Angeli della pace,

            Venite a me d’intorno,

            Il sospirato giorno

            Per me comparve alfin.

Il caro mio tesoro,

            Il figlio mio perduto,

            Eccolo, è già venuto

            Già al padre suo tornò.

Voi che da Dio fuggiste,

            Anime sventurate,

            Tutte a’ suoi piè tornate,

            Ch’ei non vi sdegnerà.

E v’ offre in questo figlio

            Già fuggitivo ed empio,

            Un luminoso esempio

            Della sua gran pietà.

 

Versione del Miserere.

 

Pietà, pietà, Signore,

            Se grande è il fallo mio,

            So che non è, mio Dio,

            Minor la tua bontà.

                        Fosti da’ primi tempi

            Sempre con noi pietoso,

            Rinnovi i vecchi esempi

            In me la tua pietà.

Qual macchia il reo peccato

            Nel cuor lasciò funesta! {470 [648]}

            Tergila, e al primo stato

            Io tornerò così.

                        Ah! che sugli occhi ho sempre

            La colpa, e bene spesso

            Penso qual sono adesso,

            Penso qual era un dì.

E ver, peccai, ma solo

            Pende da te mia sorte,

            Tu dammi o vita o morte,

            Giudice il re non ha.

                        Tu sei possente e giusto,

            E l’appellarne è vano,

            Io bacierò la mano

            Che mi condannerà.

Peccai, ma non ignori

            Che generommi il padre,

            Mi concepì la madre

            Nel fallo e nell’error.

                        Eppur ti piacque un tempo

            Tanto il mio cuor sincero,

            Che ogni tuo gran mistero

            A me svelasti ancor.

Or tu nell’acqua immergi

            Un verde ramoscello;

            Lavami, e assai più bello

            Di prima io tornerò.

                        Tergi l’immonda piaga,

            Che in petto ha il fallo impressa,

            E della neve stessa

            Più bianco allor sarò.

Parlami in dolci accenti,

            Consolami, o Signore,

            Ritorni al mesto cuore

            La pace che perdè.

                        Non più sdegnato, ah! togli

            Ogni cagion di sdegno,

            Fa che non resti un segno

            Più del peccato in me. {471 [649]}

Deh! dammi un altro cuore,

            Cangiami il cuore infido,

            E fa che sia più fido,

            Più bello il nuovo cuor.

                        Non mi scacciar severo,

            Fa che non perda almeno

            L’estro che acceso ho in seno

            Dal giusto tuo furor.

Deh! se sanarmi brami,

            Fa che il color già tolto

            Ritorni il mesto volto

            Di nuovo a rallegrar.

                        Debol rimasi, il sai,

            Nuovo vigor m’aggiungi,

            Sicchè non sia giammai

            Costretto a vacillar.

Così il mio esempio stesso

            Gli empi a pentirsi invita

            E dalla via smarrita

            Ritorneran con me.

                        Già reo di morte io sono,

            Nè merito perdono,

            Ma salvami e mi udrai

            Sempre cantar di te.

Ma pria che torni, o Dio,

            Al dolce canto antico,

            Tu snoda il labbro mio,

            Che più cantar non sa.

                        E si con dolci modi

            Al popolo che ascolta

            Ricanterò tue lodi,

            Dirò la tua pietà.

Tu vittima non vuoi,

            Ma se ti son pur grate,

            Ben cento a te svenate

            Vittime io posso offrir.

                        Ma vittima a te cara

            È un cuor che umil si pente, {472 [650]}

            Un cuor che già dolente

            Detesta il suo fallir.

Pace, Signor, ti chiede

            Sïonne abbandonata:

            Deh! la tua grazia usata

            Rendile, e il primo amor.

                        E Solima dolente

            Ah! di sue mura un giorno,

            Sorger si vegga intorno

            Il già perduto onor.

Accetterai benigno

            Dal popolo divoto

            Il sacrifizio, il voto

            Che a sciorre allor verrà.

                        Allor verrà nel tempio

            Tutto Israello a gara,

            E incenerir sull’ ara

            Le vittime farà.

 

Atto di sincero proponimento.

 

Perdon, caro Gesù,

            Pietà, mio Dio,

            Prima di peccar più

            Morir vogl’io.

                        Perchè siete, o Signor

            Bontà infinita,

            Detesto l’empio error,

            L’ empia mia vita.

                        Come possibil fu

            Che vi abbia offeso,

            Amato mio Gesù,

            E vilipeso?

Con un vero dolor

            Mi dolgo, e pento,

            Piango di vero cor

            Tal tradimento.

                        Non più, non più peccar,

            Vada ogni bene,

            Son pronto anche a provar

            Tutte le pene.

                        Propongo, ed il farò.

            Mi dolgo, e intanto

            Il pegno ve ne do

            Con questo pianto. {473 [651]}

 

Proponimenti.

 

            Peccati non più:

Con questi di nuovo

Dái morte a Gesù.

            Amori non piu:

Gli amori del cuore

Vi tolgon Gesù.

            Spergiuri non più:

Che troppo feriscon

L’onor di Gesù.

            I balli non più:

Ballando calpesti

L’amabil Gesù.

            Le mode non più:

Chi segue le mode

Non segue Gesù.

            Le veglie non più:

Vegliando anche un Pietro

Rinnega Gesù.

            Perigli non più:

L’esponi a peccare

Fa perder Gesù.

            Vendette non più:

Se pur il perdono

Tu vuoi da Gesù.

            Rancori non più:

Se un solo non ami,

Non ami Gesù.

            I furti non più:

Per poco guadagno

Non vender Gesù,

            Nè scandali più:

Chè l’anime uccidon

Sì care a Gesù.

            Peccati non più:

Io voglio per sempre

Amarvi, o Gesù.

 

I quattro novissimi.

 

So che ho da morir, e non so l’ora.

            Posso dunque mancar

            Nell’atto di peccar,

            E non vi penso.

                        Pietà, Signor, pietà d’un miserabile,

            Pietà d’un traditor,

            Pietà, perdon, Signor,

            Se no son perso.

Spirato che sarò, ecco il giudizio,

            Senza pietà il Signor,

            Pien d’ira e di terror

            Mi cerca i conti.

                        Pietà, Signor, pietà, ecc. {474 [652]}

Mi vedo sotto i piè l’inferno aperto,

            Demoni, Turchi, Ebrei

            Bruciar, gridar co’miei

            Tristi compagni.

                        Pietà, Signor, pietà, ecc.

Quante delizie hai mai, bel Paradiso

            Tu, mondo, hai bel gridar,

            Mia vita vo’cambiar

            Per guadagnarlo.

                        Pietà, Signor, pietà, ecc.

 

In suffragio delle anime purganti.

 

Se d’un padre il cor, la mano,

            Anche allor che inarca il ciglio,

            E percuote il caro figlio,

            Regge tenera pietà,

Se d’un figlio i mesti accenti

            Non sa il padre avere a scherno,

            Perchè salde in cuor paterno

            Le radici ha la bontà.

Deh! pietà ti prenda, o Dio,

            Di quell’anime fedeli,

            Cui sospeso è il varco ai cieli,

            Ove macchia entrar non può.

Sciolga i lacci di quell’alme,

            E ne terga i falli, i nèi

            Quell’amor che già de’rei

            Dallo scempio le salvò.

Splenda loro, tra le fiamme

            Di quel carcere vorace,

            Di pietà, d’amica pace

            Un baleno, un lampo omai.

Ah! se giudice severo

            Una macchia anche nell’oro

            Che n’offuschi il bel decoro,

            Tollerare, o Dio, non sai:

La pietà, deh! non oblia

            Tra gli uffizi del rigore, {475 [653]}

            Chè se giudice, pastore,

            Padre, sposo ancor tu sei.

Del tuo sangue il prezzo immenso

            Di quell’alme a prò perori,

            O Gesù, la pace implori,

            Spenga il foco, e terga i néi.

Mancheranno arene al lido,

            Astri al cielo e l’onde al mare,

            Pria che possa, o Dio, mancare

            Nel tuo seno la pietà.

Voli adunque avventurato,

            Tua mercè, quel gregge santo

            Dalle tenebre e dal pianto

            All’eterna ilarità.

Apri, o regno della gloria,

            Le tue porte, e nel tuo seno

            Oggi accolti in pace sieno

            Questi nuovi abitator.

Onde assisi al monte eterno,

            Della gioia il labbro ai canti

            Sciorre possano tra i santi

            Nell’immenso, eterno amor.

Ite dunque, alme beate,

            Trionfanti colla palma

            A goder l’eterna calma,

            Che Dio serba a’ Santi suoi.

Ma in quell’alta magïone

            Del riposo e della gloria,

            Fra i trofei della vittoria

            Siate memori di noi.

 

Versione del Dies irae.

 

La Sibilla e David dice,

            Che arso il mondo alla radice,

            Sarà un dì pien d’ira ultrice.

Che timor sarà in quel punto,

            Quando il giudice sia giunto

            Per ridurci a strett conto! {476 [564]}

Ogni luogo u’morti sono,

            Udirà di tromba un suono

            Chiamar tutti al divin trono.

Stupiran natura e morte

            Di veder genti già morte

            Per dar conto a Dio risorte.

Sarà un libro ivi portato,

            In cui tutto sta notato

            Onde ognun sia giudicato.

Dunque assiso ivi il Signore,

            L’opre occulte apparse fuore,

            Emendato fia ogni errore!

Lasso, ohimè, che farò io?

            Qual rifugio sarà il mio,

            S’anco teme il giusto e’l pio?

Re tremendo, alta maestade,

            Tu, che salvi per bontade,

            Salva me, somma pietade.

Rammentar, Gesù dovresti,

            Che per me dal ciel scendesti;

            Fa quel dì, ch’io teco resti.

Se cercandomi sudasti,

            Se morendo mi salvasti,

            Non sian tanti affanni guasti.

Giusto Dio, che i mali emendi,

            Deh! pietoso a me ti rendi,

            Pria che Giudice tu scendi.

Io son reo, fra pianti involto,

            Ho di colpa il segno in volto:

            Fa, Signor, ch’io muoia assolto.

Tu assolvesti Maddalena,

            E’l ladron da colpa e pena

            L’alma anch’io di speme ho piena.

Di pregarti indegno sono;

            Tu che sei benigno e buono,

            Dammi il ciel non fuoco in dono.

Tra gli eletti esser vorrei,

            Non fra tristi, oziosi e rei,

            Ma alla destra ove tu sei. {477 [655]}

Discacciati i maledetti

            Giù nel fuoco eterno astretti,

            Chiama me co’benedetti.

Prego, supplico, e prostrato,

            Quasi in polve ho’l cuor spezzato

            Il mio fin rendi beato.

Mesto è il dì, che fiamma e fuoco

            Scorgerassi in ogni loco.

            Giudicato il peccatore,

Deh! perdonagli, o Signore

            Gesù pieno di grazie,

            A’morti dona requie. Così sia.

 

Giudizio universale.

 

            Ahi! che l’orribil tromba

Già mi rimbomba intorno;

E dell’estremo giorno

Già sento in me l’orror.

            Scorre per ogni parte

E con sonori accenti

Desta l’estinte genti

L’angelo banditor.

            Venite al gran giudizio,

Olà! venite, o morti,

Là delle vostre sorti

Decider si dovrà.

            Uno vedrassi al destro,

L’altro al sinistro lato;

Fra il giusto o fra il dannato

Qual luogo il tuo sarà?

            Il gran volume è aperto

Ove contiensi il tutto,

E d’onde o lieto frutto

O trista avrai mercè.

            Tutti i peccati tuoi

Verranno a te davante, {478 [656]}

Ohimè! le gravi e quante

Vedransi colpe in te!

            Qual candida colomba,

Qual innocente Abele,

Tu puro senza fiele

Eri creduto un dì.

            Qual vista allor faranno

I tuoi pensieri indegni,

 E que’livori e sdegni,

Che l’alma in sen nutrì.

            E se per vil rossore

Tacesti il tuo peccato,

Sarà in quel dì svelato

Per farti vergognar.

            Monti, su me cadete,

Apriti, terra, omai,

Confuso griderai,

Ma invan sarà il gridar.

            Del giudice supremo

L’orribile presenza,

E la fatal sentenza

Fa d’uopo sostener.

            Venite, in prima udrai,

Venite, o benedetti

Figli del Padre eletti,

Il cielo a posseder.

            E poi a te rivolto

Ma con grand’ira e scherno

Vanne nel fuoco eterno,

Lungi da me ten va.

            Oh voce! oh dì che porta

A’buoni tutto il bene,

A’rei tutte le pene

Per tutta eternità!

            Di quel gran dì fatale

Scuotiti al lampo, al tuono,

Ed or, che puoi, perdono

T’affretta ad implorar. {479 [657]}

            Accusa qui te stosso,

Condanna il tuo peccato,

Prima che un Dio sdegnato

Ti venga a giudicar.

 

L’Inferno.

 

Un disordine infinito,

            Urli, fremiti, tormenti,

            Dappertutto fiamme ardenti,

            Regno d’odio e di terror.

Ed in mezzo a tanti affanni

            Ricordarsi il Paradiso,

            Da ogni bene esser diviso,

            Vane brame aver ognor!

Quest’idea ritorna sempre

            Del dannato alla memoria:

            Gioia eterna, eterna gloria

            Saria stata in mio poter.

Per salvarmi dall’inferno

            Uomo fatto s’era Iddio;

            Ho schernito il suo desio,

            Il suo sangue, il suo voler!

Di Gesù la Madre pia

            A me madre esser volea;

            Il buon angiol mi chiedea,

            Mi volea con lui guidar.

A Maria non diedi ascolto,

            L’Angiol santo ho disprezzato,

            Per mia colpa son dannato,

            Non ho grazia da aspettar.

Tali grida, tali angosce

            Dei perduti son la sorte:

            Mai più calma, mai più morte,

            Mai più termine, mai più!

Oh terror! ma siamo in tempo

            Evitiam sì gravi pene, {480 [658]}

            Acquistiamo il vero bene,

            Seguitiam al ciel Gesù.

Il saper che v’è un abisso,

            Il pensare al non cadervi

            Ci rinforzi, ci preservi

            Dall’udire il tentator.

E pesante, è ver, la Croce,

            Ma ci campa dall’inferno,

            Ma ci aspetta un bene eterno

            Cel promise il Redentor.

 

Paradiso.

 

Paradiso! Paradiso!

            Degli eletti o gran città,

            In te gioia, canto e riso

            Regna e sempre regnerà.

Sono puri in te i diletti,

            Non mai misti di dolor,

            Paghi sempre son gli affetti,

            Scevri affatto di timor.

O felice e lieto giorno,

            Che a goderti volerò,

            In che amabile soggiorno

            Ivi ognor mi troverò!

Che gioconda compagnia

            Fra i beati conversar,

            Goder sempre, e amar

            Maria, E coi Santi festeggiar.

Oh che gioia è poi vedere,

            Goder pur l’alma beltà,

            E Dio stesso possedere

            Quanto dura eternità!

Al Dio nostro non eguali,

            Ma simili nel goder

            Là saremo, e come tali

            Sempre avrem sommi piacer.

Oh che premio, o che corona {481 [659]}

            Alla nostra fedeltà!

            Il Signor promette e dona

            Per esimia sua bontà.

Se si prova un ver contento

            Nel soffrir qui per Gesù,

            Che sarà star solo intento

            A goderlo colassù?

Lassù sempre sarà Iddio,

            Pieno gaudio del mio cuor,

Sempre ancor sarà il cuor mio

            Tutto immerso nel suo amor.

Glorie eccelse, eterne lodi

            Lieto allor io canterò

            Al mio Dio, e in mille modi

            Grazie e onor gli renderò.

Le delizie di quel regno

            Non si udiron mai quaggiù,

            Di scoprir nessun fu degno,

            Nè d’intender tanto più.

Chi di Dio le sante leggi

            Sulla terra osserverà,

            Godrà nei celesti seggi

            Questa gran felicità.

Caro Dio, bontà infinita,

            Esser voglio a Voi fedel;

            V’offro il cuor, v’offro mia vita,

            Sol mi diate un giorno il ciel.

 

 

FINE {482 [660]}

 

 

Indice

 

 

ALLE GIOVANI CRISTIANE.

 pag. 5

 

 

PARTE PRIMA.

 

 

 

Cose necessarie ad una giovane per diventar virtuosa.

 

 

 

ART. I. Conoscenza di Dio.

 7

- II. Le giovanette sono grandemente amate da Dio.

 8

- III. La salvezza di un cristiano dipende ordinariamente dal tempo della gioventù..

 10

- IV. La prima virtù di una giovane è l’ubbidienza ai propri genitori.

 11

- V. Del rispetto che devesi alle chiese ed ai sacri Ministri.

 14

- VI. Lettura e parola di Dio.

 15

 

 

Cose da fuggirsi massimamente dalla gioventù.

 

 

 

ART. I. Fuga dell’ozio e della vanità..

 18

- II. Fuga delle cattive compagne..

 20

- III. Evitare i cattivi discorsi..

 22

- IV. Evitare lo scandalo.

 25

- V. Evitare il rispetto umano..

 26

- VI. Modo di portarsi nelle tentazioni.

 28

- VII. Alcune astuzie che usa il demonio per ingannare la gioventù.

 30

La più bella delle virtù.

 31

Alcune pratiche di pietà sommamente utili per le giovanette che vogliono darsi al Signore..

 33

{483 [661]}

 

 

 

Sette considerazioni per ciascun giorno della settimana.

 

 

 

CONSID. per la Domenica. Fine dell’uomo

 pag. 35

               per il Lunedì. Sul peccato mortale.

 38

                          Martedì. La morte..

 39

                          Mercoledì. Il giudizio.

 43

                          Giovedì. Dell’inferno e dell’eternità delle pene..

 47

                          Venerdì. Della Passione di G.C..

 51

                          Sabato. Del Paradiso..

 55

                          San Luigi Gonzaga.

 58

 

 

Le sei Domeniche e la novena di s. Luigi Gonzaga.

 

 

 

Dom. 1. Gior. 1 Per la novena. S. Luigi piange i suoi peccati..

 60

          2.          2. Penitenze di s. Luigi..

 62

          3.          3. S. Luigi modello nella virtù della purità.

 63

          4.          4. S. Luigi staccato dai beni della terra.

 65

          5.          5. Carità di s. Luigi verso del prossimo.

 67

          6.          6. Amor di s. Luigi verso Dio.

 69

 

 

Tre considerazioni che valgono a compiere l’esercizio

 

del nove giorni per la novena di s. Luigi.

 

 

 

Giorno 7. S. Luigi si diede per tempo a Dio.

 70

            8. S. Luigi modello nella preghiera.

 72

            9. Preziosa morte di s. Luigi..

 73

Festa di s. Luigi. Gloria di s. Luigi in Cielo.

 75

{484 [662]}

 

 

 

PARTE SECONDA.

 

 

 

Esercizi particolari di cristiana pietà.

 

 

 

Preghiere del mattino e della sera

 pag. 19

Maniera di assistere con frutto alla s. Messa - Avvertimento..

 87

Del Sacramento della Confessione..

 99

Disposizioni necessarie per fare una buona Confessione.

 100

Modo pratico per accostarsi degnamente al Sacramento della Confessione.

 103

Dopo la Confessione..

 108

Apparecchio alla santa Comunione..

 110

Orazione preparatoria alla santa Comunione.

 111

Atti da farsi prima della Comunione..

 112

Dopo la comunione..

 114

Orazione a Gesù Crocifisso.

 116

Comunione frequente..

 117

Preghiera a Maria SS. per ottenere la grazia della santa perseveranza.

 119

Visita al SS. Sacramento ed a Maria SS..

 120

Atti da farsi nel visitare il SS. Sacramento.

 ivi.

Divozione al Sacro Cuore di Gesù..

 122

Corona al sacro Cuore di Gesù..

 123

Preghiera di S. Alfonso al Cuore SS. di Gesù.

 126

Aspirazioni divote al Sacro Cuore..

 127

Divozione a Maria Santissima..

 124

Orazione al Sacratissimo Cuore di Maria.

 130

Rosario di Maria Vergine.

 131

Lunedì e Giovedì; Misteri gaudiosi..

 133

Martedì e Venerdì Misteri dolorosa..

 ivi

Domenica, Mercoledì e Sabato. Misteri gloriosi..

 134

Litanie della B. Vergine.

 135

Corona di Maria Addolorata.

 138

Litanie della B. Vergine Addolorata..

 143

Giaculatorie.

 145

Novena dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima.

 146

Maria aiuto dei cristiani.

 148

Novena ad onore di Maria SS. Ausiliatrice.

 150

Le sette allegrezze che gode Maria in Cielo.

 152

Esercizio di divozione all’Angelo Custode.

 155

Breve modo di praticare la Via Crucis.

 157

{485 [663]}

 

Preghiera per conoscere la propria vocazione

 pag. 170

Preghiera di Benedetto papa XIII per impetrare da Dio la grazia di non morire di morta improvvisa.

 171

Preghiera per la buona morte.

 172

Orazione per le anime del purgatorio..

 175

Divozione a s. Giuseppe.

 176

Preghiera a s. Giuseppe per ottenere la virtù della purità.

 178

Preghiera per impetrare una buona morte.

 179

 

 

PARTE TERZA

 

 

 

Uffizio della B. Vergine.

 

 

 

A MATTUTINO..

 181

Primo notturno. Per la Domenica, Lunedì e Giovedì..

 184

Secondo notturno. Pel Martedì e Venerdì.

 187

Terzo notturno. Pel Mercoledì e Sabato.

 190

Alle Lodi.

 200

A prima.

 214

A terza..

 218

A sesta .

 222

A nona..

 225

A Vespro.

 228

A Compieta.

 234

Vespro della Domenica.

 238

Compieta maggiore..

 243

 

 

Salmi ed Inni pei vespri di tutto l’anno.

 

 

 

SALMI.

 249

Comune dei santi Apostoli ed Evangelisti.

 257

            id.  nel tempo pasquale..

 259

            di un santo martire.

 260

            id.  nel tempo pasquale..

 262

            di più santi martiri.

 ivi

            id.  nel tempo pasquale..

 263

            di un santo confessore vescovo.

 264

            id.  non vescovo.

 266

{486 [664]}

 

Comune delle ss. verg. e delle verg. e mart

 pag. 268

            delle sante solamente martiri, e nè vergini, nè martiri..

 267

            della Dedicazione della chiesa.

 268

 

 

Inni e versetti per le domeniche e feste dell’anno.

 

 

 

Domeniche dell’Avvento.

 270

SS. Natale di G. C..

 271

S. Stefano primo martire.

 272

S. Giovanni apostolo ed evangelista..

 273

SS. Innocenti.

 ivi

S. Tommaso di Cantorberì P. M.

 ivi

Domenica fra l’ottava del SS. Natale..

 ivi

S. Silvestro confessore e pontefice..

 274

Circoncisione del Signore.

 ivi

Ottava di s. Stefano..

 ivi

            di s. Giovanni apostolo..

 ivi

            dei ss. Innocenti.

 275

Epifania del Signore..

 ivi

Quattro prime domeniche di Quaresima.

 276

Domeniche di Passione e delle Palme.

 277

Festa di Pasqua..

 278

Domenica dopo Pasqua.

 ivi

Ascensione del Signore.

 279

Festa di Pentecoste..

 280

            della SS. Trinità.

 282

Solennità ed ottava del Corpus Domini.

 ivi

SS. Cuore di Gesù..

 284

 

 

Santi nel corso di tutto l’anno.

 

 

 

Gennaio. Seconda Domenica dopo l’Epifania Festa del SS. Nome di Gesù.

 285

            18. Cattedra di s. Pietro in Roma.

 286

            23. Sposalizio della Beata Vergine.

 287

            25. Conversione di s. Paolo Apostolo.

 ivi

            30. Santa Martina.

 288

Febbraio. 2. Purificazione della B. Vergine.

 ivi

            5. S. Agata Vergine e Martire..

 289

            22. Cattedra di s.Pietro in Antiochia.

 ivi

{487 [665]}

 

Marzo. 18. S. Gabriele Arcangelo.

 pag. 289

            19. S. Giuseppe sposo di Maria V..

 290

            25. Annunziazione di Maria V..

 291

            Venerdì dopo la domenica di Passione. Sette dolori della Vergine Maria 

 ivi

            Domenica seconda dopo Pasqua. Beata Maria Vergine d’Oropa.

 ivi

Aprile. Terza domenica dopo Pasqua. Patrocinio di s. Giuseppe sposo di Maria V.

 293

            13. S. Ermenegildo Re e Martire..

 ivi

Maggio. 3. Invenzione di santa Croce.

 294

            4. SS. Sindone..

 ivi

            8. Apparizione di s. Michele Arc..

 295

            18. S. Venanzio Martire..

 297

            24. Maria Ausiliatrice.

 289

Giugno 1. Beata Vergine delle grazie..

 299

            6. Miracolo del SS. Sacramento.

 ivi

            19. S. Giuliana de’ Falconieri..

 300

            20. Invenzione della s. Immagine della B. Vergine Consolatrice.

 301

            21. S. Luigi Gonzaga.

 ivi

            24. Natività di S. Giovanni Battista.

 ivi

            29. SS. Apostoli Pietro e Paolo.

 302

            30. Commemorazione di S. Paolo Ap.

 303

Luglio. 2. Visitazione della B. V. Maria.

 304

            6. Ottava de’ ss. Ap. Pietro e Paolo.

 ivi

            Prima domenica di Luglio. Preziosissimo Sangue di N. S. G. C..

 ivi

            9. S. Elisabetta regina di Portogallo.

 305

            Seconda domenica di Luglio. Commemoraz. di tutti i Sommi Pontefici 

 306

            16. Beata V. Maria del Carmino.

 307

            22. Santa Maria Maddalena..

 ivi

Agosto. 1. S. Pietro in vincoli.

 308

            3. Invenzione di s. Stefano martire.

 ivi

            5. Dedicazione di S. M. della neve.

 309

            6. Trasfigurazione di Gesù Cristo.

 ivi

            10. S. Lorenzo martire..

 310

            15. Assunzione della B. Vergine.

 ivi

            Domenica fra l’Ottava dell’Assunzione. Festa di S.Gioachino padre della B.V.

 ivi

Settembre. 7. Patrocinio della B. V. Maria.

 ivi

            8. Natività della B. V. Maria..

 ivi

            Domenica fra l’Ottava della Natività. Festa del SS. Nome di Maria.

 311

{488 [666]}

 

Settembre. Terza domenica di settembre. Festa di Maria SS. Addolorata

 pag. 311

            14. Esaltazione di s. Croce..

 312

            17. Sacre stimmate di s. Fran. D’Assisi..

 ivi

            24. SS. Vergine della mercede.

 313

            29. Dedicazione di s. Michele Arcang.

 ivi

Ottobre. Domenica prima. Festa della B. V. M. del Rosario.

 ivi

            2. Santi Angeli Custodi..

 ivi

            Seconda domenica di Ottobre. Festa della Maternità di Maria SS..

 314

            Terza domenica di Ottobre. Festa della Purità della B. V.

 ivi

            15. S. Teresa Vergine.

 315

            20. S. Giovanni Canzio..

 316

            24. S. Raffaele Arcangelo..

 317

Novembre 1. Festa di tutti i Santi..

 318

            Prima domenica dopo l’ottava d’Ognissanti. Dedicaz. di tutte le Chiese.

 320

            18. Dedicazione delle basiliche dei santi Apostoli Pietro e Paolo.

 ivi

            21. Presentazione della B. V. M..

 ivi

Dicembre. 8. Immac. Concezione della B. V M..

 ivi

            10. Traslaz. della s. Casa di Loreto.

 ivi

            Aspettazione del parto della B. V. Maria..

 321

 

 

Ufficio de’morti.

 

 

 

A MATTUTINO..

 322

Primo notturno. Salmi pel Lunedì e Giovedì.

 323

Secondo notturno. Pel Martedì e Venerdì.

 329

Terzo notturno. Pel Mercoledì e Sabato.

 334

ALLE LODI.

 342

Nel dì della Commemorazione di tutti i Morti..

 347

Nel dì della morte d’un defunto o defunta.

 ivi

A VESPRO.

 350

 

 

Preci diverse.

 

 

 

Per le sepolture degli adulti.

 353

Per le sepolture dei fanciulli.

 355

Cose che si cantano nelle messe dei morti.

 357

{489 [667]}

 

I sette salmi penitentiali

 pag. 361

Litanie dei Santi..

 367

Cose che si cantano nella benedizione delle campagne.

 375

Passione di N. S. Gesù Cristo.

 ivi

Novena del SS. Natale.

 376

Per le Messe solenni delle domeniche e feste.

 381

Invocazione dello Spirito Santo..

 383

   ~       del divino aiuto nel cominciare le azioni di maggior rilievo..

 ivi

Rendimento di grazie..

 ivi

Aperi Domine os meum.

 181

Sacrosanctae et individuae Trinitati..

 248

 

 

Fondamenti della cattolica religione.

 

 

 

I. Idea generale della vera religione..

 384

II. Una sola è la vera religione..

 385

III. Le chiese degli eretici non hanno i caratteri della divinità..

 383

IV. La Chiesa degli Eretici non è la Chiesa di Gesù Cristo.

 391

V. Del capo della Chiesa Cattolica..

 394

VI. Dell’Infallibilità pontificia..

 398

VII. Vantaggi della definizione dell’Infallibilità Pontificia.

 401

VIII. Una risposta ai protestanti..

 403

IX. I Protestanti convengono che i Cattolici sono nella vera Chiesa..

 405

X. Tre ricordi per la gioventù.

 403

 

 

Salmi e cantici.

 

 

 

Ad Dominum cum tribularer clamavi..

 219

Ad te, Domine, levavi animam meam.

 329

Ad te levavi oculos meos.. ..

 222

Beati immaculati in via.

 355

Beati omnes qui timent Dominum..

 226

Beati quorum remissae sunt iniquitates.

 361

Beatus qui intelligit super egenum, et pauperem..

 336

Beatus vir qui timet Dominum..

 239

{490 [668]}

 

Benedicite omnia opera Domini Domino

 pag. 204

Benedictus Dominus Deus Israël..

 209

Benedixisti, Domine, terram tuam..

 216

Cantate Domino canticum novum, cantate Dom.

 190

Cantate Domino canticum novum, laus eius..

 207

Cantate Domino canticum novum, quia mirabilia fecit.

 192

Coeli enarrant gloriam Dei.

 185

Confitebor tibi, Domine, in toto corde meo, in Consilio.

 238

Confitebor tìbi, Domine, in toto corde meo, quoniam.

 253

Credidi propter quod locutus sum..

 250

Cum invocarem, exaudivit me Deus..

 244

De profundis clamavi ad te, Domine..

 235

Deus, Deus meus, ad te de luce vigilo.

 202

Deus, in adiutorium meum intende..

 371

Deus, in nomine tuo salvum me fac..

 215

Deus misereatur nostri et benedicat nobis.

 203

Deus noster refugium et virtus..

 189

Dilexi, quoniam exaudiet Dominus..

 350

Dixit Dominus Domino meo.

 228

Domine, clamavi ad te, exaudi me..

 254

Domine, Deus meus, in te speravi..

 325

Domine, Dominus noster.

 184

Domine exaudi orationem meam, auribus percipe..

 365

Domine exaudi orationem meam, et clamor meus..

 363

Domine, ne in furore tuo. Miserere..

 324

Domine, ne in furore tuo. Quoniam..

 362

Domine non est exaltatum cor meum..

 235

Domine, probasti me et cognovisti me.

 251

Domini est terra et plenitudo eius..

 186

Dominus illuminatio mea, et salus mea.

 331

Dominus regit me, et nihil mihi deerit.

 329

Dominus regnavit, decorem indutus est.

 200

Dominus regnavit, exultet terra..

 191

Ecce nunc benedicite Dominum..

 246

Ego dixi: in dimidio dierum meorum..

 344

Eripe me, Domine, ab homine malo..

 254

Eructavit cor meum verbum bonum..

 187

Exaltabo te, Deus meus Rex.

 256

Expectans expectavi Dominum..

 334

Fundamenta eius in montibus sanctis..

 189

In convertendo Dominus captivitatem Sion.

 225

{491 [669]}

 

In exitu Israël de AEgypto.. pag. 240

 

In te, Domine, speravi; non confundar in aeternum..

 244

Iubilate Deo omnis terra.

 201

Laetatus sum in his, quae dicta sant mihi.

 230

Laetentur coeli, et exultet terra..

 377

Lauda, anima mea, Dominum.

 352

Lauda, Ierusalem, Dominum.

 231

Laudate Dominum de coelis.

 206

Laudate Dominum in sanctis eius..

 207

Laudate Dominum omnes gentes..

 217

Laudate, pueri, Dominum.

 229

Levavi oculos meos in montes..

 219

Magnificat anima mea Dominum..

 233

Memento, Domine, David.

 249

Miserere mei, Deus..

 342

Nisi Dominum aedificaverit domum..

 230

Nisi quia Dominus erat in nobis..

 222

Nunc dimittis servum tuum Domine..

 236

Quemadmodum desiderat cervus ad fonts.

 337

Qui confidunt in Domino, sicut mons Sion.

 223

Qui habitat in adiutorio Altissimi..

 215

Saepe expugnaverunt me a iuventute mea.

 234

Te decet hymnus, Deus, in Sion..

 343

Venite exultemus Domino.

 182

Verba mea auribus percipe, Domine..

 323

Voce mea ad Dominum clamavi..

 255

 

 

Inni e Sequenze.

 

 

 

Ad regias agni dapes..

 278

Annui sacrae redeunt honores.

 294

Audi benigne conditor..

 276

Ave Maris stella..

 232

Christe sanctorum, decus Angelorum..

 289

Coelesti Agni nuptias..

 300

Coelestis urbs Jerusalem.

 268

Creator alme syderum..

 270

Crudelis Herodes, Deum.

 275

Custodes hominum psallimus Angelos.

 313

Decora lux aeternitatis auream..

 303

Deus, tuorum militum..

 261

{492 [670]}

 

Dies irae, dies illa.

 pag. 358

Domare cordis impetus, Elisabeth..

 305

Egregie doctor Paule, mores instrue..

 287

Eu clara vox redarguit..

 379

Exultet orbis gaudiis..

 253

Festivis resonent compita vocibus..

 304

Fortem vititi pectore..

 217

Gentis Poloniae Gloria.

 316

Iam sol recedit igneus..

 282

Iesu, corona virginum..

 266

Iesù, dulcis memoria..

 285

Iesu, Redemptor omnium.

 271

Infensus hostis gloriae .

   76

Iste Confessor Domini, colentes..

 265

Lucis Creator optime..

 242

Martinae celebri plaudite nomini..

 288

Martir Dei Venantius..

 297

Memento rerum Conditor.

 215

Miris modis repente liber, ferrea..

 308

O gloriosa virginum..

 208

O quot undis lacrymarum.

 311

Pange, lingua, gloriosi .

 283

Pater supersi luminis..

 307

Placare, Christe, servulis.

 319

Plaude festino pia gens honore..

 291

Praeclara custos virginum.

 314

Quem terra pontus, sydera.

 183

Quicumque certum quaeritis.

 284

Quicumque Cristum quaeritis.

 309

Quodcumque in orbe nexibus revinxeris.

 286

Regali solio fortis Iberiae.

 293

Regis superni nuntia..

 315

Rex gloriose Martyrum.

 264

Rex gloriose praesulum.

 306

Saepe dum Christi populus cruentis..

 298

Salutis humanae Sator..

 279

Salvete fiores Martyrium.

 273

Sanctorum meritis inclyta gaudia..

 262

Summam Dei potentiam.

 299

Te deprecante, corporum.

 317

Te Deum laudamus..

 199

Te, Joseph, celebrent agmina coelitum.

 290

Te lucis ante terminum.

 246

Te splendor, et virtus Patris.

 296

{493 [671]}

 

Tibi, Christe, splendor Patris.

 317

Tristes erant Apostoli..

 259

Ut queant laxis resonare fibris..

 303

Veni, Creator Spiritus..

 280

Veni, Sancte Spiritus..

 281

Vexilla regia prodeunt..

 277

 

 

Antifone.

 

 

 

Alma Redemptoris Mater.

 213

Ave, Regina coelorum.

 212

Regina coeli, laetare, alleluia.

 86

Salve, Regina.

 213

 

 

Scelta di laudi sacre.

 

 

 

Ahi! che l’orribil tromba.

 478

A lieta mensa e regia..

 426

All’alto, all’adorabile..

 433

All’orecchio, ai labbro, al core..

 421

Anche a noi concesso alfine.

 429

Angelo Santo e Pio..

 467

Angioletto del mio Dio.

 465

A san Giuseppe, all’inclito.

 463

A’ tuoi piè, Maria diletta.

 452

Ave, pura Verginella..

 450

Che miro, oh Dio!..

 425

Chiamando Maria..

 459

Convito adorabile..

 434

Cor di Maria, che gli Angioli.

 447

Crocifisso mio Signor..

 424

Da quella croce, o Dio.

 423

Desolato mio Signor..

 422

Dormi dormi, bel Bambin.

 415

Dormi non piangere..

 418

E tu m’ami, o Madre amata.

 438

Figlia, deh! torna o figlia.

 469

Fra l’orrido rigor di stagion cruda..

 419

Immacolata Vergine..

 445

Infedele, ingrato cuore.

 468

{494 [672]}

 

Inni cantiam di giubilo..

 pag. 443

La Sibilla e David dice.

 476

Là sotto quel vel..

 427

Lodate Maria.

 459

Lode a Dio che nell’alto de’cieli..

 412

Luigi onor de’ Vergini.

 467

Maria, che dolce nome.

 444

Maria madre di grazia..

 453

Mille volte benedetta..

 443

Mio dolce Signor..

 436

Mondo più per me non sei.

 435

Noi siam figli di Maria.

 457

Non son io che vivo, è Dio.

 430

O bella mia speranza..

 442

O del Cielo gran Regina.

 440

Oh noi felici alfine..

 432

O Maria, quando ti miro.

 449

O Maria, Rosa Divina..

 446

O sacrum convivium..

 434

O salutaris Hostia..

 ivi

Ostia santa di pace e salute.

 ivi

Paradiso! Paradiso!..

 481

Peccati non più..

 474

Peccatori, se bramate..

 456

Perdon, caro Gesù..

 473

Pietà, pietà, Signore..

 470

Rallegrisi ogni alma, e giubili.

 428

Salve, o Vergine divina.

 460

Salve, salve, pietosa Maria.

 454

Se d’un padre il cor, la mano.

 475

Sei pura, sei pia..

 451

Siam rei di mille errori.

 454

So che ho da morir, e non so l’ora..

 474

Solchiamo un mar infido.

 449

Stava Maria dolente..

 461

Su, figli, cantata..

 420

Tre re dell’Oriente..

 421

Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo..

 413

Un disordine infinito..

 430

Venite, o giovanette..

 444

Vergin del ciel Regina.

 439

Vieni, Gesù, deh! Vieni.

 430

Vivo amante di quella Signora..

 440

Vola, vola, anima mia..

 437 {495 [673]}

 



[1] I Sommi Pontefici Pio VI e Pio VII concessero l’indulgenza di 100 giorni tutte le volte che si recita l’Angele Dei, e a chi lo recita ogni giorno per un mese indulgenza plenaria, purchè confessato e comunicato.

Si acquista eziandio l’indulgenza di 100 giorni tutte le volte che si recitano tre Gloria Patri, e recitandoli al mattino, al mezzodì ed alla sera 300 giorni ogni volta. Col quale esercizio fatto per un mese si lucra indulgenza plenaria, purchè in un giorno di tal mese uno siasi confessato e comunicato.

Tutte queste indulgenze sono applicabili alle anime del Purgatorio.

[2] V. P. Secondo Franco l’Infallibilità Pontificia, Lett. Catt. anno XIX.




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